Il Tempio e le Stelle.

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Il Tempio e le Stelle

Vastogirardi L’analisi dell’orientamento di un tempio dei Sanniti Pentri, richiestoci dal Soprintendente per i Beni Archeologici del Molise, dott. Mario Pagano, ha dato inizio, nella primavera del 2004, ad una più vasta indagine mirata a determinare l’orientamento di 25 templi costruiti dalle popolazioni di lingua osca, popoli d’ora in poi definiti genericamente Oschi oppure Osco-Sanniti.

Già in occasione della relazione da noi presentata al Convegno della SIA (Società Italiana di Archeoastronomia) del 2006 era apparsa evidente la tendenza di tali orientamenti a raggrupparsi in un determinato e ben delineato arco di azimut, compreso fra l’Est e il Sud. L’appartenenza alle differenti comunità (touti) non sembra influire. Campochiaro

Un ulteriore approfondimento e l’inserimento di altri otto monumenti, effettuato negli ultimi anni, ha portato a confermare maggiormente questa tendenza: i trentatre templi esaminati risultano tutti orientati in un arco di soli 51 gradi di azimut: da 113° a 163°. 33

Cori, tempio di Ercole A titolo di confronto, possiamo osservare la disposizione di alcuni templi romani ed etruschi che risultano invece essere rivolti verso differenti punti dell’orizzonte.

L’indagine su di una possibile motivazione di questa scelta effettuata dagli Osco-Sanniti può essere effettuata in alcune direzioni principali: 1) Il risultato dell’indagine potrebbe essere assolutamente casuale, in senso astronomico, e dettato esclusivamente dalle esigenze del terreno o da opportunità di controllo del territorio. 2) Ogni singolo tempio, o un piccolo gruppo di templi, potrebbe avere avuto la finalità di indicare, puntando verso la levata del Sole o la levata eliaca di qualche stella, alcune date importanti dal punto di vista agricolo o pastorale e, di conseguenza, dal punto di vista della sacralità. 3) L’intero gruppo potrebbe essere spiegato da analogie con situazioni simili di altre culture. Pompei 3, tempio di Apollo

Ipotesi 1: casualità o motivazioni non astronomiche Alcuni santuari: Tricarico A e P, Pietrabbondante A e B, Iuvanun A e B, Rossano di Vaglio, S. Giovanni in Galdo, Schiavi d’Abruzzo A e B, Pietravairano, Ercole Curino, Pratella, etc. a causa della loro posizione strategica potrebbero aver avuto una funzione difensiva di avvistamento precoce nei confronti delle incursioni di popoli nemici, Romani in primis. Questo spiegherebbe la posizione elevata ma non l’orientamento comune. La maggior parte dei monumenti sorge in prossimità di corsi d’acqua o di sorgenti. Ciò può avere avuto un valore sacrale (e nei casi dei templi di Mefite lo aveva sicuramente) ma soprattutto ha una spiegazione pratica: i sacerdoti che li custodivano avevano bisogno di rifornimenti idrici per poter vivere. Tuttavia questi templi non sono orientati verso l’acqua, salvo forse casi particolari. Schiavi d’Abruzzo A Quasi tutte le costruzioni guardano verso le cime di alcune montagne o in direzione di avvallamenti fra le stesse. Non sono però emerse dalle fonti letterarie o dalle evidenze archeologiche notizie che facciano ipotizzare una qualche sacralità di tali luoghi. Schiavi d’Abruzzo B

Ipotesi 2: funzioni astronomiche di datazione (il Sole) 2.1.1 Orientamento verso la levata del Sole al solstizio d’inverno I seguenti templi o santuari: Ocriticum (Ercole), Ocriticum (Iuppiter), Ocriticum (hortus delle dee), San Pietro di Cantoni (Mefite), Rossano di Vaglio (Mefite), Circello/Bebium (?) dispongono di un orientamento compatibile con la levata del Sole al solstizio d’inverno, con errori di azimut nulli o inferiori a un grado, salvo per Circello che presenta un errore di circa 3 gradi. I dati tengono presente sia la data approssimativa di costruzione dell’edificio sia la latitudine dei siti sia l’ingombro dell’orizzonte.

