Cattedrale di Santa Maria del Fiore

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Cattedrale di Santa Maria del Fiore

Storia della cattedrale di Firenze Il centro religioso di Firenze era nell'alto Medioevo tutt'altro che baricentrico, essendosi sviluppato nell'angolo nord-est dell'antica cerchia romana. Come tipico dell'epoca paleocristiana le chiese erano state infatti costruite a ridosso delle mura e solo nei secoli successivi furono inglobate nella città. La prima cattedrale fiorentina fu San Lorenzo, nel VII secolo il titolo passò a Santa Reparata, la primitiva chiesa che si trova sotto il Duomo attuale. Tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo Firenze visse un picco di fioritura politica e culturale, che culminò con vasti progetti urbanistici. Santa Reparata infatti, pur antica e veneranda, non era più adeguata alla città in fortissima espansione, ricca e potente. Nel 1294, dopo aver provato a ingrandire e consolidare Santa Reparata, infine il governo cittadino decise la ricostruzione completa della chiesa, con dimensioni tali da eclissare le cattedrali delle città avversarie. Sulla ricchezza della fabbrica venne dunque posto un particolare accento, in modo da rappresentare l'icona della potenza cittadina. Ingrandimento della cattedrale di Firenze nel corso del tempo.

Struttura e pianta Ha una pianta peculiare, composta com'è di un corpo basilicale a tre navate saldato ad una enorme rotonda triconca che sorregge l'immensa Cupola del Brunelleschi, la più grande cupola in muratura mai costruita. Furono realizzate quattro porte laterali, fra le quali spiccavano per bellezza la Porta dei Canonici verso sud, in stile gotico fiorito, e la Porta della Mandorla verso nord. Presenta al centro di specchiature scandite da lesene, sei bifore laterali dal disegno tipicamente gotico. Le ultime quattro verso il transetto danno luce all'interno. Talenti chiuse le altre, che, a causa dell'ondivago andamento dei lavori, non sarebbero risultate simmetriche se viste dall'interno. Infatti la realizzazione dell'esterno dell'edificio non rispecchia il ritmo delle campate all'interno. Pianta basilicale

Facciata La facciata della cattedrale era rimasta incompiuta, essendo presente solo la parziale costruzione decorativa risalente ad Arnolfo di Cambio. Già nel 1491 Lorenzo il Magnifico aveva promosso un concorso per il completamento, ma non fu trovata attuazione. Nel 1587, sotto Francesco I de' Medici, la parte decorativa esistente venne distrutta su proposta di Bernardo Buontalenti, che avanzò un suo progetto più "moderno", tuttavia mai realizzato. Fu solo nel 1871 che, dopo un concorso internazionale, si iniziò a costruire una facciata vera e propria, su progetto di Emilio De Fabris . Facciata di santa Maria del Fiore I marmi usati sono il bianco di Carrara, il verde di Prato. Nelle nicchie dei contrafforti si trovano, da sinistra, le statue del cardinale Valeriani, del vescovo Agostino Tinacci, di papa Eugenio IV  e di sant'Antonino Pierozzi, vescovo di Firenze. Alla base del coronamento, oltre il rosone, i riquadri con i busti dei grandi artisti del passato e al centro del timpano un tondo col Padre Eterno. Le tre grandi porte bronzee risalgono al periodo dal 1899 al 1903 e sono decorate con scene della vita della Madonna. Le lunette a mosaico sopra le porte furono disegnate da Niccolò Barabino. Nel frontone sul portale centrale è stato collocato un bassorilievo di Tito Sarrocchi con Maria in trono con uno scettro di fiori.

