“Analisi longitudinale e differenze di genere

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Transcript della presentazione:

“Analisi longitudinale e differenze di genere nei comportamenti aggressivi in adolescenza” E. Menesini, A. Nocentini, A. Fonzi A cura di Elena Grassi e Valentina Mesti

PROBLEMATICA GENERALE La problematica generale della ricerca riguarda: INTRODUZIONE PROBLEMATICA GENERALE La problematica generale della ricerca riguarda: la stabilità dei comportamenti aggressivi e la relazione di tale stabilità con quadri sintomatologici sempre più gravi; la differenza di incidenza dei comportamenti aggressivi ed antisociali nei due generi.

QUADRO TEORICO Analizziamo il quadro teorico all'interno del quale si inserisce la ricerca separatamente per: STABILITA’ DEI COMPORTAMENTI AGGRESSIVI GENERE E COPORTAMENTI AGGRESSIVI

STABILITA' DEI FENOMENI AGGRESSIVI (quadro teorico) In letteratura esistono 2 ipotesi contrastanti riguardo la violenza nell'adolescenza: IPOTESI DELL'INCREMENTO: si riferisce in particolare al comportamento antisociale e sostiene che diversi tipi di condotte aggressive e antisociali risultano particolarmente frequenti in questa fascia d'età. Tale ipotesi parte da un approccio clinico che registra o comportamenti aggressivi ad insorgenza precoce ed alta stabilità nel tempo o comportamenti ad insorgenza più tardiva nell'adolescenza (Moffit, Caspi, Rutter e Silva, 2001; Stattin, Magnusson, 1989; Loeber e Hay, 1997). IPOTESI DELLA DIMINUZIONE: specifica dei fenomeni di bullismo, sostiene un progressivo decremento del problema nel passaggio dalla scuola elementare alla media e alla superiore. (nell'articolo non c'è un riferimento bibliografico per tale ipotesi)

STABILITA' DEI FENOMENI AGGRESSIVI (scoperte precedenti rilevanti) Riguardo agli esiti che i comportamenti aggressivi possono avere nel tempo, la letteratura sottolinea una relazione significativa tra questi e i disturbi esternalizzanti (Rigby 2003). Alcuni studi longitudinali hanno evidenziato conseguenze antisociali e sintomatologiche in età adulta nel caso di ragazzi che erano stati bulli o aggressivi durante la scuola elementare e media (Olweus 1993; Kumpulainen et al., 2000).

GENERE E COMPORTAMENTI AGGRESSIVI (quadro teorico) I comportamenti aggressivi e antisociali risultano avere un'incidenza molto diversa tra maschi e femmine (Moffit et al., 2001; Silverthon e FricK, 1999). Si distingue inoltre tra percorsi di sviluppo del comportamento aggressivo ad insorgenza precoce e ad insorgenza tardiva (Moffit 1993).

GENERE E COMPORTAMENTI AGGRESSIVI (scoperte precedenti rilevanti) Le forme più gravi di antisocialità si registrano nei maschi con insorgenza precoce mentre nelle femmine i fenomeni sono quasi inesistenti in età scolare e si manifestano con più rilevanza in età adolescenziale. Le ragazze con disturbi di condotta manifestano comportamenti molto simili a quelli del pattern maschile ad insorgenza precoce. In età adulta, le ragazze mostrano problemi di comorbilità tra comportamenti antisociali e disturbi di tipo internalizzante (Silverthon, Frick e Reynolds, 2001).

I FENOMENI AGGRESSIVI SONO CRONICI ? Questo studio è legittimato dalla necessità di rispondere a quesiti quali: I FENOMENI AGGRESSIVI SONO CRONICI ? E' SUFFICIENTE UN PERIODO DI COINVOLGIMENTO BREVE PER PREDIRE ESITI SOCIALI E ANTISOCIALI O SONO NECESSARI PERIODI PIU' PROLUNGATI E STABILI DI ASSUNZIONE DI COMPORTAMENTI PROBLEMATICI? COME SI CARATTERIZZA LA DIVERSITA' DI INCIDENZA DI COMPORTAMENTI AGGRESSIVI E ANTISOCIALI TRA GENERI?

OBIETTIVI e IPOTESI OBIETTIVO 1 Rilevare l'incidenza di comportamenti agiti di bullismo a scuola, di aggressività extrascolastica fisica e relazionale, considerando le differenze di genere. IPOTESI 1 Si ipotizza che nei ragazzi adolescenti molti comportamenti aggressivi abbiano luogo al di fuori del contesto scolastico e che il fenomeno del bullismo risulti meno saliente rispetto ad altre forme di aggressività.