Ipotesi 2: funzioni astronomiche di datazione (Sole) 2.1.2 Possibili date diverse indicate dalla levata del Sole I templi i cui azimut sono compatibili con l’arco ortivo solare (area in giallo nel grafico) indicano esclusivamente le seguenti date: 3 per ottobre: 27(2), 30 . 6 per novembre: 7, 13, 14, 20, 26, 27 15 per dicembre: 8, 9, 19, 23(2), 24(4), 25(4), 26(2) . 6 per gennaio: 2, 5, 8, 21, 25, 28 . 6 per febbraio: 1, 5, 13, 20(2), 22 Ovviamente sono comprese anche le date relative alla levata del Sole al solstizio invernale: 23, 24, 25 e 26 dicembre. Toccherà poi ad archeologi ed etnologi scoprire se queste date possano aver avuto un qualche interesse nella vita di quei popoli. Dal grafico risulta evidente che solo il 16% dell’area considerata (area in giallo) riguarda azimut interessati dalle levate solari; il rimanente 84% (area in grigio) ne resta completamente escluso.

Ipotesi 2: funzioni astronomiche di datazione (le Stelle) 2.2.0 Possibili date indicate da levate eliache di Stelle entro la 2^ magnitudine circa Sono state esaminate 71 stelle la cui levata, poco prima del sorgere del Sole, avrebbe potuto indicare una data particolarmente interessante per la vita agricolo-pastorale delle popolazioni osche. 56 di queste dispongono oggi di una luminosità apparente compresa entro il valore +2,04 e non abbiamo motivo per ritenere che 20 o 25 secoli fa le cose stessero diversamente. Una prima analisi mette in evidenza il numero di occorrenze per ciascuna stella. Pompei 2, Ercole

Ipotesi 2: funzioni astronomiche di datazione (Stelle) 2.2.1 Possibili date indicate da levate eliache di Stelle entro la 2^ magnitudine circa Spiccano Menkent (q Cen) e Wezen (b CMa) per l’elevato numero di occorrenze ma si tratta di stelle di luminosità moderata, rispettivamente +2.04 e +1.83, poco appetibili come indicatori. Più probabili risultano Antares (+1,06), Sirio (-1.1), Rigel (+0.28) e Fomalhaut (+1,23) che definiscono le seguenti date: Antares (a Sco) : 25-XI (3); 26-XI; 30-XI; 2-XII Sirio (a CMa) : 06-VIII; 08-VIII; 10-VIII, 12-VIII; 14-VIII; 22-VIII Rigel (b Ori) : 21-VII; 22-VII; 24-VII; 25-VII Fomalhaut (a PsA) : 10-V

Ipotesi 2: funzioni astronomiche di datazione (Stelle) 2.2.2 Possibili date indicate da levate eliache di Stelle entro la 2^ magnitudine circa Un’ulteriore scrematura ci fa eliminare quei casi in cui l’errore composto (D), di azimut e di ingombro dell’orizzonte, supera il valore di più o meno 2 gradi. Restano in gioco: Antares: Iuvanum B, 25-XI; D = - 0,8° . Pietrabbondante B, 26-XI; D = +1,8° . Torre di Satriano, 25-XI; D = +1,5° Sirio : Pompei 2 (Ercole), 14-VIII; D = +0,3° Rigel : Tricarico P, 22-VII; D = +0,9° . Teanum Sidicinum, 24-VII; D = +0,9° Iuvanum A (a sx) e B ( a dx) Particolarmente interessante risulta il caso di Iuvanum B, costruito nel II sec. a. C., cinquant’anni circa dopo il quasi parallelo tempio di Iuvanum A. Questo secondo tempio ha un azimut di 118° e un D di -0,8° mentre il precedente aveva azimut di 120° e un D di -2,8°. Ambedue puntavano verso la levata eliaca di Antares ma il secondo con una precisione notevolmente maggiore, il che suggerisce una inrtenzionalità mal realizzata nell’orientamento, in una fase iniziale, poi corretta in un secondo momento.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.1.1 i Greci Una limitata analisi degli azimut di templi ed aree sacre appartenenti alle culture della Magna Grecia e della Grecia mette in evidenza una situazione non molto dissimile. Benché tale analisi non sia affatto da considerarsi esauriente, pure si rileva una concentrazione degli azimut entro un arco limitato di circa 61 gradi, poco più grande di quello degli Oschi ed esteso a valori un po’ più settentrionali. Ovviamente una indagine più accurata potrebbe rilevare un certo numero di templi rivolti verso direzioni diverse.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.1.1 Oschi e Greci Vediamo ora i due grafici a confronto: L’analogia fra i due sistemi costruttivi è evidente e suggerirebbe che gli Oschi abbiano seguito una via già tracciata dal mondo greco. Tuttavia questo non farebbe che spostare all’indietro nel tempo il problema. Perché i Greci avrebbero deciso di contenere l’orientamento della maggior parte dei templi in un ambito specifico? Oschi Greci Probabilmente dobbiamo cercare una possibile risposta molto più lontano non solo nel tempo ma anche nello spazio.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.1.2 i Pugliesi Nel corso di una serie di spedizioni effettuate in Puglia, soprattutto nel Salento, con la collaborazione prima del compianto Pino De Nuzzo poi di Oreste Caroppo, ho rilevato l’orientamento della maggior parte dei dolmen conosciuti di quell’antica terra, alcuni dei quali scoperti dallo stesso Caroppo. La riduzione dei dati e la loro analisi mi hanno condotto alla costruzione di un altro grafico. Qui l’arco d’orizzonte interessato dal maggiore concentramento è più ampio, 116 gradi, oltre il doppio di quello degli Oschi; mentre i due rilevamenti anomali potrebbero risalire ad epoche diverse o avere differenti spiegazioni.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.1.2 Oschi, Greci e Pugliesi Greci Puglia Oschi E’ appena il caso di notare che quanto più è antico il campione esaminato, tanto più l’arco risulta ampio e con tendenza ad invadere il quadrante settentrionale, ma questo è sicuramente un caso, frutto del limitato numero dei gruppi considerati. Un’altra ipotesi che potrebbe trarre in inganno deriva dalla constatazione che cronologicamente i monumenti pugliesi risultano più antichi di quelli greci e questi di quelli oschi: se ne potrebbe dedurre che i Greci abbiano subito l’influenza dei antichi abitanti della Puglia, influenzando a loro volta il mondo osco-sannita. La qual cosa, dal punto di vista storico e archeologico, appare poco probabile.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.1 Altre popolazioni europee Micheal Hoskin, capo del dipartimento di Storia e Filosofia delle Scienze presso l’Università di Cambridge ci ha lasciato un corpus di osservazioni archeoastronomiche che costituisce un vero e proprio caposaldo nella comprensione dei monumenti preistorici. Nel corso di molti anni ha esplorato numerosi dolmen, tombe megalitiche ed aree sacre della penisola iberica, della Francia meridionale e delle isole del Mediterraneo occidentale, riportandone gli orientamenti nella sua pubblicazione “Stele e stelle” (*). Dai rilievi effettuati in Spagna traggo gli esempi seguenti:

