Fusioni orizzontali
Introduzione Si definiscono concentrazioni orizzontali, le operazioni di fusione od acquisizione di imprese che operano nello stesso mercato Obiettivo: analizzare gli effetti delle fusioni orizzontali sul benessere sociale e verificare sotto quali condizioni dovrebbero o non dovrebbero essere ammesse L’analisi della fusione deve valutare due principali aspetti: effetti unilaterali: l’impresa che si viene a creare detiene un maggior potere di mercato (capacità di alzare i prezzi), effetti procollusivi: le nuove condizioni di competizione che si vengono a creare favoriscono la collusione.
Effetti unilaterali In assenza di guadagni di efficienza, la fusione fa aumentare il potere di mercato delle imprese coinvolte (insider), infatti la diminuzione del numero dei concorrenti in un mercato comporta l’attenuazione del vincolo competitivo e di conseguenza aumenta il potere di mercato di ciascuna impresa. La teoria economica ha studiato gli effetti di fusioni su prezzi e quantità delle imprese insider e prezzi delle imprese outsider profitti e benessere sociale trovando effetti diversi a seconda che le imprese competano nei prezzi o nelle quantità. La maggior concentrazione aumenta il potere di mercato sia nei modelli dove le imprese competono sul prezzo sia in quelli dove competono sulla quantità; nel primo caso dopo la fusione aumentano i prezzi sia delle imprese insider che delle outsider, nel secondo caso le insider riducono la produzione e le outsider la aumentano. In entrambi i modelli di concorrenza la concentrazione tende a ridurre il surplus dei consumatori e il benessere sociale.
Variabili che influenzano il potere di mercato unilaterale Numerose variabili influenzano la misura in cui l’impresa nascente dalla fusione sarà in grado di esercitare il potere di mercato. Concentrazione Minore è il numero dei concorrenti presenti nel mercato, minore è il vincolo competitivo esercitato sull’impresa risultante dalla fusione. Dato il livello di concentrazione del mercato pre-fusione, maggiore è l’incremento nella concentrazione dovuto alla fusione, maggiore è l’incremento nel potere di mercato. Questo suggerisce che l’indice di Herfindahl-Hirschman (HHI) può essere usato come primo strumento per misurare gli effetti unilaterali della concentrazione.
Ceteris paribus, una fusione desta maggiore preoccupazione se avviene in un mercato con elevato HHI (valutare il livello di concentrazione). Indipendentemente dal livello, maggiore attenzione occorre dedicare ad una concentrazione che modifichi sensibilmente il grado di concentrazione del mercato: ΔHHI=HHIpost-HHIpre (valutare l’incremento di concentrazione). US merger guidelines: se HHIpost <0.1, fusione OK se 0.1<HHIpost <0.18 fusione OK se ΔHHI<0.01 se HHIpost >0.18, fusione OK se ΔHHI<0.005 negli altri casi, “forti timori anticompetitivi”: occorre procedere a investigazione
Quota di mercato Minore è la quota di mercato dell’impresa risultante dalla fusione, minore sarà l’effetto negativo sul prezzo di mercato. Capacità produttiva Maggiore è la capacità produttiva delle imprese rivali, meno dannosa per la concorrenza sarà la fusione. Se l’impresa concentrata alza il prezzo, parte della domanda si sposterà verso i concorrenti. Ma se questi hanno una capacità produttiva limitata non possono soddisfare la nuova domanda. Quindi, è più probabile che la fusione abbia effetti negativi.
Entrata Se l’entrata è relativamente semplice: l’abilità delle imprese di esercitare il potere di mercato è limitata dall’esistenza di potenziali entranti (i quali entrerebbero se il prezzo crescesse dopo la fusione). Variabili che influenzano la domanda Es: presenza di switching costs, etc. In generale, più è rigida la domanda maggiore è l’incentivo ad aumentare i prezzi. Potere dei compratori Acquirenti con elevato potere di contrattazione riducono il potere di mercato.
Failing Firm Defence Per decidere sulla desiderabilità o meno di una fusione occorre valutare cosa potrebbe accadere nel mercato dopo la sua realizzazione. Es. un’impresa in crisi può salvarsi dal fallimento attraverso la fusione con un’altra. In questo caso non sarebbe corretto confrontare lo scenario pre e post-fusione, ma si dovrebbe confrontare lo scenario post-fusione con quello che si avrebbe qualora l’impresa in crisi abbandonasse il mercato.
Raramente usata sia negli USA che in UE. US merger guidelines: una concentrazione altrimenti vietata è permessa quando l’impresa in crisi non sarebbe altrimenti in grado di soddisfare le sue obbligazioni finanziarie, non riuscirebbe a riorganizzarsi nel medio periodo evitando il fallimento, nel mercato rilevante non esistono validi acquirenti alternativi che manterrebbero l’impresa in attività con minori effetti a detrimento della concorrenza rispetto alla fusione, in caso di divieto della fusione l’impresa in crisi uscirebbe dal mercato. La fusione deve, quindi, essere la migliore alternativa possibile al fallimento. Raramente usata sia negli USA che in UE.
