La cura del processo educativo Le attenzioni pedagogiche e le competenze in gioco
Le attenzioni pedagogiche Considerare e agire, contemporaneamente, su questi quattro livelli: La dimensione rituale La cura delle persone La cura di sé La cura delle relazioni
La dimensione rituale nella relazione Le caratteristiche del rito: ripetizione ritmica dei movimenti e comportamenti; amplificazione della mimica; semplificazione e stereotipizzazione dei comportamenti Il rito come formalizzazione di un comportamento che perde la propria funzione originaria e acquista una funzione comunicativa e un significato simbolico all’interno di un contesto culturale dato Il rito come comunicazione simbolica: una comunicazione il cui significato va oltre la dimensione letterale, aprendosi a più possibili significati che trovano le loro condizioni di possibilità nella cornice contestuale (nel modo in cui in quel contesto le persone si relazionano all’evento). In questo senso il rito consente un evento che accresce la conoscenza, aprendosi a nuove prospettive di significato. Nel rapporto tra individuo e gruppo, il rito serve anche per tollerare il comportamento individuale contenendolo entro determinate mosse codificate. Tradizione: il significato simbolico di ciò che si tramanda (si è sempre fatto così…) risente di meccanismi di convenzionalizzazione, di naturalizzazione (riti quotidiani) e di sacralizzazione (sottrazione alla quotidianità e immissione nella sfera del sacro). In questo senso la ripetizione di determinati gesti assume un valore simbolico condiviso e relativamente “stabile”. Si apre all’innovazione nel momento in cui i riti sono in grado, proprio attraverso l’accadere di gesti ripetitivi e codificati di destrutturare e di ristrutturare il quotidiano: in questo modo “staccano” dalla quotidianità, e danno la possibilità, entro la cornice rituale, di cercare altri significati. Il rito tra tradizione e innovazione: funziona come un “dispositivo concettuale” che consente di interpretare il mondo aprendosi ad altre (nuove) “enciclopedie” di significati
La dimensione rituale nella relazione Il rito sembra essere un “dispositivo” di elaborazione, di comunicazione e anche di azione di elementi potenzialmente problematici che appartengono alla quotidianità: di qui le sue funzioni di facilitazione della relazione, di modulazione delle emozioni e dell’aggressività, di rafforzamento dell’identità individuale, di facilitazione delle/nelle situazioni di cambiamento, di connessione alla collettività
La dimensione rituale nella relazione I tipi di rito: individuali e/o sociali Le condizioni del rito nella relazione: la diversità, l’asimmetria, l’ignoto Il rituale presidia le interazioni: conferisce ruoli, istituisce i confini tra “dentro” e “fuori”, definisce le regole di convivenza, consente l’espressione e la comunicazione I riti di passaggio si collocano tra i riti individuali e i riti sociali: hanno a che fare con cambiamenti di status che sono al contempo individuali e sociali. Importanti sono i riti d’iniziazione, per la “tematizzazione” ma anche la messa in atto di quelle tre fasi processuali (inizio, svolgimento, fine) viste a proposito del processo affettivo: separazione, transizione (liminarità), ri-aggregazione. Interessanti i riti di introduzione: che sanciscono e disciplinano il modo di entrare in contatto corporeo con gli altri. Riti terapeutici: passaggio dal caos al cosmos: riconoscimento della malattia come “messa in ordine”: già passaggio alla terapia. Alcuni tipi di rito sociale: di legame o di introduzione (saluto), di aggressività (fare finta), di gioia (tifo); i riti di passaggio e di iniziazione (il cambiamento individuale coincide con un cambiamento di “status” sociale)
La dimensione rituale nel setting pedagogico Il rito come predisposizione di una scena materiale e simbolica in cui un evento significativo (atteso) possa accadere Il rito come circoscrizione di uno spazio e di un tempo “altro” Il rito come predisposizione di ruoli e di funzioni (disciplina della relazione…) Il rito come manipolazione simbolica di oggetti e linguaggi Il rito come passaggio (liminarità)
La cura delle persone L’uso dello sguardo L’osservazione e l’uso della corporeità La risposta ai bisogni / la captazione dei desideri L’individuazione degli spazi e dei tempi effettivamente educativi L’uso degli oggetti L’individuazione e la significazione dei percorsi L’uso e il significato delle regole Il senso del progetto educativo La responsabilità e la fatica dell’educare Il rapporto con la “fine” Il modello ideale (di educatore / di educando)
La cura di sé La propria “differenza”: la libertà di essere se stessi La padronanza di sé: il “giusto modo di amministrare se stessi e il proprio potere”… Le tecnologie del sé: gli “esercizi” che riportano l’individuo “alla propria natura” La conoscenza di sé: esperienziale, storica, estetica, tecnologica La tras-formazione di sé: una conoscenza che è un “andare oltre” quello che si è già, nel contesto materiale in cui si vive
La cura di sé nella relazione educativa Riconoscere la propria implicazione nelle situazioni educative/formative: attenzione nei confronti della propria “vita emotiva” e ascolto di sé in quanto immerso/a nelle situazioni, indipendentemente dalla propria intenzionalità Consapevolezza del proprio “stile” nell’affrontare le situazioni: del proprio rapporto con i limiti e i vincoli, con le possibilità, con l’autorità, con la “minorità”: con le proprie potenzialità esistenziali e con le proprie “effettività”, con la propria “progettualità esistenziale” Riconoscimento, espressione ed elaborazione delle proprie rappresentazioni rispetto alla situazione educativa, a sé e all’Altro in relazione, ai ruoli e alle posizioni occupate; rispetto ai modelli educativi interiorizzati, alle proprie “norme” e regole Riconoscimento, espressione ed elaborazione dei sentimenti, degli stati d’animo, delle emozioni, dei bisogni e dei desideri (propri) in gioco nelle situazioni educative e formative
La cura di sé nella relazione educativa Gli strumenti professionali Formazione/autoformazione Le teorie e la ricerca sul lavoro educativo Il setting pedagogico Il lavoro d’équipe La supervisione
La cura delle relazioni Progettare il setting formativo (oltre la programmazione) Vedere, leggere e interpretare le dinamiche relazionali in atto in “quella” situazione formativa
La cura delle relazioni Manutenzionare: modificare il setting e riprogettare il processo formativo (oltre gli obiettivi didattici) Istituire rituali intermedi