Corso di Sociologia urbana- seconda parte

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Corso di Sociologia urbana- seconda parte Docente: Maurizio Ambrosini

La dimensione politica della città (cap.4) La città è anche un fenomeno politico: è un’entità sociale in condizione di esercitare forme di autogoverno È un’espressione locale della società, in cui si esercita un potere: “capacità sociale di prendere decisioni vincolanti, che hanno conseguenze fondamentali sulle direzioni verso cui una società si muove” (Orum) Per Weber la dimensione dell’autogoverno è essenziale: si può parlare pienamente di città solo per quei centri in cui i cittadini formano un’unità sociale atta a governare se stessa (modello della polis greca e dei comuni medioevali) Nella grande maggioranza delle società urbane nel mondo esiste oggi qualche forma di autogoverno

La dimensione dell’autonomia (Weber) Forma politica e caratteristiche funzionali delle città come criteri discriminanti; ma la sociologia insiste sulla capacità di produrre norme sociali Weber: autocefalia e autonomia dell’ordinamento giuridico come caratteri del tipo ideale della città occidentale (“comune urbano”) Tendenze: 1) verso l’indipendenza politica; 2) verso una legislazione autonoma; 3) verso un’autorità giudiziaria e amministrativa indipendente; 4) verso un potere fiscale sui cittadini; 5) verso la libertà di mercato Capacità di costruire un sistema normativo nuovo, basato sulla nozione di cittadino (Me R)

La città come luogo, soggetto, oggetto di governo La città è luogo di attività di governo: ha una propria struttura sociale È soggetto dell’attività politica: ha delle istituzioni dotate di una certa autonomia È poi oggetto dell’attività di governo urbano Negli ultimi anni, si allarga il raggio dell’azione politica delle istituzioni urbane (fino alla politica estera)

Welfare State e governo urbano Nell’epoca dello sviluppo fordista, lo sviluppo parallelo del Welfare State tende a controbilanciarne gli squilibri sociali I governi urbani sono in prima linea, specialmente nelle metropoli (per es., questione delle periferie): sono a più diretto contatto con le istanze della popolazione. I loro margini di manovra sono però ridotti (debole programmazione degli investimenti produttivi e dei processi di urbanizzazione)

Il ripensamento del welfare: la dimensione locale La contrazione delle spese di welfare (specie nel caso britannico) spiazza i governi urbani, a contatto diretto con i ceti più colpiti Si apre un compito nuovo e più difficile: diventare promotori di piani strategici di sviluppo Tentativi di ridefinire le politiche sociali: personalizzazione del welfare, coinvolgimento e attivazione dei destinatari, calibratura su esigenze territoriali (“welfare municipale”) Concetto di welfare community ( e di welfare mix): integrazione tra iniziativa delle istituzioni e altre risorse del territorio: in primis, il Terzo Settore (volontariato, fondazioni, cooperative sociali, ecc.) Impegno degli attori locali in settori specifici di policy (settori della cittadinanza: le politiche sociali)

La struttura sociale urbana Lavori di ingresso, periferici, centrali, direttivi (Perulli) Nelle città post-fordiste: aumentano i due strati inferiori e quello superiore, si assottiglia il centro Tendenza verso una struttura a clessidra? La questione dei ceti medi Un insieme composito di ceti sfavoriti, stigmatizzati socialmente e spesso etnicamente connotati: underclass e undercaste

Nuove povertà urbane Determinazione della povertà sulla base degli standard propri di ogni contesto geografico e di ogni epoca (povertà relativa) Povertà assoluta ( o miseria): indica una condizione in cui l’integrità e la stessa sopravvivenza dei soggetti sono poste in pericolo Povertà come condizione che dipende dall’indebolimento delle reti sociali. E’ quindi un rischio che si collega con specifiche condizioni familiari, stili di vita, origini etniche, ecc. (Castel: “disaffiliazione”) Concetto di “carriera morale” (Goffman) discendente e spirali negative (fino alla condizione di homeless)

Il ritorno della povertà Grandi città come luoghi di concentrazione di forme di povertà ed esclusione Indebolimento di tre dispositivi di integrazione: lavoro, famiglia, sistemi di welfare Nelle metropoli: maggiore isolamento e indebolimento della rete dei rapporti familiari Casi degli anziani, delle madri sole con figli, degli immigrati in condizioni di marginalità Afflusso di persone prive di risorse e in cerca di assistenza (VH)