Guadagni di efficienza Una fusione può comportare delle diminuzioni nei costi delle imprese. Si possono realizzare economie di scala e di scopo per: riorganizzazione della produzione, benefici dalla produzione congiunta, etc. sinergie nella R&D, razionalizzazione della rete distributiva, delle attività di marketing, diminuzione dei costi di amministrazione, etc. E’ opportuno distinguere fra effetti della fusione sui costi variabili ed effetti sui costi fissi.
Infatti, una diminuzione nei costi variabili (e nei costi marginali) ha un impatto diretto sui prezzi, mentre non necessariamente la diminuzione dei costi fissi comporta una diminuzione dei prezzi (può semplicemente indurre un aumento dei profitti eliminando la duplicazione dei costi). Le concentrazioni che comportano diminuzione dei costi fissi sono viste con assai meno favore, poiché non hanno effetti sul surplus del consumatore. Se i guadagni di efficienza riguardano i costi variabili e sono sufficientemente ampi: il prezzo di equilibrio riduce dopo la fusione, gli outsider sono danneggiati, quindi possono cercare di influenzare le decisioni delle autorità antitrust, surplus del consumatore e benessere sociale aumentano dopo la fusione.
Valutazione dei guadagni di efficienza Affinché la fusione sia desiderabile, i guadagni di efficienza devono essere merger specific (non deve essere possibile ottenerli in altro modo se non con la fusione). Informazione asimmetrica fra Autorità Antitrust e imprese operanti nel mercato: gli insider hanno incentivo a sovrastimare i guadagni di efficienza gli outsider hanno incentivo a sottostimare i guadagni di efficienza Poiché è probabile che una concentrazione comporti sia vantaggi in termini di efficienza, sia un aumento del potere di mercato le autorità sono chiamate ad una valutazione “bilanciata”degli effetti.
Efficiency offence? Se i guadagni di efficienza sono molto elevati, le imprese rivali possono essere costrette a uscire dal mercato. La fusione può nuocere al benessere sociale!!! Però: anche se la fusione conduce ad un monopolio, i prezzi potrebbero essere più bassi di quelli antecedenti la fusione, i vincoli di capacità possono limitare l’aggressività verso i rivali, le sinergie possono essere replicate dai rivali (fondendosi a loro volta), l’uscita può essere causata da pratiche predatorie adottate dalla nuova impresa (meglio agire contro queste ultime).
Effetti procollusivi Anche quando non generano un elevato potere di mercato in una singola impresa, le fusioni possono avere effetti procollusivi, ovvero creare condizioni favorevoli alla collusione. Pre-fusione: condizioni strutturali avverse alla collusione Post-fusione: condizioni strutturali favorevoli alla collusione Il concetto di joint dominance (dominanza collettiva) nella EU si riferisce a questa situazione. Due ragioni principali per questo fenomeno: la concentrazione riduce il numero delle imprese indipendenti; la concentrazione può comportare una maggiore simmetria nella distribuzione degli assets delle imprese
Gli effetti procollusivi della fusione hanno maggiore probabilità di realizzarsi quando esistono condizioni che facilitano la collusione, quali: barriere all’entrata legami strutturali fra imprese scambi di informazione contatti multi-mercato regolarità delle interazioni di mercato Effetto dei guadagni di efficienza sull’analisi della posizione dominante collettiva: valutazione positiva dei guadagni di efficienza (si riducono i prezzi), cautela per impatto sulla simmetria delle imprese.
Misure correttive Le fusioni possono avere sia effetti positivi (sull’efficienza), sia negativi (sulla competizione). In numerosi casi le Autorità Antitrust impongono alle imprese coinvolte nella fusione delle condizioni per alleviare gli effetti negativi. Tali condizioni possono essere di due tipi: – condizioni strutturali che modificano la struttura di proprietà (cessioni totali o parziali, etc.); – condizioni comportamentali, che impongono dei limiti ai diritti di proprietà delle imprese (limite all’uso di un determinato asset delle imprese che si sono fuse, etc.)
Rimedi strutturali (I) L’ Autorità Antitrust può imporre la vendita di assets ad un concorrente o ad un acquirente che possa diventare un attivo concorrente sul mercato. Vi sono numerose difficoltà nell’implementare tali misure le imprese che si fondono hanno interesse a che gli assets ceduti non si trasformino in un’agguerrita impresa concorrente. Perciò possono attuare strategie di riduzione del valore degli assets in vendita: trasferimento di personale più qualificato prima del disinvestimento, cessione di brevetti, etc.
