Percorsi nella letteratura del Novecento Parte prima

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Transcript della presentazione:

Percorsi nella letteratura del Novecento Parte prima Università della Terza Età e del Tempo Disponibile – San Martino Buon Albergo Docente: prof. Cecilia Chiumenti Percorsi nella letteratura del Novecento Parte prima

Percorsi nella letteratura del Novecento Parte prima: il contesto storico (l’età dell’Imperialismo; la Grande Guerra; l’instabile dopo-guerra); Trasformazione della condizione degli intellettuali; nascita del cinema, nuovi temi in letteratura (conflitto padre-figlio, l’inetto, l’insensatezza della vita) Avanguardie artistiche (Espressionismo, Dadaismo, Cubismo, Surrealismo, Futurismo) interessano tutte le arti. Autori fondamentali: Kafka, Proust, Joyce. In Italia Pirandello e Svevo. Autori meno noti: Sibilla Aleramo (Una donna), Federigo Tozzi Con gli occhi chiusi) Parte seconda: il contesto storico (il fascismo, la guerra e la ricostruzione); le riviste e le poetiche (Ermetismo, Antinovecentismo, Neorealismo). La poesia: Montale, Ungaretti, Saba. La narrativa: Primo Levi, il caso Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Pavese - Vittorini – Fenoglio. Carlo Emilio Gadda. Parte terza: Il contesto storico (l’Europa dopo la svolta del 1956, la guerra fredda, la contestazione giovanile). Italo Calvino, sperimentazione e innovazione. Pier Paolo Pasolini e gli scritti «corsari». Umberto Eco e la metafora del «labirinto» (Il nome della rosa, la semiotica)

Il Novecento, alcuni nodi storici, culturali, letterari Un secolo breve? Definizione di Hobsbawm, 1914-1991, Un secolo complesso, fratture, innovazioni, ma anche ansia e angoscia Progressi scientifici, conquiste sociali ma anche smarrimento filosofico, culturale, umano Quale canone per il Novecento? Quali autori veramente fondamentali? Difficoltà (Romano Luperini) più certezze per la poesia, meno per la prosa

I luoghi, i tempi, le parole-chiave L’arco cronologico considerato muove dal 1903. Perché? Nell’ultima parte dell’Ottocento si sviluppa in Europa la seconda rivoluzione industriale. In questo periodo anche l’Italia, sia pur in ritardo, entra in una nuova fase di sviluppo industriale, in una società di massa, organizzata in forme liberaldemocratiche. Col governo Zanardelli-Giolitti (1901-1903) comincia l’età giolittiana, che verrà interrotta nel 1914 dallo scoppio della Grande Guerra. Questo conflitto è il frutto della contrapposizione sempre più acuta fra le diverse potenze imperialiste: ma la guerra non risolve nulla, anzi creerà negli anni Venti nuova instabilità, crollo di imperi in Europa (Austro-ungarico, Germanico, Ottomano), crisi economiche, rivoluzioni (quella Bolscevica in Russia, il biennio rosso in Italia e il fascismo). La data di chiusura è il 1925, ovvero l’instaurarsi del regime fascista. Al di là delle differenze nei singoli paesi, le istituzioni liberal-demoratiche, i nascenti sistemi socialisti e i totalitarismi di destra si trovano di fronte a un fenomeno comune: l’espansione dell’industrializzazione e della società di massa. Sigmund Freud definisce il nuovo clima «il disagio della civiltà», ovvero le migliorate condizioni materiali non sono più considerate un segno di progresso totale (come avveniva alla fine dell’800 nel clima del Positivismo). La civiltà ha un prezzo che si paga con le tensioni sociali e con l’angoscia individuale. I grandi narratori di quest’epoca denunciano tutti questo disagio: da Kafka a Proust, da Mann a Pirandello, da Joyce a Virginia Woolf a Italo Svevo. E’ di questo che ci occuperemo in queste lezioni.

