LA BORSA VALORI NELLA STORIA Nino Rebaudo
Nascita della Borsa valori La fondazione delle Borse si fa risalire secondo alcuni al Collegium Mercatorum dei Romani nel V sec. a.C.; altri invece affermano che la Borsa, quale è oggi generalmente intesa, ha avuto origine nel XV sec. nelle città più spiccatamente mercantili delle Fiandre, della Francia, della Germania e dell'Italia. Dato il continuo aumentare delle corporazioni di arti e mestieri e delle connesse attività produttive e commerciali, i mercanti e i banchieri sentirono il bisogno di riunirsi non più saltuariamente, come facevano allora, in occasione delle fiere e delle esposizioni tradizionali, bensì a intervalli regolari e in luoghi prefissati, per svolgere con continuità e sicurezza i loro affari. Si ritiene che il termine derivi dalla denominazione di una famiglia di banchieri di Bruges, i Van de Bursen, i quali svolgevano il commercio del denaro in un palazzo il cui frontone era ornato dal loro stemma raffigurante tre borse. Altri ritengono invece che in tale palazzo avesse sede un albergo presso il quale alloggiavano, allorché si recavano a Bruges per concludere i loro affari, mediatori, mercanti, banchieri e orafi.
Sviluppo della Borsa Nel 1487 la città di Anversa, succeduta a Bruges come centro di traffici, fondò la prima Borsa dell'Europa occidentale e diventò la più importante città europea per il commercio del danaro; nel 1561 ad Amsterdam fu fondata una Borsa che sostituì quella di Anversa e che si dedicò sia alle contrattazioni di merci sia a quelle di valori. A Londra Thomas Gresham aveva fondato nella City, sin dalla seconda metà del XVI sec., il Royal Exchange che nel 1773 assunse il nome attuale di Stock Exchange. In seguito furono costituite numerose Borse nelle principali città europee: nel 1685 fu fondata la Borsa di Berlino, nel 1699 quella di Basilea, nel 1762 quella di Vienna, nel 1792 quella di New York, meglio conosciuta sotto il nome di Wall Street dal nome della strada in cui si trova; nel 1801 quella di Bruxelles, nel 1808 quella di Milano, nel 1821 quella di Roma, nel 1831 quella di Madrid, nel 1850 quella di Ginevra, e in seguito quelle di Genova, Torino e di altre città italiane.
La speculazione nella Storia È fuori dubbio che le Borse abbiano spesso favorito la speculazione, per es. sui prodotti agricoli (sui bulbi dei tulipani nel XVIIsec. nelle Province Unite), sui titoli bancari a Londra (azioni della South Sea nell'agosto del 1720), sulla cartamoneta (crollo degli assegnati durante la Rivoluzione francese e conseguente chiusura della Borsa di Parigi dal 27 giugno 1794 al gennaio 1795) o sui valori (crollo di Wall Street il 29 ottobre 1929).
Tesi favorevoli alla speculazione A proposito della speculazione borsistica si sono sostenute e si sostengono tesi a favore e tesi contrarie; a favore si è detto che la Borsa: 1. tende a un livellamento dei prezzi nello spazio: lo speculatore infatti, acquistando un determinato bene in una località dove il prezzo è basso, vi provoca un aumento della domanda e di conseguenza del prezzo, mentre, rivendendo lo stesso bene contemporaneamente in una località dove il prezzo è più alto vi provoca un aumento dell'offerta e di conseguenza una diminuzione del prezzo; 2. opera al fine di diminuire le fluttuazioni dei prezzi nel tempo: se lo speculatore infatti compra oggi in vista di un possibile rialzo futuro dei prezzi, egli attualmente aumenta la domanda e i prezzi, mentre quando, avutosi il rialzo, egli deciderà di vendere, con la sua azione aumenterà l'offerta e di conseguenza tenderà a far diminuire i prezzi: 3. con l'azione svolta dallo speculatore (che tende evidentemente a un guadagno) spesso permette al risparmio di indirizzarsi verso gli impieghi ritenuti più redditizi.
Tesi contrarie alla speculazione Di contro a tali argomenti si è sostenuto che spesso la speculazione ha superato i limiti in cui era vantaggiosa e, portando a un acquisto indiscriminato di titoli ha fatto sì che alla prima flessione dei prezzi gli speculatori più sprovveduti, impauriti dall'andamento decrescente dei corsi, si precipitassero a vendere i loro titoli provocando veri e propri crolli di quotazioni con ingenti perdite per tutti i possessori di titoli (tipico esempio, il crollo di Wall Street nel 1929); inoltre si è detto che spesso la speculazione prende lo spunto non dalla realtà obiettiva ma da situazioni artificiose (per es. da notizie tendenziose sulla vita di qualche società), da manovre concordate, ecc. In verità, non si può parlare di danni apportati dalla speculazione borsistica in se stessa; la sua azione, quando sia fondata su una buona conoscenza del mercato dei beni trattati, si traduce in pratica nell'assunzione del rischio connesso alla variabilità dei corsi, preveduta in ordine di tempo in base a previsioni e supposizioni logiche e verosimili (anche se destinate talvolta a risultare errate), e diviene così uno dei più importanti ed efficaci stimolatori del mercato borsistico moderno, che a ben poca cosa si ridurrebbe se fosse limitato alle sole operazioni di impiego e disimpegno dei cassettisti.
