verso la conquista dei diritti

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Transcript della presentazione:

verso la conquista dei diritti La marcia delle donne verso la conquista dei diritti Mi duole che le donne si struggano di lacrime. Esse dicono di essere vittime. Ma vittime di che? Della loro ignoranza che le rende cieche; del loro ozio, che le abbandona alla noia; della loro debolezza d’animo che le fa schiave… Lasciate i gesti, gli atteggiamenti e gli accenti supplichevoli: levatevi e marciate con passo fermo verso la verità” George Sand

Tesina Sabrina Recchia Classe V D I.P.S.S.C.T. “G.A.Remondini” Anno scolastico 2007-08

Indice Italiano Storia Diritto Inglese

Italiano La donna secondo Platone Sibilla Aleramo - Una Donna

Platone (Atene 427-347 a. C ) assume una posizione ambigua verso le donne: egli è consapevole che hanno natura diversa dagli uomini poiché esse partoriscono ma egli offre alla donna la possibilità di un ruolo di primo piano e ne riconosce quasi l’eguaglianza con gli uomini. Egli nella sua città ideale considera di far accedere la donna ai due campi che sono da sempre praticati dagli uomini: la guerra e la politica.

SIBILLA ALERAMO – Una Donna Il libro Una donna di Sibilla Aleramo è uno dei primi libri femministi usciti nel nostro paese ed è una testimonianza della condizione femminile nella prima metà del XX secolo nell’Italia del Sud. L’autrice esprime dei concetti molto forti sul ruolo della donna nella società, ma molto più nella famiglia e nella vita privata. La protagonista, privilegiata per nascita, più colta e più ricca delle sue coetanee, dopo un’infanzia serena e un’adolescenza vivace, trasferitasi con la famiglia in un paesino del meridione si trova a dover sposare un uomo che non ama. Egli la ignora e non l’apprezza come donna. Si sentirà come morta ma troverà conforto nella scrittura Partecipò ad un movimento femminista che si sviluppò nel capoluogo della sua provincia che sosteneva era stata, fino a quel momento, trattata come una schiava ed ignorata.

Luoghi Milano: simbolo della libertà e dell’ingenuità delle bambine che ancora non comprendono la complessità dell’universo femminile e l’ingrato futuro cui sono destinate Mezzogiorno: simbolo della consapevolezza delle donne del loro ruolo nella società che considerano “un carcere strano” e quello che rimane da fare è rassegnarsi. Roma: La città eterna rispecchia la solitudine delle donne e la loro frustrazione nei confronti di una vita ingiusta: come conseguenza di tutto ciò si afferma il femminismo, movimento sorto per rivendicare la parità giuridica, politica e sociale delle donne rispetto agli uomini. Tempi La storia è un lungo flash back. Il tempo storico del romanzo corrisponde ai primi anni del ‘900, periodo caratterizzato dalle prime insurrezioni femministe per la parità tra i sessi.

Storia Il ruolo della donna: nella Prima Guerra Mondiale nel Fascismo nella Seconda Guerra Mondiale Il diritto al voto La donna nella Società moderna

Il ruolo della donna nella Prima Guerra Mondiale Il ruolo della donna è fondamentale: è chiamata a sostituire i soldati sia in campagna sia in città, in più è impegnata come crocerossina e ausiliaria. Molte delle lavoratrici imparano a prendere coscienza delle proprie capacità nel lavoro e scoprono il bello della nuova indipendenza economica: il lavoro in guerra e soprattutto nelle fabbriche di armi è pagato il doppio e anche più se paragonato ai bassi salari solitamente pagati alle lavoratrici donne. Molte donne sono impiegate anche nei servizi pubblici. Aumenta inoltre il numero delle donne nelle scuole e quello delle laureate. Alla fine della Guerra la donna ha già iniziato ad assaporare la libertà e questo comportò un senso inedito di indipendenza

Il ruolo della donna nel Fascismo Mussolini adottò una politica antifemminista, che impose alla donna l’esclusivo ruolo di madre casalinga. La famiglia era incoraggiata ad essere prolifica per promuovere l’incremento demografico; perciò il fascismo vietò l’aborto e l’uso di anticoncezionali. Le madri più prolifiche ottenevano addirittura riconoscimenti ufficiali e privilegi. La riforma della scuola fascista, ricordata con il nome del suo promotore, Giovanni Gentile, ministro dell’educazione nazionale dal 1922 al 1924, produsse una vera e propria defemminilizzazione del corpo insegnante, negando alla donna qualsiasi capacità come educatrice. Alla metà degli anni ’30 esistevano svariate misure discriminatorie. I legislatori fascisti affermavano di voler escludere dal lavoro le donne; infatti con un decreto legge del 5 settembre 1938 fissò un limite del 10% all’impiego di personale femminile negli uffici pubblici e privati.

