Un vero amico degli dei.

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Transcript della presentazione:

Un vero amico degli dei

Durante la guerra contro Palmira i Romani si trovarono a Tiana in Cappadocia. La città non voleva arrendersi. Aureliano disse che non avrebbe lasciato vivo nemmeno un cane. Dopo le prime razzie lo stesso imperatore disse:”Potete inseguire ed uccidere tutti i cani ma lasciate stare le persone” forse mosso a pietà dal valore dei resistenti. Tutte le città allora gli aprirono le porte spontaneamente accogliendolo come liberatore e rinnegando Palmira.

Versione tratta dal libro XXIV Divus Aurelianus di Flavio Vopisco Con il titolo di Historia Augusta è indicata una raccolta di biografie di imperatori, da Adriano a Diocleziano. In essa sono narrate con una certa ricchezza di particolari, privilegiando curiosità e stranezze, le vite degli imperatori.

Si dice che l’imperatore Aureliano fosse intenzionato giustamente alla distruzione della città di Tiana. Si narra anche che Apollonio Tianeo, saggio di celeberrima reputazione e prestigio, a ragione amico degli dei, anzi, egli stesso venerato come un dio, si fosse presentato prontamente ad Aureliano ed avesse detto queste parole in lingua latina, affinché il generale, uomo della Pannonia, comprendesse:

“Oh Aureliano, se vuoi vincere, tieniti lontano dal massacro degli innocenti! Se vuoi vivere, agisci umanamente!”

Aureliano conosceva il volto del venerabile filosofo, perché aveva visto la sua immagine in molti templi. Infine, subito ispirato, gli promise le statue e un tempio e ritornò a migliore pensiero.

Infatti chi fu tra gli uomini più santo, più venerabile, più importante e più divino di quell’uomo? Egli ridiede vita ai morti, egli fece e disse molto oltre gli uomini. Chi le vuole sapere, legga i libri greci, che sono stati scritti sulla sua vita.

La religione dei Romani La religione dei Romani era affollata di una grande quantità di dei. Il padre e il capo di tutti gli dei era Giove (Iuppiter). C’erano poi Giunone (Iuno), sua sorella e moglie, dea della famiglia e poi Minerva, protettrice dell’arte e delle scienze. Questi tre costituivano la cosiddetta “Triade Capitolina”.

A completare il gruppo venivano : Marte (Mars) l’antico dio della guerra, Venere (Venus), Dea dell’amore, Nettuno (Neptunus), dio del mare, Plutone (Pluto), dio dell’oltretomba, Mercurio (Mercurius), protettore dei commercianti, Apollo, dio della musica e della poesia e la sorella Diana, dea della caccia. Infine ci sono Quirino, patrono di Roma, identificato con Romolo, divinizzato dopo la morte e Giano (Ianus), dio degli inizi.

Un rito per tutto La vita privata e pubblica era permeata di ritualità. Ogni padre di famiglia faceva sacrifici agli dei “privati”: il Genio , i Lari e i Penati. Il Genio era una sorte di angelo custode che proteggeva il pater familias dalla nascita fino alla morte.

I Lari erano le anime buone degli antenati I Lari erano le anime buone degli antenati. Erano rappresentati come giovani danzanti con un vaso a forma di corno e venivano ornati con fiori e libagioni in occasione delle feste in famiglia

I Penati erano i protettori della prosperità della famiglia e dello stato. Venivano conservati in un apposito armadietto chiamato “Tablinum”

Riti pubblici e sacrifici Le cariche religiose erano tutte attribuite al pontifex maximus. Successivamente le sue mansioni furono tutte attribuite all’imperatore. Nelle cerimonie pubbliche avveniva un sacrificio nel quale le vittime erano:maiali, pecore , capre e tori. L’animale veniva cosparso di mola salsa (un impasto di farro macinato e acqua salata); il suo sangue veniva raccolto e versato sull’altare, le viscere bruciate mentre le carni erano consumate dai partecipanti durante un banchetto. Riti pubblici e sacrifici

Religione e superstizione Nel mondo romano la religione (religio) e la superstizione (superstitio) erano due realtà distinte ma intrecciate fra loro e unite in un ambito Sacro. La religione romana era assai tollerante: ai popoli conquistati non imponeva il suo Pantheon, anzi, faceva proprie le divinità altrui.

Religione e magia Le parole: l’ara era l’altare per i sacrifici, la sua parte superiore si chiamava altare da altus L’ augurium era il responso degli augures (i sacerdoti che divinavano attraverso il volo degli uccelli) Carmen oltre al significato di canto era una formula magica per un incantesimo Defixio era la tavoletta di piombo usata per lanciare maledizioni ( da defigo “piantare un chiodo” perché era usata come una bambola voodoo: un sostituto della persona da torturare

Exta viscere degli animali sacrificali Aruspice indovino che interpretava le viscere degli animali sacrificali Pontifex i sacerdoti, il più importante di essi era il pontifex maximus Saga parola usata per definire una fattucchiera Securis scure usata per smembrare gli animali Victima animale sacrificale di grandi dimensioni Hosti animale sacrificale di piccole dimensioni

FINE