Adeguatezza dell’abitazione Tre tipi di criteri definitori tradizionali: struttura, amenità (comfort), dimensioni (densità abitativa) Si possono aggiungere criteri di natura giuridica, tra cui spicca la garanzia di godimento dell’alloggio Nei paesi in via di sviluppo: contrapposizione tra mercato formale e costruzione informale degli alloggi (M e R)

Il dualismo urbano Ascesa di un settore economico formale, basato su tecnologie microelettroniche ed elaborazione delle informazioni: alimenta la nuova elite urbana (Castells) Cresce anche il settore delle attività informali Marcuse: la “quartered city”: a) città delle abitazioni di lusso; b) città gentrificata; c) città suburbana; d) città delle case di appartamenti; e) ghetti Donzelot: città a tre velocità: 1) zone nobilitate; 2) fascia periurbana; 3) quartieri di edilizia pubblica

Coalizioni di interessi e governo urbano I governi locali si trovano ad operare in contesti ad alta competitività: hanno il problema di creare le condizioni adatte ad uno sviluppo post-industriale, oltre a promuovere la qualità della vita dei cittadini Visione della città americana come macchina per lo sviluppo “growth machine”, messa in moto da un’ampia alleanza di élite urbane Due tesi opposte: a) Tesi dell’iperpluralismo (Yates) b) Tesi del regime urbano (Stone): forma continuativa di cooperazione informale tra portatori di interessi, che produce un governo stabile garantendo benefici diretti e vantaggi collaterali a ciascun partner In Italia: rafforzamento dei poteri decentrati e tendenza verso processi di sviluppo con partecipazione privata

Senso civico, partecipazione, conflitto Tesi di Putnam su senso civico, cooperazione e fiducia: importanza delle reti associative Teoria dei diritti di cittadinanza secondo Marshall: diritti civili, politici, sociali Cittadinanza attiva (citizenry) e community work Partecipazione: un complesso di attività volte a far sì che i processi decisionali abbiano un carattere inclusivo, ossia coinvolgano una pluralità di attori sociali Quattro espressioni: comunicazione, animazione, consultazione, empowerment (Ciaffi) Gruppi di interessi organizzati (lobby): esercitano pressioni continuative su temi circostanziati Pressioni derivanti da parti sociali in conflitto, di carattere transitorio e puntuale Sindrome NIMBY

Nuove forme comunitarie Misure atte a costruire la coesistenza fra gli individui: problema del superamento dell’isolamento funzionale e affettivo Domanda ricorrente di comunità (Bauman) e approccio comunitarista (new communitarian thinking): problema della coesione e del legame sociale Persistenza e riaffioramento di elementi di comunità anche in società modernizzate Vitalità del vicinato Forme organizzate di neo-vicinato: GAS e banche del tempo

Glocalizzazione Vigoroso riemergere del livello “locale” (l’altra faccia della globalizzazione?) Glocalizzazione come effetto della (supposta) crisi del livello nazionale Diversa accezione del concetto di territorio: da spazio interno di un’unità più ampia a nucleo spaziale di un’identità autonoma Appropriazione identitaria del territorio come reazione alla globalizzazione: Riscoperta (e anche reinvenzione) delle identità locali Reazione “protettiva” e “proattiva”; glocalismo difensivo/ espansivo (M e R)

Le politiche della città (cap.5) Distinzione tra politics (arte o scienza del governo) e policy (specifica linea di intervento); policies è l’insieme dei campi tematici Contrapposizione tra pianificazione e progetto Rilancio della pianificazione: grandi progetti insufficienti a definire un modello di sviluppo per la città e suscettibili di alimentare il dualismo urbano

La pianificazione strategica allude all’insieme delle decisioni, dei progetti, delle azioni capaci di configurare un progetto della città per la città È una concezione generale dello sviluppo della città, elaborata insieme ai diversi stakeholder Aspira a costruire una visione condivisa Si propone di mobilitare anche risorse private Si propone di integrare finalità socio-economiche e territoriali

