Noto scrittore e giornalista italiano New Economy La new economy è una cosa molto seria nei suoi effetti. Mai nella storia del capitalismo si era assistito a uno spostamento così rapido e colossale e spesso arrischiato di mezzi finanziari. -GiorGIO bocca- Noto scrittore e giornalista italiano
Definizione e origine Il termine New Economy allude simbolicamente ad un fenomeno di matrice statunitense, paese che per primo e meglio degli altri ha intrapreso il cammino verso una nuova frontiera caratterizzata da un eccezionale sviluppo economico figlio di un nuovo mondo di comunicazione chiamato internet e dalla diffusione planetaria delle tecnologie dell'informazione, ha generato, secondo il parere di molti economisti, una terza rivoluzione industriale.
Imprese nella New Economy Le imprese subirono mutamenti radicali che misero in discussione tutto il complesso degli elementi che le caratterizza. In particolare furono registrati cambiamenti nella forza lavoro, nella velocità dei tempi di produzione e nella comunicazione interna. Le imprese furono chiamate ad investire maggiormente nella ricerca, nell’informazione e nel marketing, a cercare delle collaborazioni fra i vari settori per costruire strutture più flessibili, capaci di adattarsi in tempi rapidi a nuovi modelli. Di questo hanno risentito anche i mercati, che hanno cominciato a funzionare in maniera più efficiente anche al di là dei confini nazionali dei singoli Stati.
Economia giovane La New Economy rappresenta anche una grande opportunità per superare quei pesanti vincoli che si pongono al momento della creazione di un’impresa. Creare un’attività che offre servizi sulla rete è più semplice, perché richiede apporti di capitale finanziario e fisico limitati. Il capitale principale è infatti costituito dalla rete stessa. La rete quindi, è un’importante occasione per i giovani di accedere al mondo dell’impresa e dare luogo così ad una “young economy”, un’economia della nuova generazione, che è essenziale per il futuro di qualsiasi paese, specialmente per il nostro.
Il lato negativo Il primo esempio di un effetto negativo della New Economy è l’invenzione di Baxter e Sawyer, due robot in grado di svolgere rispettivamente mansioni industriali semplici e più precise solo attraverso una semplice programmazione. Essa può essere eseguita da un lavoratore privo di competenze tecniche. Uno studio di Frey e Osborne, ricercatori all’Università di Oxford, sostiene che il 47% dei mestieri ricade nella categoria ad alto rischio di sostituzione nel prossimo futuro. La minaccia fa riferimento alla sostituzione dei lavori manuali attraverso l’automazione dei metodi di produzione. Il secondo è il software Narrative Science prodotto dall’omonima azienda con sede ad Illinois (Chicago, USA) a capace persino di scrivere, attraverso un sistema algoritmico, articoli giornalistici impostati secondo un determinato stile o taglio editoriale. l’invasione di sistemi algoritmici e informatici comporta la sostituzione dei lavoratori negli ambiti lavorativi di natura intellettuale.
Tendenza alla crisi economica Il sistema capitalistico ha una tendenza verso cicli di crisi economiche: il datore di lavoro subisce le spinte al ribasso dei prezzi delle merci dalla concorrenza presente sul mercato, che conseguentemente lo condiziona all’abbassamento del costo della manodopera. Per aggirare questa tendenza, il datore di lavoro ricorre all’utilizzo di macchine per rendere più produttivi i lavoratori. Ma l’aumento di produttività non è un bene: la maggior produttività per mezzo delle macchine non solo comporta un minor numero di lavoratori, ma porta a produrre un surplus di beni, a cui consegue la distruzione del valore della merce e, a sua volta, al crollo del mercato.
Critiche e risvolti Una delle disapprovazioni più comuni della new-economy consiste nel concetto "l'idea in sé vale milioni", semplificando troppo l’idea di impresa nel suo insieme compresa la ricerca di finanziamenti. <<Oggi ai giovani insegnano a dire che sono Ceo, l'azienda si chiama "StartUp" e quando la crei ti chiami Founder. Ora io mi rendo conto che tutto questo faccia molto "figo" e dia la sensazione che l'azienda di tuo padre sia il vecchio e la tua startup sia il nuovo, ma oltre il newage cosa resta, se non hai cultura imprenditoriale, se pensi che per te le regole di gestione finanziaria non debbano valere.>> Michele Di Salvo Blogger, writer, editorialista italiano esperto in comunicazione politica In Italia il meccanismo di creazione di imprese è complicato dalla intricata macchina fiscal-burocratica che contraddistingue il bel paese ed i dati sono altrettanto sfavorevoli: l'88% delle startup italiane fallisce in tre anni e quel 12% non è obbligatoriamente un insieme di importanti multinazionali. Le startup potrebbero essere invece un grande affare per “risollevare” i vecchi professionisti; un esercito di commercialisti, consulenti, professionisti che “aiutano” i giovani nello sviluppo di nuove imprese.