Università degli Studi di Pavia Facoltà di Economia

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Università degli Studi di Pavia Facoltà di Economia Economia Aziendale - Primo modulo Cap. 3 – BUSINESS Titolari: A/K-MODULO Economia Aziendale – Prof. ssa Anna Moisello MODULO Contabilità – Prof. Chiara Demartini Titolari: L/Z – MODULO Economia Aziendale – Prof.ssa Michela Pellicelli MODULO Contabilità – Prof. Stefano Santucci Collaboratori: Dott. Luigi Guardamagna Dott.ssa Nicoletta Spagnolo Tutor: Federico Desperati Federico Dellanoce Anno Accademico 2013/2014

3.1 - Business Significato comune: attività tramite la quale si possono ottenere utili (o profitti)” solitamente ideando, producendo e/o distribuendo un prodotto, non importa di quale specie e in quali volumi. Può essere: Business B2B: riguardano produzioni intermedie, solitamente strumentali, per la produzione. Business B2C: riguardano produzioni finali per il consumo. Significato più preciso: investimento economico produttivo (paragrafo 1.9) nel quale viene “posto in rischio” un capitale, per produrre beni da destinare, direttamente o indirettamente, al soddisfacimento di qualche bisogno e di qualche aspirazione. È sinonimo di capital investment.

Ciclo di vita di un business Il business nasce a seguito di una business idea. Ogni business ha una durata economicamente utile, denominata vita economica del business. A meno che il business non riguardi una commodity, la vita economica del business può essere rappresentata con un modello che espone la dinamica temporale dei costi, dei ricavi e dei risultati economici della produzione ed è denominato ciclo di vita del prodotto o product lifecycle con 4 fasi: Fase di introduzione del prodotto (introduction), Fase di crescita o espansione (growth), Fase di maturità (maturity), Fase di declino (decline).

Fig. 3.1 – Il modello del ciclo di vita

3.2 – L’economicità del business La BEA Per l’Economia Aziendale, il business rappresenta una delle più rilevanti unità osservative nelle aziende di produzione in quanto compendia in sé, contemporaneamente, le attività di produzione e di investimento, dalle quali dipendono l’attività di consumo e di risparmio della ricchezza. È importante per l’Economia Aziendale, studiare la dinamica economica del business per valutarne le condizioni di economicità. Ad un modello operativo ideale, particolarmente significativo ed utile, si perviene con la logica della Break-Even Analysis (BEA) che costituisce una semplice, quanto potente, forma di calcolo economico del business.

La logica delle BEA Una particolarità della BEA è che tratta i costi, i ricavi non in funzione agli anni di vita del business ma in funzione dei volumi crescenti di produzione del processo produttivo, determinando il risultato operativo per ciascun volume di produzione. La BEA considera il business – o l’investimento – come un trasformatore economico che produce un risultato operativo –RO(QP) – che non si riferisce ad un solo volume di produzione previsto ma al volume – QP, inteso come variabile – progressivamente ottenibile fino al termine del business.

La funzione del risultato operativo La BEA specifica la funzione di risultato economico – RO(QP) – come differenza tra altre due funzioni: la funzione di costo CP = f(QP) la funzione di ricavo RP = g(QP) rispetto alla variabile QP. Pertanto: RO(QP) = RP – CP [1] Non è necessario scrivere il pedice “m” alle variabili che indicano la produzione poiché la BEA considera sempre una sola produzione. Il caso di due o più produzioni contemporanee, soprattutto in presenza di vincoli di capacità, richiede una BEA evoluta non trattata in questo primo testo (rinvio a Economia Aziendale Base).

