Pedagogia speciale e integrazione

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Transcript della presentazione:

Pedagogia speciale e integrazione Milano Corsi Speciali

Pedagogia Speciale Il campo di ricerca e studio specifico della pedagogia speciale è il processo educativo di coloro che si segnalano per situazioni di disabilità, per affrontare il problema della partecipazione sociale dei disabili alla quale si può essere formati solamente sperimentando fin dai primi anni di vita un modello educativo proposto in situazioni comuni, nelle quali soggetti con sviluppo tipico e soggetti con bisogni educativi speciali realizzano situazioni di reale integrazione.

Integrazione scolastica Partecipazione attiva dell’alunno con disabilità alla vita della comunità dei coetanei come occasione di reciproco arricchimento tra soggetti che insieme sperimentano momenti di comunicazione, di lavoro comune, di partecipazione a quella esperienza, sempre diversa, che è l’apprendimento.

Duplice obiettivo Focalizzare il processo di integrazione Dimostrare come attraverso esso sia possibile superare gli atteggiamenti discriminanti e gli stereotipi più diffusi in merito alla diversità, al “non valore” al valore pregiudizialmente positivo di certe caratteristiche attribuite alle categorie (ipertrofia identitaria)

Una pedagogia della complessità “..come è senz’altro definibile la pedagogia speciale non può esimersi dal far riferimento ad un pensiero complesso, in grado di non chiudere mai i concetti, di rompere gli schematismi, le simmetrie, di cogliere possibili articolazioni tra elementi apparentemente disgiunti (…).”

Una pedagogia della complessità Muoversi nel paradigma della complessità rappresenta una difficile avventura di tutta la scienza contemporanea, ma, allo stesso tempo, non accettarne la sfida significherebbe rinunciare alla possibilità di collegare la scienza al cambiamento e la ricerca al flusso degli eventi della diversità e della singolarità della storia e delle storie.

Alcuni cambiamenti terminologici Pedagogia emendativa Ortopedagogia Pedagogia curativa Pedagogia d’aiuto Pedagogia di sostegno Pedagogia speciale

Le radici della pedagogia speciale italiana Jean-Marc Gaspard Itard (1774-1838) Eduard Séguin (1812-1880) Sante de Sanctis Maria Montessori Giuseppe Ferruccio Montesano

Sull’educazione di un uomo selvaggio “Si può stabilire come proposizione generale che tutte le cause accidentali, locali o politiche che tendono ad aumentare o a diminuire il numero dei nostri bisogni contribuiscono necessariamente a estendere la sfera delle nostre conoscenze ed il campo della scienza, delle belle arti e dell’industria sociale” J.M. Itard, 1801

L’educazione degli handicappati “La realizzazione del suo inaudito progetto pedagogico ha permesso di togliere all’allievo di cui si è occupato per più di cinque anni il ruolo di oggetto di curiosità scientifica, per fargli assumere quello di soggetto, di soggetto tragico del suo destino. Ricollegandosi ostinatamente all’aspetto mostruoso, strano, inconsueto,

L’educazione degli handicappati Itard ha inventato una modalità relazionale capace di conferire un’identità a un bambino fino a quel momento solitario ed abbandonato. Facendo uscire Victor dal suo anonimato, se non dal suo mutismo, Itard gli ha dato un nome…..e una storia” Canevaro, Gaudreau, 1988

Alcune tappe fondamentali 1908 le prime classi differenziali 1923 con la riforma Gentile obbligo scolastico per ciechi e sordi senza altre anomalie Istituzione di scuole speciali e di istituti speciali Legge 118 del 1971 La Relazione della Commissione Falcucci del 1975 Legge 517 del 1977 Legge Quadro 104 del 1992

Gravi e gravissimi. Per chi l’integrazione? La chiave di lettura pedagogica insegna che la situazione di gravità è un concetto sistemico, dipendente dall’intersezione di una molteplicità di fattori personali, relazionali e contestuali, quindi non unicamente insediata nel soggetto: è certamente riferibile all’entità della compromissione, all’età, alla capacità comunicativa da parte del soggetto disabile,

Gravi e gravissimi: Per chi l’integrazione? al grado di motivazione all’apprendere (…); ma anche alla qualità e alla quantità, al grado di integrazione dei sostegni personali, familiari e sociali e dei servizi messi a disposizione dall’ambiente, nonché alle aspettative di quest’ultimo.