Government e governance Local Government: governo in quanto istituzione; governance si riferisce all’attività posta in essere (VH) Comprende i meccanismi, processi e istituzioni attraverso i quali cittadini e gruppi articolano i loro interessi, mediano le differenze, esercitano diritti e obblighi. Include il settore privato e la società civile (VH) Moltiplicazione degli attori, complessità della mappa decisionale, collaborazione pubblico-privato: di qui il concetto di governance (con varie accezioni) come oggi intesa Costruzione di reti di politiche pubbliche, con il coinvolgimento di vari attori e interessi Reti come luoghi di costruzione di norme e produzione di senso (M e R)

Governance e partenariati Partenariato o partnership: allude a forme strutturate di concertazione degli interventi, di progettualità condivisa e di gestione congiunta di attività, con la partecipazione attiva di istituzioni pubbliche locali, di attori solidaristici ed eventualmente delle parti sociali Effetti attesi: 1) migliorare la comunicazione tra attori e servizi diversi; 2) sviluppare l’attitudine ad analizzare congiuntamente i problemi e a progettare interventi condivisi; 3) incoraggiare la definizione di aree di competenza specializzata; 4) favorire l’integrazione delle iniziative; 5) introdurre processi di valutazione delle attività svolte (da M.Ambrosini, Scelte solidali, ed. Il Mulino, 2005)

Il principio di sussidiarietà Informa gli orientamenti dell’Unione europea (Trattato di Maastricht) e il dibattito sulle riforme istituzionali nel nostro paese Significa che le questioni vanno affrontate al livello istituzionale o sociale più vicino alle persone. Gli enti di livello superiore intervengono su questioni che non è possibile risolvere a livello locale o di società civile Sussidiarietà verticale: si riferisce ai rapporti tra i vari livelli di governo (Comune-Provincia-Regione-Stato-Comunità europea) Sussidiarietà orizzontale: l’intervento pubblico è concepito come suppletivo dell’auto-organizzazione della società civile (quindi dell’attività di individui, famiglie, e soprattutto associazioni di volontariato e altri entì nonprofit) (M e R)

I grandi progetti di rinnovamento urbano Hanno principalmente riguardato aree industriali e portuali dismesse Sono connotati da edifici con forme ad alto contenuto evocativo e simbolico Sono finalizzati (anche) a costruire un’immagine nuova della città Richiedono la concertazione tra vari attori pubblici e privati Tendono a evolvere verso usi misti delle aree (a dispetto delle premesse iniziali) Hanno costituito in molte città la principale politica urbana (VH)

I progetti di sviluppo integrato Nuova attenzione per le politiche di sviluppo endogeno e per la dimensione locale degli interventi sociali Visione di sviluppo multidimensionale Integrazione: approccio intersettoriale rivolto a un’area specifica Partnership con gli attori locali Programmi URBAN dell’UE: oltre alla riqualificazione edilizia, sviluppo di attività e servizi, FP Problemi: 1) ambivalenza tra logiche di mercato e protezione sociale; 2) composizione delle partnership; 3) ruolo dei governi locali (“decentramento della penuria”) (VH)

La sostenibilità dello sviluppo urbano I Piani strategici delle aree urbane tendono a coniugare due obiettivi: a) valorizzare le risorse della città per accrescerne la competitività; b) accrescere qualità e adeguatezza dell’ambiente cittadino Principio unificante: la ricerca di uno sviluppo sostenibile, anche per le generazioni future È un principio trans-scalare: macro, meso, micro

Il governo della mobilità Aumento della mobilità, collegato alla diffusione dei mezzi di trasporto individuali, produce incremento dei consumi energetici e occupazione del suolo per strade, parcheggi, ecc. Congettura di Zahawi: l’incremento della velocità non diminuisce il tempo dedicato agli spostamenti, ma aumenta la percorrenza Nelle metropoli italiane, gli spostamenti per lavoro avvengono per il 60-70% in auto; solo per il 20-25% con mezzi pubblici A Copenaghen: 33% in bici, 29% mezzi, 31% auto L’evoluzione urbana verso la città diffusa comporta uno stile di vita ad alta mobilità (circolo vizioso della congestione del traffico urbano) Politiche di moderazione del traffico (isole pedonali, parcheggi, car sharing, car pooling, piste ciclabili)

