Il racconto dell’informazione

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Il racconto dell’informazione R. Barthes in Struttura del fatto di cronaca, 1962 (contenuto in Saggi critici, Einaudi, 1966: 230-238), osservava che le notizie di cronaca presentano una struttura invariante. Il fatto di cronaca fa costante riferimento a una “informazione doppia”, cioè a una struttura argomentativa in cui sono presenti almeno due elementi: l’evento vero e proprio e lo sfondo contestuale in cui è inserito. Da un lato si pone una regolarità del mondo, dall’altra la sua trasgressione. La regolarità, l’abitudine, la quotidianità vengono presupposte ma in realtà costruite. “[…] il fatto di cronaca è letteratura, anche se è considerato cattiva letteratura” (p. 237). R. Barthes, Introduzione all’analisi strutturale dei racconti, è all’origine del narrative turn (anche se questa espressione compare solo nel 1995).

Christian Salmon, Storytelling. La fabbrica delle storie, Fazi, 2008 La nostra è la specie che si racconta. L’arte di raccontare storie è nata quasi in contemporanea con la comparsa dell’uomo sulla terra e ha costituito un importante strumento di condivisione dei valori sociali. Ma a partire dagli anni novanta del Novecento, negli Usa come in Europa, questa capacità narrativa è stata trasformata dai meccanismi dell’industria culturale e dei media e dal capitalismo globalizzato nel concetto di storytelling: una potentissima arma di persuasione. Il successo dello storytelling delinea un nuovo campo di lotte democratiche, che comprenderà anche la violenza simbolica che grava sull’agire degli uomini. La lotta per l’emancipazione passa per la fiera riconquista dei mezzi di espressione e narrazione.

Secondo Peter Brooks, la comunicazione politica e il giornalismo fanno un uso eccessivo della nozione di racconto. La realtà è ormai avviluppata da un filo narrativo che filtra le percezioni e stimola le emozioni. Le grandi narrazioni che hanno segnato la storia dell’umanità da Omero a Tolstoj, da Sofocle a Shakespeare raccontavano miti universali e trasmettevano le lezioni delle generazioni passate, lezioni di saggezza, frutto della esperienza accumulata. Lo storytelling percorre il cammino inverso: incolla sulla realtà racconti artificiali, blocca gli scambi, satura lo spazio simbolico. Non racconta l’esperienza del passato ma disegna i comportamenti, orienta i flussi di emozioni, sincronizza la loro circolazione, costruisce ingranaggi narrativi seguendo i quali gli individui sono portati a identificarsi in certi modelli e a conformarsi a determinati standard.

Il racconto del giornale Ogni giornale racconta una storia, istituendo così una diversa temporalità sociale. Ogni giornale contiene diversi racconti, cioè rapporti su eventi, alcuni più articolati, a puntate, altri più semplici, che si esauriscono in una sola giornata

Narrazione Per la semiotica la dimensione narrativa è costitutiva di qualsiasi discorso: il senso si organizza narrativamente Tre dimensioni narrative, che devono essere tenute distinte: La narratività come principio organizzativo del Senso Il racconto dell’enunciatore (macroracconto della testata e racconto dell’enunciatore) I racconti enunciati (singole notizie intese come storie)

Livello superficiale e livello profondo Livello superficiale: l’assetto narrativo del testo giornalistico si distingue da altri assetti discorsivi possibili (tipo espositivo, descrittivo, argomentativo, ecc.; cfr. tipologie testuali, Bonomi). Su questo piano si possono distinguere articoli narrativi e articoli non narrativi; parti narrative e parti non narrative nello stesso articolo. Livello profondo, in cui certi modelli culturali di organizzazione di grandi blocchi di senso forniscono al livello superficiale una logica sottostante dell’azione e alcune regole implicite di comportamento. Qui si colloca una logica dell’azione di tipo culturale e sociale che, per quanto nascosta, detta agli attori in gioco le regole di comportamento, assegnando agli eventi che accadono un senso sulla base di tale logica.

