PROCESSI DI INCLUSIONE/

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Transcript della presentazione:

PROCESSI DI INCLUSIONE/ ESCLUSIONE SOCIALE Prof. Walter Fornasa Università Bergamo ASTI OTTOBRE 2008  

MOSAICO DI PROBLEMI, MA UN M. Oliver (1996), parafrasando S. Biko afferma: “Se per integrazione intendi un’irruzione delle persone disabili nella società abile, una assimilazione e accettazione delle persone disabili in un insieme di norme e codici comportamentali stabiliti da persone abili, allora si, vi sono contrario” (in: Medeghini R., Valtellina E.,2006,pg.37)   “ IL BAMBINO NON E’ UN MOSAICO DI PROBLEMI, MA UN INDIVIDUO “ MILANI COMPARETTI (1963)

LA PARTECIPAZIONE DI TUTTI I MEMBRI DI UNA COMUNITA’ “INCLUSIONE” E’ LA PARTECIPAZIONE DI TUTTI I MEMBRI DI UNA COMUNITA’ (NON SOLO DI QUELLI PORTATORI DI ISTANZE PARTICOLARI) AL SUO CAMBIAMENTO SECONDO UN PROGETTO IN COMUNE IN CUI SONO GARANTITE LE CONDIZIONI DELLA LIBERA ESPRESSIONE E IL PROGETTO DI VITA DI CIASCUNO

IN PARTICOLARE NEI SISTEMI EDUCATIVI E FORMATIVI “INCLUDERE” SIGNIFICA RIMUOVERE OGNI BARRIERA AGLI APPRENDIMENTI E ALLA PARTECIPAZIONE SUPERANDO LA LOGICA E LA PRATICA DEI “BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI” (BOOTH T., AINSCOW M,2004)

“NON SIAMO SOLO SISTEMI IN EVOLUZIONE, MA ANCHE SISTEMI DI EVOLUZIONE” L’INCLUSIONE NON RIGUARDA I SOLI SOGGETTI DISABILI, MA OGNI DIFFERENZA ANCHE DI TIPO EVOLUTIVO “NON SIAMO SOLO SISTEMI IN EVOLUZIONE, MA ANCHE SISTEMI DI EVOLUZIONE” (S. OYAMA, 2004)

UNA PICCOLA STORIA DALL’ESCLUSIONE ALLE SCUOLE SPECIALI (DIAGNOSI DI PATOLOGIA) DALLE CLASSI SPECIALI ALL’ INSERIMENTO DALL’INSERIMENTO ALL’ INTEGRAZIONE DALL’INTEGRAZIONE VERSO L’ INCLUSIONE

LE PRATICHE INCLUSIVE RICHIEDONO UN PENSIERO EVOLUTIVO E’ una cornice in cui pensare i sistemi viventi quali complessità irriducibile di relazioni, processi, dinamiche, transizioni, co-adattamenti e ri-organizzazioni via via emergenti negli ecosistemi.

LO STRUMENTO PER AGIRE INCLUSIVAMENTE E’ “L’INDEX FOR INCLUSION” (BOOTH - AINSCOW 2001) SI FONDA SULLA CONSAPEVOLEZZA CHE TUTTE LE PERSONE HANNO DELLE PROPRIE PRATICHE

RIGUARDA TUTTE LE DIFFERENZE CARATTERISTICHE RIGUARDA TUTTE LE DIFFERENZE RISPETTA LE DIFFERENZE DEI PUNTI DI VISTA DEGLI ATTORI SUPPORTA LO SVILUPPO INCLUSIVO DI UNA SCUOLA O COMUNITA’ RIDUCE LE BARRIERE PER TUTTI E NON SOLO PER I “BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI”

L’INCLUSIONE NELLA SCUOLA E’ INCLUSIONE NELLA SOCIETA’ CURA LA PARTECIPAZIONE DEGLI STUDENTI PER RIDURRE LA LORO ESCLUSIONE DA CULTURE CURRUCULA E COMUNITA’ L’INCLUSIONE NELLA SCUOLA E’ INCLUSIONE NELLA SOCIETA’ OPERA PER INDICATORI QUALITATIVI PER L’AUTOVALUTAZIONE DEI PROCESSI

L’INDEX nasce in ambito educativo e concretizza la storia e la tensione trasformativa propria dei più vasti “Studi culturali”, formatisi, nel secondo dopo guerra, nel contesto “radical” e progressista anglosassone in rapporto all’esigenza di una riforma, in senso democratico, per l’apertura dei percorsi formativi superiori e universitari pubblici alle classi deboli e operaie (Pala M.,2004), con particolare attenzione alle diversità culturali legate all’immigrazione.

Il tratto comune degli “Studi culturali” è l’attenzione alle differenze (genere, cultura, subalternità, post-colonialismo, alterità, migrazioni, politiche, disabilità, ecc.), ai margini, ai confini e alle loro espressioni narrative nelle biografie. Le differenze sono interpretate come “resistenze alle pratiche egemoniche” di ogni origine (Cometa, 2004)

Le differenze diventano pratiche di emancipazione dissidente rispetto alla linearità normalizzante della cultura ufficiale e sono assunte nelle vite, nelle relazioni, nelle traiettorie di vita e nelle pratiche emotive di con-vivenza. Le disabilità (fisiche,mentali, sociali, culturali, politiche ecc.) sono narrazioni di resistenza e resilienza alla normalizzazione delle pratiche protocollari, specialistiche, sia mediche che educative. E danno luogo a un’autentica “resistenza militante” (il vivere la “propria” differenza da parte di ciascuno)

che ne deriva (disabilità) Per Oliver M., (1990), l’ “inclusive education” differenzia la condizione biologica del soggetto (deficit) dalla condizione sociale che ne deriva (disabilità) Il problema non è la condizione di bisogno del soggetto (i bisogni speciali indotti), quanto l’inadeguatezza (soprattutto culturale e organizzativa) delle strutture, dei percorsi e delle relazioni educative che generano esclusione e sradicamento identitario. L’essere così “disabilitato diventa conseguenza della disabilità” (idem).

