Lezione 13 Offerta aggregata, inflazione, disoccupazione

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Lezione 13 Offerta aggregata, inflazione, disoccupazione ultimo aggiornamento 21 maggio 2010

Sommario Indice della lezione funzione macroeconomica della domanda aggregata funzione di offerta aggregata nel modello classico e nel modello keynesiano aggiustamenti dei prezzi inflazione e aspettative tipologia della disoccupazione e sue cause

Funzione dell’offerta aggregata di lungo periodo Nei capitoli precedenti si è ipotizzato, per semplicità, che i prezzi nel breve periodo siano fissi di fronte ad un aumento di domanda aggregata e in presenza di capacità inutilizzata si supponeva che le imprese aumentassero la produzione senza variare in alcun modo i prezzi Torniamo ora ad occuparci del comportamento dei prezzi nel breve e nel lungo periodo iniziamo dal lungo periodo, cioè dalla determinazione dei prezzi e dell’inflazione nel modello classico

Funzione dell’offerta aggregata di lungo periodo Nel modello classico la quantità prodotta è determinata dalla disponibilità di risorse l’inflazione, p, non ha alcun effetto sulla produzione potenziale l’inflazione è il tasso di crescita dei prezzi l’inflazione modifica il livello dei prezzi, ma non i prezzi relativi si suppone che gli agenti economici non soffrano di illusione monetaria La funzione dell’offerta aggregata mette in relazione produzione e livelli di inflazione nel lungo periodo, cioè nel modello classico, è una retta verticale

Funzione dell’offerta aggregata di lungo periodo

Funzione della domanda macroeconomica aggregata Nel lungo periodo, data il prodotto potenziale, viene definito un tasso di interesse reale i* che garantisce l’equilibrio tra domanda aggregata e prodotto potenziale in presenza di inflazione la AD è funzione del tasso di interesse reale Supponiamo ora che la banca centrale segua la regola di Taylor il tasso di interesse obiettivo nella funzione di Taylor è esattamente quello che garantisce l’equilibrio tra domanda aggregata e prodotto potenziale rt = i* + pt + 0,5 (pt – p*) + 0,5 (yt – y*)

Funzione della domanda macroeconomica aggregata Y IS i* Y*

Funzione della domanda macroeconomica aggregata La regola di Taylor individua quindi una relazione tra tasso di interesse reale i e tasso di inflazione ci concentriamo sulla reattività della politica monetaria all’inflazione, trascurando, per semplicità, gli scostamenti della produzione dal potenziale d’altra parte, abbiamo visto, che quegli scostamenti potrebbero essere soltanto uno strumento utile per prevedere l’inflazione futura quando il tasso di inflazione è superiore all’obiettivo il tasso di interesse reale diventa maggiore a quello dell’equilibrio di lungo periodo, e viceversa

Funzione della domanda macroeconomica aggregata

Funzione della domanda macroeconomica aggregata D’altra parte, la stretta monetaria che fa seguito ad una inflazione superiore all’obiettivo della banca centrale riduce il reddito di equilibrio, cioè il reddito pari alla domanda aggregata si viene così a stabilire una relazione tra livello dell’inflazione e livello della domanda aggregata coerente con il reddito quella relazione è chiamata funzione macroeconomica della domanda aggregata, MDS lungo la funzione della domanda aggregata, il reddito è pari alla domanda aggregata e il mercato monetario è in equilibrio al tasso di interesse stabilito dalla banca centrale in base alla regola di Taylor

Funzione della domanda macroeconomica aggregata la banca centrale riduce il tasso reale i* i1\ l’espansione monetaria sostiene la domanda aggregata IS Y* Y1 Y p p p* p1 45° Y Y* p se il tasso di inflazione scende

Funzione della domanda macroeconomica aggregata la banca centrale riduce il tasso reale i* i1\ l’espansione monetaria sostiene la domanda aggregata IS Y* Y1 Y p p p0 p1 45° Y Y* p se il tasso di inflazione scende

