Roma antica: crisi della Repubblica Dai Gracchi alla guerra contro Giugurta Conquiste del sec. II a.C. Optimates contro populares Riforme agrarie e guerra numidica Guerra sociale e prima guerra civile Le riforme di Mario Guerra sociale e dittatura di Silla Rivolta di Spartaco Primo triumvirato e morte di Cesare La congiura di Catilina Ascesa e caduta di Cesare A cura del prof. Luigi O. Rintallo
Crisi della Repubblica/1 Dai Gracchi alla guerra contro Giugurta Ciò comporta profondi mutamenti. Alla piccola proprietà agricola subentra il latifondo; si incrementa l’impiego di schiavi e si rafforza l’ordine dei cavalieri, detentori di varie attività economiche. La maggiore estensione delle conquiste romane rende difficile l’amministrazione che, priva di un potere esecutivo stabile, permette l’ampliarsi del potere dei singoli governatori spesso senza scrupoli. L’ultimo secolo della Repubblica di Roma è un periodo di accesi scontri sociali. Si accentua la distinzione fra optimates e populares. Del secondo gruppo fanno parte i fratelli Gracchi. Nel sec. II a.C. Roma realizza una grandiosa espansione del suo territorio, divenendo la sola potenza del Mediterraneo. Per attuare la ripartizione delle terre, Tiberio istituisce una commissione composta da lui stesso, il fratello Caio e il suocero Appio Claudio. Quando tenta la rielezione, violando le leggi repubblicane, il Senato si convince che aspirava alla tirannide. Tiberio Gracco, eletto tribuno della plebe nel 133, propone una legge agraria contro il latifondo, prevedendo la redistribuzione dell’agro pubblico in piccoli appezzamenti . Tiberio rimane ucciso durante gli scontri fra i suoi sostenitori e una folla aizzata da agenti del Senato. Nove anni dopo, nel 123, il fratello Caio come tribuno della plebe fa approvare nuovamente la legge agraria. Inoltre promulga la «legge frumentaria» che fissa un prezzo conveniente alla vendita del grano. Quando propone di estendere la cittadinanza ai popoli italici, perde consenso presso la plebe dell’Urbe. Dopo la conquista dell’Italia meridionale con le guerre sannitiche e aver battuto Pirro, Roma vince il confronto con Cartagine nelle tre guerre puniche (264-241; 218-202; 149-146) ; sottomette parte della Spagna nel 133; con le tre guerre macedoniche (214-205; 198-197; 172-167) annette la Macedonia e fa tributaria la Grecia, riducendo in suo potere anche i regni ellenistici di Bitinia, Galazia e Pergamo. Infine nel 120 costituisce la provincia della Gallia Narbonese (Provenza). Mancata la rielezione nel 121, Caio Gracco si fa uccidere da uno schiavo. Ne consegue la reazione del Senato, sempre più oligarchico e meno democratico. La ripresa del partito popolare si ha con Caio Mario. A Mario si deve la cattura del re della Numidia Giugurta, dopo che questi respinse due campagne guidate dal console Metello. Giugurta era salito sul trono, dopo aver ucciso il figlio del re Micipsa, e si era opposto alla divisione del regno imposta da Roma. Ritardò la reazione romana praticando la corruzione dei senatori, finché Mario, nel 104, lo condusse a Roma dopo che il questore Silla persuase Bocco, re di Mauritania , a consegnarlo ai Romani.
Crisi della Repubblica /2 Guerra sociale e prima guerra civile Mario promulga la riforma dell’esercito, stabilendo che lo Stato avrebbe corrisposto una paga a ogni soldato. Così le milizie divenirono professionali. Il prestigio conseguito tra i suoi soldati, permette a Mario di farsi eleggere console. Alla carica sarà confermato per cinque volte. Combattere diventa una occupazione alla quale si dedicano molti proletari urbani, che diventano la forza dei generali per le lotte di potere a Roma. Amato dai suoi soldati, Mario è il primo condottiero che usa l’esercito per la sua scalata al comando dell’Urbe. Nel 102 batte i Cimbri e i Teutoni che dal nord Europa avanzavano verso l’Italia. La riforma interveniva per risolvere la situazione creatasi dopo le numerose guerre combattute da Roma che avevano impoverito i contadini-soldati costretti a pagarsi l’equipaggiamento. L’aumento dei nullatenenti aveva ridotto il numero dei legionari: con l’esercito di mestiere Mario rafforza la struttura militare romana, istituendo la coorte (di 600 uomini, divisi in tre manipoli di 200). Dieci coorti componevano la legione. L’anno seguente, nell’88, il Senato decide di intervenire contro Mitridate VI, re del Ponto, che aveva invaso le province asiatiche di Roma. La campagna contro di lui è condotta da Silla, fautore del partito senatorio, che conquista il comando marciando su Roma coi suoi legionari. All’inizio del sec. I a.C. lo scontento degli alleati italici di Roma esplode nella «guerra sociale». Roma affida il comando a Mario e Silla. Non ottenendo