Progettazione di un allestimento permanente Nella progettazione di un allestimento permanente bisogna sempre, innanzitutto, riflettere su: - qual è l’identità.

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Progettazione di un allestimento permanente Nella progettazione di un allestimento permanente bisogna sempre, innanzitutto, riflettere su: - qual è l’identità del museo - qual è il progetto culturale del museo Da queste riflessioni si potrà capire quale sarà il grado di libertà che ci si potrà permettere nella progettazione

Tre fattori influiscono sul grado di libertà che ci si potrà permettere nella ri-progettazione di un percorso espositivo permanente: - l’importanza storica del precedente allestimento; - l’investimento che ha comportato il precedente allestimento (se si è investito molto, lo si era fatto per allestimenti destinati a durare); - l’efficacia comunicativa (o anche, in altre parole, il “successo di pubblico”) del precedente allestimento

Alcune operazioni che bisogna sempre fare quando ci si accinge a progettare (o riprogettare) un percorso espositivo permanente: - domandarsi se il “vecchio” allestimento ha veramente bisogno di essere sostituito; - domandarsi se il criterio espositivo che si vuole adottare è coerente con il tipo, la qualità e la quantità di materiali di cui il museo dispone; - fare una ricognizione puntuale dei reperti di cui il museo dispone individuandone di ciascuno il valore estetico, il valore storico e l’importanza scientifica; - evitare di “sacrificare” alcuni dei pezzi più validi perché ritenuti non utili per il progetto che abbiamo in mente; - nel caso, cambiare il progetto che abbiamo in mente: probabilmente non è il migliore per i materiali di cui il nostro museo dispone.

«Manifesto programmatico» di Ian Ritchie, pubblicato in «Stanze delle meraviglie - I musei della natura tra storia e progetto», CLUEB, 1997, pag Stabilire in modo inequivocabile il ruolo centrale del singolo museo. Valutare l’importanza delle sue collezioni nell’ambito del patrimonio culturale del paese. Elaborare il progetto architettonico ed espositivo a partire dalle collezioni. Essere coerenti con la nostra cultura, con la nostra epoca e la tecnologia moderna. Avere consapevolezza della tradizione su cui stiamo costruendo, senza tuttavia indulgere alla nostalgia. Individuare chiaramente se quanto ci viene richiesto è un nuovo edificio, un ampliamento, una ristrutturazione o una riconversione. Capire ciò che è e sarà permanente oppure temporaneo. Evitare l’improvvisazione. Chiarire il ruolo di chiunque intervenga [nel progetto] [e fare in modo che] tutti siano consapevoli che è in gioco il nostro patrimonio culturale collettivo, passato e futuro. Il futuro dipende da ciò che investiamo ora e si fonda sull’oggi. Garantirsi che tutti gli obiettivi, a lungo e breve termine, siano realistici e raggiungibili. Essere certi di poter condurre a termine quanto si è iniziato procedendo nella programmazione con prudenza, consci che stiamo costruendo il nostro futuro..... Nel dubbio, astieniti: “essendo un nobile sacrificio l’arte di lasciare le cose come sono” (Ernst H. Gombrich)

… «La strategia più efficace, in definitiva, dovrebbe essere quella di utilizzare diversi tipi di linguaggio all’interno di uno stesso percorso espositivo, indipendentemente dal fatto che sia prevalentemente classificatorio o tematico o ambientale o interattivo…»

Infine occorre sempre ricordare che ciò che è lecito, che è valido e che funziona in una mostra temporanea non è detto che sia lecito, né che sia valido, né che funzioni in un allestimento permanente. Come, ad esempio, scegliere di utilizzare degli espositori pensati per mostre temporanee e non adatti a un percorso espositivo permanente…