Nel blu (dipinto di blu)

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Transcript della presentazione:

Nel blu (dipinto di blu) CHE C’ENTRA LA CHIMICA? Nel blu (dipinto di blu)

G. Severini: Ballerina blu Il colore blu è normalmente associato alla tranquillità, alla regalità, alla freschezza. E’ il colore di Zeus, della Madonna, dei Re, del Paradiso. H. Rigaud: Louis XIV Correggio: Vergine Annunziata G. Severini: Ballerina blu

C. Monet: Camille sul letto di morte I suoi significati negativi comprendono la freddezza, la tristezza, la malinconia. E’ il colore del blues. C. Monet: Camille sul letto di morte

Cos’è il blu? E’ l’impressione che il nostro cervello riceve quando la retina è illuminata da “luce blu”.

La “luce blu” corrisponde a radiazioni elettromagnetiche con lunghezza d’onda attorno a circa 440 nm. A questa lunghezza d’onda corrisponde la massima sensibilità di una sottopopolazione di coni nella retina. Il messaggio mandato da questi al cervello genera la sensazione di blu.

Come si ottiene il colore blu? Fondamentalmente in due modi: Fisico (sfruttando il fenomeno della diffusione della luce) Chimico (sfruttando l’assorbimento selettivo della luce da parte della materia)

Questi sono tutti blu prodotti per via fisica, grazie alla diffusione della luce.

La luce blu è diffusa più intensamente delle altre dagli oggetti di dimensione molecolare o sopramolecolare (la lunghezza d’onda maggiormente diffusa corrisponde al diametro delle particelle). Questa luce si vede se proiettata su sfondo scuro (la volta celeste o il fondo oculare). E’ per questo che il cielo, in cui si muovono molecole e i minuscoli aggregati del pulviscolo fine, è di colore azzurro.

Ben lo sapeva Leonardo, con la sua prospettiva aerea! E’ sempre per questo motivo che gli oggetti lontani appaiono azzurrati, soprattutto in presenza di elevata umidità atmosferica (“foschia”): le particelle del vapore acqueo diffondono maggiormente la luce azzurra riflessa dagli oggetti lontani. Ben lo sapeva Leonardo, con la sua prospettiva aerea! Leonardo: La Gioconda

I blu “chimici” si ottengono invece utilizzando pigmenti blu, cioè sostanze che assorbono molte radiazioni ma che riflettono quelle “blu”. Alcune di queste sostanze sono i protagonisti di questa storia.

I pigmenti blu più comuni sono di due tipi: Quelli che contengono atomi di determinati metalli pesanti, in particolare rame, cobalto e ferro; quelli organici, che contengono un gruppo cromoforo in grado di respingere la luce blu; poche eccezioni.

FRITTA EGIZIA (o blu egizio) E’ il pigmento blu più antico (2500 a.C.) Una parte di calce; una parte di minerale di rame; quattro parti di silice; scaldare a 800-900°C; macinare il pigmento ottenuto.

Molto simile come principio è la “ceramica egizia”: Spolverizzare la pietra da colorare; scaldare in presenza di minerali di rame.

AZZURRITE Carbonato basico di rame: Cu3[(OH)CO3]2 Usato già dai Romani. Nel Medioevo e nel Rinascimento era estratto soprattutto in Francia, Ungheria, Germania e Spagna.

Macinata fine, l’azzurrite dà un azzurro molto chiaro; macinata grossa rimane più scura: in questo esempio, nella veste del Santo si osserva l’uso di entrambi i tipi di macinazione. Maestro dell’Altare di S. Bartolomeo: S. Pietro e Dorotea (part.)

L’azzurrite tende ad avere una leggera tonalità verde, che la rende particolarmente adatta alla raffigurazione del cielo diurno. Tiziano: Bacco e Arianna

Dirck Bouts: Vergine con Bambino Si tratta comunque di un pigmento molto valido (e molto costoso), relativamente stabile all’invecchiamento. Se esposto a fumi acidi, tuttavia, il carbonato tende a trasformarsi in ossido rameico nero.