La nuova organizzazione della cultura, ovvero la trasformazione della condizione del letterato Diversamente dall’Ottocento (quando gli intellettuali vivevano di rendite proprie) nel primo decennio del 900 l’intellettuale vive lavorando nella burocrazia, nell’insegnamento, nel giornalismo, è comunque un salariato, è un dipendente. Il moderno ceto intellettuale nasce dunque con caratteristiche di massa, nell’età giolittiana e trova espressione nelle riviste (in particolare «La voce» di Firenze) e nei nuovi mezzi di comunicazione (l’analfabetismo lentamente decresce) come il cinema e la radio, nonché i giornali. Nel 1924 la radio inizia le sue regolari trasmissioni, che verranno affidate a un monopolio statale. Ben presto la radio sarà lo strumento principale di comunicazione e di propaganda del regime fascista. (Nel 1927 nasce l’Eiar, divenuta poi Rai – radiotelevisione italiana nel 1954). Il cinema conquista presto il favore del pubblico a scapito del teatro. (periodo aureo del cinema muto: 1910-1914, Cabiria gode della collaborazione di Gabriele d’Annunzio).

Nuove scienze: la fisica di Einstein, la psicanalisi di Freud Le concezioni dello spazio e del tempo, l’ambito della conoscenza umana subiscono profondi mutamenti agli inizi del ‘900. Einstein – 1905 Teoria della relatività ristretta (Secondo E. nessun sistema teorico é valido di per sé, poiché la strumentazione e il metodo utilizzati incidono in modo determinante sulla natura stessa dell’osservazione. Spazio e tempo non sono categorie immobili, ma dipendono dai sistemi di riferimento prescelti.) Teoria del «quanti» di Planck, rovescia i principi della fisica classica Sigmund Freud (Vienna 1856-1939): studia l’inconscio (il suo L’interpretazione dei sogni è del 1901) e dà vita alla psicanalisi L’uomo appare diviso fra una zona inconscia (che emerge nei sogni, nei lapsus e in cui dominano le pulsioni) e una zona consapevole in cui valgono la ragione e la volontà. ES – IO – SUPERIO (istinti – equilibrio razionale – esigenze morali). La vita psichica è vista come un campo aperto di tensioni (non più anime buone o romantiche come nell’Ottocento) INQUIETUDINE – ANSIA – ANGOSCIA dominano il nuovo secolo (dopo la Belle époque)

Influenza della psicanalisi sulla letteratura del primo ‘900 nei metodi narrativi: il «flusso di coscienza», che Joyce sperimenta, rappresenta i movimenti dell’inconscio, così come la frantumazione dei vari piani temporali; la narrazione diviene prevalentemente soggettiva, in quanto si ritiene non esista una realtà oggettiva valida per tutti; nei temi: interesse per l’infanzia (Proust), per il sogno; complesso di Edipo, rivalità padre-figlio; una generazione che tenta di «uccidere i padri» e costruire un mondo nuovo (ora con le rivoluzioni politiche ora con la rivoluzione artistica attraverso le «avanguardie»); Testi esemplari: La coscienza di Zeno di Italo Svevo è ispirata proprio a un rapporto paziente-psicanalista, ma contiene anche altri temi, come la figura dell’inetto, il rapporto difficile col padre, la critica alla società borghese, il disagio della civiltà Lettera al padre e La metamorfosi (1915) di F. Kafka esprimono - sia in forma realistica (la lunga lettera mai spedita) sia in forma di racconto allegorico e «assurdo» l’aspro conflitto padre/figlio Con gli occhi chiusi (1913) di F. Tozzi è un interessante tentativo di esprimere i temi dell’inettitudine, della conflittualità da parte di un autore considerato minore.

Influenza della Grande Guerra sull’immaginario collettivo: la figura dell’inetto, l’impiegato frustrato Anche la Grande Guerra agì nell’immaginario collettivo: proprio questa definizione significava che essa non era più e soltanto una successione di battaglie, che si svolgeva lontano (al fronte), ma si allargava a molte nazioni del mondo, coinvolgeva la popolazione civile in modi prima sconosciuti, e diveniva guerra totale. Assumeva anche caratteri più tecnologici (gas tossici, primi aerei, telefono, radio). Perdeva ogni carattere eroico ed individuale (come era stata nell’Ottocento) e diventava guerra «di massa» anonima e squallida come la vita degli operai nel tempo civile. Il protagonista della nuova letteratura non era più il personaggio a tutto tondo dell’Ottocento, ma un essere disorganico, privo di identità e di coerenza, di volontà, è la figura dell’inetto, del personaggio frustrato, spersonalizzato che vive lo squallore ripetitivo della nuova società di massa, dove la burocrazia è una nuova «grande macchina» organizzativa: impiegati sono i protagonisti di Svevo, di Kafka, di Musil, di Pirandello, di Tozzi.

