L’incontro con l’altro

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Transcript della presentazione:

L’incontro con l’altro

Non sempre l’altro è una persona Il caso dell’incontro con il nemico (categorizzazione) Il caso dell’incontro guidato dagli scripts (memoria e metafora drammaturgica) Il caso dell’oggettivazione o della de- umanizzazione (relazioni tra gruppi e violenza)

Il concetto di persona Complessità semantica che dipende dagli strumenti interpretativi storico-culturali (es. lessico) e dai rapporti di potere Emerge soprattutto nel caso delle relazioni intime, cioè Relazioni caratterizzate da un alto livello di interdipendenza percepita (frequente impatto reciproco; forte impatto; in molte attività; per molto tempo) Dalla consapevolezza dell’interdipendenza nasce la percezione di similarità (effetto dell’auto- categorizzazione: aumento della somiglianza nella categoria, aumento della differenza tra le categorie)

A volte l’altro siamo noi Cosa accade nel caso in cui gli altri ci rimandano una visione oggettivizzata o depotenziata di noi stessi, se non deumanizzata? Rischio di interiorizzazione (ad es. per acriticità, isolamento, scarso sviluppo del sé, dipendenza dal giudizio sociale manipolatorio o depotenziante o violento) Naturalizzazione della rappresentazione sociale (storicamente determinata e quindi mutevole) della propria categoria/ del proprio gruppo sociale Persone dominanti o gruppi dominati Profezia che si autodetermina

Come si sviluppa la percezione di sé stessi e dell’altro come persone? Fattori personali: sviluppo della mente individuale (regolare nei suoi stadi, ma potenziata con l’uso di diversi strumenti storico-culturali mediati dalle relazioni sociali) : polemica Piaget-Vygotskij Fattori sociali: equilibrio nelle relazioni di potere nei gruppi e tra i gruppi

Lo sviluppo relazionale della mente: la zona di sviluppo prossimale Excerpted from R.G. Tharp and R. Gallimore (1988). Rousing minds to life (p.35).

Percezione della persona e equilibrio di potere tra i gruppi Nell'incontro interpersonale: si percepisce di meno la zona di sviluppo prossimale di chi appare socialmente vulnerabile, con il rischio di non aiutarlo abbastanza o di aiutarlo troppo (cioè per compiti in cui potrebbe già essere autonomo) (Leone, 2012; Nadler et al., 2014) Nelle relazioni tra gruppi: è più percepito come persona chi appartiene a un gruppo dominante, è più percepito come membro di una categoria chi appartiene a un gruppo dominato (Lorenzi-Cioldi, 1998): un bias non solo usato verso gli altri anche interiorizzato verso se stessi