Sabato Santo “…l’attesa”

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Transcript della presentazione:

Sabato Santo “…l’attesa” Parti prese da “Antica Omelia sul Sabato Santo” e dalla lettera pastorale per l’anno 2000-2001 del Card. Martini

Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano.

Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.

Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura.

mi sono fatto tuo figlio. e al di sotto della terra. Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi sono diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.

Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire. Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te. 

Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio. Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli».

E’ Sabato santo. Il giorno del silenzio di Dio. Ieri abbiamo cacciato il Messaggero fuori dal “nostro” mondo. Non faceva per noi. La grande occasione è andata perduta. E ora il suo silenzio ci avvolge; la sua assenza permea tutto e tutti. Oggi è il giorno che più somiglia, a tutti i giorni. Perché la nostra patria, da lungo tempo, non è altro che un esteso Sabato santo. Un immenso intermezzo tra il venerdì della miserabile sofferenza e la domenica della gioia perenne. Nei luoghi dove la miseria domina la vita, l’uomo si sente immerso nel Venerdì santo; ma da noi anche la “domenicalità” è lontana e quasi irraggiungibile. Noi ci siamo adattati a una vita piena di cose e in crisi di senso: un perfetto, sazio e vuoto Sabato santo. (Massimo Zambelli)

la pesantezza della sua apparente sconfitta, È un sabato di grande silenzio, vissuto nel pianto dai primi discepoli che hanno ancora nel cuore le immagini dolorose della morte di Gesù, letta come la fine dei loro sogni messianici. È anche il Sabato santo di Maria, vergine fedele, arca dell’alleanza, madre dell’amore. Ella vive il suo Sabato santo nelle lacrime ma insieme nella forza della fede, sostenendo la fragile speranza dei discepoli. È in questo sabato – che sta tra il dolore della Croce e la gioia di Pasqua – che i discepoli sperimentano il silenzio di Dio, la pesantezza della sua apparente sconfitta, la dispersione dovuta all’assenza del Maestro, apparso agli uomini come il prigioniero della morte.

E’ in questo Sabato santo che Maria veglia nell’attesa, custodendo la certezza nella promessa di Dio e la speranza nella potenza che risuscita i morti. Maria è rimasta in silenzio ai piedi della croce nell’immenso dolore della morte del Figlio e resta nel silenzio dell’attesa senza perdere la fede nel Dio della vita, mentre il corpo del Crocifisso giace nel sepolcro. In questo tempo che sta tra l’oscurità più fitta – “si fece buio su tutta la terra” (Mc 15,33) – e l’aurora del giorno di Pasqua – “di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato… al levar del sole” (Mc 16,2) – Maria rivive le grandi coordinate della sua vita, coordinate che risplendono sin dalla scena dell’Annunciazione e caratterizzano il suo pellegrinaggio nella fede. Proprio così ella parla al nostro cuore, a noi, pellegrini nel “Sabato santo” della storia.

Siamo dunque nel sabato del tempo, incamminati verso l’ottavo giorno: fra “già” e “non ancora” dobbiamo evitare di assolutizzare l’oggi, con atteggiamenti di trionfalismo o, al contrario, di disfattismo. Non possiamo fermarci al buio del Venerdì santo, in una sorta di “cristianesimo senza redenzione”; non possiamo neanche affrettare la piena rivelazione della vittoria di Pasqua in noi, che si compirà nel secondo avvento del Figlio dell’uomo.

Il Sabato santo è vissuto dai discepoli nella paura e nel timore del peggio. Perché il futuro sembra riservare loro sconfitte e umiliazioni crescenti. Maria però vive un’attesa fiduciosa e paziente; ella sa che le promesse di Dio si avvereranno. Anche nel sabato del tempo in cui ci troviamo è necessario riscoprire l’importanza dell’attesa; l’assenza di speranza è forse la malattia mortale delle coscienze nell’epoca segnata dalla fine dei sogni ideologici e delle aspirazioni a essi connesse. All’indifferenza e alla frustrazione, alla concentrazione sul puro godimento dell’attimo presente, senza attese di futuro, può opporsi come antidoto soltanto la speranza. Non quella fondata su calcoli, previsioni e statistiche, ma la speranza che ha il suo unico fondamento nella promessa di Dio.

Oggi, o mio Dio, sono proprio sconcertato: meditare sulla tua Passione mi ha ridimensionato, ho capito che non sono nulla, senza di te, che non posso nulla, senza di te, che anche se facessi opere grandi, senza l’Amore, non serve a niente. Ti ho visto morire sotto i colpi dei miei peccati, sepolto da una valanga di tradimenti, distrutto dal mio abbandono.

Oggi mi sento orfano, sì, non ho più il mio Dio, Come nei momenti peggiori di peccato. Sono solo, solo con i miei misfatti, solo, senza sapere a chi rivolgermi. Oggi mi hai dato una Madre, Maria, a cui potermi appoggiare, nell’attesa… Sì, Signore, ne sono certo, questa non è la fine…

BUON SABATO SANTO ...nel Signore da Eugenio Marrone eugenio@marrone.vr.it …questo è solo l’inizio, l’inizio di un nuovo interminabile giorno, il giorno della tua Risurrezione, il giorno in cui satana sarà disintegrato, il giorno in cui spariranno le paure, le ansie, i dolori, le inquietudini. Sì, mio Signore e mio Dio, Tu solo puoi liberarmi dalla schiavitù del peccato. Voglio risorgere con Te, Voglio una vita nuova, voglio una vita da Risorto. Risorgi presto, Gesù. Per me. Maràn athà. elaborato da Eugenio