Sagrestia La porta della sagrestia di destra, detta dei Canonici o Vecchia, presenta una lunetta con l'Ascensione e all'interno un lavabo; alle pareti alcune tavole tra cui il Redentore e i Santi e dottori della Chiesa. All'interno della sagrestia delle Messe, o dei Servi, tarsie lignee dal forte valore prospettico ed illusionistico furono disegnate, sul lato frontale. Sono tra le prime manifestazioni in Italia di questa tecnica, legata agli studi sulla prospettiva. La decorazione è importata su due registri coronati da un fregio di putti e festoni scolpiti a tutto tondo. Resurrezione e ascensione di Luca de la Robbia Nel pannello centrale si vedono san Zanobi e i suoi discepoli Eugenio e Crescenzio, tra personaggi e fatti dell'Antico Testamento. Il lavabo marmoreo, con due putti seduti su un otre è gemello a quello nella sagrestia dei Canonici. È in questa sagrestia che Lorenzo il Magnifico trovò scampo dalla congiura dei Pazzi, il 26 aprile 1478. I dodici pannelli bronzei dei battenti della porta di questa sacrestia, a scomparti con la Madonna col Bambino, San Giovanni, Evangelisti e Dottori della Chiesa tra angeli, furono realizzati da Luca della Robbia (con la collaborazione di Michelozzo e Maso di Bartolomeo), autore anche della lunetta in terracotta policroma con la Resurrezione .

Orologio di santa Maria del Fiore L'Orologio di Santa Maria del Fiore è un affresco (470x470 cm) di Paolo Uccello, databile al 1443 e conservato sulla controfacciata del Duomo di Firenze. L'orologio liturgico, dotato di un meccanismo nei vani interni della controfacciata, seguiva un movimento innanzitutto opposto agli orologi odierni, cioè antiorario, ed era diviso in spicchi che segnavano ventiquattro ore, segnate con numeri romani. Segue la cosiddetta hora italica, un giorno diviso in 24 "ore" di durata variabile a seconda delle stagioni, che comincia al suono dei vespri. Un impianto simile si trova, ad esempio, nella Torre dell'Orologio in piazza San Marco a Venezia, risalente alla fine del XV secolo. I settori, bianchi, sono disposti a raggiera attorno a un disco scuro dove ruota la lancetta dorata, e a sua volta inscritti in una quadrato dove i quattro angoli sono riempiti con teste monumentali di santi. Si tratta di quattro figure con aureola, forse evangelisti o forse profeti, che si affacciano da oculi tondi simulanti un rilievo prospetticamente organizzato, e che guardano in varie direzioni, sporgendosi. In queste figure monumentali e acutamente espressive si colgono le influenze delle solenni figure di Lorenzo Ghiberti. Affresco dell’orologio

Cupola di Santa Maria del Fiore Nel 1418 viene bandito un concorso per la realizzazione della cupola di Santa Maria del Fiore da parte delle potente Arte della Lana. Il concorso viene vinto da Filippo Brunelleschi e nel 1420 inizia la realizzazione della cupola. Brunelleschi propone di costruire una cupola autoportante, cioè capace di sostenersi da sé durante la costruzione, senza richiedere l’utilizzo di strutture lignee. Alla realizzazione della “ Grande Macchina” (descritta così da Michelangelo) collabora, inizialmente, anche Lorenzo Ghiberti. Cupola di Santa Maria del Fiore vista dall’alto.

Struttura della “Grande Macchina” La cupola si erge su un tamburo di base ottagonale (54 m di diametro) ed è forato da otto grandi finestre circolari (òculi) che permettono l’entrata della luce all’interno. Sulla cupola poggia una leggera lanterna cuspidata stretta da otto contrafforti a volùta. La grande struttura è costituita da due calotte distinte, una interna di grande spessore ed una esterna più sottile. Tra una calotta e l’altra esiste un intercapedine dove sono situate scale e corridoi utili per raggiungere la lanterna. Essendo la cupola autoportante la possibilità di costruire l’immensa struttura è dovuta a due fattori: all’impiego della muratura a spinapesce; all’aver costruito una cupola di rotazione. La cupola viene definita di rotazione perché i mattoni non sono disposti su piani orizzontali, ma risultano inclinati verso i centri di curvatura e giacciono su superfici coniche. Esaltazione delle linee di tessitura dei letti di mattini della cupola.