La rigenerazione dei quartieri marginali Negli ultimi anni, evoluzione verso un modello di intervento integrato: riqualificazione architettonica, ma anche incentivazione dell’economia locale, impegno contro l’emarginazione Cooperazione di numerosi soggetti (anche privati e privato-sociali) e di competenze diverse Ruolo essenziale della partecipazione dei cittadini, finalizzata anche a incoraggiare nuove forme di identificazione e di appartenenza (concetto di partenariato) Evitare stereotipi: i quartieri marginali sono “luoghi al plurale”, presentano risorse e vantaggi (senso di appartenenza, associazionismo spontaneo) Necessario però inserire gli interventi in un più ampio scenario di politiche pubbliche (prevenzione dei processi di marginalizzazione)

La questione della sicurezza Bauman: tre forme di insicurezza, rispetto a: sicurezza esistenziale (security); sicurezza cognitiva (certainty); sicurezza personale (safety) Impotenti rispetto alle prime due minacce, le ansie sociali si riversano sulla terza (VH)

Il contrasto all’insicurezza Percezione sempre più diffusa di insicurezza (indipendentemente dai dati di realtà: stabilità relativa nel tempo dei reati di strada) Fenomeni di dissociazione percettiva (per es., rispetto ai quartieri più o meno sicuri) La sicurezza è comunque diventata un tema di rilievo per i governi locali: politiche di rassicurazione dei cittadini Due approcci: a) “tolleranza zero” (controllo totale dello spazio pubblico); b) piena fruizione dello spazio pubblico, cura degli spazi, animazione, partecipazione dei cittadini: lotta all’insicurezza come elemento integrativo in varie politiche urbane

Politiche di prevenzione Prevenzione situazionale: interventi mirati su determinati luoghi Prevenzione sociale: tenta di agire sulle cause che generano criminalità. P. primaria, secondaria, terziaria Nuova prevenzione: integrata verticalmente (tra diversi livelli di governo) e orizzontalmente (tra settori) Modello inglese (P. come dissuasione) e modello francese (P. sociale, specie per i minori) Riferimento al quartiere, potenziamento delle reti di sostegno informale Vari tipi di programmi “fondati sulle comunità” (tra sviluppo comunitario e mantenimento dell’ordine) (M e R)

Le politiche culturali urbane Sono il complesso degli interventi messi in atto da operatori pubblici (spesso in collaborazione con privati) allo scopo di favorire la vita culturale della città Quattro aspetti (J.Rex): a) cultura alta; b) cultura popolare; c) culture in senso antropologico (stili di vita di specifici gruppi); d) manifestazioni simboliche di tali gruppi che hanno valenze estetiche Varie fasi (dal dopoguerra): 1) rilancio della cultura alta (45-fine aa.60); 2) epoca della partecipazione (aa.70-80); 3) cultura come strumento per lo sviluppo Effetti economici diretti (turismo, indotto culturale) e indiretti (miglioramento dell’immagine della città) Rischio di accrescere gli squilibri urbani e necessità di una concezione più ampia della cultura urbana

La città come fenomeno culturale (cap.6) La città è sempre stata un luogo di elaborazione culturale e simbolica, un luogo di incubazione e diffusione della cultura 1) è luogo di produzione della cultura “alta”, a partire dalle civiltà più antiche 2) le città sono luoghi nodali di sviluppo delle culture in senso antropologico (valori, simboli, modi di vita..) e di confronto tra culture eterogenee. Aristotele: la città è originata dalla compresenza dei diversi. Città come incubatrici delle trasformazioni culturali, del riorientamento di valori e comportamenti diffusi Interdipendenze tra cultura alta e cultura diffusa: grazie ai media, la prima si divulga, la seconda entra nel circuito della comunicazione

Città e cultura Città come luoghi di concentrazione del patrimonio culturale Città come luoghi di continua produzione e fruizione di cultura Città come luoghi di sviluppo della cultura in senso antropologico (ambienti eterogenei, densi di interazioni, aperti all’innovazione) (VH)

