Le origini della letteratura italiana

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Le origini della letteratura italiana Le prime scuole letterarie

Il duecento Dopo il Mille si verifica in Europa una rivoluzione economica che determina profondi cambiamenti nella società, nella politica e nella cultura. Si sviluppano le città, i commerci, l’artigianato, le attività professionali. Nasce una nuova classe sociale : la borghesia. Si sviluppa la cultura, necessaria per le nuove professioni. Si risveglia e si trasforma lo spirito religioso e nascono ordini religiosi (francescani, domenicani) che propongono un ritorno della Chiesa alla sua primitiva purezza. Dal punto di vista politico, in Italia al nord nascono i liberi comuni, al centro vi è lo stato della Chiesa e al sud il regno dei Normanni.

I primi scritti artistici in volgare Nel Duecento nascono le prime scuole letterarie in Italia. Esse sono: la scuola siciliana La scuola toscana La scuola religiosa umbra Il Dolce stil novo

Influenze straniere sulla letteratura italiana delle origini Le prime scuole letterarie che usano il volgare nelle loro composizioni subiscono l’influenza della letteratura francese sviluppatasi prima di quella italiana. Gli ideali e i contenuti proposti sono quelli ispirati alla vita della società cavalleresca. In particolare forte è l’influsso della poesia provenzale che utilizza la lingua d’oc e canta l’amore idealizzato del cavaliere nei confronti della dama vista come una creatura superiore, fonte di grazia e di virtù. I modelli francesi sono dunque quelli più influiscono sui primi testi poetici in volgare prodotti dalle scuole nate in Italia.

La scuola poetica siciliana Nasce a Palermo, alla corte Federico II di Svevia, imperatore del Sacro romano impero e re di Sicilia. I maggiori rappresentanti sono: Jacopo da Lentini, Cielo d’Alcamo, Pier della Vigna, Rinaldo d’Aquino, lo stesso imperatore Federico II. Fiorisce tra il 1220, anno in cui Federico fu eletto imperatore e il 1266 circa, data con la quale termina la potenza degli Svevi in Italia. I poeti siciliani imitano i modelli francesi e soprattutto provenzali. Esprimono un ideale di vita aristocratico, raffinato, elegante. Usano il volgare parlato nel Regno di Sicilia dalle persone colte che frequentavano la corte di Federico II. L’importanza della Scuola siciliana è più storica che artistica.

I temi della scuola siciliana Il tema dominante è l’amor cortese (da curtis), cioè un amore nobile, uno stimolo alla perfezione dell’uomo, un sentimento che educa ed eleva l’animo. La donna è rappresentata con caratteri tipici: bella, lontana e inaccessibile, dotata di saggezza, educazione e paragonata ad una rosa odorosa, ad una stella luminosa L’amante è visto come un suo servo, in un rapporto di dedizione cavalleresca. Le composizioni contengono i lamenti del cavaliere per la lontananza della donna amata, per la sua morte, per il suo rifiuto, per la sua partenza. Vi sono poi le invocazioni del poeta perché la donna amata sia pietosa e ricambi il suo amore.

La scuola religiosa E’ espressione della nuova classe borghese che si afferma nel Duecento e che si contrappone alla nobiltà e al regime feudale fondato sui privilegi di pochi, la disuguaglianza e l’oppressione. Spesso gli alti prelati erano anche signori feudali e contro di loro i popolani rivendicano una religione più intima, un cristianesimo più giusto, non teso a perpetuare l’oppressione dei potenti sugli umili. L’Ordine Francescano e il suo fondatore San Francesco d’Assisi ne sono importanti esponenti. In Umbria la poesia religiosa assume la forma della lauda, componimento in lode della Madonna, di Cristo, dei Santi. Le laude venivano cantate anche dalle confraternite. Hanno un tono popolaresco, tendono ad ispirare nel cuore sentimenti semplici, soprattutto sul tema della passione di Cristo e del culto di Maria. San Francesco esalta i temi della carità, dell’umiltà, dell’amore reciproco fra gli uomini e nel Cantico di Frate Sole (Laudes creaturarum) la presenza di un Dio di bontà e d’amore nel creato . Un altro grande esponente della poesia religiosa fu Jacopone da Todi.