Potremmo, invece, dire che la normalità è la condizione del quotidiano di ciascuno; Forse meglio: normale è tutto ciò che può accadere in un processo (vitale, sociale, relazionale, istituzionale, ecc.), tale da renderlo co-evolutivo in una qualche transizione percorribile. “ LA FOLLIA (LA DISABILITA’) E’ FISSATA DA UN SISTEMA DI LINGUAGGIO” M. FOUCAULT, 1955

IL PESO STA NEGLI STEREOTIPI NASCOSTI NEL LINGUAGGIO COMUNE E IN QUELLO “TECNICO” NON ESISTONO NE’ SERVONO “BUONE PRATICHE” (PROTOCOLLI) DATE UNA VOLTA PER TUTTE, MA PRATICHE VIABILI E UTILI CO-ADATTIVE ED EVOLUTIVE

SIA DEL SOGGETTO CHE DELL’INSEGNANTE NEL SUO OPERARE “ IL DISABILE NON PUO’ ESSERE AFFRONTATO CON UN GENERALE INDIFFERENZIATO CONCETTUALE” M. OLIVER 1996 OCCORRE RI-ORGANIZZARE PERIODICAMENTE I PROPRI SAPERI SCEGLIENDO UN PUNTO DI VISTA LA CULTURA DEL “DAMMI UNO STRUMENTO POSSIBILMENTE FACILE E DI TUA RESPONSABILITA’ ” AUMENTA LA DISABILITA’ INDOTTA SIA DEL SOGGETTO CHE DELL’INSEGNANTE NEL SUO OPERARE

PRENDIAMO SPUNTO DA UNA RICERCA (D. LUCANGELI, 2007) GLI INSEGNANTI MODIFICANO COSI’ IL LORO LESSICO E IL LORO APPROCCIO ALLA RELAZIONE EDUCATIVA

1997 SI DISTRAE, NON STA ATTENTO LEGGE STENTATAMENTE NON E’ PORTATO ALLA MATEMATICA NON STA MAI FERMO DIMENTICA SUBITO QUELLO CHE STUDIA HA LA TESTA FRA LE NUVOLE NON HA VOGLIA E’ TIMIDO, CHIUSO NON MI ASCOLTA, MI SFIDA

2007 HA UN DISTURBO DELL’ATTENZIONE E’ DISLESSICO E’ DISCALCULICO E’ IPERATTIVO HA UN DEFICIT DI MEMORIA E’ DEMOTIVATO E’UN PO AUTISTICO E’ BULLISMO

MA SE SONO “NORMO-DOTATI” PERCHE’ SOFFRONO DI DISTURBI? I DATI NAZIONALI SULLE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO, SONO IMPRESSIONANTI. VARIANO DAL 25% AL 58% DEGLI ADOLESCENTI. MA ESSI NON HANNO NESSUNA BASE NEUROFISIOLOGICA PATOLOGICA. SE LA BASE E’ PATOLOGICA NON POSSONO APRRENDERE. MA SE SONO “NORMO-DOTATI” PERCHE’ SOFFRONO DI DISTURBI?

RI-ABILITAZIONE ISTRUZIONALE VERSO LE DIDATTICHE NON POSSONO DEFINIRSI SPECIALI SE INTESE SOLO E SEMPRE PIU’ COME SPECIALIZZATE SUL SINTOMO ESSE SAREBBERO ALLORA RI-ABILITAZIONE ISTRUZIONALE VERSO UNA NORMALITA’ IRRAGGIUNGIBILE

LE TRAIETTORIE DELLE POSSIBILITA’ DI (CON-)VIVERE NON POSSONO ESSERE PRE-DETERMINATE DA PREGIUDIZI EDUCATIVI NE DA UNA FORMA DI VALUTAZIONE PROSPETTICA APPRENDERE NON E’ L’INDICAZIONE DI UN AMBITO DI APPLICAZIONE DI ABILITA’ E AUTOMATISMI ABILI RICHIESTI NONOSTANTE LE SINDROMI E I SINTOMI

APPARE IL NUOVO DIRITTO INCLUSIVO E’ LA POSSIBILITA’ DI COSTRUIRE UN’ (AUTO) BIOGRAFIA IN UN ARCO DI FUTURI POSSIBILI OCCORRE PENSARE ALLA DIMENSIONE ECOLOGICA DELL’ INCLUDERE COME PROGETTO DI VITA CAPACE DI NARRAR(SI) E ATTUAR(SI) COME DIFFERENZA

L’INCLUSIONE APRE ALLA ECOLOGIA SOCIALE Costruire, sviluppare e coltivare pratiche “viabili” di interazione relazionale capaci di ri-comporre le sensibilità verso i modi di essere nella coppia, nella famiglia, nei contesti urbani e “naturali”, del lavoro, della politiche, della formazione, ecc, ovvero nelle reti di relazione che ci caratterizzano come sistemi-(con)viventi-in-un-contesto-capaci-di-(co)evoluzione.

“… ANCHE LA RIABILITAZIONE (EDUCATIVA) O E’ PROMOZIONE DELLA PERSONA IN SENSO OLISTICO O E’ CONTRO SE’ STESSA” MILANI COMPARETTI (1963)