“Potere di mercato e benessere sociale”

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“Potere di mercato e benessere sociale” Motta – Polo cap. 2

Analisi di tipo statico Nell’ambito statico, non sussistono dubbi sulla relazione inversa fra benessere e potere di mercato: Perdita di benessere legata al mancato sfruttamento delle opportunità di creazione di valore. Ma un’analisi di tipo dinamico conduce a vari potenziali dubbi: Se il compito della politica della concorrenza dovesse essere quello di garantire la concorrenza “a tutti i ocsti”… Allora potrebbe essere utile sussidiare le imprese per garantire che operino

Massimizzare il numero di imprese? Ma qual è l’effetto di una simile decisione? Si rischiano di generare ampie inefficienze allocative Dimostrazione grafica Usuale effetto di perdita secca legato alla dinamica di creazione del valore

Compiti della politica della concorrenza In breve: Non spetta alla politica della concorrenza massimizzare il numero di imprese. La politica della concorrenza ha il compito di difendere la competizione sul mercato, con l’obiettivo di aumentare il benessere, non di proteggere i concorrenti Spesso è bene evitare una politica della concorrenza troppo interventista.

Il concetto di potere di mercato Estremamente ampio In genere, si considera la possibilità per un’impresa di fissare il prezzo al di sopra dei costi Ma quali costi? Marginali? Variabili? E poi: come conteggiare il costo opportunità? Impiego alternativo in altri settori? E ancora: quando si parla di “ampio” potere di mercato, che cosa si intende? Livello di arbitrarietà

L’analisi del potere di mercato a livello statico Si ipotizzano tecnologie date E che tutte le imprese abbiano lo stesso livello di perdita secca Illustrazione grafica dell’inefficienza del monopolio Maggiore è l’elasticità della domanda, maggiore la perdita secca legata al monopolio

Rent seeking Ipotesi di Posner Le imprese monopolistiche (che non godono del privilegio di un monopolio legale) spendono le proprie risorse in inutili attività di lobbying per garantirsi la possibilità di un monopolio legale. Dunque, anche il profitto delle imprese corrisponde a perdite sociali, perché investito in attività inutili Intuizione: nel tentativo di impossessarsi delle rendite, le imprese usano risorse preziose, che potrebbero trovare impieghi alternativi in grado di generare un maggiore profitto.

Monopolio e inefficienza produttiva - teoria Ulteriore perdita sociale legata all’aumento dei costi. Rappresentazione grafica

Monopolio e inefficienza produttiva – empirics Nickell (1996): Analizza un data panel di circa 700 imprese manifatturiere inglesi sul periodo 1972-1986 All’aumentare della quota di mercato si riducono i livelli di produttività delle imprese All’aumentare della concorrenza, aumenta la crescita della produttività totale dei fattori di produzione Nickell, Nicolitas e Dryden (1997) basandosi sugli stessi dati confermano che la concorrenza di prodotto migliora la produttività delle imprese, ma meno di quanto accada quando l’impresa sia già sottoposta a pressioni finanziarie o a un controllo esterno degli azionisti

Ragioni dell’inefficienza di monopolio Il disimpegno “slack” manageriale Ipotesi già di Adam Smith: la pressione della concorrenza spinge le imprese ad essere efficienti. Ragioni possibili: Contrasto di obiettivi fra proprietà e management Lock in e problematiche varie Modello di Schmidt: Maggiore concorrenza può indurre più sforzo per le imprese 1037 miliardi di euro, circa i 2/3 del PIL italiano. A destare preoccupazioni sono i fondi sovrani, fino agli IDE nessun problema

Meccanismi darwiniani I Concorrenza come fattore di selezione delle imprese più efficienti Olley e Pakes (1996): modello fondamentale per chi si occupa di econometria, sia dal punto di vista metodologico che dal punto di vista sostanziale. Impatto del cambiamento tecnologico e della deregolamentazione nell’industria USA degli impianti di telecomunicazione, nel periodo 1963-87 Forti cambiamenti: smembramento di AT&T e separazione delle attività locali e conferimento a compagnie regionali Ipotesi: entrata e uscita portano a maggiore efficienza (selezione darwiniana) confermata 1037 miliardi di euro, circa i 2/3 del PIL italiano. A destare preoccupazioni sono i fondi sovrani, fino agli IDE nessun problema

Meccanismi darwiniani II Disney, Haskel e Heden (2000) Apertura e chiusura degli impianti è importante nello spiegare aumenti di produttività. Imprese con singolo stabilimento hanno minori aumenti di produttività rispetto a quelle con molti stabilimenti e con forte turn over fra gli stessi.