Funzione della domanda macroeconomica aggregata Inclinazione della MDS è tanto più piatta quanto più reattiva è la domanda aggregata a variazioni del tasso di interesse, cioè la curva IS è piatta è tanto più piatta quanto più la banca centrale reagisce a variazioni del tasso di inflazione, cioè la curva ii è ripida Spostamenti della curva MDS si sposta a destra se si sposta a destra la curva IS, per esempio per una politica fiscale espansiva si sposta a destra se aumenta il tasso di inflazione obiettivo della banca centrale si sposta a destra nel caso in cui il tasso di interesse obiettivo si riduce

Shock di offerta nel lungo periodo Aumento del prodotto potenziale se la regola di Taylor non viene modificata il punto di equilibrio passa dal punto A al punto D la banca centrale potrebbe riconoscere che è mutato il prodotto potenziale e che il tasso di interesse di equilibrio si è ridotto in quest’ultimo caso la banca centrale facilita il raggiungimento del nuovo equilibrio non è tuttavia semplice per la banca centrale identificare lo shock di offerta che ha incrementato il prodotto potenziale

Shock di offerta nel lungo periodo

Shock di offerta nel lungo periodo la banca centrale riduce il tasso di inflazione i* i*1 i1\ il tasso di interesse di equilibrio scende IS Y* Y*1 Y p D p1 45° Y*1 p se aumenta il prodotto potenziale

Shock di offerta nel lungo periodo se la banca centrale muta il tasso di interesse obiettivo i i* i*1 i1\ IS Y* Y*1 Y p C D p1 45° Y*1 p la curva MDS si sposta sulla destra e l’equilibrio diventa E

Shock di domanda nel lungo periodo Un incremento della spesa aggregata, qualsiasi sia la fonte sposta in alto la curva IS a parità di prodotto potenziale di lungo periodo, il tasso di interesse di equilibrio aumenta se la banca centrale rileva il mutamento del tasso di interesse di equilibrio e modifica la regola di Taylor, l’equilibrio rimane nel punto A altrimenti, si ha un incremento del tasso di inflazione e l’equilibrio di lungo periodo si colloca nel punto B in ogni caso, l’incremento del tasso di interesse reale spiazza la spesa privata di un ammontare pari all’incremento iniziale della domanda aggregata

Shock di domanda nel lungo periodo

Shock di domanda nel lungo periodo nel modello classico, cioè nel lungo periodo, eventuali incrementi di spesa pubblica non hanno alcun effetto sul prodotto; provocano soltanto una pari riduzione della spesa privata lo spostamento in alto della curva MDS può essere creato anche da una modifica della politica monetaria, che cambia obiettivo inflazionistico da p*0 a p*1 il risultato finale di lungo periodo è una inflazione più alta e nessun effetto sulla produzione viene ribadita la dicotomia nel modello classico e la neutralità della moneta una maggiore crescita dell’offerta di moneta influenza solo il tasso di inflazione

Shock di domanda nel breve periodo Nel breve periodo gli shock provocano innanzitutto una variazione della produzione effettiva Il processo di aggiustamento di uno shock richiede aggiustamenti dei prezzi della politica monetaria della domanda aggregata in seguito a variazioni della politica monetaria Tutti i precedenti aggiustamenti hanno bisogno di tempo

Shock di domanda nel breve periodo le imprese variano malvolentieri i prezzi le banche centrali hanno bisogno di tempo per capire quale shock si è verificato e innalzare i tassi di interesse, nel caso di shock di domanda, ovvero ridurli, in caso di shock di offerta il meccanismo di trasmissione della politica monetaria all’economia reale richiede mesi, se non anni In caso di shock di domanda l’effetto immediato è una riduzione della produzione

Aggiustamento di salari e domanda di lavoro In caso di disturbi di domanda o di offerta un aggiustamento basato sui prezzi richiederebbe che salari e contratti di lavoro venissero immediatamente modificati in effetti, licenziamenti e assunzioni hanno costi rilevanti anche la negoziazione dei salari comporta dei costi rilevanti di conseguenza i salari non vengono modificati tra una contratto e il seguente, il numero di dipendenti viene ridotto solo eccezionalmente