Il ruolo della donna nella Seconda Guerra Mondiale Con la seconda guerra mondiale si ebbe un miglioramento della vita delle donne, venne approvato un disegno di legge per sostituire nel lavoro il personale maschile con quello femminile. Le donne offrivano soccorso e aiuto ai partigiani, li nascondevano e procuravano loro viveri, vestiario e medicinali; s’improvvisavano infermiere e centraliniste. Nel frattempo organizzavano manifestazioni di protesta contro la guerra e contro ciò che essa causava: povertà, fame, cattive condizioni di lavoro. Nella Resistenza la donna portava, assieme agli aiuti in viveri e indumenti, le notizie da casa e le informazioni sui movimenti del nemico. Questo lavoro diventò organizzato e si formarono le staffette

Il diritto al voto Nell’ottobre del ’44 l’U.D.I. (Unione Donne in Italia), insieme all’Alleanza femminile prosuffragio e la FILDIS (Federazione Italiana Laureate Diplomate Istituti Superiori), inviò un promemoria al capo del governo Bonomi, affinché l’estensione del voto alle donne e dell’eleggibilità fosse tenuta presente nell’elaborazione delle leggi elettorali da introdurre per le future consultazioni. Il 30 gennaio 1945 si ebbe l’approvazione, ratificata con il decreto luogo tenenziale n. 23 datato 1 febbraio 1945. Ma esso parlava semplicemente del diritto di voto, e non dell’eleggibilità delle donne, che venne riconosciuta solo nel marzo 1946 da un nuovo d.lgs. Il 2 giugno 1946 ci furono le elezioni per l’Assemblea Costituente Gli Italiani e le italiane votarono nel referendum istituzionale che proponeva la scelta tra la monarchia e la Repubblica e vinse la Repubblica. Il 22/12/1947 venne approvata dall’Assemblea Costituente la nuova Costituzione della Repubblica Italiana che entrò in vigore il 1/01/1948.

La donna nella Società moderna Nel ’68 le donne di tutti i paesi occidentali rivendicarono in massa i propri diritti fino ad allora disattesi e riuscirono con anni di lotte clamorose, a vederli in parte soddisfatti. Nel 1974 venne approvata la legge sul divorzio e nel 1981 la legge sull’aborto. Le condizioni lavorative per la donna rimasero sfavorevoli per parecchio tempo. Soltanto con una legge del 1977 intitolata “Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro” venne riconosciuto a livello legislativo il principio generale di parità di diritti contro le discriminazioni sul lavoro. Sempre di più sono state le donne impegnate in politica, nel giornalismo e nella scienza.

Diritto La donna nelle istituzioni Il lavoro femminile - Legge n. 653/1934 - Tutela della lavoratrice madre Parità uomo-donna - Legge n. 903/1977 - Legge n. 125/1991

La donna nelle Istituzioni Con l’entrata in vigore del Codice Napoleonico la legge riconosce alla donna la possibilità di venire adulta a 21 anni ed essere titolare di patria potestà sui figli. La donna è ancora però obbligata a seguire il marito, risultandone sottomessa. Nello Statuto Albertino non si trovano riferimenti sulle donna. Gli articoli 24 e 32 enunciano i diritti e i doveri dei cittadini ma in nessuno di essi si pronuncia la parola donna. La Costituzione Repubblicana quando parla dei “diritti dell’uomo” (art. 2) si riferisce ovviamente ai diritti dell’uomo e della donna, ossia della persona umana. Dal 1948 la donna è un cittadino a pieno titolo.

