I Care - Approfondimenti gruppo 3 Riva del Garda 3 – 4 – 5 ottobre 2007 I Care - Approfondimenti gruppo 3 Coordinamento di Claudia Santangelo – USP Ferrara A cura di Loretta Mattioli – USP Pesaro e Urbino
Alcune riflessioni di fondo “I Care” lancia, relativamente ai processi di integrazione scolastica degli alunni disabili, una sfida che siamo tutti tenuti a raccogliere, la sfida di implementare la qualità di questo processo perché, trent’anni dopo la L. 517/77, non possiamo più parlare semplicemente di integrazione Va ricordato che a tutt’oggi l’Italia rimane, nello scenario europeo, come la nazione che per prima ha affrontato le problematiche dell’integrazione delle persone disabili come uno dei tanti processi di integrazione che si attivano, per definizione, in ogni contesto sociale quando uno o più individui si inseriscono in esso, abbandonando una visione meramente assistenzialistica e medicale della problematica L’integrazione dei disabili si connota sì, di specialità, di maggior complessità perché pone problemi educativi speciali, tuttavia rimane in primis un processo sociale di tutti e per tutti All’obiettivo esplicito di stimolare le scuole, attraverso il metodo della ricerca – azione, a individure buone prassi per aumentare la qualità dell’integrazione dei ns. alunni disabili “I Care” allude implicitamente a un fine ancor più ambizioso: quello di trasferire queste soluzioni a tutto il sistema scolastico Loretta Mattioli
Ricerca – azione: una questione di metodo Il progetto di formazione “I Care” ha adottato il metodo della ricerca – azione a proprio supporto perché è sicuramente quello più adeguato per individuare risposte relativamente a scenari complessi come quello della disabilità nella consapevolzza che la complessità può essere ridotta, ma non risolta e la problematicità consente soluzioni possibili, ma mai certe La ricerca – azione permette di abbandonare l’assioma, a volte diffuso fra gli operatori, per cui la disabilità, connotandosi per la speciale specialità dei bisogni educativi che pone e affronta, non possa prevedere soluzioni trasferibili, generalizzabili Cercare le criticità e i bisogni emergenti, progettare le soluzioni che diventino percorsi adottabili e trasferibili in altri contesti implementa sì, l’obbligo alla formazione degli operatori ma ne valorizza anche la professionalità Necessariamente porsi in quest’ottica di ricerca presuppone la capacità di avere una visione trasversale della realtà che ci si accinge ad affrontare per evitare un approccio semplicistico alla complessità Loretta Mattioli
La governance territoriale ovvero la metafora della scacchiera Affrontare scenari complessi impone dunque una riflessione sul valore e sul significato di trasversalità La trasversalità esprime e rappresenta la complessità dello scenario che ci accingiamo ad affrontare che ben si può rappresentare con la metafora della scacchiera La governance territoriale, concetto trasversale per definizione, si connota all’interno di “I Care” come quello strumento imprescindibile, di valorizzazione dei progetti che le scuole andranno a predisporre sulla base dei bisogni emergenti individuati Costituisce un vero e proprio valore aggiunto così come è emerso dal confronto, fra i partecipanti al gruppo 3, relativamente a esperienze, iniziative già attivate e sperimentate nei propri territori di competenza e in base alle proprie aree di competenza Loretta Mattioli
La governance: definizione e caratteristiche Rete di risorse umane che a diversi livelli determinano le condizioni di successo di un certo progetto e/o iniziativa Al proprio interno prevede più livelli di complessità direttamente proporzionali al focus sistemico individuato e verso il quale si orienta l’azione che si decide di intraprendere Presuppone la messa in gioco delle risorse, umane e strumentali, che i diversi attori, coinvolti nella rete rappresentativa una certa governance, a diversi livelli e con diverse competenze, sono tenuti a garantire Deve essere ben definita così come ben definiti debbono risultare i compiti che ogni attore dovrà svolgere Il fine ultimo che ogni governance è tenuto a condividere, pur nei diversi ambiti di competenza, è il successo dell’azione nella quale sono coinolti Loretta Mattioli