Numero di imprese e benessere sociale Trade off fra efficienza produttiva ed efficienza allocativa Efficienza produttiva: in teoria massimizzata con un numero di imprese basso (a patto che queste siano produttive). Ma numero di imprese elevato porta ad una maggiore efficienza allocativa (markup del prezzo sui costi relativamente basso) Dunque è erronea di per sé una politica volta a massimizzare il numero di imprese Equivalente al precedente caso dei sussidi

Minori incentivi a innovare per un monopolista Efficienza dinamica I Minori incentivi a innovare per un monopolista Interpretazione a livello grafico Incentivi ad innovare dipendono dalla relazione fra rischio legato all’innovazione e incentivi in termini di maggiore profitto Per il monopolista può prevalere il rischio, perché ha comunque profitto Mercati “sani” prevedono entrata e uscita di imprese, le quali innovano 1037 miliardi di euro, circa i 2/3 del PIL italiano. A destare preoccupazioni sono i fondi sovrani, fino agli IDE nessun problema

Efficienza dinamica II D’altra parte troppa concorrenza può legare le imprese, che non riescono ad ottenere risorse sui mercati bancari e finanziari Quindi può nuocere all’innovazione Relazione a U Inoltre, necessario monopolio ex post Brevetti e tutela della proprietà intellettuale

Politiche pubbliche ed incentivi ad innovare Protezione dei diritti di proprietà Effetto ambiguo dal punto di vista del benessere complessivo. Esempio: discriminazione prezzo compagnie aeree La libertà economica è spesso in contrasto con l’efficienza Ad esempio, nel caso delle clausole che impongono restrizioni verticali, le quali sotto certe condizioni si possono considerare efficienti

Politiche pubbliche ed incentivi ad innovare Protezione dei diritti di proprietà Effetto ambiguo dal punto di vista del benessere complessivo. Dilemma: ex ante o ex post ? 17

Essential Facilities I Input: Indispensabile per la produzione in una data industria. Non facilmente duplicabile Questione empirica: quando un input diventa fondamentale? Condivisibile, cioè utilizzabile da vari soggetti contemporaneamente Essenziale, cioè difficilmente sostituibile Non duplicabile (rilevanti economie di scala) 18

Essential Facilities II Esempio dei porti: Occorre un test approfondito per valutare la sussistenza dei tre requisiti. Ma, anche ammessa la sussistenza dei requisiti, occorre valutare le conseguenze dal punto di vista dell’investimento di un eventuale investitore 19

Controlli sui prezzi e rimedi strutturali Non è compito dell’Antitrust vigilare sui prezzi Anche se l’art. 82 prevede la possibilità di intervenire di fronte a prezzi “troppo alti” E’ pericoloso perchè I prezzi alti potrebbero essere frutto di innovazione (disincentivi ad innovare). Occorre invece punirla se gli elevati prezzi derivano da una posizione dominante indebitamente raggiunta 20

Mercati contendibili Spesso la concorrenza potenziale potrebbe essere sufficiente (Baumol, Panzar, Willig) Effetti esercitati sulle imprese attive da soggetti che entrino sul mercato, spiazzando temporaneamente il monopolista Entrata hit and run Due ipotesi cruciali: Le imprese non modificano i prezzi I costi sono irrecuperabili 21

Entrata riduce i prezzi e i profitti delle imprese Libertà di entrata Entrata riduce i prezzi e i profitti delle imprese Aumenta la concorrenza e diminuisce i prezzi Profitti scendono a causa di diminuzione dei prezzi e di diminuzione delle quote di mercato Anche quando è ammessa differenziazione del prodotto, l’entrata riduce la varietà, e dunque va ad aumentare l’aggressività su ciascuna varietà (riduzione dei prezzi e riduzione dei profitti) Ipotesi implicita: Mobilità della domanda 22

Frizioni nella domanda Che cosa succede se la domanda non è mobile? Switching costs Effetti di rete La concorrenza fa più fatica: A svilupparsi A dispiegare i propri effetti 23

Costi del cambiamento di marca o di fornitore di un servizio Switching costs Costi del cambiamento di marca o di fornitore di un servizio Esempio: cambiamento banca o compagnia telefonica Si dividono in naturali (costi di ricerca, di apprendimento, di adattamento) e artificiali Effetto sul benessere ambiguo In un modello a due periodi, nel primo periodo la concorrenza è più intensa per accapparrarsi la base di clienti, nel secondo è meno intensa perché alcuni sono fidelizzati 24

In genere considerato negativo Effetto complessivo In genere considerato negativo Prevale l’effetto negativo che si manifesta una volta che la base clienti è consolidata Misure di policy finalizzate ad abbattere gli switching costs sono benvenute 25

Effetti di rete I Reti fisiche: l’utilità di ciascun consumatore dipende direttamente dal numero di altre persone che consumano lo stesso bene Esempio: reti telefoniche Reti virtuali : l’utilità di ciascun consumatore dipende indirettamente dal numero di altre persone che consumano lo stesso bene Esempio: carte di credito 26

Problemi di coordinamento Effetti di rete II Problemi di coordinamento Ruolo importantissimo delle aspettative di adozione… … E degli standard di compatibilità Comportamenti anticompetitivi degli incumbents: Diffondere false informazioni sia sulle prospettive dei nuovi entranti sia sullo sviluppo dei propri prodotti Imposizione di standard di compatibilità? ottimale ex post, ma non necessariamente ex ante 27