Le avanguardie Il primo Novecento è il periodo delle Avanguardie, Espressionismo, Futurismo, Dadaismo e Surrealismo; quindi Cubismo e Costruttivismo. Le prime tendono alla distruzione della forma, le ultime due a individuare nuove forme rigorose. Il primo movimento del ‘900 è l’Espressionismo; il termine nasce nel 1901, nell’ambito della pittura, quando un gruppo di artisti, allestendo a Parigi una mostra alternativa, lo coniò in opposizione all’Impressionismo, considerato un’emanazione della vecchia arte naturalistica. Ha il suo epicentro in Germania da lì si diffonde in Austria. Ma ci sono anche altri autori (in pittura Matisse) e in letteratura Pirandello che possono essere considerati «espressionisti». L’Espressionismo interessò anche il cinema e la musica, la letteratura e il teatro.

Matisse Kirchner Van Gogh Espressionismo. Più che una avanguardia è una tendenza all’avanguardia. Nell’E. il singolo dettaglio viene sciolto dall’insieme, ma viene ingigantito. La realtà è fortemente soggettiva, tendenza alla deformazione, al grottesco, al mostruoso o inquietante. Matisse Kirchner Van Gogh

Il Futurismo Il Futurismo è un movimento d’avanguardia che nasce, con caratteri specifici, all’interno dell’Espressionismo. Orienta la propria azione sulla base di programmi precisi, espressi nelle forme di Manifesti. Primo Manifesto 1909, di Marinetti. Si sviluppa in Italia e in Russia (in Francia per opera di G. Apollinaire). Il Futurismo italiano ebbe grande importanza sia in letteratura (polemica antiletteraria col passato, con i musei, adesione ai miti dell’azione violenta, dello schiaffo, del pugno, alla civiltà delle macchine e alla modernità. Ode all’automobile da corsa

Le avanguardie artistiche dei primi del Novecento: il Futurismo Umberto Boccioni, Visioni simultanee, 1911. Il personaggio più visibile è una donna, appoggiata ad un balcone (o in questo caso ritratta mentre si sporge da una finestra) e rivolta verso la strada sottostante e gli edifici di fronte. L'"azione" si svolge su piani sovrapposti, con lo scopo di mostrare nell'opera tutto ciò che sia visibile dalla finestra cui si affaccia la donna; gli edifici si curvano e si scompongono, come le figure per la strada e la donna stessa. Dinamismo, velocità, energia, la città e la macchina. Altri autori: Carrà, Balla, Severini.

Le avanguardie artistiche dei primi del Novecento: il Dadaismo L’ultimo movimento di sovversione delle regole e negazione totale (del bello, della modernità, dell’umanesimo, della comunicazione esistente) è il Dadaismo. Nasce in Svizzera, durante la prima Guerra Mondiale e ha caratteri anti-bellici, poi si trasformerà nel Surrealismo. Si sviluppa tra il 1916 e il 1922, prima in Svizzera (nel 1918 Tristan Tzara ne scrive il Manifesto) poi a Parigi, nel 1919-20 quando vi aderiscono Breton e Aragon. Il termine dada significa «giocattolo, gingillo». I dadaisti lo scelsero aprendo a caso il dizionario. Il Dadaismo propone l’uso anticonformistico del linguaggio, suoni e fonemi in libertà, giochi linguistici, il non-sense. Gli aspetti distruttivi prevalgono su quelli propositivi. Per fare un poema dadaista. Prendete un giornale. Prendete delle forbici. Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che contate di dare al vostro poema. Ritagliate l’articolo. Ritagliate quindi con cura ognuna delle parole che formano questo articolo e mettetele in un sacco. Agitate piano. Tirate fuori quindi ogni ritaglio, uno dopo l’altro, disponendoli nell’ordine in cui hanno lasciato il sacco. Copiate coscienziosamente. Il poema vi assomiglierà. Ed eccovi "uno scrittore infinitamente originale e d’una sensibilità affascinante, sebbene incompresa dall’uomo della strada.»

