le cash generating units 5. PRINCIPI CONTABILI INTERNAZIONALI (IAS/IFRS) E COMUNICAZIONE FINANZIARIA 5.3. L’impairment test e le cash generating units PROF. ALBERTO QUAGLI Università di Pisa
Indice della lezione 1. Logica dell’impairment test 2. Determinazione del value in use 3. Individuazione delle cash generating units (CGU) 4. Attribuzione degli assets alle CGU 5. Determinazione della svalutazione 6. Rivalutazioni di ripristino 7. Riflessi sul controllo di gestione
La logica dell’impairment test (1) Un’immobilizzazione tecnica deve essere svalutata se il valore contabile supera il valore recuperabile maggiore tra il suo fair value (dedotti i costi di vendita) e il suo valore d’uso Per capire se un asset va svalutato lo si deve sottoporre a impairment test. Tale procedura è: annuale, per intangibles a vita indefinita e intangibles non ancora pronti per l’uso episodica, ogni volta che ricorrono indizi circa la perdita valore del bene: riferiti al bene singolo riferiti all’azienda nel suo complesso riferiti a evoluzione di variabili macroeconomiche
La logica dell’impairment test (2) non serve, come per le precedenti regole italiane, che vi sia una perdita durevole non è necessario determinare sia il valore di realizzo diretto che quello indiretto. È sufficiente dimostrare che il valore di realizzo diretto è superiore al valore contabile per fermare l’impairment test determinazione del fair value less cost to sell la situazione ideale è la disponibilità di un’offerta di acquisto. In caso contrario, si verifica se esiste un mercato attivo per il bene. Se anche questo non è possibile, si determina il prezzo lordo in base alle migliori informazioni disponibili
La determinazione del value in use (1) Il value in use deriva dall’attualizzazione dei flussi di cassa che il bene genererà in futuro Tempo Si deve stimare il flusso di cassa derivabile dall’uso del cespite per gli anni di vita utile Flussi Sono flussi operativi (free cash flow) al lordo delle imposte Derivano da budget “interni” approvati e attendibili (3-5 anni) Comprendono solo entrate/uscite dirette dell’attività Oltre orizzonte del budget si applica il growth rate Non si considerano gli effetti di ristrutturazioni Tasso È implicito applicato nelle transazioni di beni similari, oppure WACC di società quotata con attività e rischio simile, al lordo di imposte
La determinazione del value in use (2) Flusso di cassa (FCF): Risultato operativo + Ammortamenti - Variazione capitale circolante netto operativo - Variazione investimento fisso di sostituzione = Free cash flow Tasso WACC = Kd * (D/D+E) + Ke (E/D+E), dove Kd = tasso onerosità media finanziamenti D = posizione finanziaria netta (net debt) E = patrimonio netto al valore di mercato dell’azienda (equity) Ke = costo capitale proprio A sua volta Ke = Rf + Beta (Rm – Rf), in cui: Rf = tasso investimenti privi di rischio Beta = coefficiente di rischio (da modello CAPM) Rm = rendimento medio di mercato Value in use = nΣt=1 [FCFt/(1+WACC)t]
La individuazione delle cash generating units (1) 1) i flussi di cassa dell’asset devono essere indipendenti dagli altri assets 2) se l’asset non è indipendente, va incluso in una cash generating unit (CGU) assieme ad altri asset, in modo che sia possibile calcolare flussi di cassa per la CGU CGU: “the smallest identifiable group of assets that generates cash inflows that are largery independent of the cash inflows from other assets or groups of assets” 3) per una CGU è necessario che esista un mercato attivo in cui sono Scambiati i beni che questa produce. Non è detto che venda a terzi ma che esista un mercato esterno per i suoi beni (prezzo trasferimento) 4) l’individuazione delle CGU è dunque abbastanza flessibile: negozio, stabilimento, attività in un Paese, società 5) basarsi anche sul livello di reporting interno e autonomia di gestione
La individuazione delle cash generating units (2) 6) una CGU sono potrà mai essere più grande di uno dei segmenti individuati in base allo IAS 14 7) la comunicazione della CONSOB DEM/3024642 16 aprile 2004 chiarisce come generalmente ogni società del gruppo costituisca una CGU (specie ai fini dei test su avviamento) 8) molte società nella pratica hanno fatto coincidere le CGU con i segmenti, al fine di semplificare il procedimento (anche se non in linea con le regole dello IASB che parla di “smallest group of assets”) Esempio: un’azienda individua in due linee produttive (A e B) le proprie CGU. Si tratta quindi di imputare alle due CGU gli assets posseduti dall’azienda suscettibili di impairment