OBIETTIVI e IPOTESI OBIETTIVO 2 Osservare la co-occorrenza delle diverse manifestazioni di comportamento aggressivo nei tre anni e la loro stabilità. IPOTESI 2 Si ipotizza una correlazione delle diverse manifestazioni dei comportamenti aggressivi a scuola e fuori.

OBIETTIVI e IPOTESI OBIETTIVO 3 Analizzare se e in che misura la stabilità di questi comportamenti concorra a definire un profilo di crescente disadattamento. IPOTESI 3 Si ipotizza che la stabilità dei comportamenti aggressivi comporti una maggiore probabilità di sintomi di sofferenza e malessere di tipo esternalizzante ed internalizzante.

METODOLOGIA SOGGETTI Il campione comprende tre coorti di studenti, seguite per tre anni scolastici consecutivi, che alla prima rilevazione seguivano rispettivamente 1ª, 2ª e 3ª classe di tredici diverse scuole superiori. Il campione presente a tutte e tre le rilevazioni, e quindi usato per lo studio, era composto da 875 soggetti (463 maschi e 412 femmine) che al terzo anno avevano un età media di 17,3±1,06 anni.

E’ chiaramente specificato il campione per quanto riguarda le caratteristiche demografiche (sesso, età), i criteri di esclusione ed inclusione (i soggetti dovevano essere presenti a tutte le rilevazioni effettuate nell'arco dei 3 anni) e la scelta dei soggetti è appropriata allo studio, trattandosi di adolescenti di entrambi i sessi. Non si trovano riferimenti riguardo al metodo di campionamento nè ad autorizzazioni e consensi.

STRUMENTI TECNICHE DI RILEVAZIONE DELLE VARIABILI Ad ogni rilevazione (T1, T2, T3) tutti i soggetti sono stati sottoposti a questionari self report per la valutazione di : BULLISMO AGGRESSIVITA' RELAZIONALE AGGRESSIVITA' FISICA SINTOMI DI MALESSERE PSICOSOCIALE

Bullismo Versione modificata del Questionario anonimo di OLWEUS (1993), tradotta ed adattata per la popolazione italiana da Genta, Fonzi, Menesini, Costabile e Smith (1996) e recentemente rivista da Menesini (2003). AFFIDABILITA': Al fine di una misurazione più affidabile, per la definizione dello status di bullo sono state utilizzate una domanda chiave (“Quante volte ti sei unito ad altri per fare prepotenze dall'inizio della scuola?”) e 4 domande di controllo riguardanti modi, luoghi e attori delle prepotenze. La risposta all'item chiave è stata considerata coerente se concorde con il 50% degli item di controllo, permettendo ad ogni rilevazione l'esclusione dei soggetti non coerenti.

Comportamenti aggressivi fisici Versione modificata della sottoscala di aggressività fisica del Conflict Tattics Scale – Form R (9 items) in cui i ragazzi rispondono su una scala a 5 punti la frequenza con cui hanno agito violenze fisiche (Straus 1979). Sono riportati i coefficienti di affidabilità nei tre tempi di rilevazione. Comportamenti aggressivi relazionali Versione ridotta della Relational Aggression Scale (CricK 1995). Sono riportati i coefficienti di affidabilità nei tre tempi di rilevazione.

Sintomi di malessere psicosociale Esternalizzanti : aggressività, opposizione, comportamenti delinquenziali. Internalizzanti: depressione, ansia, sintomi psicosomatici. Viene utilizzato lo Youth Self Report (Achenbach, 1991; Pastorelli et al., 2002) composto da 30 item per i disturbi esternalizzanti e 31 per i disturbi internalizzanti. Sono riportati i coefficienti di affidabilità nei tre tempi di rilevazione

SCELTA DEGLI STRUMENTI Per la natura dello studio di tipo longitudianle è stato necessario usare strumenti comparabili (in questo caso questionari Self Report per tutte le variabili) nelle diverse rilevazioni nei tempi T1, T2, T3.

