RAPPORTO 2009 SULL’INDUSTRIA MARCHIGIANA. Il presente rapporto è stato realizzato da: Barboni Benedetta, De Riccardis Mario, Gagliardini Giulia, Massaccesi.

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RAPPORTO 2009 SULL’INDUSTRIA MARCHIGIANA

Il presente rapporto è stato realizzato da: Barboni Benedetta, De Riccardis Mario, Gagliardini Giulia, Massaccesi Adriana, Tombolesi Valentina.

IL QUADRO INTERNAZIONALE E NAZIONALE Il dispiegarsi degli effetti della crisi finanziaria, a partire dalla seconda metà del 2008, ha avuto forti ripercussioni sull’andamento dell’attività economica mondiale nel corso del Nella prima parte dell’anno, l’andamento del PIL mondiale ha mostrato evidenti segnali di contrazione, divenuti progressivamente più marcati nel corso dei mesi successivi la pausa estiva. Nella media dell’anno, la flessione stimata è risultata pari a circa lo 0,9% rispetto al 2008 (ISAE). In forte contrazione il commercio internazionale (WTO: -12% sui flussi in dollari; Ice-Prometeia: -16,6% sui flussi in euro correnti). A livello geografico, il rallentamento dell’economia mondiale ha colpito in particolare le regioni europee e il NAFTA, epicentro della crisi finanziaria, mentre più contenuto è apparso l’impatto in tutto l’emisfero australe, nei paesi della sponda meridionale del Mediterraneo e in quelli del Golfo, che hanno mostrato segnali di tenuta a causa della loro minore integrazione economica su scala mondiale (Ministero della Sviluppo Economico-ICE-Prometeia). L’effetto della massiccia azione di stimolo e del pacchetto di interventi fiscali e monetari adottati da tutti i principali paesi ha risvegliato segnali di ripresa già dalla metà del 2009, anche se la velocità del recupero ad essi associata è apparsa molto differenziata tra le maggiori aree. In Italia il PIL è diminuito del 5% in termini reali, risentendo pesantemente sia della contrazione del commercio internazionale, sia della caduta della domanda interna. La flessione è risultata più marcata all’inizio dell’anno, mentre ha mostrato un’intensità progressivamente minore nel corso dei trimestri successivi.

L'ECONOMIA REGIONALE L'ATTIVITÀ PRODUTTIVA L’attività produttiva regionale ha mostrato un andamento in progressiva flessione tra la metà del 2008 e la primavera del 2009, raggiungendo la massima variazione negativa nel secondo trimestre (-15,6%).

PREZZI, COSTI E MARGINI NELLA TRASFORMAZIONE INDUSTRIALE I PREZZI Nella media del 2009 i prezzi di vendita sono diminuiti dell’1% sia sul mercato interno che sul mercato estero. Sul mercato domestico, la flessione dei prezzi si è concentrata nei trimestri centrali dell’anno; sul mercato estero, il rallentamento è andato progressivamente attenuandosi, passando dal -1,1% del primo trimestre al -0,4% del quarto trimestre. Le previsioni relative al 2010 mostrano una contenuta ripresa dei prezzi, a seguito del recupero previsto nei livelli di attività: le previsioni relative al mercato interno mostrano un aumento di circa l’1,4%, mentre sull’estero la variazione attesa è pari a circa l’1%. I COSTI Nella media dell’anno, il costo degli input è risultato in flessione dell’1,4% frutto di una diminuzione dell’1,6% per gli input di origine interna e dell’1,3% per quelli provenienti dal mercato estero. Il costo del lavoro per unità di prodotto è cresciuto, invece, di circa il 10%, il livello più elevato tra quelli registrati nel corso degli ultimi anni.

COSTI, PREZZI E MARK UP NELLA TRASFORMAZIONE INDUSTRIALE A causa dell’andamento rilevato del CLUP e dei costi unitari degli input, la dinamica dei costi unitari variabili si è mantenuta su livelli elevati e ha registrato - nella media del un aumento di circa il 4,0% rispetto all’anno precedente. Il dato del 2009 prosegue la fase di continua crescita dei costi unitari che il sistema produttivo regionale sperimenta ormai da oltre un triennio, attenuatasi soltanto nel corso dei trimestri più recenti a causa della difficile situazione congiunturale, peraltro insufficiente a contenere i costi unitari su variazioni non rilevanti per la competitività delle imprese. A tale dinamica si è affiancata – a partire dalla metà del 2008 – una brusca caduta dei prezzi di vendita, finalizzata a mantenere le quote di mercato delle imprese. I margini di profitto nella trasformazione industriale hanno mostrato un progressivo deterioramento, attenuando la capacità delle imprese di generare flussi finanziari. Per il 2010, le previsioni degli operatori indicano un livello dei margini in moderato recupero rispetto al 2009, indotto prevalentemente da un recupero atteso della produttività, e di un contenuto aumento dei livelli dei prezzi.