Funzione offerta aggregata di breve periodo La funzione di offerta di breve periodo descrive la relazione di breve periodo tra produzione e inflazione dato un certo tasso previsto di crescita dei salari tassi di inflazione maggiori, dato il tasso di crescita dei salari, comportano un minore salario reale a fronte del maggiore salario reale, le imprese saranno disposte ad offrire una maggiore quantità di output la curva di offerta di breve periodo si sposta quando il salario negoziato viene via via modificato

Funzione offerta aggregata di breve periodo

Funzione offerta aggregata di breve periodo La contrattazione salariale viene influenzata dal livello corrente della produzione se la produzione è inferiore al suo potenziale, Y < Y*, allora il salario contrattuale riduce la sua crescita, cioè la funzione di offerta di breve periodo si sposta in basso se la produzione è superiore al suo potenziale, Y > Y*, allora il salario contrattuale incrementa la sua crescita, cioè la funzione di offerta di breve periodo si sposta in alto

L’aggiustamento ad uno shock di domanda L’equilibrio di breve periodo viene identificato dal punto di intersezione tra MDS e SAS Si supponga uno spostamento in basso della MDS causata da una riduzione dell’obiettivo inflazionistico da p* a p*3 la modifica dell’obiettivo di inflazione induce un aumento dei tassi di interesse e quindi una riduzione di domanda aggregata e di produzione effettiva la caduta della produzione riduce gradualmente la crescita dei salari contrattuali e sposta la curva SAS verso il basso alla fine si raggiunge il nuovo punto di equilibrio

L’aggiustamento ad uno shock di domanda

L’aggiustamento ad uno shock permanente di offerta Un aumento permanente del prodotto potenziale sposta sulla destra sia la AS che la SAS se la banca centrale è pronta a rilevare lo shock e ad adeguare il tasso di interesse obiettivo, anche la curva MDS si posta sulla destra e il nuovo equilibrio salta al punto E1 tuttavia, ci possono essere ritardi nella rilevazione e altri nel meccanismo di trasmissione dell’impulso monetario alla domanda aggregata come risultato il prodotto aumenta nel breve periodo ma meno dell’incremento di potenziale nel lungo periodo si arriva all’equilibrio E1

L’aggiustamento ad uno shock permanente di offerta se la banca centrale non modifica il proprio tasso di interesse obiettivo, l’equilibrio di lungo periodo sarà nel punto E3 il raggiungimento del nuovo equilibrio di lungo periodo comporterà uno spostamento in basso della curva SAS nell’equilibrio di breve periodo il prodotto sarebbe inferiore al potenziale e questo indurrebbe una riduzione del tasso di crescita dei salari contrattati

L’aggiustamento ad uno shock permanente di offerta

L’aggiustamento ad uno shock temporaneo di offerta Si supponga un aumento temporaneo dei prezzi delle materie prime la curva AS non si modifica, visto che nel lungo periodo il sistema si adatta all’incremento del prezzo delle materie prime la curva SAS dipende dai salari contrattuali, ma anche dai costi degli altri input produttivi un aumento del costo delle materie prima sposta temporaneamente in alto la curva SAS l’effetto inflazionistico scompare dopo che i maggiori prezzi delle materie prime sono stati inglobati nei prezzi degli altri beni

L’aggiustamento ad uno shock temporaneo di offerta

L’aggiustamento ad uno shock temporaneo di offerta Se la banca centrale mantiene l’obiettivo di inflazione la MDS non si sposta l’economia subisce una recessione sommata a inflazione, detta anche stagflazione La banca centrale potrebbe evitare gli effetti recessivi dello shock temporaneo modificando l’obiettivo di inflazione la modifica dell’obiettivo inflazionistico comporta uno spostamento verso l’alto della curva MDS gli effetti dello shock temporaneo sulla produzione possono essere evitati, ma al costo di una maggiore inflazione