La cultura urbana Simmel: vita urbana dominata da intellettualità e prevalenza del calcolo. Ne discendono indifferenza; anonimato; individualismo Wirth: interazioni sociali caratterizzate da transitorietà, superficialità, strumentalità In realtà: varietà di subculture e modelli di vita. Fischer: proliferazione di legami sociali, formazione di comunità urbane coese; Mutti: persistenza di rapporti di vicinato (VH)

Globalizzazione culturale Processi di omogeneizzazione (“macdonaldizzazione”): diffusione di informazioni, idee, simboli; mobilità fisica delle persone Processi di ibridazione, reinterpretazioni locali e spinte generative di nuovi modelli culturali (caso della musica) Controtendenze verso l’eterogeneità culturale (VH)

Cultura del consumo Cultura del consumo come fenomeno urbano: città come luogo di apprendimento Comportamenti di consumo come forma di riconoscimento e segnale di posizione sociale: imitazione delle classi superiori Anche i prodotti culturali diventano oggetto di consumo di massa (rischio di standardizzazione e riduzione a intrattenimento) Anche la realizzazione personale diventa un prodotto/ servizio mercificato Città come oggetto di “consumo visuale” (Urry) Rilancio e trasformazione dei musei nell’ambito dei programmi di riqualificazione urbana e sviluppo turistico

Consumi e identità personale Diffusione di forme di consumo critico e alternativo (casi CES, GAS, banche del tempo) Identificazione come problema e pratica riflessiva Modi e stili di vita sempre più individualizzati e cangianti: la città offre una grande ricchezza di opportunità di definizione di sé Compulsion to mobility e compulsion to proximity: tra spaesamento e bisogno di ricreare spazi e legami comunitari (VH)

Lo spirito del postmoderno Esaurimento del mondo “moderno”: obsolescenza degli schemi interpretativi usati per comprendere e giustificare la modernità Fine delle grandi ideologie ottocentesche Critica alle scienze sociali di stampo positivistico Sentimenti di incertezza e vulnerabilità, domanda di rassicurazione, specie da parte dei ceti più deboli ed esposti

Postmoderno e città La città descritta a lungo come manifestazione visibile della razionalità moderna (esiti di uniformità e standardizzazione) Nel clima postmoderno, rilancio della città come organismo aperto e imprevedibile, luogo di manifestazione e soddisfazione di bisogni In architettura (in polemica con il movimento moderno) recupero di forme e tipologie dal passato, rottura del rapporto tra forma e funzione In filosofia, rifiuto di una concezione “forte” e unitaria del soggetto umano Riconoscimento del valore delle differenze

L’esperienza quotidiana della città Muta la percezione del tempo sociale e della continuità dell’esperienza individuale e collettiva Cambia anche la percezione dello spazio: processi di frammentazione e stiramento (stretching), a causa della specializzazione spaziale (Giddens) Esperienza di una vita quotidiana sparsa sul territorio, dipendente dai trasporti Incertezza e dipendenza dal funzionamento di sistemi astratti, impersonali Perdita dei punti di orientamento Tentativo di ricreare ex novo valori simbolici e occasioni di radicamento affettivo (ma in forme individualizzate)

Postmoderno e vita quotidiana Allentamento della rigidità dei ruoli, maggiori opportunità di scelta, ma mancanza di criteri che rendano “sensata” la scelta Concentrazione sul presente Frammentazione dell’esperienza in una molteplicità di episodi disgiunti, ridotto interesse per un progetto esistenziale coerente (Bauman)

L’esplosione delle differenze Aumento dell’eterogeneità dei contesti metropolitani e più acuta percezione delle differenze 1. nuove migrazioni 2. nuovi squilibri e aumento delle disuguaglianze 3. trasformazioni della famiglia Fattori culturali: a) capillare penetrazione dei media: diffusione e intensificazione delle differenze; b) movimenti che si basano sulle differenze e le promuovono (affermazione del diritto alla differenza) Vita urbana come luogo di discriminazioni: per es., la città come gendered space Problema degli orari e di una città user friendly

Culture e conflitti Minoranze etniche tra ricerca di eguaglianza e affermazioni identitarie Per le maggioranze, tendenza alla riaffermazione/ ridefinizione della propria identità Visione delle culture come organismi chiusi e immutabili (razzismo “differenzialista”) Integrazione e multiculturalismo: una falsa alternativa?