L'ATTIVITÀ COMMERCIALE Il quadro negativo ha contraddistinto sia il mercato interno, sia il mercato estero IL MERCATO INTERNO Le vendite sul mercato interno hanno mostrato variazioni negative di intensità crescente nel corso del primo semestre 2009, che sono andate poi progressivamente migliorando nella seconda parte dell’anno. Nella media del 2009 le vendite sull’interno sono diminuite del 7,6% rispetto all’anno precedente (vedi Tab. 3.3).

L’andamento dell’attività commerciale sull’interno nella regione evidenzia, già a partire dal terzo trimestre, una risalita più vivace rispetto a quella rilevata a livello nazionale, attribuibile probabilmente allo sfasamento temporale con il quale gli effetti della crisi sono stati avvertiti nei due contesti geografici e alle connotazioni settoriali delle due aree.

IL MERCATO ESTERO Andamento particolarmente negativo anche dell'attività commerciale sull'estero: nella media del 2009, le vendite hanno mostrato una flessione del 13,4% rispetto all’anno precedente.

IL MERCATO DEL LAVORO IL QUADRO NAZIONALE Nel 2009 l’occupazione in Italia si è ridotta dell’1,6% rispetto all’anno precedente ( unità). Il trend discendente ha avuto inizio nel corso del terzo trimestre 2008 ed è proseguito con intensità crescente di trimestre in trimestre. Il tasso di occupazione anni si è attestato al 57,5%, con una variazione negativa pari a 1,2 punti percentuali rispetto al 2008.

Il complessivo calo dell’occupazione nel terziario riflette la flessione nel commercio, alberghi e ristorazione, nei trasporti, nell’istruzione e nella Pubblica amministrazione, non compensata dall’incremento dei servizi alle famiglie e sociali (attività ricreative, culturali e sportive).

Nella media del 2009 l’offerta di lavoro ha registrato una diminuzione dello 0,5%, pari a circa unità in meno rispetto al Il tasso di attività anni è risultato pari al 62,4%, sei decimi di punto in meno rispetto al Per il secondo anno consecutivo, cresce il numero delle persone in cerca di occupazione: nella media dell’anno si è osservata una crescita dei disoccupati del 15% pari a unità. Il tasso di disoccupazione è salito dal 6,7% del 2008 al 7,8% del L’incremento più consistente si è osservato per la componente maschile, il cui tasso di disoccupazione è passato dal 5,5% del 2008 al 6,8% del 2009; più contenuta la variazione di quello femminile che però raggiunge il 9,3% (8,6% nel 2008).

OCCUPAZIONE E MERCATO DEL LAVORO NELLE MARCHE La dinamica occupazionale registrata nelle Marche nel 2009 è apparsa in linea con quella nazionale. Gli occupati sono risultati in diminuzione dello 0,4% rispetto al 2008, con una contrazione di circa unità. La diminuzione dell’occupazione nella regione è frutto di una sensibile flessione del numero dei lavoratori dipendenti, il cui peso sul totale scende ulteriormente rispetto al 2008 e raggiunge il 73,9%, a fronte di una crescita di quelli indipendenti. Nel 2009, la tendenza osservata a partire dal 2008 alla crescita della quota di lavoro indipendente, che sale al 26,1% (25,5% nel 2008).

In controtendenza rispetto al dato nazionale, nelle Marche si è osservato un incremento dell'offerta di lavoro: nella media del 2009 le forze di lavoro sono aumentate di circa unità (+1,7% rispetto al 2008). Rispetto alla media italiana, il tasso di disoccupazione complessivo nelle Marche risulta inferiore di circa 1,2 punti percentuali. Le Marche perdono due posizioni rispetto al 2008 e si collocano al nono posto.

Nella media dell’anno 2009, le ore complessive di cassa integrazione autorizzate sono passate da 5,9 milioni del 2008 a 22,7 milioni, con una variazione del 283%. Tale variazione è attribuibile principalmente alla componente ordinaria, che è passata da 2,3 milioni di ore del 2008 a 13,4 milioni di ore del Cresce anche la componente straordinaria che raggiunge, nel 2009, i 9,2 milioni di ore autorizzate (3,6 milioni nel 2008).

