Il futuro della formazione dello psicologo
La diagnosi psicologica L’art.1 della Legge 56 del 18/2/1989 recita: “La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità”.
Associazione Americana degli Psicologi (APA): ” la diagnosi consiste nella valutazione di comportamenti e di processi mentali e affettivi anormali, che risultano disadattivi e/o fonte di sofferenza (e cioè di manifestazioni psicopatologiche e di sintomi) attraverso la loro classificazione in un sistema diagnostico riconosciuto e l’individuazione dei meccanismi e dei fattori psicologici che li hanno originati e che li mantengono”.
Il significato scientifico del concetto di diagnosi La diagnosi è un processo trasversale a tutti gli ambiti applicativi della disciplina. Il concetto di diagnosi ha vari significati non univoci - storia del soggetto; - sintomi fisici e psichici; - modalità comportamentali; - attività mentale; - informazioni ottenute con varie modalità di valutazione.
Il significato scientifico del concetto di diagnosi La diagnosi assolve molteplici funzioni e compiti a più livelli: a) necessità di categorizzare le informazioni; b) facilitazione della comunicazione fra addetti ai lavori; c) facilitazione della comunicazione con il paziente; d) orientamento delle scelte terapeutiche. I modelli concettuali della diagnosi fanno riferimento alle diverse teorie sul funzionamento psichico (organici, psicosociali ).
Il livello di specificità della diagnosi psicologica La psicologia è la scienza del comportamento e dei processi mentali sia normali che patologici, di cui la psicopatologia – e conseguentemente la diagnosi psicopatologica – è un aspetto interno. La diagnosi psicopatologica si riferisce quindi alla valutazione dei comportamenti e dei processi cognitivi ed affettivi disadattivi e/o fonte di sofferenza, attraverso la loro valutazione che prevede l’utilizzo di strumenti specifici e mirati, la loro classificazione in un sistema diagnostico riconosciuto e l’individuazione dei fattori psicologici che li hanno originati e che li mantengono.
La diagnosi psicologica La diagnosi psicologica è un processo di: 1) osservazione clinica (primo livello di base di astrazione) 2) inquadramento delle osservazioni cliniche in una cornice formale riconosciuta dalla comunità scientifica (secondo livello di astrazione) 3) elaborazione di ipotesi sui meccanismi di formazione e mantenimento degli esiti clinici (terzo livello di astrazione) nonché ai fini della scelta del trattamento.
Diagnosi esplicativo-interpretativa VS Diagnosi nosografico-descrittiva Diagnosi esplicativo- interpretativa Legge i disturbi dal punto di vista delle interazioni e delle cause che incatenano alcune dimensioni separatamente misurabili. Sintomo inteso come un segno che rimanda ad altri segni. Vantaggio: clinicamente più significativa Svantaggio: più «personale», discutibile Diagnosi nosografico- descrittiva Inserisce i disturbi all’interno di una scala, dove i criteri di inclusione/esclusione rispondono a item categoriali di tipo si/no. Attenzione al sintomo che rimanda solo a sé stesso o ad altri sintomi. Vantaggio: rapida, replicabile, comunicabile Svantaggio: ateoretica, clinicamente meno rappresentativa della singolarità, mancanza di interpretazione e comprensione dei sintomi.
Tipologia della diagnosi psicologica La diagnosi psicologica si avvale di una pluralità di metodiche, specifiche per la tipologia di fenomeno osservato: 1) l’osservazione clinica si avvale soltanto dello strumento osservativo e non implica necessariamente un’interazione diretta fra psicologo e paziente/i; 2) il colloquio psicologico non strutturato avviene all’interno di una relazione diretta psicologo/paziente, priva di schemi pre- ordinati; esso verte tanto sul reso- conto verbale del paziente quanto sulla raccolta delle informazioni anamnestiche che sulla clinica della relazione instaurata con il paziente;
Tipologia della diagnosi psicologica 3) l’intervista strutturata si avvale di uno schema prefissato (a volte anche di precise domande prefissate) per la conduzione del colloquio e presuppone una formazione specifica, oltre quella professionale di base richiesta per i primi due strumenti, per poter ottenere informazioni affidabili e valide; 4) i test psicodiagnostici si avvalgono di una strumentazione specifica per ciascuna categoria testologica a seconda della natura del test stesso.