Affresco del Vasari, particolare del Cristo in Gloria. L’opera fu commissionata a Giorgio Vasari dal Granduca Cosimo I de' Medici che scelse il tema del Giudizio Universale per affrescare l'enorme calotta. Il Vasari però muore nel 1574, dopo aver realizzato solo un terzo dell'opera, quindi i lavori vengono assegnati a Federico Zuccari. Inizialmente la cupola sarebbe dovuta essere decorata da mosaici dorati, per riflettere al massimo la luce ma poi si opta per un affresco, a causa dei costi troppo elevati. Affresco del Vasari, particolare del Cristo in Gloria. L’affresco è diviso in sei registri e 8 spicchi. Ogni spicchio comprende, dall'alto verso il basso, quattro scene: un coro angelico con strumenti della Passione; una categoria di Santi ed Eletti; una triade di personificazioni, raffiguranti un Dono dello Spirito Santo, le sette virtù, e le sette beatitudini; infine, una regione dell'Inferno dominata da un Peccato capitale. Sullo spicchio est, quello di fronte alla navata centrale, i quattro registri diventano tre per far posto al grande Cristo in Gloria fra la Madonna e San Giovanni che poggia sulle tre Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità) seguite in basso da figure allegoriche del Tempo e della Chiesa trionfante.

Gitona a Firenze Lavinia Piva Alle sette di mattina in stazione ci trovammo E sul treno per Firenze finalmente salimmo. Ma durante il tragitto una cosa era certa: Si era già instaurata un’aria di gran festa, E col nostro stereo bluetooth attivato, Disturbammo gran parte del vicinato … Arrivati a Firenze stavamo in piedi a stento E con passo pesante, stanco e lento, Ci incamminammo verso l’’hotel Erina Che si presentò in assenza di una stellina! Qualche furbo gliel’aveva staccata E, a dirla tutta, non aveva fatto una stupidata... E senza avere il tempo di riposare Avevamo già la fretta di dovercene andare. Chiese e monumenti abbiamo ammirato Grazie anche alle guide, che tanto ci hanno raccontato. Tornati poi in albergo ci siamo dovuti preparare Per recarci in un bellissimo ristorante a cenare. Così grande, spazioso, pulito e bello Che Pizzulo si trovò nel piatto un riccioluto capello. Ma nulla importa e con lo stomaco a pezzi Ci ritrovammo coi capelli umidi e lezzi E assieme alla pioggia di questa città monumentale Tornammo in hotel a festeggiare In albergo con esaltazione ed euforia Dalle nostre camere subito scappammo via Per restare in un corridoio lungo a scherzare Finche i personaggi di “uomini e donne” iniziammo ad imitare. Che bella serata abbiamo passato, Sembrava quasi che il tempo fosse volato! Cosi nel letto andammo a riposare E nonostante il sonno, provammo a non russare. Il mattino seguente ci siamo svegliati E a far colazione ci siamo recati. Dopo esserci vestiti e aver riempito gli zainetti Salimmo su un pullman pieno di vecchietti! E alla fine di un tragitto lungo e tumultuoso, Arrivammo ai piedi di un edificio maestoso E con l’aiuto di una guida molto saccente Entrammo tutti in San Miniato al Monte. Ma sul resto della mattinata non mi voglio soffermare E della splendida serata voglio parlare: In hotel un dolce amico ci siamo ritrovati Era il “Macumba” il boss dei disperati. “ dormi qui o dormi no? ” egli ci chiese E come rispondere a quella domanda cortese? Verso tarda notte andammo a dormire accigliati E dal Macumba dietro la porta, venivamo sorvegliati! Il terzo giorno con un caldo terrificante, Dopo la guida ai monumenti andammo al ristorante E dopo mangiato, Firenze abbiamo dovuto salutare E cosi tornammo a camminare. Il treno prendemmo,che con fare lento e affaticato Alle sette e mezza di sera a Milano è arrivato. Abbracci e saluti ci siamo scambiati E chi in macchina, chi in metro, a casa siamo tornati. Lavinia Piva

Bibliografia Wikipedia Google immagini Testa di Lavinia (poesia) Presentazione ad opera di Lauren Spare, Alessia Berni & Lavinia Piva.