GLI INVESTIMENTI Forte flessione nel 2009 dei consuntivi di spesa per investimenti nelle imprese marchigiane, e in calo più marcato rispetto alle previsioni formulate dagli operatori nel 2008, che avevano indicato una flessione pari a circa il 7% su base annua. Sulla base dell'indagine condotta presso un campione di imprese industriali marchigiane, nel 2009 gli investimenti lordi sono diminuiti di oltre il 14% rispetto al 2008 (+0,9% nel 2008). Gli investimenti delle imprese sono stati frenati dal calo della domanda, in particolare internazionale, e dalle incerte prospettive riguardanti l’evoluzione a medio termine dei mercati. In aggiunta, la scarsa redditività aziendale causata dalla domanda debole ha indotto una forte contrazione dei margini di autofinanziamento che, sommata all’inasprimento delle condizioni di finanziamento, hanno frenato bruscamente il processo di espansione dello stock di capitale delle imprese.

Tutte negative le variazioni registrate tra le diverse tipologie di investimento, ad eccezione delle spese per ricerca e sviluppo. Tra le componenti fisse, sono risultati in calo gli immobili (-5,2%), gli impianti e macchinari (-28,8%) e i mezzi di trasporto (-10,8%). In flessione anche le spese in hardware e software (-18,6%) e, in misura minore, le spese di pubblicità (-3,5%) e formazione (-1,1%). Pressoché ferme le spese per ricerca e sviluppo (0,1%). Le previsioni per il 2010 tornano ad essere orientate verso un recupero, seppur graduale e contenuto, del processo di investimento nell’industria regionale. Già in avvio del 2010, infatti, la fase di marcata flessione congiunturale che ha caratterizzato il 2009 ha mostrato chiari segnali di attenuazione, progressivamente più evidenti con il passare dei mesi. Tale situazione potrebbe favorire il recupero dell’attività di investimento delle imprese marchigiane, specie se affiancata da una attenuazione del clima di forte incertezza che ha caratterizzato l’evoluzione della domanda internazionale negli ultimi trimestri. Secondo i piani aziendali, la spesa per investimenti complessivi potrebbe aumentare di circa il 3% rispetto al 2009, con un recupero più marcato per gli investimenti in impianti e macchinari e in informatica. Resta tuttavia l’incognita derivante dalle condizioni sfavorevoli attese ancora per il mercato del credito che, se associate al calo della profittabilità operativa delle imprese prevista per il 2010, potrebbero mantenere su livelli contenuti l’intera domanda di investimenti, in particolare quelli immateriali e quelli più sensibili alle condizioni del ciclo (ricerca e sviluppo, formazione, pubblicità).

LE PRINCIPALI TIPOLOGIE DI INVESTIMENTO Nel 2009 la quota di spesa per investimenti fissi è lievemente diminuita rispetto al totale della spesa per investimenti (66,7% contro 68,4% nel 2008). Gran parte della flessione è attribuibile al calo della spesa per impianti e macchinari, mentre la quota degli immobili è risultata in lieve aumento. In aumento anche la quota dei mezzi di trasporto. Le previsioni di spesa per il 2010 indicano un marcato recupero della componente materiale degli investimenti, in particolare di immobili, impianti e macchinari, che supera il 70% del totale della spesa. In lieve contrazione la previsione di spesa per pubblicità e promozione, così come per gli investimenti in sistemi ICT, in ricerca e sviluppo e in formazione.

LE RAGIONI ALLA BASE DELL'ATTIVITÀ DI INVESTIMENTO Il marcato irrigidimento previsto nelle condizioni di domanda ha indotto le imprese ad investire sulla razionalizzazione della struttura e sull’innovazione di prodotto. (Tab. 5.3). Rimane elevata la spesa finalizzata a razionalizzare gli assetti produttivi, al fine di consentire condizioni di competitività più solide per le imprese. In flessione la spesa destinata a contenere i costi di produzione e soprattutto quella finalizzata all’aumento dei livelli produttivi. Sale marcatamente, raggiungendo il valore più elevato dell’ultimo decennio, la spesa finalizzata all’introduzione di nuovi prodotti.