L’attribuzione degli assets alle cash generating units (2) Gli asset attribuiti alle CGU, con il loro valore contabile, possono essere: 1) quelli “propri” della CGU 2) una quota degli assets comuni (corporate assets, compreso l’eventuale avviamento) attribuiti su “base razionale” Esempio la Linea A contiene macchinari per 800 la linea B contiene macchinari per 1.200 Gli assets comuni ripartibili su base razionale sono macchinari comuni per 1.000 attribuiti alle due CGU in funzione del tempo dedicato alle due linee: 20% a B, 80% ad A. Valore degli assets delle due CGU: A = 800 + (80% 1000) = 1.600 B = 1.200 + (20% 1000) = 1.400 Se un asset comune o l’avviamento non è ripartibile su base razionale sulle due CGU, si deve creare una CGU di secondo livello (rinvio)
La determinazione della svalutazione (1) calcolo del value in use delle due CGU Ipotizzando che gli assets attribuiti abbiano una vita media di 4 anni: a) stimare i flussi di cassa dei prossimi 4 anni e b) attualizzazione dei flussi a un tasso pari al WACC Esempio Si supponga che la somma dei valori attualizzati dei flussi di cassa delle due CGU sia pari a 2.200 per a e a 750 per B. Ne consegue che la CGU A non va svalutata, in quanto il suo value in use (2.200) supera il valore netto contabile degli assets attribuiti (1.600) La CGU B impone una svalutazione pari alla differenza (750 – 1.400) = 650 La svalutazione di 650 deve essere attribuita agli assets componenti B in proporzione al loro valore netto contabile: (1.200/1.400) * 650 agli assets propri di B (200/1.400) * 650 agli assets comuni attribuiti a B Se fosse stato attribuito un avviamento a B, la svalutazione avrebbe colpito prioritariamente l’avviamento e, per la parte eccedente, avrebbe riguardato gli altri beni
l’eccedenza, per la parte non coperta, confluisce a CE La determinazione della svalutazione (2) Implicazioni contabili invio di un costo a CE svalutazione riduzione del valore del cespite con relativa modifica della base di ammortamento se invece il cespite era stato rivalutato nella logica del revaluation model l’eccedenza, per la parte non coperta, confluisce a CE la svalutazione colpisce prioritariamente la riserva creata in precedenza l’esecuzione dell’impairment test può essere motivo di rideterminazione della vita utile e delle aliquote di ammortamento
La determinazione della svalutazione (3) se un asset comune o l’avviamento non è ripartibile su base razionale alle due CGU, si deve creare una CGU di secondo livello (top-down test) la CGU di secondo livello comprende le CGU di primo livello già sottoposte a impairment test e l’asset comune quindi si calcola il value in use della CGU di secondo livello come somma dei flussi delle CGU componenti e si confronta con il valore netto contabile degli assets attribuiti. anche in questo caso l’avviamento assorbirà in via prioritaria la svalutazione se emerge una svalutazione, questa andrà di nuovo attribuita pro quota agli assets componenti le CGU di primo livello (che così potrebbero essere sottoposti a due svalutazioni distinte nello stesso test) e all’asset comune
Le rivalutazioni di ripristino dopo la svalutazione, in presenza di sintomi di ripristino di valore, si deve svolgere nuovo impairment test per valutare se sussistono ancora le condizioni di svalutazione. I sintomi sono gli stessi della svalutazione ma con segno inverso la rivalutazione di ripristino, qualora presente, va a CE (salvo il caso di asset nel revaluation model: in tal caso fa aumentare di nuovo la riserva) nel caso di CGU, si rivalutano pro quota i beni svalutati. L’avviamento non può mai essere rivalutato (divieto di avviamento interno) divieto di superare il minore tra il valore recuperabile del bene e il valore netto contabile che, al netto degli ammortamenti che ci sarebbero stati, avrebbe avuto il bene senza svalutazione
I riflessi sul controllo di gestione La complessità delle procedure necessarie per l’impairment test consiglia di utilizzarle anche ai fini gestionali. In particolare, l’azienda deve compiere diverse scelte: logica di aggregazione degli assets a centri di costo, CGU, segment, per “gradini successivi” o con distinte attribuzioni degli assets ? sfruttare ai fini reporting interno le CGU Profili organizzativi ? ridisegno reporting interno ai fini del reporting esterno o viceversa ? utilizzo di metodi DCF per la programmazione degli investimenti ? quale approccio informativo utilizzare: approccio “pesante” o “leggero” ?