Siamo tutti diversi… “Speciale normalità”.

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Siamo tutti diversi… “Speciale normalità”

“Speciale normalità” Ha ancora senso attivare una didattica “normale” (rivolta ad una classe percepita sostanzialmente come omogenea) con qualche aggiustamento dovuto alla presenza di casi problematici?

Le persone non sono “fatte con lo stampino”: gli studenti con o senza disturbi , spesso evidenziano deficit nell’ intelligenza verbale, linguistica logico matematica, ecc., ma hanno punti di forza in altre.

…siamo tutti diversi Il punto di partenza della teoria di Gardner è la convinzione che sia errato ritenere che ci sia qualcosa chiamata “intelligenza” che possa essere obiettivamente misurata e ricondotta ad un singolo numero, ovvero ad un punteggio “IQ”. Secondo Gardner, ogni persona è dotata di più tipi di intelligenze ovvero, è intelligente in almeno nove* modi diversi. Ciò significa che alcuni di noi possiedono livelli molto alti in tutte o quasi tutte le intelligenze, mentre altri hanno sviluppato in modo più evidente solo alcune di esse * *Howard Gardner ha ipotizzato una nona intelligenza, l'intelligenza esistenziale. Essa concerne la capacità di saper riflettere sulle tematiche fondamentali della nostra esistenza e la propensione al ragionamento astratto per categorie concettuali universali.

…..Siamo tutti speciali Intelligenza linguistica Logico-matematica Musicale, Spaziale, Cinestetica, Naturalistica, Interpersonale, Intrapersonale Esistenziale Esistenziale

“Armstrong”* sostiene che ogni persona possiede tutte le tipologie di intelligenza ossia ha capacità connesse a ciascuna; occorre lavorare con le intelligenze nelle quali è più forte per potenziare quelle in cui è più debole. ognuno può sviluppare tutte le diverse intelligenze fino a raggiungere soddisfacenti livelli di competenza * Thomas Armstrong è noto come uno tra gli interpreti più acuti della teoria delle intelligenze multiple.

L’art. 4 del Regolamento dell’autonomia (DPR 275/99 (regolamento recante norme in materia di autonomia), identifica un nuovo modo di fare scuola che poggi su un percorso formativo fondato sulle competenze e sulla personalizzazione.

Per diventare “Competenti”: Necessità di attivare una Didattica laboratoriale Per Permettere allo studente: di dimostrare ciò che “sa fare con ciò che sa”, utilizzando conoscenze, abilità in situazioni contestualizzate, simili o analoghe al reale; di riconoscere il significato di ciò che sta apprendendo nella sua vita, dentro e fuori dalla scuola.

PERSONALIZZAZIONE INDIVIDUALIZZAZIONE

PERSONALIZZAZIONE INDIVIDUALIZZAZIONE Implica la SINTESI tra LA SCUOLA DI TUTTI E DI CIASCUNO Implica la SINTESI tra DUE CONCETTI PERSONALIZZAZIONE INDIVIDUALIZZAZIONE FAR SÌ CHE OGNUNO SVILUPPI LE PROPRIE POTENZIALITÀ ASSICURARE A TUTTI TRAGUARDI COMUNI Pluralismo dei percorsi formativi, possibilità di scelta Adattamento dell’ insegnamento ai discenti medesimi obiettivi attraverso itinerari diversi OBIETTIVI COMUNI A TUTTI

la PERSONALIZZAZIONE contiene l’INDIVIDUALIZZAZIONE SINTESI tra PERSONALIZZAZIONE INDIVIDUALIZZAZIONE la PERSONALIZZAZIONE contiene l’INDIVIDUALIZZAZIONE L’uguaglianza è il principio, non il risultato dell’azione educativa GARANTIRE A TUTTI percorsi che sviluppino al massimo grado possibile le COMPETENZE ritenute FONDAMENTALI (attenzione alla opzionalità, alla flessibilità, alla possibilità di scelta da parte dell’allievo e della famiglia ) AIUTARE OGNUNO A SVILUPPARE LE PROPRIE POTENZIALITÀ i propri punti di forza secondo le proprie potenzialità (Attenzione a tempi, modi, quantità,…diversi per impostare insegnamento/apprendimento, auto-orientamento e valutazione critica) DIRITTO ALL’EGUAGLIANZA E DIRITTO ALLA DIVERSITÀ

La ricerca legata al mondo dell’integrazione ha elaborato il concetto di “inclusione”

Il concetto di integrazione comporta una relazione asimmetrica, in cui un contesto accogliente e attento integra al proprio interno una “diversità” che ne accetta le regole. Il concetto di inclusione presuppone invece una relazione simmetrica tra pari: siamo tutti diversi, ognuno con la propria identità.