Le regole della politica monetaria La reazione della politica monetaria agli shock implica delle conseguenze che dipendono dal tipo di shock che si è verificato quando si verificano shock di domanda, stabilizzare l’inflazione implica anche stabilizzare il prodotto non esiste contraddizione tra obiettivo di inflazione e obiettivo di stabilizzazione della produzione attorno al livello di prodotto potenziale Quando si verificano shock temporanei di offerta non è possibile stabilizzare sia il prodotto che l’inflazione se la banca centrale decide di stabilizzare il livello di inflazione il prodotto varierà tra Y’ e Y’’

Le regole della politica monetaria

Le regole della politica monetaria

Le regole della politica monetaria quando si realizza uno shock negativo, il tasso di interesse reale viene incrementato quando si realizza uno shock positivo, il tasso di interesse viene ridotto Al contrario, se viene stabilizzato il prodotto attorno al suo potenziale, aumenta la variabilità dell’inflazione in questo caso, quando si realizza uno shock negativo, il tasso di interesse viene ridotto quando si realizza uno shock positivo, il tasso di interesse viene incrementato

Le regole della politica monetaria In pratica, la banca centrale si trova ad affrontare congiuntamente shock di domanda e di offerta l’inclinazione di una particolare funzione MDS rappresenta un particolare compromesso tra obiettivo di stabilizzazione dell’inflazione e obiettivo di stabilizzazione del prodotto questo implica che l’obiettivo inflazionistico delle banche centrali sia flessibile le banche centrali possono scostarsi temporaneamente dall’obiettivo inflazionistico in modo da attutire le fluttuazione della produzione

Le regole della politica monetaria In conclusione, la politica monetaria esercita un potere discrezionale nel reagire a shock macroeconomici inattesi l’importante è che le deviazioni dell’inflazione e dei tassi di interesse dagli obiettivi siano solo temporanee una volta che lo shock temporaneo venga superato, i tassi di interesse devono essere modificati in senso opposto in caso contrario, la credibilità anti-inflazionistica della banca centrale viene minata

L’inflazione e la moneta Abbiamo visto che nel breve periodo l’inflazione è determinata sia da shock di domanda che da shock di offerta nel lungo periodo l’inflazione è determinata soprattutto dalla politica monetaria Ora si pongono alcune questioni ulteriori quale è la relazione di lungo periodo tra inflazione e moneta? come si spiegano fenomeni di iperinflazione? quali sono i costi dell’inflazione?

L’inflazione e la moneta Nel lungo periodo, cioè nel modello classico, abbiamo già visto che la moneta è un velo esiste dicotomia tra variabili nominali e reali Tuttavia, la relazione tra crescita dell’offerta di moneta e crescita del livello dei prezzi, cioè inflazione, non è semplicemente proporzionale Abbiamo già presentato la funzione della domanda di moneta Md = P L(Y, r)

L’inflazione e la moneta Il tasso di interesse rappresenta il costo opportunità della moneta ma quale tasso di interesse? Quello nominale o quello reale nel calcolare il costo opportunità della moneta, individui razionali dovrebbero prendere in considerazione il rendimento reale, i, di una qualche attività finanziaria alternativa tuttavia, nel calcolo del costo opportunità, va considerato che il rendimento reale della moneta non è nullo, ma pari a – p in definitiva, il costo opportunità si calcola per differenza: i – (– p) = r

L’inflazione e la moneta E’ quindi il tasso di interesse nominale che influenza la domanda di moneta La relazione esistente tra tasso di interesse nominale e tasso di interesse reale è chiamata ipotesi di Fisher secondo l’ipotesi di Fischer, un aumento dell’un per cento dell’inflazione viene accompagnato da l’un per cento di incremento del tasso di interesse nominale quindi, nel lungo periodo r = i* + p

L’inflazione e la moneta Questo implica che la relazione tra offerta di moneta e inflazione è determinata dalla seguente condizione di equilibrio nel mercato monetario un aumento dell’offerta di moneta determina un incremento dei prezzi, ma anche una variazione della domanda di moneta, nella misura in cui modifica il tasso di inflazione la teoria quantitativa della moneta sintetizza la relazione esistente tra moneta e prezzi nel modello classico