Competenza e responsabilità della diagnosi psicologica L’art.5 del Codice Deontologico recita: “Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione professionale e ad aggiornarsi nella propria disciplina specificatamente nel settore in cui opera. Riconosce i limiti della propria competenza ed usa, pertanto, solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formale autorizzazione. Lo psicologo impiega metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti ed i riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o utente, aspettative infondate”
La diagnosi psicologica: un caso clinico - Ipotizzare una diagnosi di tipo nosografico-descrittiva; - Ipotizzare una diagnosi di tipo esplicativo-interpretativa; - Quali domande sarebbe utile proporre per approfondire il quadro diagnostico; - Quali tests sarebbe utile proporre per indagare la diagnosi psicologica; - Che tipo di intervento terapeutico è possibile indicare? - Il caso clinico presentato che emozioni/vissuti ha suscitato?
Aspetti chiave % del successo del lavoro dello psicologo clinico (diagnosi, trattamento, presa in carico): dipende dalla RELAZIONE TERAPEUTICA Quanto e come siamo capaci di instaurare una ALLEANZA TERAPEUTICA o ALLEANZA DI LAVORO Quanto e come siamo capaci di LAVORARE SULLA RELAZIONE con il paziente Quanto e come siamo capaci di CAPIRE QUANDO C’E’ IL RISCHIO DI ROTTURA DELL’ALLENZA Quanto e come siamo capaci di INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE PER RIPARARE L’ALLENZA % dipende DALLE TECNICHE: QUALE TECNICA PER QUALE PATOLOGIA % dipendete DALL’ADATTAMENTO DELLA TECNICA AL PAZIENTE NEL CORSO DELLA TERAPIA (feedback continuo, preferenze del paziente, lavoro sui contenuti (passato/presente/futuro) – lavoro sulla relazione
Quali tecniche? Diverse per modello teorico Sistemiche Cognitiviste Comportamentali Psicodinamiche: Psico-corporee Diverse per setting Individuali Di coppia Familiare Gruppo
ANALISI FUNZIONALE Classificazione del comportamento analisi del rapporto tra comportamento e variabili indipendenti che lo mantengono/lo fanno variare. MODELLO ABC (Antecedent, Behavior o Belief, Consequence) Il comportamento è posto in relazione ai suoi antecedenti e le conseguenze del comportamento stesso. Psicoterapia Cognitiva-Comportamentale: l’assessment
Psicoterapia Cognitiva- Comportamentale: il modello ABC
L’assessment avviene attraverso colloqui clinici o inventari/questionari/batterie (ad esempio CBA 2.0). Assessment comportamentale: Osservazione diretta e indiretta di comportamenti Automonitoraggio (diari, self-reports) Assessment cognitivo: Registrazione quotidiana di pensieri disfunzionali Role-playing Psicoterapia Cognitiva-Comportamentale: l’assessment
PRINCIPALI TECNICHE DI TRATTAMENTO Tecniche che aumentano la probabilità di emissione di un comportamento Rinforzamenti over o covert, positivi o negativi. Modellaggio Concatenamento Suggerimento Guida fisica Confronto Attenuazione dello stimolo Psicoterapia Cognitiva-Comportamentale: il trattamento
Tecniche composite Training per l’assertività Token economy Stress inoculation Problem solving Addestramento all’autoistruzione e all’autocontrollo Biofeedback Ristrutturazione cognitiva Modificazione immaginativa Psicoterapia Cognitiva-Comportamentale: il trattamento
Il modello sistemico-relazionale: il processo terapeutico La terapia familiare considera 4 livelli principali di osservazione: la storia trigenerazionale della famiglia (nonni-genitori-figli); l'organizzazione relazionale e comunicativa attuale della famiglia; la funzione del sintomo del singolo individuo nell'equilibrio della famiglia; la fase del ciclo vitale della famiglia in cui si presenta il sintomo del singolo.
Il modello sistemico-relazionale: il modello clinico CRITERI DIAGNOSTICI Relazioni con la famiglia di origine Relazioni di coppia Passaggio dalla relazione di coppia alle relazioni familiari Relazione tra fratelli Famiglia e sistema sociale
Centrale è il MODO di CONDUZIONE. Il clinico deve fare DOMANDE CHE CONNETTONO informazioni, persone, eventi, relazioni, ecc. Le domande che connettono hanno valenza trasformativa Il modello sistemico-relazionale: il processo terapeutico
Il lavoro psicoterapeutico non è prettamente rivolto al trattamento del sintomo presentato ma alle situazioni relazionali che lo hanno generato.
… Verso un’integrazione dei modelli psicoterapeutici I clinici tendono ad essere eclettici e flessibili nella scelta dei metodi di trattamento. Clinici e pazienti tendono a provare diversi trattamenti prima di trovare il giusto equilibrio per loro. Clinici e pazienti tendono ad adattare il numero e la frequenza delle sessioni in base al livello di distress del paziente e al tasso di miglioramento.