….. l’inclusione richiede sviluppo di strategie di insegnamento alternative, adattamento dei curricoli e creazione di modalità diverse per la valutazione

Nella classe tradizionale, l’insegnante presenta la lezione dalla cattedra, scrive alla lavagna, pone domande agli alunni, aspetta mentre gli alunni forniscono i compiti scritti…

In una classe di “intelligenze diverse” a “speciale normalità” il docente cambia frequentemente le modalità di presentazione dei contenuti passando dal linguaggio verbale, ai formati visuospaziali, musicali ecc…

L’insegnamento multisensoriale consiste nell’utilizzo simultaneo della visione, dell’udito, e del tatto per migliorare la memoria e l’apprendimento. L’apprendimento è facilitato se vengono costantemente effettuati dei collegamenti tra visivo, uditivo e cinestetico-tattile.

Un insegnamento che si basi principalmente sulla trasmissione orale delle conoscenze (la classica lezione frontale), incide molto poco sull’apprendimento degli alunni (solo il 20%), mentre una metodologia che permette la discussione in gruppo, favorisce molto di più l’apprendimento (70%). Uno dei metodi più efficaci di elaborazione cognitiva è la spiegazione del materiale ad un altro studente, si impara molto bene un concetto, un procedimento, una regola, un paragrafo o qualsiasi altro materiale, se lo possiamo spiegare ad altri (95%).

Occorre arricchire la lezione frontale con altre forme di approccio didattico e pedagogico: l’apprendimento cooperativo, il tutoring tra pari e le risorse del gruppo classe.

Attraverso l’apprendimento cooperativo, imparano a dare più che a ricevere, a sentirsi interdipendenti, legati l’uno all’altro nel raggiungere un obiettivo comune. Uno per tutti e tutti per uno. Questo permette una forte integrazione sociale e lo sviluppo di un senso di identità, dove ciascuno si sente importante, utile a se stesso e agli altri. Esiste, così una correlazione positiva tra persone e obiettivi: l’obiettivo non può essere raggiunto se manca qualcuno o se uno non ha dato il suo contributo. Più ciascuno lavora e più apprende e fa progredire gli altri e tutto il gruppo.

L’apprendimento cooperativo, possiede un’etica della comunità che si prende cura di tutti, nessuno escluso, ed è molto adeguato al mondo contemporaneo che è basato su una forma di collaborazione di tutti i popoli e di tutte le nazioni.

Una scuola in cui l’ordinaria offerta formativa si arricchisce di specificità tecniche derivanti dalla ricerca didattica “speciale”. La “specialità” si dissolve all’interno delle normali prassi rendendole più efficaci

…quindi una didattica di qualità … …quindi una didattica di qualità ….“speciale”, incide sul progresso culturale di tutti, attraverso: un ventaglio diversificato di opportunità per apprendere la valorizzazione degli alunni e delle persone in genere una maggiore consapevolezza e rispetto verso le differenze individuali

“Il Bisogno Educativo Speciale (Special Bisogna ragionare in termini di “Bisogno Educativo Speciale”: “Il Bisogno Educativo Speciale (Special Educational Need) è qualsiasi difficoltà evolutiva1 di funzionamento, permanente o transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo (alunni con handicap,migranti, con DSA, svantaggiati…..) , dovuta all’interazione dei vari fattori di salute secondo il modello ICF dell’OMS2 e che necessita di educazione speciale 1 D. Ianes, Bisogni educativi speciali e inclusione, Erickson Trento, 2005, pag. 29 2 Organizzazione mondiale della sanità)

La speciale normalità Rendere le condizioni ordinarie di funzionamento: “speciali” ( Ianes) Come? Introducendo quegli ingredienti tecnici, pedagogici,curricolari, psicologici, didattici…che rendono la normalità speciale, adatta al rispondere ai Bisogni Educativi Speciali degli alunni