L’inflazione e la moneta Teoria quantitativa della moneta l’inflazione è pari al tasso di crescita della moneta al netto del tasso di crescita della domanda reale p = DM% – DL% di solito la domanda reale di moneta varia solo di pochi punti percentuali quindi il tasso di inflazione riflette soprattutto il tasso di crescita dell’offerta di moneta quando l’inflazione diventa molto alta, si trasforma in iperinflazione, la riduzione della domanda di moneta può essere molto rilevante ha luogo una fuga dalla moneta

Il signoraggio Anche se l’inflazione è un fenomeno prettamente monetario la sua vera causa ha spesso a che vedere con le politiche fiscali soprattutto nei casi di iperinflazione, la creazione di moneta serve per finanziare il disavanzo del bilancio pubblico il governo è costretto a utilizzare la moneta quale fonte di finanziamento quando il debito pubblico è così ampio che il governo non riesce più a emettere ulteriori titoli di debito per assenza di domanda L’introito reale ottenuto dallo Stato con la creazione di moneta viene detto signoraggio

Il signoraggio il costo della produzione di moneta è nettamente inferiore rispetto al suo valore il valore reale dell’introito per lo Stato dalla produzione di moneta può essere quindi calcolato ipotizzando che i costi di produzione siano nulli il signoraggio è quindi pari a Un aumento del tasso di crescita della moneta aumenta il signoraggio a patto che non sia controbilanciata da una riduzione della moneta di pari ammontare

Il signoraggio Esiste un tasso di crescita della moneta, e quindi un tasso di inflazione, oltre il quale un’ulteriore accelerazione dell’inflazione produce una riduzione del signoraggio superata quella soglia neanche la produzione di moneta riesce a finanziare il disavanzo pubblico a quel punto l’unico intervento efficace per riequilibrare il sistema economico e porre termine ad un processo di esplosione dei prezzi è il risanamento del disavanzo fiscale

Il signoraggio

La curva di Phillips La curva di Phillips è una regolarità statistica tra tasso di inflazione e tasso di disoccupazione la curva di Phillips identifica una sorta di rapporto di scambio tra disoccupazione e inflazione la curva di Phillips non è stabile nel lungo periodo nel lungo periodo il tasso di disoccupazione viene determinato dal livello di produzione potenziale e dalla domanda di lavoro connessa a quel livello di produzione il tasso di disoccupazione corrispondente al prodotto potenziale viene anche chiamato tasso naturale di disoccupazione nel lungo periodo la curva di Phillips è verticale

La curva di Phillips

La curva di Phillips Nel breve periodo la curva di Phillips è legata alla funzione SAS a fronte di uno shock di domanda, un aumento del tasso di inflazione rende possibile un incremento di produzione e quindi una riduzione del tasso di disoccupazione, e viceversa in corrispondenza del tasso naturale di disoccupazione la curva di Phillips indica il tasso di inflazione atteso, utilizzato nella contrattazione dei salari il tasso di inflazione atteso dipende dalla politica della banca centrale e dalla sua credibilità

La curva di Phillips Si supponga che la banca centrale annunci una riduzione del suo obiettivo inflazionistico inizialmente l’annuncio non può modificare la posizione della curva di Phillips, che dipende dalle attese di inflazione esistenti nel momento in cui sono stati stipulati i contratti al momento applicati la nuova politica monetaria riduce quindi il tasso di inflazione ma al costo di un aumento del tasso di disoccupazione successivamente, la curva di Phillips si sposta verso il basso, a patto che l’annuncio della banca centrale sia creduto