Donne elette al Parlamento italiano, per legislatura e camera di appartenenza - Anni 1994, 1996, 2001 e 2006 (valori percentuali) GENERE XII Legislatura 1994 XIII Legislatura 1996 XIV Legislatura 2001 XV Legislatura 2006 S C Donne 9,2 14,7 8,2 10,6 8,1 11,5 14,0 17,1 Uomini 90,8 85,3 91,8 89,4 92,1 88,5 86,0 82,9 LEGENDA S= Senato C= Camera

Il lavoro femminile LEGGE N. 653/1934 - il divieto di lavori pericolosi, faticosi e insalubri; - il divieto di trasporto e sollevamento pesi; - il divieto di lavoro notturno; - il limite di 11 ore giornaliere di lavoro, con riposi intermedi; - i provvedimenti a tutela dell’igiene, della sicurezza e della moralità. Successivamente con l’entrata in vigore della Costituzione, viene sancita la parità normativa e retributiva fra lavoratori e lavoratrici grazie all’art. 37 il quale afferma che “la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”.

Tutela della lavoratrice madre LEGGE N. 53/2000 ASTENSIONE OBBLIGATORIA MORTE, INFERMITA’, ABBANDONO DELLA MADRE DIECI MESI PER OTTO ANNI MALATTIA DEL FIGLIO UN PREMIO PER I PADRI GENITORI ADOTTIVI GENITORI – LAVORATORI AUTONOMI GEMELLI PERMESSI DOPPI

Parità uomo-donna LEGGE N. 903/1977 divieto di qualsiasi discriminazione; diritto alla stessa retribuzione dell’uomo a parità di lavoro; diritto di rinunciare all’anticipazione del pensionamento e di optare per il proseguimento del lavoro fino agli stessi limiti di età previsti per gli uomini; possibilità di deroghe al divieto di lavoro notturno; corresponsione degli assegni familiari, aggiunte di famiglia e maggiorazioni per familiari a carico, in alternativa, alla donna lavoratrice.

LEGGE N. 125/1991 Tale legge prevede: eliminare la disparità nella formazione scolastica e professionale, nell’accesso al lavoro, nella progressione in carriera, ecc.; favorire la diversificazione nelle scelte professionali delle donne, anche nel settore del lavoro autonomo ed imprenditoriale; superare situazioni pregiudizievoli per l’avanzamento professionale, di carriera ed economico della donna; promuovere l’inserimento della donna in attività professionali in cui è sotto rappresentata; favorire l’equilibrio e la migliore ripartizione tra responsabilità familiari e professionali dei due sessi

Redditi individuali annuali netti da lavoro autonomo delle donne rapportati a quelli degli uomini per regione – Anno 2003 (valori percentuali) Fonte: Istat, RCFL

Tasso di disoccupazione femminile - Media 2005 (valori percentuali) Fonte: Istat, RCFL

Inglese Virginia Woolf - A room of one’s own

A room of one’s own Virginia Woolf (January 25, 1882 - March 28, 1941) was a English author and feminist. A Room of One's Own is an extended essay, based on Woolf's lectures at a women's college at Cambridge University in 1928. In it, Woolf addresses her thoughts on "the question of women and fiction," interpreted by Woolf as many questions. In A Room of One's Own, Woolf ponders the significant question of whether or not a woman could produce art of the high quality of Shakespeare. In doing so, she examines women's historical experience as well as the distinctive struggle of the woman artist.

The first reason of women’s exclusion from the world of literature and the arts is the fact that women have never had a room of their own, in which to study, to read or simply collect their thoughts far from the drudgery of everyday duties. So the room has a symbolical values: in fact, a room of one’s own means a place for one’s solitude and, above all, a place where one is an individual, before being part of community, or rather a person at the service of community, or rather a person at the service of a community. Woolf says that a room of one’s own and five hundred pounds a year are the fundamental requirements for a woman to be independent.

Bibliografia Sibilla Aleramo, “Una donna”, Universale Economica Feltrinelli,1990 Virginia Woolf “Una stanza tutta per sè”, Tascabili Economica Newton, 1993 Platone “La Repubblica”, Laterza, 2003

Sitografia http://www.studenti.it http://www.studentville.it http://www.wikipedia.it http://www.istat.it http://www.giustizia.it/cassazione/leggi/1903_77.html http://www.handylex.org/stato/1080300.shtml