Handicap: definizione e ambiti dell’intervento Famiglia e disabilità

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Transcript della presentazione:

Handicap: definizione e ambiti dell’intervento Famiglia e disabilità Università degli studi di Messina SISSIS – Scuola Interuniversitaria Siciliana di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario Psicologia dell’handicap e dello svantaggio socio-culturale prof.ssa Loredana Benedetto Programma del corso (30 ore) Handicap: definizione e ambiti dell’intervento Famiglia e disabilità Lo svantaggio socio-culturale Valutazione funzionale e progettazione dell’intervento Funzioni cognitive e apprendimento La partecipazione sociale

Testi di riferimento S. Perini, S.W. Bijou Lo sviluppo del bambino ritardato FrancoAngeli, Milano. D. Ianes La diagnosi funzionale secondo l’ICF. Erickson, Trento. Letture consigliate R. Vianello Difficoltà di apprendimento, situazioni di handicap, integrazione. Junior, Bergamo S. Soresi Psicologia dell’handicap e della rabilitazione. Il Mulino, Bologna. M. Zanobini, M.C. Usai FrancoAngeli, Milano

Psicologia dell’handicap e dello svantaggio-socioculturale Cosa li accomuna? Patologie bio-mediche Handicap Connotazione sociale Svantaggio socio-culturale Difficoltà su base culturale e ambientale

Da un punto di vista psicologico handicap e svantaggio includono “condizioni ed eventi che inibiscono in varia misura le opportunità di apprendimento, di pratica, di assimilazione di nuove forme di comportamento. (…) alcuni individui sono ritardati soprattutto a causa di fattori patologici organici, altri soprattutto per l’azione di condizioni socioculturali (…), molti altri ancora per gli effetti combinati di entrambi” (Bijou e Dunitz-Johnson, 1981)

Da un punto di vista educativo e didattico Handicap e svantaggio comportano difficoltà d’apprendimento e/o di partecipazione scolastica Richiedono un’attenzione ai “bisogni speciali” dell’alunno e l’attivazione di strategie d’insegnamento “speciali” Insegnante specializzato  esperto dei processi e delle metodologie per favorire apprendimento e partecipazione scolastica

Handicap “non siamo in presenza di una categoria clinica ben precisata, ma di una generalizzazione approssimativa” (Vianello, 1999) Handicapped (inglese, sostantivo e aggettivo) è un termine tecnico e “ufficiale” nei documenti internazionali In medicina, ha sostituito termini come “idiota”, “imbecille”, “deficiente” Connotazione dispregiativa che assume Problema ! Non uniformità del linguaggio medico, Psicologico, legislativo e pedagogico

Art. 3 Legge 104/92 “Persona in situazione di handicap: è colui che presenti una minorazione” fisica e/o psichica e/o sensoriale stabilizzata o progressiva Che è causa di difficoltà di apprendimento evoluzione integrazione lavorativa Tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.

Il sistema internazionale di classificazione Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) 1975 – Proposta dell’assemblea: in appendice alla “Classification of Desease” una classificazione delle conseguenze della malattie 1980 – International Classification of Impairment, Disabilies and Handicaps Introduce la distinzione tra Menomazione, Disabilità, Handicap

Menomazione Disabilià Handicap Infortunio Malattia Malformazione

Perdita o anormalità a carico di una struttura Menomazione Perdita o anormalità a carico di una struttura o funzione fisiologica, anatomica o psicologica (esteriorizzazione stato patologico) Es. Cataratta menomazione visiva

Limitazione o perdita, conseguente alla Disabilità Limitazione o perdita, conseguente alla menomazione, della capacità a svolgere particolari attività (oggettivazione negli ambienti di vita) Catarattamenomazione visiva impedimenti a leggere, guidare

Condizione di svantaggio vissuta dalla persona come ridotta capacità Handicap Condizione di svantaggio vissuta dalla persona come ridotta capacità a conformarsi alle aspettative o norme sociali (caratterizzazione sociale e culturale) Catarattamenomazione visiva impedimenti a leggere, guidare ridotta partecipazione sociale, dipendenza.