La BEA in forma lineare Ipotesi fondamentale della BEA è che le funzioni di costo, di ricavo e di risultato operativo siano lineari rispetto alla variabile indipendente QP. In particolare: la funzione di ricavo viene posta pari a: RP = pP  QP [4] la funzione di costo (si veda la [13] del Capitolo 2, o anche la figura 2.6) viene posta pari a: CP = cP  QP = (NI  pI) + [(cM+cS+cL)  QP] [3] la funzione del risultato operativo risulta: RO(QP) = RP - CP RO(QP) = (pP  QP) – [(cM+cS+cL)  QP] – (NI  pI) [5]

La BEA in forma compatta Possiamo semplificare il modello, e renderlo ideale, ponendo in: RO(QP) = (pP  QP) – [(cM+cS+cL)  QP] – (NI  pI) [5] costi fissi (non dipendono da QP) (NI  pI) = CoF [8] costi variabili nel totale [(cM+cS+cL)  QP] = CoV costo variabile unitario (cM+cS+cL) = cv [7] Otteniamo: RO(QP) = RP – CP = RP – CV – CF = (pP  QP) – [cv  QP] – CoF Semplifichiamo ancora: RO(QP) = [(pP – cv )  QP] – CoF [9] Infine: RO(QP) = [mc  QP] – CoF, [10] con mc = pP - cv = margine unitario di contribuzione.

Funzione economica fondamentale del business La: RO(QP) = (pP  QP) – [(cM+cS+cL)  QP] – (NI  pI) [5] o, meglio, la: RO(QP) = [(pP – cv )  QP] – CoF [9] o, meglio ancora, la: RO(QP) = [mc  QP] – CoF, [10] rappresenta la funzione economica fondamentale del business. Occorre impararla bene e memorizzarla. Da essa deriva la seguente legge generale del business - Tutti i business richiedono sempre un processo produttivo strutturato con un mix di costi fissi e di costi variabili.

L’equazione fondamentale della BEA Dalla funzione economica fondamentale: RO(QP) = [mc  QP] – CoF, [10] deriviamo l’equazione fondamentale della BEA che consente di calcolare la quantità obiettivo Q* che consente di coprire tutti i costi fissi e di ottenere un risultato operativo obiettivo RO*: [11] deriviamo anche la quantità di equilibrio QE che rappresenta la quantità minima da produrre per pareggiare i costi di produzione con i ricavi: [12] Esercizi in aula

3.3 – Il calcolo del BEP Da [12] si ricava il break-even-point (BEP), cioè il punto di intersezione della curva dei ricavi e dei costi complessivi, di coordinate: BEP = (QE, RP(QE)). Esercizi in aula

Tre ipotesi fondamentali della BEA Prima ipotesi: i parametri di costo variabile e di prezzo, quindi il mc, si suppone costante per ogni valore di QP. Ciò significa che la BEA è un modello perfetto che suppone l’uso di dati unitari medi per ogni valore di QP. Seconda ipotesi: QP ha un ambito di variazione ammissibile da QP=0 fino a QP=capacità produttiva massima corrispondente ai CoF. Terza ipotesi: nella BEA le quantità prodotte corrispondono alle quantità vendute. Ciò significa che nel modello perfetto della BEA non vi sono asincronie tra produzioni e vendite (ipotesi peraltro facilmente allentabile).

Fig. 3.5 - Modello grafico della BEA Esercizi in aula RP QMAX Q Costi Ricavi Risultato RO(Q*) >0 CP = CoV + CoF <0 Q* > QE BEP Costi Ricavi d’equilibrio CoV cFM,S,L Q* < QE CoF QE QE

Fig. 3.3 – Modello di calcolo della BEA prototipo per calcoli a mano

Fig. 3.2 – Modello di calcolo in forma di Conto economico

3.6 - BEA e business multiperiodali La suddivisione per periodi si può attuare qualunque sia il volume Q prodotto in ciascuno. QE(T1) BEP(T1) qCI (T1) CoF CP = CoV + CoF Q Costi Ricavi Risultato RP QE CoV BEP Costi Ricavi d’equilibrio Le quote di costi fissi coperti In ogni periodo si definiscono QUOTE DI AMMORTAMENTO. QE(T2) BEP(T2) qCI (T2)

Fig. 3.8 - – La BEA nel quadro di controllo del business capitalistico Esercizi in aula