Corresponsabilità Come agire? Occorre attivare: un lavoro di squadra: Corresponsabilità e Collaborazione tra docenti, famiglie e le altre figure professionali

E con il ‘gruppo-classe? Far capire agli allievi che ognuno di noi ha dei punti di forza e dei punti di debolezza: nessuno è una ‘schiappa’ in tutto o è eccezionale in tutto! Qualcuno magari fatica a leggere, perché non può e non potrà automatizzare questo processo, ma eccelle in altre abilità. …siamo tutti diversi

Il bambino dislessico è solo un bambino “speciale”, un bambino che ha B.E.S.

Cosa si intende esattamente per “dislessia”? “Essere dislessici non significa avere una malattia: si tratta di un disturbo Si parla di “dis-lessia” (ma lo stesso vale per la “dis-calculia”, la “dis-ortografia”, la “dis-grafia”) quando non si attiva il processo di automatizzazione, di decodifica. Questo significa che l’alunno, quando esegue un esercizio, legge, produce un componimento scritto, è come si trovasse per la prima volta di fronte a tale richiesta. Alcuni studenti hanno difficoltà a riconoscere la figura delle lettere (dislessia disseidetica), altri a distinguere i suoni (dislessia disfonetica); altri riescono a comprendere le singole parole ma non il significato complessivo del testo, altri ancora incontrano difficoltà con la comprensione della morfologia o con la visualizzazione di quanto hanno letto, o con la deduzione delle intenzioni dell’autore. Ciascuno studente è un ‘unicum’ e ogni ragazzo ha bisogno dei ‘suoi’ strumenti dispensativi e compensativi, che vanno aggiornati e possono essere elastici”.

SEGNALI DI POSSIBILE D.S.A. Qualora un bambino dovesse presentare uno o più di questi segnali potrebbe essere utile fare un’indagine più approfondita. CARATTERISTICHE PERMANENTI Alcune peculiarità dei dislessici possono essere presenti fin dalla prima infanzia e persistere in età adulta: Avere problemi nel recuperare una determinata parola (disnomia) all’interno di un discorso che si sta formulando Avere dei giorni in cui si è più in forma e giorni in cui invece si è giù di tono senza una reale motivazione. Confusione di ordine spazio/temporale: destra/sinistra, ieri/oggi/domani,  Pranzo/cena, dentro/fuori. Avere difficoltà nel memorizzare le cose in sequenza: tabelline, mesi e giorni o lista di numeri e parole in una determinata sequenza.

SEGNALI PRESCOLARI Ritardo del linguaggio; Problemi di pronuncia come ad esempio “cinema” –  “cimena”; Costruzione di frase con l’utilizzo limitato di vocaboli per l’età; Difficoltà ad imparare l'alfabeto, i giorni della settimana, il nome delle dita delle mani; Confusione tra destra e sinistra o fra le varie fasi della giornata mattina/sera Ritardo nell'acquisizione di abilità motorie fini come allacciarsi le scarpe o usare le forbici, abbottonarsi, ecc. L’ascolto di una lettura è molto piacevole ma  non c’è curiosità verso la conoscenza del segno grafico(lettere o parole) E’ facilmente distraibile e soggetto ad agitazione motoria (non riesce a stare fermo).

SEGNALI NEL PERIODO DELLA SCUOLA ELEMENTARE Lettura lenta e scorretta rispetto all’età. Lettere o numeri scritti alla rovescia. Fatica nel ricordare le sequenze (tabelline/alfabeto/mesi dell’anno) Difficoltà nell’utilizzo di un linguaggio specifico Scrittura poco chiara e con frequenti errori di vario genere (inversione di lettere, dimenticanza lettere soprattutto nei dittonghi, confusione fra lettere simili sia per suono che per segno grafico) Confonde ‘b’ con ‘d’ e ‘p’ con ‘q’. Frequenti e ripetuti errori di ortografia come accenti, utilizzo scorretto dell’ h o della q, errori nell’utilizzo delle doppie. Difficoltà nei calcoli a mente anche per semplici quesiti e si aiuta spesso con le dita. Difficoltà a mantenere l’attenzione e la concentrazione. Difficoltà nell’allacciarsi le scarpe, annodare,vestirsi, abbottonarsi. Difficoltà nell’imparare a leggere l’orologio Difficoltà nell’indicare destra o sinistra in modo automatico, mattina o pomeriggio, etc. Molto intelligente e intuitivo. Difficoltà nell’orientarsi. Molto creativo