Rimedi strutturali (II) Poiché acquirente e compratore hanno significative asimmetrie informative, il compratore che non sia già attivo nel mercato può non conoscere quali siano gli assets rilevanti per competere. Può finire per comprare assets che si rivelano “inutili”. Le misure per ridurre tali asimmetrie (assistenza tecnica, fornitura di input dopo la cessione), spesso favoriscono la collusione (studio della FTC, 2000). L’acquirente con maggiore disponibilità a pagare può essere anche quello che è maggiormente disponibile a colludere. I rimedi strutturali possono far aumentare il rischio di collusione se le attività dismesse accentuano la simmetria fra le imprese. Due problemi: creare un’impresa efficiente per evitare gli effetti unilaterali evitare gli effetti procollusivi derivanti dalla cessione di attività.
Rimedi comportamentali Volti a garantire l’accesso a condizioni eque ad alcuni fattori o tecnologie essenziali, possedute dalle imprese che si fondono e che non possono essere dismesse (brevetti nelle imprese farmaceutiche, slots aeroportuali a concorrenti in caso di fusioni di compagnie aeree Es. Lufthansa/Sas, Air France/KLM Astra/Zeneca-betabloccanti) Possono avere natura contrattuale (es. contratti di esclusiva) o essere di tipo vertical firewalls. In molti casi sono le stesse imprese che si fondono a proporre i rimedi Il problema principale è che tali rimedi richiedono un monitoraggio ex-post da parte delle Autorità che può essere assai costoso in termini di risorse. Per esempio l’accesso discriminato può prendere forme differenti alcune ovvie (rifiuto) altre assai più sottili (aumenti dei prezzi, ritardi, rifiuto di servizi accessori, etc.). Il rischio è che l’Autorità antitrust si impegni in attività di regolamentazione che non le competono.
La politica di controllo delle concentrazioni in Europa In forte ritardo, il controllo delle concentrazioni in EU si ha solo a partire dal 1989 con il Regolamento 4064/89, nel quale si afferma che sono proibite le operazioni di concentrazione che “creano o rafforzano una posizione dominante a causa della quale risulti ostacolata in modo significativo una concorrenza effettiva nel mercato comune” (effetti unilaterali) Il test di dominanza per gli effetti unilaterali conduce ad autorizzare le fusioni anche in assenza di guadagni di efficienza. Inoltre, vi sono 2 problemi in questa formulazione: non sono tenuti in considerazione i guadagni di efficienza né gli effetti procollusivi. Per questa seconda ragione la giurisprudenza europea ha introdotto la nozione di dominanza collettiva. Viene introdotto un test di dominanza per la posizione dominante collettiva (caso Nestle/Perrier) Nuovo regolamento 139/04 + guidelines
La dominanza collettiva (è un concetto legale): si ha dominanza collettiva quando dopo la fusione vi è una elevata probabilità di un comportamento collusivo dei partecipanti al mercato. Il caso Gencor/Lonhro: fusione di due dei tre produttori di platino sudafricani. Il terzo Amplats controlla circa il 35% del mkt mondiale. Stime indicano che in Sud Africa stanno circa il 90% delle riserve di platino La fusione avrebbe creato un duopolio quasi simmetrico (anche le stime dei costi dei due operatori risultanti mostrano alta simmetria) La Commissione Europea ha valutato che ‘the concentration would have had the direct and immediate effect of creating the condition in which abuses where not only possible but economically rational” Il caso Airtours/First Choice fusione fra imprese nel mercato dei pacchetti vacanze su brevi distanze EC, 2002: divieto fusione per motivi di dominanza collettiva (ma assenza di rigorosa analisi quantitativa: TPI ribalta il provvedimento)
Regolamento 139/2004 Principio generale: divieto delle fusioni che creano o rinforzano una posizione dominante da cui risulti che una concorrenza effettiva sia ostacolata in modo significativo. Principio di sussidiarietà: Antitrust nazionali per imprese di piccole dimensioni e fusioni che interessano un solo paese, UE per fusioni di una certa dimensione e rilevanza europea. L’autorizzazione deve essere richiesta anche da imprese non europee quando la fusione ricade nel campo di applicazione dell’art.1 del Reg. 139/2004.
Oggi valutazione dell’impatto della concentrazione sulla concorrenza. Sulla scia delle US Merger Guidelines introdotta in EU analisi sulla base delle quote di mercato. Negli Stati Uniti: se HHIpost <0.1, fusione OK se 0.1<HHIpost <0.18 fusione OK se ΔHHI<0.01 se HHIpost >0.18, fusione OK se ΔHHI<0.005 negli altri casi, “forti timori anticompetitivi”: occorre procedere a investigazione In Europa: se 0.1<HHIpost <0.2 fusione OK se ΔHHI<0.025 se HHIpost >0.2, fusione OK se ΔHHI<0.015