«La teoria sociologia contemporanea»

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Transcript della presentazione:

«La teoria sociologia contemporanea» Corso di Sociologia Generale a.a. 2018/19 Prof.ssa Claudia Santoni Settima Lezione (Cap.3 – pp.83-94) Materiale Didattico Testo d’esame R.A. Wallace, A. Wolf «La teoria sociologia contemporanea» Cap. 1,2,3,4,6

LA SCUOLA di FRANCOFORTE/1 Esponenti di rilievo: Max Horkheimer (1895-1973) Theodor Adorno (1903-1969) Herbert Marcuse (1898-1979) Erich Fromm (1900-1980). Tutti emigrano in America negli anni Trenta. Due tesi principali: Le idee degli individui sono prodotto della società in cui vivono e quindi condizionate dall’epoca in cui si vive. Gli intellettuali devono avere sempre un orientamento critico verso la società e non obiettivo perché il loro scopo finale è sempre il mutamento sociale (Marx). Non devono separare i fatti dai giudizi di valore.

LA SCUOLA di FRANCOFORTE/2 I sociologi francofortesi si definiscono «materialisti» in quanto danno molta importanza all’organizzazione economica ma ammettono, distanziandosi da Marx, che anche la cultura e l’ideologia possono svolgere ruoli indipendenti nella società. Sono molto interessati alla psicanalisi (quindi ad analizzare la personalità) e mettono in rilievo che il sistema economico può distorcere la personalità. Importanti studi di Erich Fromm sulla struttura libidica e sull’alienazione. Famosi sono gli studi dedicati alla personalità autoritaria di Horkheimer e Adorno in America e che illustrano il collegamento tra personalità e struttura sociale e quindi sui meccanismi di formazione dei pregiudizi. Vengono definiti i tratti di una personalità autoritaria derivante da uno specifico modello educativo. Critica alla cultura di massa.

Charles Wright Mills (1916-1962) Più famoso sociologo conflittualista americano. Uno dei suoi temi più importanti è quello dell’accentramento del potere nelle mani di una élite di potere. Il potere viene centralizzato e si crea uno stretto collegamento tra i vertici di governo, le grandi imprese e le forze armate; i leaders delle diverse sfere di potere si associano tra di loro (tipico della società americana). Egli è un marxista ma crede nella proprietà, non quella delle grandi imprese ma quella delle piccole imprese, degli imprenditori liberi. Egli avanza l’idea dell’immaginazione sociologica: i sociologi devono essere capaci di unire micro e macro, cioè, di calarsi nel loro contesto storico e insieme di comprendere le esperienze personali, di connettere storia e biografia. Anche Wright Mills collega alienazione e burocrazia e scrive un’interessante opera sui «colletti bianchi» (la classe media americana).

Pierre Bourdieu (1930-2002) Bourdieu analizza le società non in termini di classe ma di campo: un’arena sociale dove gli individui agiscono, sviluppano strategie e contendono risorse. I campi possono essere autonomi, se ne creano diversi nelle società complesse e sono strutturati su relazioni di potere. Associato al concetto di campo-potere c’è quello di capitale che viene inteso non solo come economico e sociale ma anche culturale ed è soprattutto a questo tipo di capitale che lo studioso dedica i suoi studi. Esso viene trasmesso in gran parte dalla famiglia ai figli e serve soprattutto alle élite per accentuare la loro distanza dalle classi più popolari. Attraverso di esso ogni classe riproduce i suoi privilegi, riproduzione sociale, e a tal fine esiste ed agisce il sistema educativo- scolastico. Il capitale culturale deve legittimarsi e a garanzia di ciò agisce quella che Bourdieu chiama violenza simbolica che viene esercitata su quegli attori sociali che accettano i sistemi di significato come legittimi in quanto fraintendono la realtà. Il «capitale simbolico» rafforza i rapporti di potere. E’ l’habitus he genera tali pratiche costanti e ripetute. Egli aspira ad una sociologia riflessiva.