Da questa definizione di handicap si evince che: È una condizione riferita a persona con disabilità o menomazioni Vi può essere handicap in assenza di disabilità (es. ipovisione corretta o grave ustione) Non applicabile a: difficoltà/demotivazione per l’apprendimento, svantaggio su base ambientale, diversità culturale. Si caratterizza in termini di discrepanza tra abilità dell’individuo e aspettative d’efficienza.

benessere fisico e sociale, ICF (2001) dell’OMS Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute La salute è una condizione di benessere fisico e sociale, non soltanto assenza di malattia (OMS, 1946, 1998)

Condizione di salute Partecipazione Funzioni e strutture Corporee (ex minorazione) Partecipazione sociale (ex handicap) Attività personale (ex disabilità) Fattori contestuali 1. Ambientali 2. Personali

(ambientali e/o personali) Influenza dei fattori contestuali (ambientali e/o personali) CAPACITA’ PERFORMANCE FACILITATORI (+) BARRIERE (-) FACILITATORE Fattore ambientale: tavola di comunicazione con i simboli CAPACITA’ Linguaggio espressivo assente PERFORMANCE Performance comunicativa adeguata per i bisogni di base BARRIERE Fattore personale: ansia sociale Linguaggio espressivo adeguato Performance espressiva deficitaria sul versante della partecipazione

Quali le differenze sostanziali? Ha un’applicazione ampia e universale  funzionamento umano (salute) e le sue restrizioni (malattia) La salute risulta da un’interazione complessa tra condizioni fisiche e fattori contestuali (ambientali e personali) I termini con connotazione negativa disabilità ed handicap  attività e partecipazione sociale Non vi è relazione lineare tra le dimensioni, ma interazioni complesse tra di esse Le dimensioni (funzioni corporee, attività personale, partecipazione sociale) possono essere analizzate indipendentemente.

Quali i vantaggi dell’ICF? Fornisce una base scientifica per la comprensione delle condizioni di salute Fissa un linguaggio comune e migliora la comunicazione tra esperti e utenti Permette a livello mondiale il confronto i dati ed esperienze Favorisce un sistema organico di interazione fra gli organismi che si occupano di condizioni di salute

e della valutazione degli interventi. L’OMS con l’ICF propone un modello universale di salute e disabilità, in quanto esse condividono le stesse dimensioni. La disabilità non è un problema di un gruppo minoritario, quanto una condizione che ognuno può sperimentare. L’ICF non classifica le persone, ma gli stati di salute ad esse correlati. Senza l’ICF la disabilità è una torre di Babele. La mancanza di un linguaggio comune ha portato a numerosi problemi nel campo delle certificazioni e della valutazione degli interventi. Dal suo uso non può che venirne un vantaggio. (Leonardi, 2003; cit. in Ianes, 2004)

Implicazioni per l’ intervento Garantire il funzionamento e la partecipazione nei contesti di vita dell’individuo Analizzare e valutare: Funzionamento  repertori di abilità sviluppate e deficit Contesti di vita  condizioni fisiche e sociali Assessment funzionale e contestuale

Pieno funzionamento e la partecipazione sono conseguiti attraverso una prassi sistematica di Insegnamento ed Abilitazione Condizioni e contesti di interazione: a livello fisico= condivisione di ambienti fisici (scuola, uffici) e servizi (ricreativi, mezzi pubblici) a livello personale= possedere abilità di cura di sé, di vita autonoma, di tempo libero a livello sociale= sviluppare relazioni significative nei vari ambienti (es. lavorativo) lungo tutto l’arco di vita Integrazione e “Progetto di vita” attraversano le “normali” esperienze evolutive Infanzia ed età scolare (sicurezza, esplorazione, conoscenze) Adolescenza (valorizzazione personale e scelte) Età adulta (autonomia e sviluppo professionale)

Miglioramento delle condizioni di salute a) Diagnosi e interventi precoci (es. protesi, riabilitazione fisica, educazione “speciale”) b) Interventi altamente specializzati c) Coinvolgimento delle agenzie educative e dei servizi (famiglia-scuola-operatori sanitari) “Non credo si possa arrivare ad avere programmi idonei ad ogni singolo caso senza dovere cambiare alcuni aspetti delle condizioni di insegnamento” (S.W. Bijou, 1984)