La personalità schizoide
Come per le altre categorie tipologiche, una persona può essere schizoide a qualunque livello, da quello psicologicamente inabilitante a quello più sano della media. Di fatto le persone schizoidi coprono l’intera gamma, dal paziente catatonico ospedalizzato al genio creativo. Sono persone che spesso appaiono strambe, bizzarre, possono vivere ai margini della società o, quando si collocano sul polo meno grave del continuum, semplicemente condurre un’esistenza ritirata.
Caratteristiche principali: scarso coinvolgimento nelle relazioni umane; mancanza di interesse verso relazioni strette; comportamenti inappropriati; difficoltà a comprendere atteggiamenti e intenzioni altrui; anaffettività e difficoltà a provare emozioni piacevoli.
Pulsioni, affettività e temperamento Si tratta di persone con una forte sensibilità innata; a differenza dei neonati “normali”, invece di stringersi e attaccarsi al corpo della figura materna, si irrigidiscono e si ritraggono, come se l’adulto fosse un intruso nel loro benessere e nella loro sicurezza; Fairbairn: il ritiro schizoide può essere considerato una difesa contro il conflitto tra il desiderio di entrare in relazione e la paura che il proprio bisogno possa possa danneggiare l’altro, come se proprio l’oggetto del quale il bambino ha bisogno possa essere distrutto dalle sue pulsioni incorporative
Sembra che la persona schizoide sia alle prese con problemi di livello orale; Nonostante il contenuto violento di alcune loro fantasie, gli individui schizoidi non danno l’impressione di essere molto aggressivi; Tutte le relazioni sono vissute dai pazienti schizoidi come pericolose. Spesso, però, si stabilisce un “compromesso schizoide” per cui i pazienti contemporaneamente si aggrappano e respingono gli altri; Uno degli aspetti più sorprendenti di molti individui con dinamiche schizoidi a un livello elevato di funzionamento è la loro mancanza di difese nei confronti delle emozioni; Non sembrano alle prese con problemi di vergogna o sensi di colpa. Tendono a vedere positivamente il mondo e se stessi, come se fossero privi della spinta interna a cambiare le cose, oppure si sottraggono al giudizio.
Processi difensivi e adattivi Il principale meccanismo di difesa è il ritiro nel mondo interiore dell’immaginazione. Tra le difese più mature, l’intellettualizzazione è la preferita di molte persone schizoidi. Possono utilizzare, in misura minore, la proiezione e l’introiezione, l’idealizzazione e la svalutazione. Solo raramente ricorrono a meccanismi che cancellano l’informazione affettiva e sensoriale, come il diniego e la rimozione. La capacità più adattiva e stimolante dello schizoide è la creatività.
Le relazioni oggettuali M. Klein riconduceva i meccanismi schizoidi a una universale posizione schizo-paranoide della prima infanzia. Numerosi osservatori di famiglie con persone che hanno sviluppato una psicosi schizofrenica hanno sottolineato il ruolo delle comunicazioni contraddittorie e ambigue. Sembra che anche un’infanzia caratterizzata dalla solitudine e dall’abbandono possa favorire l’insorgere di dinamiche schizoidi. E’ quindi possibile che sia l’intrusività che la deprivazione siano condeterminanti per lo sviluppo della problematica schizoide
Il Sé schizoide Winnicott propone l’idea che il ritiro schizoide sia un modo di non sacrificare il nucleo più profondo del vero sé in favore del falso-sé. Lo schizoide può essere del tutto indifferente all’effetto che ha sugli altri e alle risposte valutative che provengono dal mondo esterno e difficilmente si lascia andare alla compiacenza e al conformismo. La tendenza a una isolata superiorità può avere le sue origine nel tentativo di difendersi dalle intromissioni dell’altro.
L’abbandono rappresenta un male minore rispetto all’inglobamento. Possono essere anche molto solleciti nei confronti degli altri, pur conservando il bisogno di mantenere uno spazio personale protettivo. La relazione è rischiosa in quanto evoca desideri intensi di dipendenza e accudimento. L’amore è equiparato alla fusione totale con l’altro, ne consegue che comporta perdita della propria identità e distruzione dell’altro. Gabbard propone la visione del sé schizoide come scisso o frammentato in diverse parti che restano non integrate; ciò porta ad una diffusione dell’identità che rende problematiche le relazioni interpersonali. Chi ha dinamiche schizoidi spesso riesce a mantenere l’autostima con un’attività creativa individuale.
Transfert e controtransfert I soggetti schizoidi si accostano alla terapia con la stessa combinazione di sensibilità, onestà e paura di inglobamento che caratterizza ogni loro relazione. Occorre tollerare lunghi silenzi mentre il paziente interiorizza la sicurezza del setting. La sfida iniziale sul piano del transfert-controtransfert è trovare un modo di entrare nel mondo soggettivo del paziente senza suscitare eccessive angosce di intrusione. Una possibile reazione è quella di cadere in una forma di controdistacco che li mostra più come interessanti esemplari, che come nostri simili. Il clinico può essere affascinato dai fenomeni schizoidi, ma mantenersi a distanza di sicurezza dal dolore emotivo che rappresentano.
Lo stile schizoide secondo Westen La SWAP-200 mette in luce, oltre alle dimensioni evidenziate dal DSM, una scarsa capacità di menatlizzazione, e di insight psicologico. Secondo la descrizione generale fornita dalla SWAP questi pazienti tendono a pensare in modo concreto e a interpretare le cose in modo letterale. Core category e ordine di importanza decrescente dei criteri diagnostici SWAP: non avere relazioni gamma di emozioni ristretta scarse abilità sociali aspetto e modi strani e inappropriati tende ad essere timido, inibito e coartato scarsa teoria della mente descrizione bidimensionale delle persone importanti nella vita del paziente