DALLE MEDIE IN AVANTI Difficoltà nell’utilizzo di parole nuove o lunghe. Difficoltà nell’organizzazione degli impegni ora/data/luoghi. Difficoltà nel redigere un testo scritto dal punto di vista organizzativo e dei contenuti. Difficoltà nell’utilizzo e nel ricordare la terminologia specifica in materie come scienze , geografia , storia come ad esempio meridiani/paralleli - paleozoico, etc.. Difficoltà nell’acquisizione della lingua straniera. Scarsa fiducia nelle proprie capacità, con autostima limitata o nulla. Eccelle in alcuni ambiti e  risulta molto scarso in altri.

- far leggere a voce alta; Le cose che gli insegnanti  non dovrebbero fare con i bambini dislessici: - far leggere a voce alta; - correggere tutti gli errori nei testi scritti; - dare liste di parole da imparare; - farli copiare dalla lavagna; - farli ricopiare il lavoro già svolto, perché scorretto o disordinato; - paragonarli ad altri.

Suggerimenti agli insegnanti • Non tutti i ragazzi dislessici sono uguali. • Non ci sono deroghe sui contenuti del programma didattico, ma sui modi di apprendere: strumenti dispensativi e compensativi • Dategli attenzione individualmente. • Dategli tempo per organizzare i suoi pensieri e completare il suo lavoro. • Date il voto al contenuto non agli errori di compitazione. • Cercate di individuare l’attività nella quale il ragazzo è più capace. • Evitate di definirlo lento, pigro, stupido; non confrontate i suoi compiti scritti con quelli di altri. • Le sue abilità devono essere giudicate più sulla base delle sue risposte orali che di quelle scritte. Valorizzate gli sforzi e i progressi compiuti.

PORRE ATTENZIONE ALL’AUTOSTIMA E AL CONCETTO DI SÉ DELL’ALUNNO PORRE ATTENZIONE ALL’AUTOSTIMA E AL CONCETTO DI SÉ DELL’ALUNNO. NON SONO DISTRATTI, SVOGLIATI, SVANITI O…”CI MARCIANO”… SONO DISLESSICI O CON DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO E SPESSO LAVORANO PIÙ DEGLI ALTRI

La “dislessia” viene raccontata sempre più spesso attraverso canali narrativi di film e romanzi Stelle sulla terra Un piccolo capolavoro cinematografico, in stile Bollywood con balli e canzoni, racconta in modo coinvolgente il mondo della dislessia.

Il rapporto allievo-maestro è il cuore del film. Nello scrivere la trama, infatti, lo sceneggiatore, Amole Gupte, aveva preso spunto dalla biografia del grande regista giapponese, Akira Kurosawa, pessimo scolaro, salvato appunto da un professore d’Arte.

Presentazione Il piccolo Darsheel Safary (Ishaan) recita in modo magistrale la parte di un bambino geniale, che si rinchiude nelle proprie fantasie per difendersi da un insegnamento scolastico rigido e antiquato a lui inaccessibile. Il padre di Ishaan, un manager con il culto dell’eccellenza, non riesce a capire le difficoltà del bambino e predilige il fratello più grande bravo a scuola e nello sport. La madre è l’unica, capace di accogliere e coccolare Ishaan, ma non sa come aiutarlo. La scuola si limita a punirlo e umiliarlo, così alla fine i genitori decidono di mandare il figlio in collegio. Sarà la fortuna di Ishaan, perché lì incontrerà un professore di Arte, dislessico anche lui, capace di tirarlo fuori dal tunnel e di far sbocciare le sue qualità. «C’è un ragazzino che rischia di perdersi e ha bisogno di essere salvato» dice a un’amica il docente di Arte (che è poi Aamir Khan, coprotagonista, regista e produttore del film). Infatti lo salverà.

Buona visione… Stelle sulla terra