Neuropsicologia delle emozioni

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Transcript della presentazione:

Neuropsicologia delle emozioni Prof. Dario Grossi Dipartimento di Psicologia Seconda Università di Napoli dario.grossi@unina2.it

Gioia La gioia (o felicità) viene classificata come un’emozione complessa positiva e “da avvicinamento”, ossia un’emozione strettamente correlata ad una motivazione incentivante di ricompensa che si associa a comportamenti di avvicinamento all’obiettivo desiderato. In base a tale classificazione la gioia viene contrapposta a tutte quelle emozioni che implicano comportamenti di allontanamento come paura, rabbia e disgusto.

Basi neurali della gioia La maggior parte degli studi riportano un’attivazione dei gangli della base - nucleo striato ventrale e putamen - in risposta a diversi stimoli: immagini piacevoli induzione di ricordi felici piacere sessuale attivazione associata ad una sana competitività Data la ricca innervazione di neuroni dopaminergici mesolimbici, i gangli della base/striato ventrale sono ben posizionati per rispondere a una motivazione incentivante da ricompensa e agli incentivi positivi derivanti dall’avvicinamento all’obiettivo desiderato. (Phan et al., 2002)

Basi neurali della gioia: Evidenze Sperimentali (1) E’stato osservata una maggiore attivazione del giro temporale mediale destro (anteriore e posteriore), del giro temporale mediale sinistro e del giro frontale inferiore destro in risposta a espressioni vocali gioiose rispetto ad analoghi stimoli minacciosi. Il giro temporale mediale è riconosciuto come sede di elaborazione di stimoli acustici complessi quali musica, linguaggio e prosodia emozionale, in particolar modo nell’emisfero destro. Il giro frontale inferiore rappresenterebbe invece la seconda tappa nel processo di elaborazione di stimoli acustici complessi per la loro integrazione con i processi affettivi e cognitivi correlati alla pianificazione prospettica e alla performance. (Johnstone et al., 2006)

Basi neurali della gioia: Evidenze Sperimentali (2) E’ stata osservata la maggiore attivazione di un circuito cerebrale specifico composto dall’insula sinistra, l’amigdala e l’ippocampo sinistri insieme con la porzione rostrale della corteccia cingolata anteriore, in risposta a espressioni vocali gioiose rispetto ad analoghi stimoli minacciosi quando l’attenzione era selettivamente rivolta alle voci. E’ stato ipotizzato che una componente fondamentale dell’empatia per le espressioni emozionali sia rappresentata dalla generazione di sentimenti simili nell’ascoltatore, una funzione della quale l’insula sarebbe responsabile. L’elevata attivazione dell’insula osservata in risposta a stimoli vocali gioiosi potrebbe rappresentare quel tipo di risposta empatica. (Johnstone et al., 2006)

Basi neurali dell’ottimismo La tendenza a fare predizioni positive circa il futuro è stata correlata specificamente ad un incremento dell’attivazione nell’amigdala e nella corteccia cingolata anteriore rostrale. (Sharot et al., 2007)

Correlati neurofisiologici dell’ottimismo Aree cerebrali coinvolte: DMPFC Amigdala Corteccia prefrontale dorsomediale cingolata antero-rostrale posteriore PCC rACC Amygdala R L Eventi futuri positivi Attivazione Amigdala: Eventi futuri positivi o negativi R L Eventi futuri negativi (Sharot et al., 2007)

Tristezza La tristezza è un’emozione complessa negativa, di grande rilevanza clinica e sociale, che si associa all’attivazione di uno specifico circuito cerebrale, solo parzialmente sovrapposto ai circuiti di attivazione delle altre emozioni.

Basi neurali della tristezza Sperimentare la tristezza genera attivazioni in alcune regioni paralimbiche: corteccia insulare anteriore destra corteccia insulare posteriore sinistra cingolo anteriore subcallosale E’ stata, inoltre, osservata una deattivazione della corteccia prefrontale dorsolaterale destra. L’ipometabolismo e l’ipoperfusione nella corteccia prefrontale dorsale è il dato più consistente nella depressione unipolare. (Liotti et al., 2000)

Circuito neurale della tristezza e dell’ansia a confronto La tristezza, così come la depressione clinica, può risultare associata a significativi livelli d’ansia. Gli effetti specifici dell’ansia includono attivazioni paralimbiche nella porzione ventrale dell’insula, nella corteccia orbitofrontale e nei poli temporali anteriori. E’ stata, inoltre, osservata una deattivazione delle regioni corticali ventrali (giri paraippocampali). Tristezza e ansia condividono alcune porzioni dei loro circuiti di attivazione (verme cerebellare anteriore destro, corteccia associativa visiva) che potrebbero rappresentare la risposta alle caratteristiche che queste due emozioni negative hanno in comune. Restano invece distinte le aree di deattivazione: regioni corticali ventrali (temporale e prefrontale inferiore) per l’ansia e regioni corticali dorsali (prefrontale e parietale) per la tristezza. (Liotti et al., 2000)

Sorpresa Alcune teorie psicologiche definiscono la “sorpresa” come un meccanismo adattivo utile a ristrutturare ed estendere le conoscenze dopo l’analisi di un evento inaspettato. Secondo Ekman e Friesen:<<…la sorpresa in sé è neutrale in una prospettiva edonica. Piuttosto, è l’emozione successiva che dà un tono positivo o negativo all’esperienza.>> (Schroeder et al., 2004)

(Stern et al., 1996) Basi neurali della sorpresa E’ stato dimostrato che la percezione di espressioni facciali sorprese recluta strutture all’interno delle aree temporali mediali: giro paraippocampale destro (Gabrieli et al., 1997) ippocampo posteriore e giro paraippocampale (Stern et al., 1996) (Schroeder et al., 2004)

Sorpresa: ruolo funzionale Alcuni studi funzionali hanno evidenziato che le stesse aree attivate in risposta ed espressioni facciali sorprese sono coinvolte anche nell’elaborazione di stimoli visivi nuovi rispetto ad analoghi stimoli familiari o anche nel processamento di nuove associazioni verbali. La percezione delle espressioni di sorpresa negli altri potrebbe essere quindi correlato al rilevamento o alla valutazione di stimoli ambientali nuovi, fase considerata come il passaggio iniziale nella formazione della memoria sostenuta dall’attività paraippocampale. (Schroeder et al., 2004)