Livello superficiale: tipi testuali Ogni enunciazione testuale è il compimento di un tipo di comunicazione ricorrente nella società e normalizzato nella sua struttura Ogni tipo testuale assolve una funzione specifica cioè trasmette informazioni di tipo peculiare (distinzione backgroud/foreground): Nella retorica classica: Narrativi, descrittivi, argomentativi, espositivi Secondo Werlich (1976): Narrativi, descrittivi, argomentativi, informativi, regolativi Secondo De Beaugrande-Dressler (1981): Narrativi, descrittivi, argomentativi

Tipo descrittivo Funzione: delineare le caratteristiche di una persona, un paesaggio, un oggetto Foreground: fenomeni (persone, cose, stati di cose, relazioni) colti nel contesto spaziale Matrice cognitiva: Capacità di cogliere le differenze e interrelazioni delle percezioni relative allo spazio. Schemi di rappresentazione mentale di oggetti o ambienti tipici colti nella loro staticità (frames e schemata). Generi e forme non finzionali: descrizione interna a testi che narrano eventi reali; descrizione interna a testi informativi (enciclopedie, dizionari, ecc.); descrizione tecnico-scientifica, carta di identità Generi e forme finzionali: descrizione interna a testi narrativi finzionali, poesia lirica. Risponde alla domanda: che cosa è dove rispetto a cosa?

Tipo narrativo Funzione: raccontare un fatto, una storia Foreground: azioni, eventi, relativi a persone, oggetti, relazioni, concetti colti nel contesto temporale Matrice cognitiva: capacità di cogliere le differenze e interrelazioni tra le percezioni relative al tempo (plans, scripts) Strumenti sintattici: subordinazione Struttura: tipo predicativo Generi e forme finzionali: racconti, romanzi, novelle, poesia epica, barzelletta Generi e forme non finzionali: biografie, articoli di cronaca, relazioni di viaggio, corrispondenze di inviati speciali Risponde alla domanda: Chi ha fatto cosa quando?

Livello profondo: narratività Uno schema ricorrente è alla base dell’organizzazione del senso: Un agente (umano, ambientale, culturale, ecc.), dotato di un programma d’azione (programma narrativo), con uno scopo, una serie di fasi intermedie, un esito. Principali oggetti di studio della semiotica narrativa strutturalista: Logica delle azioni (dimensione pragmatica) Organizzazione dei valori (ogni soggetto si muove sulla base di una assiologia di riferimento)

Schema narrativo canonico Manipolazione (volere/dovere: modalità virtualizzanti) Sanzione Momenti cognitivi Competenza (potere/sapere: modalità attualizzanti) Performance Momenti pragmatici

Manipolazione Manipolare nel senso, non necessariamente negativo, di indurre qualcuno a fare qualcosa. Momento iniziale, cognitivo. All’origine della manipolazione c’è una istanza destinante (può essere una persona o la propria coscienza) che stipula con il Soggetto operatore una sorta di contratto sulla base del quale il soggetto accetta un incarico, intraprende un programma (acquisisce un volere e un dovere)

Competenza Programma narrativo d’uso; acquisizione delle competenze necessarie a realizzare una certa performance) Cognitive Pratiche Emotive Modalità: qualificazioni del soggetto che modificano il suo fare: virtualizzanti: volere-dovere realizzanti: potere-sapere

Performanza Programma narrativo di base; momento centrale: trasformazione narrativa, passaggio all’azione per la realizzazione dell’obiettivo: trasformazione di sé e dell’altro Aiutanti Opponenti Obiettivo = oggetto di valore

Sanzione Momento finale, cognitivo Valutazione finale dell’azione compiuta: il Soggetto, compiuta l’azione, si ripresenta al cospetto del Destinante e sottopone il proprio operato al suo giudizio La sanzione può spettare al destinante, all’aiutante, al soggetto stesso

Conflittualità Ogni azione ha natura polemico-conflittuale: all’interno di ogni racconto si dà un contrasto polemico tra due programmi: vi sono dunque due Soggetti, due Destinanti e due valori contrapposti. Ogni storia coinvolge un soggetto e un antisoggetto che gli si oppone Fondamentale nella strutturazione della notizia è la messa in rilievo di questa struttura conflittuale sottostante. Possibilità di narrare una notizia dal punto di vista del soggetto o dell’antisoggetto Cambiando i soggetti cambiano anche i programmi narrativi Ogni programma narrativo attiva implicitamente delle presupposizioni.