Simbolismo urbano e identità sociale La città è anche un complesso di simboli, sedimentati nel corso della storia (dai monumenti ai modi di dire) La dimensione simbolica della città costituisce relazioni: a) è un punto di riferimento che struttura l’attività sociale; b) l’interazione contribuisce a riprodurre e a modificare i simboli connessi con la città La costruzione dell’identità avviene nell’interazione con gli altri, in precisi contesti sociali. Rapporto con le caratteristiche attribuite alla propria città e al quartiere

Identità e identificazione con il territorio Stigmatizzazione territoriale come profezia che si autoavvera Processi di identificazione affettiva e sentimenti di appartenenza territoriale Strategie politiche di rafforzamento della coesione e dell’immagine di sé con riferimento a dei luoghi Fenomeni di multiappartenza e legami affettivi multipli

La costruzione sociale del simbolismo urbano La connotazione simbolica va dalla città ai cittadini, ma anche in senso inverso: è prodotta dall’agire concreto dei cittadini Tre fonti di costruzione sociale del patrimonio simbolico urbano: i padri fondatori, i leaders, i manufatti (Suttles) Simbolismo urbano oggetto di processi di rielaborazione, espliciti e latenti, fino a “reinventare” il patrimonio simbolico urbano (proliferazione dei musei)

Città, spazi pubblici e comunicazione Città come luogo dell’innovazione culturale, contro il conservatorismo attribuito alla campagna Risorsa degli spazi pubblici, che agevolano il contatto comunicativo e gli incontri inattesi Tendenza però verso la capsularizzazione degli spazi urbani (luoghi controllati, monofunzionali); spazio pubblico ridotto ad un ruolo funzionale Creazione di uno spazio pubblico virtuale, grazie alle reti elettroniche Castells: il potere si esercita attraverso i flussi, ma le persone vivono in luoghi precisi Gottmann: la città invincibile: perdura l’importanza dell’interazione diretta

La città come testo Nesso storico tra estetica e città Hannerz: la città è un luogo in cui, cercando una cosa, se ne può trovare un’altra Serendipity: possibilità della scoperta casuale, di sintesi impreviste Spazio pubblico caratterizzato da apertura e imprevedibilità, dove le identità si mescolano e si con-fondono Sennett: caso dei graffiti, come traccia dell’esistenza sociale di gruppi giovanili marginali

L’estetica della città contemporanea Vari aspetti dell’esperienza urbana contemporanea entrano nell’espressione estetica a) le tribù urbane (forme di espressività e rituali distintitvi); b) la poetica della città caotica (caos dei segni e dei messaggi); c) la “poetica della spazzatura” (arte povera, pop art); d) la città virtuale (rielaborazione dell’immagine della città sul web) Tentativo anche di ricreare opere monumentali, ad alto impatto simbolico

Economia urbana e produzioine culturale Convergenza tra sfera economica e sfera culturale Rafforzamento della componente culturale e della funzione simbolica dei beni Economia culturale: comprende i settori produttivi che si occupano di creare, realizzare e commercializzare beni e servizi ad alto contenuto di significati simbolici (p.77) Due processi: 1) Pervasiva mercificazione della cultura (trasformazione di espressioni della creatività in prodotti e servizi per il consumo generalizzato); 2) Estetizzazione dei beni e necessità di “rivestimenti culturali” per i prodotti (VH)

Economia e cultura Si determina così una straordinaria convergenza tra sfera economica e sfera culturale La pubblicità: attività diretta a creare il nesso tra prodotto e significati (p.78) Importanza della produzione culturale nell’economia delle città Perdita di distinzione tra cultura alta e cultura popolare Continua attività di contaminazione e ibridazione tra culture diverse Domanda di prodotti sempre più influenzata dalla funzione simbolica e meno da quella pratica (VH)

Città come luogo di produzione culturale Condizioni storiche: formazione di comunità di lavoratori specializzati Funzionamento delle comunità artistiche e creative: bisogno di interazioni e scambi Esistenza di istituzioni dedicate (per es., formative) (VH) Modificazione della struttura della città Traiettorie di specializzazione (Milano e la moda) La città diventa marchio (VH)