3.4 – Il capitale investito ed il capitale reperito Il business rappresenta un investimento produttivo che richiede un capitale investito, CI. L’entità di CI è pari ai costi fissi cui si aggiunge una quota di costi variabili che si sostengono prima di conseguire i primi ricavi che, come sappiamo, devono reintegrare sempre i costi variabili. Possiamo porre: CI = CoF +(h%  CoV) [17] o, anche, più speditamente: CI = CoF  (1+k) [18] Sappiamo, dalla legge generale dell’investimento, che ogni investimento produttivo richiede investimenti finanziari, a titolo di Debt e a titolo di Equity: D ed E. CI = D + E [19] Capitale produttivo = Capitale finanziario Capitale investito = Capitale reperito Capitale investito dal business = Capitale investito nel business

Fig. 3.8 - – I capitali nel quadro di controllo del business capitalistico Esercizi in aula

La performance finanziaria del capital investment Ogni business, osservato nella sua forma completa di Fig. 3.8, è un capital investment, in quanto unisce in sé: un investimento produttivo per dare vita al business due investimenti finanziari per ottenere i capitali come Equity e come Debt. La performance finanziaria complessiva si percepisce con i tre indicatori di rendimento: ROI = RO/CI rendimento del business [21] ROE= R/E rendimento dell’Equity [26] ROD= I/D rendimento del Debt [25]

Legge generale dei rendimenti Legge generale dei rendimenti o relazione finanziaria fondamentale o di Modigliani-Miller): il ROE è funzione di ROI e di ROD secondo il modello perfetto: ROE = [ROI + (SPREAD  DER)] (1-tax) [27] essendo: SPREAD = [ROI – ROD], DER = [D/E] (Debit Equity Ratio) o leva finanziaria tax l’aliquota media di imposta (supposta costante). G u a r d i a m o c i a t t o r n o!!!!

Fig. 3.7 – Effetto di financial leverage Scriviamo la precedente : ROE = [ROI + SPREAD DER] (1-tax) nella forma equivalente, trascurando le imposte: D ROE - ROI = [(ROI – ROD) ––] E Osserviamo che se il business è in grado di ottenere un ROI maggiore del rendimento spettante al capitalista-finanziatore (ROD), allora il capitalista-imprenditore realizza un ROE maggiore del ROI, in quanto il ROE è spinto in alto dalla leva finanziaria con un fattore moltiplicativo pari al DER.   (ROI – ROD) ROE - ROI E D

E&C 3.6 - Effetto di financial leverage

3.5 – Il controllo dell’investimento Il soggetto che avendo una business idea, conferisce l’Equity accetta il rischio assoluto per dare vita e gestire un business si definisce imprenditore capitalista. Il soggetto che conferisce capitale a titolo di Debt ed accetta solo un rischio relativo, si denomina solitamente finanziatore dell’investimento. I processi di trasformazione economica e di controllo del rischio sono gestiti da un terzo soggetto (o gruppo), che sviluppa il management dell’investimento.

Asimmetria informativa Solitamente il management conosce il business meglio dell’investitore. L’investitore assume le decisioni di investimento sulla base di uno stock più limitato di informazioni. Per il principio di razionalità, quando è possibile, l’investitore cerca di gestire direttamente il suo investimento.

Il management del business Quando imprenditore e management sono disgiunti, l’investimento dà vita ad una gestione manageriale del business.

Caso particolare Al capital investment si affianca, come caso particolare, l’investimento di puro lavoro (labour investment) che si presenta quando: non si fa ricorso a capitale a titolo di equity; il business è finanziato solo da capitali conferiti a titolo di debt. Possiamo denominarlo anche investimento manageriale puro.

Il ruolo del capital investment Il capital investment rappresenta l’attività economica fondamentale in quanto: è il motore della produzione, è artefice della produttività e della qualità, quindi dell’abbondanza e del progresso; consente la remunerazione del lavoro e del capitale, incentiva al risparmio, soddisfa l’aspirazione alla ricchezza.

Cinque congetture sui business new Prima congettura: i business diventano sempre più grandi e la scala degli impianti aumenta (grande è bello). Seconda congettura: Il marketing assume un ruolo sempre più rilevante (aumentare il mercato). Terza congettura: si cercano posizioni di monopolio (cartelli, ecc.) per non ridurre i prezzi. Quarta congettura: la qualità aumenta sempre (per aumentare i volumi di produzione e contrastare la riduzione dei prezzi). Quinta congettura: il business si localizza dove i prezzi dei fattori sono più convenienti (per ridurre i costi di produzione). G u a r d i a m o c i a t t o r n o!!!!