La curva di Phillips

La curva di Phillips se l’annuncio non viene creduto il sistema economico può rimanere per molti anni in una situazione di disoccupazione superiore al suo livello naturale la credibilità della banca centrale contribuisce a ridurre i costi della riduzione dell’inflazione in termini di disoccupazione superiore al suo livello naturale Per ridurre i costi della disinflazione vengono attuate politiche specifiche politiche dei redditi che intervengono direttamente nel processo negoziale di contrattazione dei salari riforme istituzionali che aumentano l’indipendenza delle banche centrali e quindi la sua credibilità

La curva di Phillips La curva di Phillips si sposta anche nel caso di shock di offerta uno shock permanente di offerta modifica sia il tasso naturale che il tasso la posizione della curva di Phillips di breve periodo uno shock temporaneo, provoca uno spostamento in alto della curva di Phillips di breve periodo e un aumento del tasso di disoccupazione quando lo shock temporaneo viene assorbito, la curva di Phillips ritorna alla sua posizione iniziale a patto che le aspettative di inflazione non si siano modificate

La curva di Phillips

La curva di Phillips se la banca centrale non è molto credibile, gli agenti economici possono pensare che i costi in termini di disoccupazione per riportare il tasso di inflazione al suo valore iniziale saranno evitati in questo caso, le aspettative inflazionistiche vengono modificate e la curva di Phillips rimane in una posizione superiore a quella iniziale

I costi dell’inflazione Le banche centrali garantiscono la stabilità dell’inflazione ma quali sono i costi dell’inflazione? L’inflazione non necessariamente si traduce in una riduzione del potere di acquisto dei redditi in un processo inflazionistico aumentano sia i prezzi che i redditi quando l’inflazione è causata da un aumento dei prezzi di beni importati, effettivamente si ha incremento dei prezzi e impoverimento del paese bisogna produrre di più per consumava ciò che ci si permetteva prima dell’incremento dei prezzi delle importazioni

I costi dell’inflazione in questo caso, tuttavia, non è l’inflazione la causa dell’impoverimento ma il peggioramento delle ragioni di scambio Per approfondire i costi dell’inflazione bisogna distinguere tra inflazione attesa, anticipata inflazione inattesa, che coglie di sorpresa gli agenti economici Un inflazione perfettamente anticipata comporta dei costi dovuti a riduzione della domanda di moneta e inconvenienti dovuti alla ridotta detenzione di mezzi di pagamento, i cosiddetti costi delle suole

I costi dell’inflazione i costi di adeguamento dei listini prezzi, i cosiddetti costi di menù distorsioni fiscali connesse a imposte le cui aliquote variano al di sopra di soglie fissate in termini nominali, oppure a imposte sui redditi da capitale fissate sui rendimenti nominali e non su quelli reali Una sorpresa inflazionistica comporta soprattutto effetti ridistributivi vengono avvantaggiati i debitori, fra i quali lo Stato, e colpiti i creditori in genere, vengono avvantaggiati i giovani e colpiti gli anziani

I costi dell’inflazione Oltre il livello dell’inflazione, anche l’incertezza sul futuro livello di inflazione comporta dei costi è più difficile prendere decisioni che riguardano il futuro l’incertezza comporta dei rischi e gli individui non amano i rischi l’incertezza sull’inflazione futura diminuisce quando si riduce il livello un più basso livello di inflazione è quindi preferito anche perché riduce l’incertezza inflazionistica

La disoccupazione La curva di Phillips ha mostrato che anche nell’equilibrio di lungo periodo esiste un tasso di disoccupazione, detto naturale, maggiore di zero il tasso di disoccupazione di breve periodo può essere maggiore di quello naturale Perché il tasso di disoccupazione naturale non è nullo? Definizioni statistiche i disoccupati sono coloro che dichiarano, in occasione di apposite rilevazioni statistiche, di non lavorare e di cercare attivamente lavoro

La disoccupazione la forza lavoro comprende gli occupati e i disoccupati il tasso di disoccupazione è la percentuale di disoccupati rispetto alla forza lavoro tasso disoccupazione = D / (O + D) il tasso di partecipazione è la percentuale di individui che fanno parte delle forze lavoro sul totale della popolazione in età lavorativa tasso di partecipazione = (O + D) / N15-65 Il numero di disoccupati rilevati dalle indagini campionarie sono uno stock in ciascun periodo di tempo sono tuttavia presenti flussi in entrata e flussi in uscita