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.2 Altre popolazioni europee Alcuni gruppi significativi puntano verso il settore orientale e sembrano riprodurre le caratteristiche di Pugliesi, Sanniti e Greci. Ma un campione del genere è troppo limitato, vediamo quindi la situazione nel suo complesso.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.3 Altre popolazioni europee Gruppi orientati verso Est Gruppi orientati verso Sud Gruppi orientati verso Ovest E’ evidente una preponderanza notevole dei gruppi rivolti verso il lato orientale dell’orizzonte, quasi l’ 80% del campione. Ma il vero problema è che gli altri gruppi, rivolti verso Sud e verso Ovest, esistono e devono avere una spiegazione razionale.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.4 Altre popolazioni europee Una spiegazione che coinvolga culti solari lascia comunque insoddisfatti: una parte degli orientamenti, in alcuni gruppi, punta verso luoghi dell’orizzonte (area grigia) dove il Sole non sorgerà mai né mai tramonterà e neppure sarà più o meno alto nel cielo: tutta la zona, cioè, compresa fra circa 300° (nord-ovest) e 60° (nord-est). Mancano orientamenti che puntino decisamente a Nord. I valori estremi degli archi ortivi e occasi solari citati sono puramente indicativi e possono variare a seconda della latitudine ma i casi che comunque li travalicano, almeno una ventina, sono troppo numerosi per essere ignorati.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.4 Altre popolazioni europee La panoramica presentata non è esaustiva ma riguarda comunque la maggior parte dei dati forniti da Hoskin. I casi in cui l’orientamento giace più a nord del punto di levata del Sole al solstizio d’estate sono evidenziati con linee rosse ed i relativi riquadri sono incorniciati di verde. Non risultano casi in cui l’orientamento sia rivolto più a nord del punto di tramonto del Sole al solstizio d’estate. Una panoramica dei dati di Hoskin

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.5 I templi del mondo classico La mancanza o almeno l’estrema penuria di orientamenti nel settore settentrionale dell’orizzonte si ripropone controllando un grafico che contiene gli azimut di numerosi templi di età classica. Qui sembra ripetersi il maggior concentramento verso sud-est che abbiamo ritrovato fra dolmen e monumenti funerari. Spicca, isolata, la posizione di due templi etruschi, ambedue di Gravisca; ma gli Etruschi, come ci ricorda Massimo Pallottino (*), avevano un concetto del tutto particolare del cielo: per loro in quella zona dimoravano le divinità infernali e del fato. (*) M. Pallottino, Etruscologia, Milano 1985, pag. 335