Dallo schema canonico al livello discorsivo Il percorso narrativo si concretizza attraverso procedure di Attorializzazione (passaggio da attanti a attori) Spazializzazione (contestualizzazione spaziale) Temporalizzazione (collocazione in un momento storico, aspetto: puntuale, continuo, frammentario, ricorsivo, omogeneo) Tematizzazione (incarnazione di determinati valori) Figurativizzazione (attribuzione di una sembianza) Producono un effetto di veridizione, relativo alla legittimazione del discorso giornalistico come vero

Attori e attorializzazione Sul piano virtuale: attanti, funzioni dello schema narrativo: Soggetto, antisoggetto, destinante, destinatario, aiutante, opponente Sul piano reale dell’enunciato: attori, soggetti specifici, individui, che occupano le posizioni attanziali Un attore può incarnare un ruolo attanziale o più ruoli, ad es. soggetto e destinante di se stesso (effetto eroico o colpevolizzante), oppure soggetto e destinatario di manipolazione (effetto vittimizzante) Può essere caratterizzato dal ruolo attanziale e da un ruolo tematico (es. il ladro, il terrorista, il portaborse ecc.) e da una fisionomia figurativa (aspetto esteriore): figurativizzazione Ogni racconto (e ogni testata) può scegliere livelli diversi di individuazione (nome, età, volto, storia personale ecc.) ad esempio di autori di atti terroristici e di vittime

Attore individuale e collettivo secondo Greimas Unità integrale Totalità partitiva Totalità integrale Unità partitiva Insieme di soggetti individuali differenziati: es. assemlea, famiglia, militari Attore collettivo concreto ma indifferenziato: es. folla, famiglia, l’esercito Insieme astratto: società, paese Singolo individuo considerato autonomamente

Tempi Temporalizzazione: individuazione di un determinato momento storico, di un certo tipo di durata (aspetto: incoatività, duratività, frammentarietà, ricorsività): Temporalità puntuale, che rompe, frammenta la temporalità rituale e sociale, ripetitiva Temporalità ricorsiva: qualcosa si è ripetuto di nuovo Temporalità confusa e indistinta: tempo contenitore in cui gli eventi si sovrappongono e non costruiscono una sequenzialità

Luoghi Spazializzazione: contestualizzazione spaziale di un certo programma d’azione I giornali si differenziano per il diverso grado di specificazione del contesto e di costruzione dello spazio, che può essere: Umanizzato: luoghi dotati di storia, di una identità socio-politica, di una identità linguistico-culturale Geografico: oggettivo, quantificabile, relazionale (individuazione di vicinanza e distanza di un luogo da un altro luogo) Politico

Tematizzazione Declinazione umana, politica, geografica, sociale, di un tema trattato Logica dei valori

Strategie di narrativizzazione ed effetto di veridizione Le forme della attorializzazione, spazializzazione e temporalizzazione sono fondamentali nel legittimare come vero il racconto del giornale

Tipi di notizia sulla base dello schema canonico Complete Preparatorie Performative Sanzionatorie Considerare a quale di questi tipi tende la singola notizia è utile per mettere a fuoco le presupposizioni (conoscenze pregresse) attribuite al lettore. Ad esempio una notizia performativo-sanzionatoria presupporrà il momento manipolatorio

Perché occuparsi delle procedure narrative insite nel discorso giornalistico? La ricerca delle strutture narrative profonde ha tanta più importanza quanto più queste strutture sono poco visibili, al punto da costruire forme implicite di argomentazione. Ricostruendo i ruoli narrativi dei vari personaggi, facendo emergere la struttura polemica della narrazione, portando in luce i momenti occultati del racconto profondo, una notizia diventa qualcosa di più di una notizia: emergono quelle valutazioni implicite sul mondo, quei valori ideologici, quelle prospettive interpretative che la notizia inevitabilmente porta con sé, per quanto apparentemente possa esserne priva. (Marrone, Corpi sociali, 2001: 102)

Esempio (Marrone 2001) Tg3, novembre 1996 È novembre, e piove: ma la notizia non è questa. Forse la notizia è che non piove proprio tanto, ma questo basta per farci fare acqua da tutte le parti. C’è pioggia battente per due giorni, e crolla una chiesa. C’è un forte acquazzone e una signora rischia di affogare nel fango entratole in cucina. C’è un violento temporale e si blocca una ferrovia. Sembrano cronache da strano ma vero; mentre invece sono i bollettini quotidiani della protezione civile. Sì, facciamo acqua da tutte le parti; e alzando gli occhi al cielo, a ogni nube minacciosa, immaginiamo situazioni da apocalisse. Fotoelettriche, elicotteri, esercito e pompieri. E non solo l’acqua, ma anche il vento, lo scirocco, questa insolita aria calda che spazza i centri urbani porta 22 gradi ad Ancona e mette in ginocchio Venezia. Si prevede una marea eccezionale, dichiarano i bollettini, con il 96 per cento della città sott’acqua. E le previsioni non perdonano: state tranquilli, questo non è nulla, vedrete, peggiorerà. Così, si alzano gli occhi al cielo e c’è incertezza, come in un’invasione di ultracorpi. Insomma, il maltempo, che brutta parola, in un’Italia che è un colabrodo.