PROCEDURA La ricerca è stata condotta all'interno di 13 scuole superiori nell'ambito del Progetto Lucca Longitudinal Study Of Aggression (LU.LO.S.A.). Sequenza cronologica degli eventi: Per tre anni consecutivi, nel mese di dicembre, gli studenti coinvolti dovevano compilare i questionari self report sopra citati, facendo riferimento nel rispondere al periodo di tempo che andava dall'inizio della scuola fino al momento della rilevazione. Controlli procedurali: Non viene riportato l'eventuale uso di controlli procedurali messi in atto per allontanare potenziali fonti di distorsione o assicurare che le condizioni di somministrazione fossero corrette.

Tecniche di analisi dei dati RISULTATI Tecniche di analisi dei dati A partire dalle misure ottenute dai questionari sono stati elaborati indici dicotomici di presenza/assenza dei comportamenti di bullismo, aggressività relazionale e aggressività fisica. Per le scale dei sintomi esternalizzanti e internalizzanti sono stati usati i punteggi medi. Sono stati calcolati gli indici medi delle dimensioni di aggressività relazionale e fisica ed è stato usato il punteggio ordinale alla domanda sul bullismo. Sono state condotte analisi di frequenza, di correlazione e ANOVA a misure ripetute.

Dati di interesse primario INCIDENZA DEL COMPORTAMENTO AGGRESSIVO NEI TRE ANNI (analisi delle frequenze) Bullismo: incidenza inferiore rispetto alle altre forme di aggressività, ma stabilità maggiore nei tre anni delle misurazioni.

INCIDENZA DEL COMPORTAMENTO AGGRESSIVO NEI TRE ANNI (analisi delle frequenze) Genere: le femmine utilizzano in modo prevalente forme di aggressività relazionale, i maschi mostrano anche elevati livelli di aggressività fisica. Aggressività: le medie di aggressività relazionale e fisica della prima rilevazione (T1) risultano più elevate rispetto quelle della seconda (T2) e terza rilevazione (T3); mentre tra queste ultime non ci sono differenze significative.

ASSOCIAZIONE DELLE DIVERSE MANIFESTAZIONI DI COMPORTAMENTO AGGRESSIVO NEI TRE ANNI E STABILITA' NEL TEMPO DEL COSTRUTTO DI AGGRESSIVITA' Tramite analisi di correlazione (Rho di Spearman), separate per maschi e femmine, si è valutata l'associazione trasversale tra i diversi tipi di comportamenti aggressivi nei tre tempi. Sono risultate significative entrambe le correlazioni (.27 per i maschi e .23 per le femmine).

ASSOCIAZIONE DELLE DIVERSE MANIFESTAZIONI DI COMPORTAMENTO AGGRESSIVO NEI TRE ANNI E STABILITA' NEL TEMPO DEL COSTRUTTO DI AGGRESSIVITA' Ipotizzando che i 3 comportamenti aggressivi potessero essere espressioni di un'unica dimensione sottostante è stata condotta un'analisi fattoriale esplorativa di 2° ordine (metodo della fattorizzazione dell'asse principale). E' stato cosi trovato un unico fattore definito AGGRESSIVITA'. (percentuali di varianza spiegata 37.9% al T1; 47,7 al T2, 46.1 al T3.

ASSOCIAZIONE DELLE DIVERSE MANIFESTAZIONI DI COMPORTAMENTO AGGRESSIVO NEI TRE ANNI E STABILITA' NEL TEMPO DEL COSTRUTTO DI AGGRESSIVITA' E' stato creato un indice di aggressività globale al T1, T2, T3 formato dalla media dei 3 comportamenti nei rispettivi tempi e per verificare la stabilità di tale costrutto è stata condotta un'altra analisi si correlazione (Rho di Spearman). Sono risultati così valori più elevati nei maschi, anche se quelli delle femmine sono risultati abbastanza consistenti.

STABILITA' DEI COMPORTAMENTI AGGRESSIVI E QUADRO SINTOMATOLOGICO Sono stati costruiti 5 gruppi di soggetti mutualmente escludentisi per valutare quanto la stabilità/instabilità del comportamento antisociale concorra a definire un profilo di crescente disadattamento (disturbi esternalizzanti o internalizzanti). E' stata condotta una serie di ANOVE a misure ripetute, distinte per maschi e femmine, con come variabile WITHIN le tre misurazioni nel tempo e come variabile BETWEEN i gruppi.

