Modello globale di sviluppo L'energia solare come strumento di politica economica e di coesione sociale.

A partire dagli anni '70 la progressiva presa di coscienza delle problematiche ambientali ha dato origine a un ampio dibattito sul futuro del pianeta. Dibattito che ha coinvolto organizzazioni internazionali, movimenti di opinione e studiosi, approdando al concetto di sviluppo sostenibile: "Lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri" (Gro Harlem Brundtland, 1987). Oggi, quando si parla di “sviluppo economico” rimane implicito che ci si riferisca ad uno “sviluppo sostenibile”. La relazione del 1987, cui sopra fatto cenno, aveva indicato tre caratteristiche indispensabili perché lo sviluppo possa dirsi tale: garantire la qualità della vita umana, inclusa la salute e la sicurezza alimentare, assicurare un accesso continuo alle risorse ambientali, evitare danni permanenti all’ambiente. Il fenomeno della globalizzazione e di una sempre maggiore interdipendenza fra gli attori chiave, ha reso assai più complessa la sua gestione e, a più di vent’anni, la questione ambientale, insieme a quella energetica, è diventata sempre più “pervasiva”. Il tema dell’energia è infatti al centro dell’attenzione dei governi di quasi tutti i Paesi globalizzati e in via di globalizzazione e costituisce un tema prioritario, che è necessario analizzare nel suo complesso, in quanto non è meramente circoscritto alla questione della sua produzione/consumo, ma afferisce a tutta quella filiera di fenomeni ad esso connessi, che vanno dall’impatto economico, a quello ambientale e a quello della ricerca di fonti rinnovabili e alternative.

Esistono alcune realtà poverissime, in Paesi quali l’India, dove 400 milioni di persone non hanno accesso all’energia elettrica e dove l’autosufficienza energetica si impara. E’ il caso di Tilonia nello Stato del Rajasthan : qui si trova il Barefoot College, una Ong, fondata negli anni ’70 in India, che, dal 1986 insegna a costruire “pannelli solari” e sforna i cosiddetti “ingegneri solari scalzi”, donne analfabete e semianalfabete che apprendono come costruire pannelli, lampade e forni a energia solare. Oggi la tecnologia fotovoltaica è stata esportata nei villaggi più poveri dei dieci Stati della federazione indiana. E questo significa insegnare alla popolazione non solo a montare i pannelli, ma anche a gestirli e ripararli. “E non c’è modo migliore per emancipare donne e “intoccabili” che inventare per loro un nuovo ruolo sociale all’interno della comunità”.