OLTREMARE Era il più pregiato e costoso tra i pigmenti blu antichi. Deriva da un raro minerale, il lapislazuli, che contiene un silicato blu chiamato lazurite. Giotto: La chiamata dei pastori

La lazurite non contiene metalli pesanti: il suo colore deriva da gruppi di tre atomi di zolfo, in grado di assorbire luce rossa grazie a reazioni di trasferimento elettronico. Nel mondo antico proveniva soprattutto dall’Afghanistan. La sua trasformazione in pigmento era estremamente complessa e prevedeva lisciviazioni ripetute di un impasto fatto con polvere di lapislazuli, resina, mastice di lentisco e cera.

Rarità, distanza delle fonti e difficoltà d’uso lo rendevano più costoso dello stesso oro. Tali problemi erano compensati dal meraviglioso risultato, dotato di una sfumatura purpurea inimitabile. Giotto: Visitazione

E’ questa l’origine del manto blu della Madonna. L’oltremare era un simbolo di ricchezza e di riverenza. Assieme all’oro e al vermiglione (solfuro di mercurio) era il pigmento più “degno” di comparire nella rappresentazione della divinità. E’ questa l’origine del manto blu della Madonna. Duccio da Buoninsegna: Vergine con Bambino e Santi

L’oltremare perde di saturazione quando usato in olio, dove diventa molto scuro e va mescolato a bianco (biacca), perdendo parte del suo splendore. Giovanni Bellini: Il Doge Barbarigo inginocchiato davanti alla Vergine e al Bambino

Solo nei primi decenni del 1800 fu possibile produrre oltremare sintetico, ad opera del francese Jean-Baptiste Guimet e del tedesco Christian Gmelin. Il processo prevede la cottura di caolino, soda, carbone, quarzo e zolfo. J.-B. Renoir: Gli ombrelli

Un moderno impiego della forma sintetica dell’antico pigmento dei re!

SMALTINO Per secoli fu la principale alternativa ai costosissimi azzurrite e oltremare. Si ottiene macinando finemente vetro contenente tracce di cobalto, che assume una tipica colorazione blu.

Era prodotto soprattutto in Olanda e venne quindi molto usato dai pittori nordici. Rubens: Discesa dalla Croce

Lo smaltino rendeva piuttosto male se usato negli oli, era molto granuloso e difficile da stendere e tendeva a sbiadire per la lisciviazione del cobalto. Rembrandt: Banchetto di Baldassarre Velazquez: Immacolata Concezione

BLU DI PRUSSIA Nel 1704-5, usando reagenti impuri, il chimico prussiano Diesbach scoprì casualmente un nuovo pigmento blu. Chimicamente, si tratta di ferricianuro ferrico, Fe[Fe(CN)6]. La disposizione degli ioni CN- attorno all’atomo di ferro ne modifica drasticamente le caratteristiche ottiche: i normali sali ferrici sono di colore rosso. V. Van Gogh:La Mousmé

Presentato come alternativa all’oltremare, ha però una tonalità verdastra piuttosto che purpurea. P. Picasso: La vita

Per la sua economicità, venne spesso usato dagli artisti, ma ha alcuni difetti come la tendenza a sbiadire. Watteau: Récréation italienne

INDACO Per secoli l’indaco rappresentò il colorante blu più adatto a sostituire l’oltremare nelle tonalità più profonde. E’ un colorante naturale estratto dalla pianta Indigofera tinctoria, noto fin dall’antichità e importato prevalentemente dall’India, da cui il nome.

Il suo uso principale era (ed è, nella sua forma sintetica, disponibile dal 1890) come colorante tessile.

La stessa molecola dell’indaco si trova anche in una pianta spontanea in alcune regioni europee, il guado (Isatis tinctoria). Il guado era noto dall’antichità. Cesare (De bello gallico) riporta l’uso da parte di Galli e Britanni per tingersi il volto, in modo da terrorizzare i nemici.

NUOVI BLU La chimica ha oggi messo a disposizione degli artisti numerosissimi nuovi blu. Alcuni esempi: Blu cobalto (1820): Co(AlO2)2 (alluminato di cobalto) Monastral blue (1935) (ftalocianina di rame) Blu di manganese (1935): BaMnO4 (manganato di bario) International Klein Blue (1960) Y. Klein: IKB 79

“Vista dallo spazio, la Terra è azzurra” (Y. Gagarin, 1961). A cura di Silvio Scortegagna; liberamente tratto da “Colore: una biografia” di Philip Ball (Ed. Rizzoli)