successi militari, alla fine Roma decide di concedere la cittadinanza agli italici (89 a.C.). Mentre Silla è in Asia, le truppe di Mario si impadroniscono di Roma, compiendo un massacro degli esponenti del partito degli optimates (87 a.C.). Battuto Mitridate, Silla rientra a Roma e sconfigge i sostenitori di Mario, nel frattempo morto perché malato. Per vendicare le stragi compiute dai populares Silla compila le liste di proscrizione che decimano gli oppositori del partito senatorio. Silla assume la dittatura a vita nell’81 a.C. La prima guerra civile fra Mario e Silla segna la fine della Repubblica nata dopo la cacciata dei Re. Silla rafforza il Senato e indebolisce i tribuni della plebe, che non potevano più accedere al cursus honorum. Per impedire che gli eserciti entrassero in città, fissa il confine dello Stato sul Rubicone. Nel 79 a.C. Silla si ritira dalla politica attiva, per risiedere nella sua villa di Cuma. Fra gli scampati alle proscrizioni di Silla, vi è Quinto Sertorio che, rifugiatosi in Spagna, organizza una rivolta contro Roma. Per contenerla, è inviato in Spagna uno dei generali di Silla, Gneo Pompeo che tuttavia non riesce nell’impresa. Solo dopo che Sertorio fu tradito dal suo luogotenente Perperna, Roma ristabilisce la pace in Spagna (72 a,C.). Negli stessi anni scoppia in Italia la ribellione degli schiavi, guidata da Spartaco, un gladiatore della Tracia che si pone alla guida di 120.000 uomini. Spartaco è sconfitto da Crasso, un esponente dell’ordine dei cavalieri, con l’aiuto di Pompeo rientrato dalla Spagna. Entrambi sono eletti consoli nel 70 a.C.
Crisi della Repubblica /3 Primo triumvirato e morte di Cesare Su mandato dei Tribuni della plebe e contro il parere del Senato, a Pompeo è assegnato un imperium proconsulare infinitum per combattere i pirati Illiri. Accresciuto il suo potere personale, Pompeo intraprende una nuova guerra contro Mitridate che sconfigge nel 63 a.C.. Cicerone fa uccidere, senza processo, alcuni dei congiurati , mentre Catilina tenta l’ultima resistenza a Pistoia dove è sconfitto e ucciso. Fra quanti si pronunciarono contro la condanna a morte dei congiurati è Giulio Cesare che, desideroso di pervenire al consolato, tesse un’abile trama politica realizzando un accordo con Crasso e Pompeo. Al termine del mandato, Cesare diviene proconsole delle Gallie per 5 anni e avvia una guerra di conquista che porterà all’annessione della Gallia centro-settentrionale (attuale Francia). Dopo l’accordo di Lucca, Cesare ottiene di prolungare di altri 5 anni il proconsolato in Gallia. Per il prestigio conseguito con questa vittoria, Pompeo meritò il soprannome di magnus (il Grande). Intanto, a Roma si riacutizza lo scontro fra ottimati e popolari, i quali puntano a cancellare le riforme di Silla e limitare lo strapotere del Senato. In questo clima tenta la sua ascesa politica Catilina, che organizza una congiura per impadronirsi del potere. E’ scoperta dal console Cicerone, che pronuncia in Senato le orazioni dette «catilinarie. Cesare piega la resistenza del capo dei Galli, Vercingetòrice, costringendolo alla resa dopo l’assedio di Alesia (51 a.C.). Intanto, dopo la morte di Crasso in Siria durante la guerra contro i Parti, il Senato punta su Pompeo per contrastare i successi di Cesare. Questi rifiuta di obbedire al Senato. Coi suoi legionari marcia su Roma e sconfigge a Farsalo Pompeo, che si rifugia in Egitto dove Tolemeo lo fa uccidere. Nasce così il primo triumvirato. Con esso sono di fatto esautorate tutte le magistrature della Repubblica, che passa sotto il controllo personale dei tre uomini politici. Ottenuto il consolato nel 59 a.C., Cesare si adopera per ridurre il potere dei senatori. Tornato a Roma vittorioso, Cesare riceve la dittatura per ristabilire pace e ordine dopo la guerra civile. Avvia importanti riforme contro il latifondo, estende la cittadinanza ai transpadani, intraprende una serie di lavori pubblici. Riforma inoltre il calendario, passando dall’anno lunare a quello solare di 365 giorni. Nel 44 a.C., il partito senatorio – con il contributo di Cicerone – organizza contro Cesare una congiura. A capo della congiura erano Cassio e Bruto, il quale era figlio naturale del dittatore. Alle Idi di marzo, Cesare fu ucciso da 23 pugnalate. La reazione dei Romani non fu quella sperata dai congiurati, anche perché Antonio – luogotenente di Cesare – fu abile a riprendere in mano la situazione. Tuttavia, nel suo testamento Cesare lascia tre quarti del suo patrimonio al pronipote Ottaviano, allora nemmeno ventenne. Per rivendicare i suoi diritti, egli mosse guerra ad Antonio costringendolo a ripiegare in Gallia. Nel 43, Ottaviano marcia quindi su Roma e ottiene di essere eletto console.