Sesta congettura Creatività e capitale umano new Sesta congettura Creatività e capitale umano Sesta congettura: in un contesto capitalistico nel quale gli investimenti finanziari (finance) dirigono i produttivi (industry), la creatività e la ricerca diventano la base della teleonomia endogena di ogni capital investment. La creatività significa ricerca di sempre nuove business idea e di innovazione continua di: prodotti processi produttivi processi commerciali (mercati, canali, clienti) processi di marketing (pubblicità, studio dei gusti dei consumatori, pakaging, ecc.). In un contesto capitalistico l’organizzazione creativa che sviluppa i business acquista un valore autonomo; diventa capitale umano.

Calcolo economico del business e equazioni di macro controllo Il calcolo economico del capital investment si attua con un semplice strumento denominato quadro di controllo (tableu de bord, cruscotto, ecc.) nel quale sono esposti e calcolati ordinatamente i valori delle equazioni fondamentali che rappresentano un modello ideale e perfetto di ogni business. 

Svolgere gli esercizi in aula! Il calcolo economico Si possono utilizzare le equazioni della BEA anche per analisi di convenienza economica comparata. Per esempio: dati due business con diverse strutture di costo e/o o di prezzo, quale risulta dotato di maggiore economicità; come varia l’economicità al variare del prezzo e/o della struttura dei costi e/o dei volumi di vendita; ecc. Svolgere gli esercizi in aula!

Fig. 3.8 - Modello di simulazione per il quadro di controllo del business Esercizi in aula

Fig. 3.9 – Quadro di controllo verticale Esercizi in aula Economia Aziendale – Istituzioni

3.6 - L’investimento pluriciclico Si definisce pluriciclico il business la cui trasformazione economica – acquisti, produzione e vendita – venga attuata più volte consecutivamente. Nell’investimento è pluriciclico, l’approvvigionamento dei fattori e la vendita delle produzioni avviene in N cicli consecutivi. Supponiamo che si possano attuare N cicli uguali, tali che, per 1  n  N: ROn = RPn – CPn Ovviamente: RO(T) = n ROn = N [RPn – CPn]

Il Cost Investment Ratio Il capitale investito necessario per l’intero investimento risulta essere pari all’ammontare dei costi da sostenere in uno dei cicli: CI(t0)  CPn Risulta allora immediatamente che: CIR = N CP(t) / CI(t0) = N [31] Il CIR(Cost Investment Ratio) rappresenta non solo il numero di cicli ma anche la rotazione del capitale nell’intero investimento.

La relazione fondamentale tra ROI e CIR La rotazione consente di ridurre il fabbisogno di CI(t0). E’ sufficiente aumentare la rotazione del capitale investito, CIR, mantenendo, per ciascun ciclo, lo stesso ricarico sul costo, ROC . Il CIR è la leva che fa innalzare il ROI a parità di efficienza economica (prezzi) e produttiva (costi), quindi di ROC: ROI(T) = RO / CI(t0) = ROC • CIR = = [RO/CP] [CP/CI(t0)] [32]

3.7 – Dal business agli esercizi economici [cenno] Il quadro di controllo del business ha carattere cumulativo e atemporale. Riguarda l’intero business. Si può dimostrare che, se il business è scomposto in N sottoperiodi di uguale ampiezza, in ciascuno di essi si sviluppa un segmento di business che produce valori, riferiti al sottoperiodo I costi ed i ricavi di ogni sottoperiodo formano un ESERCIZIO ECONOMICO e consentono di calcolare RISULTATI ANNUI particolari per ciascun sottoperiodo. L’ipotesi di sincronia tra produzione e vendite – così come quella tra acquisti e consumi delle materie – deve essere abbandonata. In caso di asimmetria si formano rimanenze di materie e di prodotti finiti che devono avere un particolare trattamento per calcolare correttamente il risultato operativo ed il risultato netto.

Fine Fine capitolo 3