Quale relazione? Una relazione educativa richiede che vi sia intenzionalità formativa da parte dell’educatore verso l’educando e siano messi in atto procedure e percorsi mirati a obiettivi educativi Comporta che siano messi in atto in modo consapevole e programmato procedure per far raggiungere all’educando obiettivi in campo cognitivo, relazionale, emotivo e affettivo

Quale relazione? dei rapporti sociali che si stabiliscono “Per relazione si intende l’insieme dei rapporti sociali che si stabiliscono tra l’ educatore e coloro che egli educa, per andare verso obiettivi educativi in una data struttura istituzionale, rapporti che posseggono le caratteristiche cognitive ed affettive identificabili, che hanno uno svolgimento e una storia”

Quale relazione? L’oggetto della pedagogia è proprio tale relazione, il rapporto che si instaura tra i due soggetti, ciascuno con una funzione differente e con degli obiettivi propri: l’uno quello di educare, d’insegnare, di condurre verso cambiamenti volti al raggiungimento di maggior benessere, l’altro con l’obiettivo di apprendere e di sperimentare situazioni nuove

Quale relazione Le differenze di ruolo, funzioni e compiti determinano posizioni asimmetriche per i due attori del processo educativo Coniugare autonomia e capacità di dipendere dall’altro, muovendosi tra le due polarità che strutturano la relazione, comporta la ricerca di un delicato equilibrio tra iniziativa e controllo, con una scoperta progressiva di punti di forza, ritmi e limiti

Quali capacità relazionali? Saper osservare e ascoltare Comunicare Pensare prima di agire Attendere i risultati del proprio operato Apprendere dall’esperienza Tollerare le frustrazioni Collaborare con i colleghi Mantenere un giudizio aperto ai cambiamenti

Quale prospettiva? Quando l’educatore smette di pensare in un’ottica relazionale a ciò che fa, cioè smette di porre al centro della relazione educativa l’altro, rischia di cadere nella routine, perdendo di vista il significato del suo operare

Professionalità non professionismo Nelle relazioni di aiuto occorre alimentare o recuperare una dimensione di professionalità. Significa evitare il dilettantismo, che si identifica con interventi approssimativi, condotti con faciloneria, senza capire esattamente in che contesto e con quale identità si ha a che fare, e senza dare prova di un’assunzione di prospettiva: si compie un’azione dilettantistica che vive dello spazio breve di una giornata di bontà, di una giornata di eroismo.

Professionalità non professionismo E’ dilettantistico a volte appoggiare una iniziativa benefica senza porsi l’impegno di capire la prospettiva strutturale in cui si colloca quella stessa iniziativa. Professionalità in questo senso non significa tanto svolgere una professione ma guardare la realtà con il gusto dell’impegno, vivendo l’aiuto non come un dovere che si assolve nel tempo libero, nei giorni festivi, ma come un impegno che percorre tutta un’esistenza…

Professionalità non professionismo Ciascuno viva la relazione di aiuto come reciprocità, e non senta la propria posizione come professionismo, ma come una professionalità in grado di offrire aiuto nel momento del bisogno e che a sua volta può avere necessità del supporto dell’altro A. Canevaro, A. Chieregatti La relazione di aiuto

Autobiografie Abbozzo di autobiografia, Jorge Luis Borges Le parole per dirlo, Marie Cardinal L’altra verità. Diario di una diversa, Alda Merini Una mente inquieta, Kay Redfield Jamison Il vizio di vivere, Rosanna Benzi

Autobiografie Io, sirena fuor d’acqua, Mirella Stantamato Vita!, Claudio Imprudente Il mio piede sinistro, Christy Brown Buio, Hugues De Montalembert Su una gamba sola, Oliver Sacks Lungo la via della tormenta, Fernando Moriconi

Autobiografie A nome di tutti i miei, Jean-Pierre Goetghebuer Lo scafandro e la farfalla, Jean-Dominique Bauby Babette, handicappata cattiva, Elisabeth Auerbacher Un angelo alla mia tavola, Janet Frame Sotto l’occhio dell’orologio, Christofer Nolan Prigioniero di me stesso, Birger Sellin

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