La disoccupazione Anche quando il tasso di disoccupazione rimane costante sono presenti flussi di entrata e uscita dalla condizione di occupato disoccupato inattivo Tipologia della disoccupazione frizionale strutturale classica ciclica

La disoccupazione

La disoccupazione 1999 2003 2007 2009 Occupati 20,847 22,241 23,222 23,025 Disoccupati 2,559 2,048 1,506 1,945 Forza lavoro 23,406 24,289 24,728 24,970 tasso di disoccupazione 10.9 8.4 6.1 7.8 tasso di occupazione 15-64 53.7 57.5 58.7 tasso di attività 15-64 60.4 62.9 62.5 62.4

La disoccupazione Disoccupazione frizionale Disoccupazione strutturale misura il numero di individui che transitano temporaneamente nella condizione di disoccupato perché stanno cambiando lavoro o stanno addestrandosi per un nuovo lavoro Disoccupazione strutturale è dovuta ad una discrepanza tra domanda e offerta di lavoro Disoccupazione classica è dovuta a salari contrattati troppo alti e ai quali non si realizza l’equilibrio tra domanda e offerta di lavoro

La disoccupazione Disoccupazione ciclica o keynesiana è dovuta alla carenza della domanda aggregata, si realizza quando la produzione è inferiore al potenziale Il tasso naturale di disoccupazione è quel tasso presente anche quando il mercato è in equilibrio e comprende la disoccupazione strutturale frizionale La disoccupazione naturale è interamente volontaria

Il tasso naturale di disoccupazione LD: domanda di lavoro LF LF: forza lavoro AJ AJ: numero di lavoratori che desiderano accettare un lavoro Salario reale AJ è a sinistra di LF poiché sia alcune persone stanno cambiando sia altre aspettano offerte migliori. w* N* N1 L’equilibrio è in w*, N*. La distanza EF è la disoccupazione naturale E F See Section 27-2 in the main text, and Figure 27-3. This is a reprise of the diagram introduced in the previous Chapter – see Figure 26-2 in the main text. LD Numero di lavoratori

La disoccupazione La disoccupazione classica è invece involontaria anche la disoccupazione classica può essere inclusa all’interno della disoccupazione naturale La disoccupazione keynesiana è anche una disoccupazione involontaria dipende da una riduzione della domanda di lavoro in corrispondenza del salario corrispondente all’occupazione naturale nell’equilibrio di lungo periodo può essere contrastata da politiche economiche opportune

La disoccupazione classica w2 Supponete che un sindacato riesca ad ottenere un salario w2. AJ LF Salario reale A N2 L’equilibrio è in A B della quale BC è volontaria C e la disoccupazione è AC, e AB involontaria w* See Section 27-2 in the main text, and Figure 27-3. LD N* N1 Numero di lavoratori

La disoccupazione

La disoccupazione le politiche economiche di sostegno alla domanda non hanno però alcuna efficacia una volta raggiunto il tasso di disoccupazione naturale Il tasso di disoccupazione naturale può essere variato soltanto con politiche dell’offerta le politiche dell’offerta spostano le curve AJ e LF ridurre il divario tra competenze professionali domandate e offerte agevolare il processo di incontro tra domanda e offerta di lavoro ridurre il cuneo fiscale e retributivo

Riduzioni fiscali e disoccupazione w1 Con un’imposta sul reddito, il salario lordo pagato dalle imprese (w1) AJ salario reale w3 è maggiore del salario netto percepito dai lavoratori (w3). LF AB è l’ammontare della tassa A B w2 N2 E Senza la tassa, l’equilibrio sarebbe in E. N1 Il numero di lavoratori assunti è N1 F con una disoccupazione EF. La disoccupazione è BC C See Section 27-4 in the main text, and Figure 27-4. LD Numero di lavoratori EF è minore di BC per la pendenza relativa di LF e AJ