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.6 Il concetto di CAMPO AZIMUTALE e le situazioni anomale Ma c’è un altro particolare che merita di essere esaminato. Definiamo CAMPO AZIMUTALE la porzione di orizzonte lungo la quale puntano gli orientamenti di un gruppo ben delimitato di monumenti. Dal quadro riassuntivo dei grafici risulta che, se è vero che per ogni gruppo appare evidente una concentrazione preponderante verso una direzione preferenziale (Est, Sud od Ovest), è altrettanto vero che nel 40% dei grafici compaiono strutture rivolte verso direzioni differenti, tanto che in questi casi si è dovuto procedere a valutare due differenti ampiezze del campo, ad esempio a Los Millares C1=091° (arco verde) indica il campo principale, C2=150° (arco arancio) quello ampliato.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.6 Il concetto di CAMPO e le situazioni anomale I casi con doppio campo sono evidenziati con una cornice blu.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.6 Il concetto di CAMPO e le situazioni anomale Che senso hanno questi monumenti dall’azimut anomalo? Potrebbero ipotizzarsi diverse spiegazioni. Ad esempio potrebbero essere stati costruiti in epoche diverse e/o da popolazioni appartenenti a differenti culture. Ma non dimentichiamo che in parecchi casi tali strutture avevano anche una funzione religiosa e, soprattutto, che erano state costruite da esseri umani come noi. Gli uomini non pensano tutti allo stesso modo e in ogni gruppo c’è sempre qualcuno che, per i motivi più vari, si oppone alle tradizioni comunemente accettate ed esprime il proprio anticonformismo in maniera plateale. Monumenti all’opposizione? La verità è che, per il momento, non disponiamo di una risposta a questa specifica domanda, non solo sicura ma nemmeno probabile.

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.7 Elaborazione del concetto di CAMPO L’analisi dei campi nella loro totalità ci permette però inopinatamente di rivedere ancora una volta le prime ipotesi formulate: quelle inerenti un possibile orientamento verso le levate del Sole. Ogni campo dispone di due valori estremi fra i quali si inseriscono tutti gli altri. E’ quindi possibile calcolare per ognuno di essi il valore medio che lo caratterizza. Nell’esempio illustrato il valore più settentrionale è di 81° e quello più meridionale di 142°, la media aritmetica che ne deriva corrisponde a 111,5°. Limitiamoci, per semplicità, a calcolare i valori medi dei campi principali (C1) di tutti i siti analizzati. Grecia e Magna Grecia

Ipotesi 3: analogia con situazioni simili di altre culture 3.2.7 Elaborazione del concetto di CAMPO Inserendo tali valori in un diagramma si nota che la media di questi si attesta intorno ai 126,53°. Dato che sarebbe compatibile con la direzione della levata del Sole al solstizio invernale. Ovviamente si tratta di un risultato da prendere con estrema prudenza.

4 Conclusioni L’analisi dei singoli grafici e soprattutto il loro confronto mostra una sostanziale analogia fra: - templi e santuari osco-sanniti, greci, maltesi, orientali e di altre culture ad esclusione degli Etruschi; - tombe ad inumazione e megalitiche dell’area mediterranea; - dolmen dell’area mediterranea. L’insieme di queste considerazioni fa sorgere spontanea un’ultima ipotesi di lavoro. E’ possibile che fin dal Neolitico sia esistita inizialmente una logica calendariale, legata alla necessità di definire un inizio certo dell’anno individuato nel solstizio d’inverno, volta a raggruppare tutte le strutture in qualche modo connesse alla sacralità della vita e della morte (tombe, dolmen con funzioni più o meno sepolcrali e infine templi) e che poi tale logica si sia trasformata in tradizione. Questa tradizione, seguita per millenni, avrebbe finito col perdere il contatto con le motivazioni originali, limitandosi a riproporre raggruppamenti di strutture dotate di azimut compresi entro un determinato campo, a volte orientato diversamente dalla maggioranza degli altri. Comunque si pone il problema: ciò che contava davvero era la direzione dell’orientamento oppure il campo in sé, come raggruppamento uniforme?

La ricerca è stata condotta dalla Seconda Sezione di ArcheoAstronomia dell’UAN: Massimo Caroelli Antonella Carpi Mimmo Cesiro Antonio Coppola Carmine Dattero Ottaviano Fera Alfio Gallo Stefania Iacobini Pierluigi Mazzei Rita Napolitamo Carmen Perrella Annamaria Sandomenico Maddalena Sangiovanni Rosario Scerbo Patrizia Ventola Ambrogio Di Renzo Danilo Mazzella Rosario Santanastaso Michela Tappeto Annalisa Virgili Supervisione archeologica: Mario Pagano Coordinamento Generale: Franco Ruggieri