Le Borse nel XIX° e XX° secolo Le Borse hanno anche favorito la rapida mobilizzazione dei capitali e la loro concentrazione in imprese sempre più importanti nel campo nazionale e internazionale. Hanno così reso possibile il grande sviluppo del capitalismo commerciale e industriale e dell'attività economica europea a partire dal XVI sec. Durante il XIX sec. e più ancora nel XX le Borse, in particolare quelle di Londra, New York e Parigi per la loro importanza finanziaria, svolsero la funzione di propulsori dell'economia mondiale, a ciò facilitate dai più perfezionati mezzi di trasporto e di comunicazione, dai più rapidi ed efficienti strumenti di informazione e di esecuzione degli ordini, dal più diffuso uso dei magazzini generali di deposito e delle sovvenzioni creditizie sulle fedi di deposito e note di pegno (warrants), dalla maggiore funzionalità delle banche e dalla creazione delle stanze di compensazione, nonché da una più completa e aggiornata legislazione che disciplina tutta la materia e dal coordinato e pieno riconoscimento degli usi di Borsa, cioè di norme speciali di rilevante importanza formale e sostanziale, sempre osservate, integrative delle norme di legge e aventi eguale obbligatorietà.
Le Borse merci Rappresentano il proseguimento logico e nel tempo, in forma moderna e continuativa, delle grandi fiere ed esposizioni periodiche che si tenevano nei secoli precedenti. Vi vengono trattati beni di forte produzione e di largo consumo (metalli, carbone, petrolio, gomma, cereali, caffè, zucchero, semi oleosi, vini, lana, cotone, seta, ecc.) in quantitativi tipici denominati lotti su campione o su denominazione univoca della specie preventivamente determinata, con notevole possibilità di trasmissibilità nel tempo e nello spazio. Le contrattazioni si intendono a termine (cioè a scadenza fissa), sono svolte da personale autorizzato (commissionari o mediatori) e sono vincolate a condizioni particolari e a schemi tipici che regolano il mercato. La pluralità delle contrattazioni dà luogo alla formazione di prezzi medi utilizzati per la compilazione del listino che assume funzione ufficiale e quindi vincolante, per ogni riferimento di giusto prezzo nelle transazioni fuori Borsa e nelle piazze circostanti, nelle controversie, nelle liquidazioni coatte. I rapidi mezzi di comunicazione e la pubblicità che viene data a questi listini ufficiali permettono, con opportune operazioni di arbitraggio da parte della speculazione, di ottenere un quasi generale allineamento o livellamento dei prezzi su scala mondiale. La sola Borsa merci esistente in Italia, intendendo come tale un istituto funzionante analogamente alle Borse valori, è quella di Milano. In altre città quali Genova, Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, ecc. si svolgono rilevazioni di prezzi e contrattazioni senza che si abbiano però le limitazioni e le garanzie offerte dall'istituzione delle Borse ufficiali.
La CONSOB La disciplina giuridica delle Borse è stata innovata dalla legge 7 giugno 1974 n. 216, poi modificata dalla legge 4 giugno 1985 n. 281, che ha istituito una Commissione nazionale per le società e la Borsa (CONSOB), dotata di assai ampi poteri. Essa è composta da un presidente e da quattro membri, nominati con decreto del presidente della repubblica, su proposta del presidente del consiglio, previa deliberazione del consiglio stesso (durano in carica cinque anni e possono essere confermati una sola volta). Le funzioni della commissione attengono alla supervisione di ogni attività che si svolge in Borsa e al controllo della regolarità delle relative operazioni. Alla CONSOB competono anche le funzioni che in precedenza erano attribuite, nella materia, al ministero del tesoro. In particolare, le sue funzioni sono di: 1. prescrivere la redazione di bilanci consolidati di gruppo anche per settori omogenei a società o enti con titoli quotati in Borsa; 2. far rendere pubblici dati e notizie necessari per l'informazione del pubblico, in aggiunta a quelli risultanti dal bilancio o dalle relazioni (esclusi quelli di pregiudizievole divulgazione); 3. intervenire anche con ispezioni per l'accertamento dell'esattezza e completezza di dati e notizie comunicati o pubblicati dalle società o enti; 4. disporre l'ammissione d'ufficio alla quotazione di titoli abitualmente e largamente negoziati; 5. stabilire un unico calendario per tutte le Borse valori; 6. determinare i meccanismi di lavoro, in via generale o per singole Borse (es. tipi di contratti ammessi, sistemi di quotazione, tariffe di mediazione, ecc.); 7. controllare il funzionamento delle Borse, il finanziamento delle operazioni e vigilare sui soggetti che vi operano; 8. esercitare altre competenze sul funzionamento delle Borse, prima attribuite al ministero del tesoro. Gli amministratori, i sindaci o i revisori e i direttori generali di società o enti che non ottemperano alle richieste o non si uniformano alle prescrizioni della commissione o ne ostacolano l'esercizio sono puniti con ammenda (da uno a 20 milioni). Norme sul controllo contabile e la certificazione dei bilanci delle società per azioni quotate in Borsa sono state introdotte con tre decreti del presidente della repubblica, nn. 136, 137, 138, del 31 marzo 1975. Il trattamento fiscale dei titoli è stato ripetutamente modificato.