PERSISTENTI soggetti i cui punteggi sono maggiori del 50° percentile nei tre tempi. NON COINVOLTI: soggetti con una stabilità del comportamento a livelli bassi, inferiore al 50° percentile nei 3 tempi. DESISTENTI: soggetti con punteggi elevati di aggressività al T1 e/o al T2 ma non al T3. IN AUMENTO: soggetti che al T1 e/o al T2 ma non al T3 registravano punteggi di aggressività bassi. ALTERNANTI: soggetti che mostravano livelli alterni di aggressività (basso-alto-basso; alto- basso-alto).

MASCHI: Effetto WITHIN: le medie dei disturbi esternalizzanti diminuiscono progressivamente nel passaggio da T1 a T3; lo stesso avviene per i disturbi internalizzanti. Effetto BETWEEN: il gruppo dei persistenti si differenzia per maggiori livelli di disturbi esternalizzanti rispetto a tutti gli altri; mentre il gruppo dei non coinvolti per livelli minori. Effetto dell'interazione: il gruppo dei persistenti e degli alterni registra un aumento dei disturbi esternalizzanti al T2 per poi decrescere al T3; i gruppi dei non coinvolti e dei desistenti registravano un decremento nel tempo; mentre il gruppo in aumento registra un incremento dei disturbi esternalizzanti.

FEMMINE: Effetto WITHIN: le medie dei disturbi esternalizzanti diminuiscono progressivamente nel passaggio da T1 a T3; lo stesso avviene per i disturbi internalizzanti. Effetto BETWEEN: il gruppo delle persistenti si differenzia per livelli significativamente maggiori di esternalizzazione rispetto alle non coinvolte e a quelle in aumento. Per quanto riguarda i disturbi internalizzanti il gruppo delle persistenti si differenzia per più elevati livelli rispetto alle non coinvolte e alle alternanti. Effetto dell'interazione: L'andamento dei gruppo per i disturbi esternalizzanti nei 3 tempi coincide con quello osservato nel campione maschile.

CONCLUSIONI Risultati principali In questa fascia d'età, accanto a comportamenti specifici del contesto scolastico quale il bullismo, se ne affermano progressivamente altri tipici di contesti extra scolastici. Questa co-occorrenza risulta più significativa per la popolazione maschile. Mentre per i maschi il bullismo sembra essere più correlato con fenomeni di aggressività fisica nelle femmine è più correlato con comportamenti di aggressività relazionale.

Il bullismo, a differenza delle altre forme di aggressività che tendono a diminuire, si mantiene stabile nei tre anni anche se coinvolge una popolazione più ridotta. E' stato riscontrato un più basso livello di bullismo rispetto alla fascia della scuola elementare e media. Un profilo di aggressività persistente si correla con un quadro sintomatologico più grave. Mentre nei maschi solo il gruppo dei persistenti si distingue dagli altri, nelle femmine anche quello delle desistenti si distingue per alti livelli di disturbi esternalizzanti. Per quanto riguarda i disturbi internalizzanti si riscontrano differenze significative solo nel gruppo delle persistenti.

Punti Deboli Secondo noi sarebbe stato opportuno riportare più dettagliatamente nell'introduzione il costrutto dell'aggressività cui si fa rifermento in questa ricerca e non solo quelli di stabilità di tale comportamento e di differenza tra generi.

A nostro avviso l'articolo avrebbe potuto focalizzarsi su un solo aspetto dell'aggressività, ad esempio trattare solo le differenze di genere o solo la stabilità dei comportamenti aggressivi. Personalmente, abbiamo riscontrato delle difficoltà nell'analisi della sezione dei risultati, probabilmente a causa della grande quantità di analisi statistiche effettuate, risultate necessarie per affrontare i diversi argomenti trattati.

Punti di forza D'altra parte l'analizzare più variabili intervenienti fa emergere la natura sfaccettata e multidimensionale della condotta aggressiva in adolescenza. Inoltre questo studio risponde ad un interessante interrogativo non ancora affrontato: quanto la durata del coinvolgimento in episodi aggressivi in adolescenza predice crescente vulnerabilità ad un quadro deviante o antisociale?

Nuove ricerche proponibili Sarebbe interessante condurre uno studio longitudinale che copra un arco di tempo maggiore per valutare se quei soggetti che durante l'adolescenza hanno mostrato comportamenti di bullismo e/o aggressività mostrano anche da adulti una tipologia di comportamento aggressivo. Inoltre si potrebbe verificare se il pattern di comportamento aggressivo in adolescenza (persistenti vs non persistenti) contribuisce a determinare un certo tipo di comportamento nell'età adulta.