LA GOVERNANCE Governance istituzionale Governance non istituzionale Loretta Mattioli
Governance istituzionale Governance non istituzionale È la governance per eccellenza Rappresentata dalla rete delle istituzioni (es. scuola – umee; scuola – umee – amministrazioni, …) È prevalente nei progetti di sistema (es. accordo di programma, codici ICF, …) Può fornire risorse umane (esperti, personale, …), strumentali (materiali, locali, …), finanziarie Garantisce la piena realizzazione del percorso e ne assume la responsabilità condivisa Governance non istituzionale Rappresenta le reti di supporto che sempre esistono in ogni percorso progettuale (es. docenti esperti relativamente a certe tematiche in altra scuola, un dirigente esperto di valutazione, …) Forniscono un supporto specialistico, tematico Va valorizzata e implementata quale valore aggiunto Consente la valorizzazione del territorio e delle professionalità in esso presenti È prevalente nei progetti a valenza didattica e/o relativi alla organizzazione scolastica Loretta Mattioli
Le parole chiave per progettare … prima di affrontare i focus tematici è preferibile individuare… Le parole chiave per progettare Caratteristiche elettive per progettare buone esperienze che possano diventare buone prassi … grado di trasversalità incidenza sui bisogni accertati reale fattibilità delle azioni progettate grado di trasferibilità grado di coinvolgimento delle diverse componenti; con particolare rilevanza alla famiglia Informazione … nel senso che, per garantire il successo di “I Care” non in quanto tale ma come orientamento alla ricerca di qualità all’interno dei processi di integrazione, l’informazione deve essere garantita a livello capillare destinatari di questa informazione sono tutti coloro risultano coinvolti nel progetto la figura del dirigente scolastico assume il significato di elemento fondante che può stimolare il processo di ricerca – azione nella propria scuola Azioni di supporto … per garantire il successo di “I Care” ogni livello di governance deve sostenere gli impegni che gli è proprio per competenza particolare rilevanza assumono le azioni che, a livello locale, gli USR e gli USP vanno a svolgere a supporto delle scuole Loretta Mattioli/Evelina Chiocca
Gli ambiti tematici Le aree suggerite da “I Care” non rappresentano un vincolo, un percorso dal quale non si può uscire; vanno affrontate come steps possibili della complessità rappresentata dal processo di integrazione relativo alla disabilità Più precisamente offrono la chiave di interpretazione del bisogno individuato mediante l’autoanalisi di istituto Sono tuttavia presenti in ogni progetto anche se a livelli prevalenti diversi; la scelta dell’ambito tematico prevalente incide soprattutto sul livello (non grado) al quale è possibile trasferire la buona prassi (didattica, organizzazione, …) Permettono pertanto, di decidere il livello di complessità del progetto perché tanto più le scelte progettuali si orientano verso azioni formative e operative di sistema tanto più il grado di complessità aumenta e la trasversalità prevale quale strumento di osservazione della gestione delle azioni È auspicabile pertanto, progettare nella consapevolezza del proprio grado di esperienza; se una rete è giovane in relazione ai processi di integrazione potrebbe essere vantaggioso orientarsi verso una progettualità a carattere prevalentemente didattico Loretta Mattioli
La famiglia Pur essendo presente fra gli ambiti tematici suggeriti si rileva che la famiglia risulta sempre e comunque destinataria e prima attrice di ogni progetto relativo all’integrazione scolastica dei propri figli Prevedere la famiglia come area tematica è un invito a non trascurare il valore aggiunto che questa può costituire in progetti come quelli suggeriti da “I Care” L’invito è quello di valorizzarla all’interno delle scelte che si andranno a effettuare Loretta Mattioli