Le passioni nel giornale (dimensione degli affetti)

Il giornale come potente macchina forica La semiotica mette in discussione il tradizionale dualismo tra ragione e passioni Rilevanza delle passioni non solo esplicitate sul piano lessicale, ma pervasivamente presenti nella costruzione del senso Forte differenziazione tra le testate per stili patemici: quotidiani più sensazionalistici giocano su una enunciazione fortemente marcata dal punto di vista patemico, intensificando gli elementi tensivi (stato di continuo allarme ed emergenza); quotidiani più distaccati tendono ad abbassare il tono passionale.

Investimento timico profondo Passioni euforiche: felicità, ammirazione, speranza Passioni disforiche: paura, incertezza, invidia, vergogna Passioni adiaforiche (neutre, né euforiche né disforiche): indifferenza, apatia Passioni diaforiche (sintesi complessa di euforia e disforia): sdegno, indignazione

Foricità e obiettività giornalistica La cosiddetta “obiettività giornalistica” non si ritrova tanto in una eventuale relazione cognitiva tra la notizia presunta pura e un modo di darla presunto impersonale. Si costituisce piuttosto attraverso il modo in cui si assiologizza il proprio discorso a partire cioè dall’investimento diaforico o adiaforico di una determinata notizia: è il “baromentro passionale” (Marrone, 2001: 129)

“Barometro passionale” (Calabrese e Volli, 1995): modo in cui i giornali alternano vari tipi di notizie, stabilendo gerarchie di sentimenti e atteggiamenti di distacco o di partecipazione. Disforia di fondo della informazione e adozione di differenti attitudini patemiche (sul piano della enunciazione): Enfatizzazione della drammaticità, potenziamento dell’ansia, della insicurezza, della paura (diaforia) Atteggiamento più distaccato, invito alla ragionevolezza (adiaforia)

Livelli di analisi delle disposizioni patemiche Intensità delle passioni: grado di coinvolgimento passionale dei soggetti in gioco Tensione: condizioni passionali diffuse e non concluse, carattere processuale della passione Disforiche: ansia, angoscia, imbarazzo, incertezza, preoccupazione Euforiche: impazienza, curiosità Ritmo narrativo: scansione discreta di elementi che si succedono secondo ordini di espressione variabili con effetto semantico variabile: serrato /lento, regolare /irregolare: contribuisce al profilo degli effetti tensivi la dimensione passionale si presenta come il trait-d’union tra i ritmi dell’espressione e i ritmi narrativi (del contenuto), basilari per la costruzione complessiva.

Temporalità delle passioni (stoici: passioni come malattie della temporalità): Passioni che riguardano il passato: nostalgia Passioni che riguardano il futuro: speranza, ansia Passioni vissute nel presente: paura i giornali per appassionare si rivolgono prevalentemente al futuro: la notizia non è legata all’evento ma a quel che verosimilmente accadrà (attesa, preoccupazione, ansia, speranza), anche per tener alta la tensione informativa Aspettualità, dimensione che predispone una sorta di prospettiva di osservazione su processo entro cui si configura la passionalità: lo stesso evento può essere visto nel momento iniziale (incoatività), nel suo svolgersi (duratività) o nella fase finale (terminatività); può essere un evento ripetuto (iteratività) o puntuale Passioni con valenza incoativa: ansia e curiosità Passioni a carattere durativo: paura, calma Passioni a carattere puntuale: spavento, orrore Passioni a carattere terminativo: sollievo, ira (che però è anche incoativa rispetto alla aggressività che la segue) I giornali tendono comunque a preferire la marca della incoatività a quella della terminatività, per accentuare la dimensione tensiva

Marrone (2001:135): “Ogni sottogenere giornalistico è caratterizzto da un tipo di aspettualità prevalente: la politica si presenta più spesso come durativa e ci racconta una storia sempre in corsa e mai finita, mentre la cronaca ha un carattere più puntuale, riferendosi a eventi non ripetibili e compiuti nel tempo”