LE MODALITÀ DI FINANZIAMENTO DEGLI INVESTIMENTI L'analisi delle modalità di finanziamento degli investimenti effettuati nel 2009 mostra il marcato ricorso all’autofinanziamento da parte delle imprese, a seguito delle condizioni più stringenti osservate nel mercato del credito. Il peso di questa fonte è salito al 54,4% nel 2009 rispetto al 48,7% del In sensibile calo il ricorso al credito bancario a breve termine e al leasing, mentre sale marginalmente la quota di finanziamento a medio e lungo termine, probabilmente a causa di situazioni di consolidamento del debito. Rispetto al 2008, il ricorso a forme di passivo consolidato si contrae (27,6% contro 31,6% del 2008), nonostante l’aumento della quota di finanziamenti a m/l termine. In calo la richiesta di garanzie bancarie, che tornano sui livelli osservati nel corso del 2007.

SCENARI E STRATEGIE DOPO LA CRISI Stato dell’economia e vie di uscita dalla crisi secondo gli imprenditori INTRODUZIONE L’insorgere repentino della crisi a partire dalla metà del 2008 ha aperto una serie di interrogativi relativi agli effetti del rallentamento sui sistemi di produzione e sulla capacità delle imprese di reagire al forte calo della domanda. In tale contesto, la disponibilità di un quadro previsivo relativo alla dinamica settoriale appare particolarmente importante perché costituisce la base sulla quale il management aziendale può assumere decisioni strategiche. La presente sezione riporta i risultati di un’indagine finalizzata a raccogliere le valutazioni degli imprenditori relative alla probabilità di verificarsi di alcuni scenari alternativi riguardanti tre principali temi: 1. l’evoluzione della crisi e il processo di internazionalizzazione delle economie; 2. le condizioni del mercato del credito, in termini di costo e di disponibilità delle risorse finanziarie; 3. le reazioni delle imprese al nuovo quadro competitivo, in termini di sostenibilità dei vantaggi competitivi posseduti e delle opportunità di mercato disponibili agli imprenditori.

CAMPIONE All’interno del periodo di massima incertezza del quadro macroeconomico (metà dicembre 2009 – metà marzo 2010), la Confindustria Marche ha sottoposto agli imprenditori un questionario tendente a quantificare le probabilità associate ad una serie di scenari prevedibili per il 2010.

Primo Scenario. CRISI E PROCESSO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE ECONOMIE Il primo scenario confronta i percorsi di evoluzione del quadro macroeconomico in relazione a due principali variabili: 1. Il processo di internazionalizzazione delle economie; 2. La percezione dello stato della crisi.

La Figura 6.2 riporta le risposte degli imprenditori in relazione a quello che è ritenuto lo scenario più probabile. Il 42% degli imprenditori definisce lo scenario più probabile come l’esito di una gelata primaverile, ossia come un periodo nel quale l’intensità della crisi è apparsa talmente forte da mutare in modo irreparabile il quadro delle relazioni economiche in essere nel periodo pre-crisi. Nonostante la ripresa del processo di internazionalizzazione, gli imprenditori ritengono che il ristabilirsi dell’equilibrio avverrà con attori e modalità competitive diverse da quelle pre-crisi, e che il perdurare della fase di crisi stimolerà un processo di riconfigurazione del sistema produttivo molto selettivo e tale da accentuare le differenziazioni nelle performance delle imprese.

Secondo scenario. LE CONDIZIONI DEL MERCATO DEL CREDITO

La metà delle imprese intervistate (49%) ritiene più probabile uno scenario definito di “fuga laterale”, nel quale le condizioni del mercato del credito seguiteranno ad essere dettate da fattori macro-economici al di fuori del controllo delle imprese: da un lato, i tassi di interesse saranno mantenuti bassi, ma solo per il finanziamento dei disavanzi pubblici generati per far fronte alla crisi; d’altro lato, le condizioni di mercato in termini di disponibilità di credito appaiono non facili per la maggioranza degli intervistati, evidenziando come la leva della disponibilità di credito non sia tra le opzioni al momento prevedibili nel pacchetto di strumenti a disposizione delle imprese. Se ne desume la percezione che il credito possa accentuare - nei prossimi trimestri – il suo ruolo di variabile di selezione delle imprese, in aggiunta a quello di accompagnamento della crescita che tradizionalmente svolge.