dadaismo Man Ray, Le violon d’ingres, 1924

Surrealismo = surrealtà, realtà superiore ovvero l’inconscio (definizione di Apollinaire) Il nucleo iniziale del S. si forma nel 1919 a Parigi, attorno alla rivista «Literature» (fondata da André Breton, Louis Aragon, Paul Eluard), cui aderirono anche i dadaisti. Breton identifica la realtà superiore con l’inconscio. L’arte deve esprimere immediatamente l’inconscio, concepito come totalità e unità. Manifesto scritto da Breton nel 1924.. Anche lo scrittore deve aderire agli automatismi dell’inconscio, seguendo le libere e casuali associazioni. Evidente l’influsso di Freud. Poi a Freud si unì Marx , visto come pensatore capace di proporre una liberazione totale dell’uomo e di prospettare una società in cui – aboliti lo stato, la disciplina e il lavoro – tutti sino liberi di dedicarsi ai sogni e alle attività ludiche. La lezione del S. influenzò tutte le arti (De Chirico, Picasso, Dalì, Mirò), il cinema (René Clair, Luis Bunuel). Anche il 1968 con le teorie dell’immaginazione al potere è debitrice di questo movimento (il pensiero selvaggio di Lacan, Marcuse, Levi-Strauss).

Le avanguardie artistiche dei primi del Novecento: il Surrealismo Dalì è un rappresentante del Surrealismo, che nasce sulle ceneri del gruppo Dada, il movimento individua nelle manifestazioni dell’inconscio, nei sogni come nelle allucinazioni, la fonte della verità. Questi artisti, eliminando la separazione fra sogno e realtà, aspirano ad attingere la «surrealtà» cioè una realtà superiore e assoluta. Il quadro rappresenta oggetti riconoscibili, ma in uno stato alterato (sono infatti liquefatti e resi scivolosi). l’autore suggerisce una visione del tempo non bloccata al presente degli orologi, ma che risale al passato e ricongiunge il tempo interiore a quello originario e primordiale della natura.

Le avanguardie artistiche dei primi del Novecento: il Cubismo movimento artistico nato in Francia per opera di Pablo Picasso e George Braque. Les mademoiselles d’Avignon è del 1907. Il cubismo scompone personaggi e oggetti in forme geometriche elementari, piccoli cubi, cilindri, sfere, coni. La realtà inoltre non è più osservata da un unico punto di vista, ma da una prospettiva molteplice. Nella scena si osservano cinque nudi femminili, di cui tre con il volto coperto da una maschera africana e 2 col volto stilizzato. Al pittore non interessa l’espressività individuale, ma la nuova concezione dello spazio che mira alla semplificazione e alla armonia volumetrica delle forme. Tridimensionalità: la donna seduta a destra, rappresentata di schiena e di faccia

Che cosa hanno in comune queste avanguardie? 1) l’opposizione netta al Naturalismo e al Decadentismo, l’arte non è più riproduzione di una realtà, ma visione soggettiva ed espressione dell’inconscio, è azione e (spesso) provocazione 2) Alla concezione di un’arte prodotta da una persona di genio, vate e sacerdote si oppone l’arte come attività di gruppo 3) L’attività artistica diventa internazionale e inter-artistica; vale a dire interessa ogni paese e attraversa tutte le arti (musica, letteratura, teatro, cinema)

Il secolo breve (1914-1991) L’inizio del Novecento non va individuato nell’anno 1900, ma nel 1914, con lo scoppio della prima guerra mondiale, così il suo termine può essere collocato nel 1991 (e non nel 2000), anno della caduta e dissolvimento dell’URSS. Due date 28 giugno 1914, assassinio di Sarajevo, 28 giugno 1992 discorso di F. Mitterand nella medesima città. Le tre fasi del secolo: L’Età della catastrofe, dal 1914 al 1945, (paragonabile alla Guerra dei 30 anni, con il primo ed il secondo conflitto mondiale e le crisi che li accompagnarono), caratterizzata dal dissolvimento di imperi millenari; L’Età dell’oro, dal 1946 al 1973, con la fine del colonialismo, le scoperte in campo medico, scientifico e tecnologico, la crescita dell’economia basata tanto sul capitalismo quanto sul sistema comunista; La Frana, dal 1973 al 1989, la crisi che porta alla caduta del Muro di Berlino (1989), la fine della Guerra fredda e delle ideologie totalitarie. Il secolo breve è stato un’epoca di guerre religiose, anche se le religioni più militanti e assetate di sangue sono state le ideologie laiche affermatesi nell’Ottocento, cioè il socialismo e il nazionalismo.