Delegazione Rivarolo.

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Delegazione Rivarolo

1)Rivarolo ha nelle semi- scomparse ma ancora visibili strutture del tempio pagano dedicato alla dea Flora il suo certificato di antichità. Il primitivo abitato si trovava allora sparso lungo le rive del Polcevera e sui tornanti collinari, fuori delle rotte commerciali che transitavano sulla via Postumia e nel tratto pianeggiante che faceva capo al guado verso Fegino . Una più marcata consistenza Rivarolo l’assunse negli anni attorno al Mille, quando sorse la chiesa pievana di Nostra Signora Assunta, vicino alle case del minuscolo borgo. I secoli seguenti vedono quel primitivo insediamento crescere in proporzione dell’interesse che esso suscita nelle famiglie nobili del centro cittadino, che non esitano a farne la loro seconda sede residenziale. Tra i nomi più in vista di tale sviluppo edilizio troviamo quelli degli Adorno, dei Pallavicini, Fieschi, Doria, ecc.

2)Attorno ai vari centri residenziali si formano dei nuclei abitati che dipendono a loro volta dall’autorità spirituale e amministrativa della chiesa pievana; tra essi, i sobborghi di Teglia, della costa di Rivarolo, Begato, del« Borghetto ». L’alternarsi dei due poteri l’aristocratico e l’ecclesiastico non fa che accentuare la forte personalità della borgata, già resa tale dall’intenso sviluppo. delle sue componenti produttive e commerciali. Nel 1535, parlando di Rivarolo, il Giustiniani gli assegna un centinaio di case, tra la parte alta e quella a valle, oltre ad un numero ancora maggiore delle zone dei dintorni che ne fanno parte. Tale favorevole situazione è confermata nel secolo successivo, con la sistemazione del Capitano della PoIcevera nell’ex palazzo Fieschi a partire dal 1606.

3)Gli inevitabili fatti negativi accaduti nel periodo intermedio cruenti scontri guerreschi, dolorose epidemie, ecc. — non riescono a distruggere quel forte insediamento. Nel secolo successivo i lutti si rinnovano per l’imperversare della guerra contro gli invasori austriaci del 1747. Cadono vittime del furore bellico molti rivarolesi e subiscono la distruzione parecchie costruzioni importanti, oltre ad un numero notevole di case d’abitazione. Viene parzialmente atterrata la chiesa di Santa Caterina a Begato, mentre subisce molti danni il convento dei frati Francescani sulla collina della Misericordia. Per rimpiazzare l’operato delle due strutture, verso il 1750 nasce la chiesa di San Giovanni Battista della costa di Rivarolo.

4)La fine del ‘700 e l’inizio del secolo successivo vedono la borgata in piena ripresa, realtà comprovata dalla sistemazione della nuova impalcatura amministrativa instaurata dopo la rivoluzione democratica. Infatti, ancora nello stesso palazzo che già ospitò il Capitano del popolo, si instaura la direzione cantonale della bassa Valpolcevera con influenza da Sampierdarena a San Quirico, con estensione ai territori dell’oltre- torrente di Fegino, Trasta e Murta. Contemporaneamente Rivarolo assume la importanza amministrativa municipale. E una situazione che si protrae fino al 1870 per quanto riguarda la funzione mandamentale subentrata a quella cantonale e al 1926 per quella municipale, terminata con la creazione della «Grande Genova». In tutto il periodo intercorrente assistiamo ad uno sviluppo inarrestabile, umano e delle strutture residenziali e produttive.

5)E del 1862 l’entrata in funzione dell’ospedale Celesia, il primo nosocomio moderno della vallata e uno dei migliori, per molti anni, del genovesato. Nel 1850 popolavano il territorio comunale rivarolese oltre 5.000 abitanti, saliti a circa 15.000 agli inizi del nuovo secolo. Nel 1859 era stata aperta la stazione ferroviaria, con il 1881 entrò in funzione la linea tranviaria a cavalli, che verrà elettrificata nel 1905. Al 1868 risaliva la nascita della prima associazione mutualistica moderna, la «Società di Mutuo Soccorso Borghetto» a carattere laico — seguita dalle cattoliche «San Mauro» di Teglia, «San Bartolomeo di Certosa e «Santa Maria e San Rocco» di Rivarolo, rispettivamente nel 1873, 1881 e 1885. Verso la fine del secolo entrava in funzione il cimitero della Cabona, mentre nel ‘23 la «Croce Rosa» fondata nel 1905 Certosa si sistemava nella ancora attuale sede.

6)Alla fine della guerra ‘15-’l8 popolavano Rivarolo quasi 25 6)Alla fine della guerra ‘15-’l8 popolavano Rivarolo quasi 25.000 anime, salite ad oltre 30.000 nel 1926, al momento dell’assorbimento dell’ex comune nella municipalità genovese. L’ultimo censimento, quello del 1981, ha fatto registrare 40.000 residenti, con un calo di circa 2.000 unità rispetto a quello del ‘71, che rappresenta il maggior incremento demografico della borgata di tutti i tempi. Per chi giunge per la prima volta a Rivarolo, la vista del minuscolo castello che si erge a fianco della strada in prossimità del rivo Torbella costituisce certamente motivo di curiosità. La costruzione si presenta oggi mezza sinistrata e porta ancora ben visibili le ferite dell’ultimo conflitto. Un tempo però essa era l’orgoglio dei rivarolesi, tutta lustra e ben tenuta. Il minicastello era stato costruito per conto del sindaco di Rivarolo G.B. Cava- Ieri tra il 1858 ed il 1860. Originariamente esso era attorniato da un ampio giardino che si estendeva fino alla riva del Polcevera e, verso sud, all’incrocio tra le attuali vie Jori e Pongoli.

7)Il suo destino però, non fu troppo roseo; per un improvviso mutare delle sorti del suo costruttore, non gli servì mai da alloggio, ma venne ben presto venduto passando di mano in mano senza che vi si stabilisse nessuna residenza fissa. Il «castello» diventò casa da gioco, asilo per le orfanelle; poi, alle fine degli anni 80, venne acquistato dall’industriale Foltzer che vi stabilì la residenza del direttore deIl ’oleificio, mentre il giardino veniva adibito a deposito di fusti e barili. Quando anche quella funzione terminò, vi si stabilì la sede del gruppo rionale fascista di Rivarolo. Alla fine della guerra altro cambio di guardia e ospitalità concessa alla sezione comunista rivarolese. Oggi il «Casino Cavaleri» come si chiamava alle origini appare piuttosto dimesso, e sembra attendere una ristrutturazione che, forse, non arriverà mai...