Terzo scenario. VANTAGGI COMPETITIVI E OPPORTUNITA’ IMPRENDITORIALI Il terzo scenario fornisce indicazioni sulle modalità con le quali gli imprenditori ritengono di poter uscire dalla crisi a partire da quelle che sono le caratteristiche degli scenari che andranno a definirsi nel prossimo futuro. Lo schema di analisi è costruito sulla base di due ipotesi complementari rispetto alla evoluzione a medio termine del quadro congiunturale: si confronta cioè, da un lato, la capacità delle imprese di operare sul fronte della gestione della competizione in alternativa alla gestione dell’innovazione; dall’altro, le scelta per le imprese tra lo fruttare le risorse necessarie per la competizione e la capacità di generarne di nuove rispetto alle disponibili.

I risultati riportati nella Figura 6.6 mostrano come la selezione dei diversi approcci strategici sia fortemente differenziata tra le imprese e non polarizzata su una sola opzione: la grande variabilità con la quale le imprese selezionano approcci strategici - spesso molto differenti – denota la mancanza di un paradigma condiviso di azioni per contrastare la crisi. CONCLUSIONI La comparazione di scenari alternativi pone l’imprenditore di fronte alla necessità di dover prendere in considerazione possibili stati del mondo normalmente non inclusi nelle valutazioni medie. L’analisi di scenario proposta può agevolare l’azione imprenditoriale di identificazione e di sfruttamento delle opportunità di mercato, che normalmente compaiono dopo situazioni di crisi molto pronunciate come quella che stiamo vivendo.

LE SCHEDE SETTORIALI MINERALI NON METALLIFERI Il trend negativo che ha interessato il settore dei Minerali non Metalliferi in Italia negli ultimi anni è proseguito, con maggiore intensità, nel Secondo le rilevazioni Istat, l’indice grezzo della produzione industriale ha mostrato una diminuzione del 23,2% nella media del 2009, risultato peggiore di quello medio dell’industria manifatturiera nel suo complesso. L’andamento in corso d’anno mostra una concentrazione della flessione soprattutto nei primi trimestri dell’anno ed una progressiva attenuazione della caduta dei livelli produttivi in chiusura di Nelle Marche l’attività produttiva del settore, nel 2009, ha mostrato una contrazione del 17%, rispetto all’anno precedente, con un leggero miglioramento nella seconda parte dell’anno. I livelli occupazionali hanno mostrato una contrazione dell’1,6% nella media dell’anno; in forte aumento sono risultate le ore di Cassa Integrazione autorizzate passate da 177mila del 2008 alle 704mila del 2009.

MECCANICA Nel 2009 il settore della meccanica ha visto proseguire la fase recessiva iniziata a partire dal secondo trimestre del 2008 e, solo in chiusura d’anno, ha registrato i primi segnali di attenuazione del ciclo negativo. Nella media dell’anno, l’attività produttiva del settore ha mostrato una flessione del 24%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche nelle Marche il settore della meccanica ha mostrato una flessione dei livelli produttivi: nella media del 2009 la variazione rispetto all’anno precedente è stata del 14%. In lieve contrazione i livelli occupazionali, mentre i ricorsi alla Cassa Integrazione hanno avuto un incremento del 390%(dal 2008).

ALIMENTARE Nel 2009 l’industria alimentare italiana ha reagito meglio degli altri comparti industriali agli effetti della crisi. Dopo i primi segnali di contrazione dei livelli produttivi registrati nel 2008, il 2009 conferma il trend produttivo registrando una diminuzione dell’1,7% rispetto all’anno precedente, a fronte però di un -18,0% registrato in media dall’industria italiana. L’andamento del comparto alimentare nelle Marche è risultato migliore rispetto al dato nazionale: secondo i risultati dell’Indagine congiunturale di Confindustria Marche, nel corso del 2009, il settore ha mostrato livelli produttivi sostanzialmente stazionari rispetto al 2008 (-0,1%).Stabili i livelli occupazionali del settore nella media del 2009, mentre in forte aumento sono apparsi i ricorsi alla CIG (+98,3%rispetto al 2008).

TESSILE-ABBIGLIAMENTO Nel corso del 2009 la filiera Tessile-Abbigliamento italiana ha risentito pesantemente delle criticità di un contesto competitivo recessivo. Il settore ha subito un significativo ridimensionamento sia dell’attività produttiva che di quella commerciale e la contrazione ha colpito, pur con intensità diverse, tutti i comparti sia a monte che a valle della filiera. Tessile: produzione industriale -20% rispetto al 2008; Abbigliamento: flessione più contenuta (-4,9%). Nelle Marche l’attività produttiva del settore è risultata in diminuzione del 15,5% rispetto all’anno precedente. In diminuzione i livelli occupazionali, mentre risultano in aumento le ore di Cassa Integrazione autorizzata.

CALZATURE Il settore calzaturiero, già provato negli ultimi anni da un prolungato ciclo riflessivo, ha risentito sensibilmente, nel 2009, del pesante contesto macroeconomico internazionale, in particolar modo del calo dei consumi nel mercato estero. I dati Istat sulla produzione evidenziano, nella media del 2009, una flessione del 21,2% rispetto all’anno precedente. Nelle Marche il settore calzaturiero, nel 2009, ha mostrato una migliore capacità di reazione alla crisi internazionale rispetto a quanto osservato a livello nazionale: nella media dell’anno, infatti, i livelli produttivi sono diminuiti del 10,8% rispetto al In flessione i livelli occupazionali del settore (-0,8%) mentre in aumento sono risultati i ricorsi alla CIG nel 2009 (+171,2%).

LEGNO E MOBILE E’ proseguito nel 2009 il trend negativo registrato dal settore Legno-Arredamento italiano già nel corso del Negativo l’andamento dei livelli produttivi:l’indice Istat della produzione registra una contrazione del 22,5% per il comparto della lavorazione del legno e del 16,1% per il comparto del mobile. Nelle Marche, nella media del 2009, il settore Legno e Mobile ha registrato una flessione dei livelli produttivi più contenuta rispetto al dato nazionale pari al 7,6%. I livelli occupazionali hanno registrato una leggera flessione rispetto al 2008 (-0,5%), mentre in aumento i ricorsi alla CIG.

GOMMA E PLASTICA E’ proseguita anche nel 2009, e con maggiore intensità, la contrazione dei volumi produttivi del settore della Gomma e Plastica in Italia iniziata nel Nella media dell’anno la produzione del settore ha registrato una flessione del 18,2% rispetto all’anno precedente. A livello regionale l’andamento dell’attività produttiva del settore, nella media del 2009, è risultata in diminuzione dell’11,1%, rispetto all’anno precedente. Sono risultati in diminuzione anche i livelli occupazionali del settore.

LE PREVISIONI SETTORIALI PER IL 2010 Secondo le previsioni degli operatori emergono segnali di ristabilimento con una moderata ripresa della produzione, con livelli di attività previsti in aumento di circa l’ 1% nella media dell’ industria.

Riguardo al 2010, le previsioni relative al fatturato delle aziende intervistate mostrano, nella media dell’industria, un recupero compreso tra il 3,8% per il mercato interno e il 4,7% per il mercato estero. EFFETTIVE RILEVAZIONI DEI TASSI DI VARIAZIONE NEL 2010 NEI VARI SETTORI INDUSTRIALI MARCHIGIANI. L’ intero distretto industriale marchigiano ha registrato un aumento, seppur lieve, sulla produzione industriale. Nonostante la ripresa non si è ancora tornati al livello del 2008.

ANALISI SETTORIALE MINERALI NON METALLIFERI La produzione: la media dei tassi di variazione del 2009 è stata del –16.9% In controtendenza nel 2010 si è passati ad una media dei tassi di variazione pari a -6.1%.

MECCANICA La produzione: la media dei tassi di variazione del 2009 è stata del –14%. In controtendenza nel 2010 si è passati ad una media dei tassi di variazione pari a 9%.

ALIMENTARE La produzione: la media dei tassi di variazione del 2009 è stata del –0.13%. In controtendenza nel 2010 si è passati ad una media dei tassi di variazione pari a 5.03%.

TESSILE-ABBIGLIAMENTO La produzione: la media dei tassi di variazione del 2009 è stata del –16.18%. In controtendenza nel 2010 si è passati ad una media dei tassi di variazione pari a 1.86%.

CALZATURE La produzione: la media dei tassi di variazione del 2009 è stata del –10.78%. In controtendenza nel 2010 si è passati ad una media dei tassi di variazione pari a 3.67%.

LEGNO E MOBILE La produzione: la media dei tassi di variazione del 2009 è stata del –7.6%. In controtendenza nel 2010 si è passati ad una media dei tassi di variazione pari a -0.03%.

GOMMA E PLASTICA La produzione: la media dei tassi di variazione del 2009 è stata del –11.13%. In controtendenza nel 2010 si è passati ad una media dei tassi di variazione pari a 2.2%.