ALZHEIMER ed ARTE Angiola Maria Fasanaro, Orsola Musella Resp. Unità Alzheimer AORN A. Cardarelli Sez. Catalogo Palazzo Reale Napoli
Nel 1906 Alois Alzheimer presenta Auguste D Nel 1906 Alois Alzheimer presenta Auguste D., il primo caso descritto della malattia che da lui prenderà il nome e destinata a restare a lungo poco studiata. Solo da alcuni anni sappiamo che è l’accumulo di proteine anomale che provoca la degenerazione dei neuroni. L’ Alzheimer non è il normale “ invecchiare”, ma è malattia che compare più frequentemente se l’età è avanzata.
Oggi sono disponibili farmaci, prescrivibili dai Centri di Riferimento (Unità Alzheimer), che portano ad una relativa stabilizzazione e trattano sintomi specifici. Presso quella dell’ Ospedale A. Cardarelli sono attualmente in terapia 250 persone e circa 600 i pazienti esaminati.
Ma l’Alzheimer è anche e, forse, soprattutto, malattia della famiglia: ai familiari dei nostri pazienti, coinvolti purtroppo in un impegno prolungato, gravoso e difficile, dedichiamo questa presentazione che parla di Alzheimer da un’angolazione meno usuale.
E’ la storia di tre artisti che nonostante essa espressero fino all’ultimo non solo sentimenti ed emozioni ma anche, incredibilmente e nonostante tutto, gioia di vivere. Angiola Maria Fasanaro Resp. Unità Alzheimer AORN A. Cardarelli Napoli
Carolus Horn, Wiliam Utermohlen, William De Kooning, sono noti artisti contemporanei. Le loro opere, prima e durante la malattia, aiutano a comprendere la consapevolezza del cambiamento, le emozioni, gli stati d’animo, il mondo del paziente, forse più di qualsiasi parola.
Carolus Horn raffinato grafico e creatore di eleganti immagini fu, tra l’altro, l’autore dei manifesti pubblicitari più noti di Opel, ESSO e Coca Cola
Dipingeva anche per svago, usando l’ombreggiatura ed una estrema cura del dettaglio. L’immagine di sinistra si riferisce all’epoca precedente la malattia. A destra, nella fase lieve di malattia, si nota già il cambiamento: l’immagine perde la prospettiva
Con la progressione della malattia i disegni diventano più rigidi. La riproduzione del soggetto preferito, il Ponte di Rialto, che viene ripreso più volte negli anni, diventa sempre più geometrica, più scarsi gli elementi che la costituiscono, e ipersemplificati: le nuvole sono piccoli ovali, identici. Il colore, da tenue e sfumato diventa marcato e netto.
Successivamente compaiono strani animali “umanizzati.” La difficoltà a visualizzare attraverso l’immaginazione, che è uno dei sintomi della malattia, è evidente .
Compaiono più tardi, elementi nuovi: cornici minuziose, fitte di ornamenti. Horn sembra dipingere qualcosa che proviene da ricordi lontani, le icone che nel passato amava collezionare.
Gli ultimi disegni: piccole figure geometriche, un solo colore Ma la ricerca della struttura e del ritmo restano fino alla fine
William Utermohlen appartiene alla corrente della pop art ed è tra gli esponenti più noti di quella inglese.
Ritrae ricorrentemente la figura umana e spesso se stesso, interessato a cogliere, al di là dei tratti fisici, il mondo interiore. A 62 anni, quando gli viene diagnosticata la malattia, decide con coraggio insieme alla moglie di documentarla. Sarà la moglie, poi, a raccogliere i quadri.
Da quel momento dipinge solo autoritratti. Alla rabbia iniziale segue confusione e tristezza. 1996 1997
1999 Le capacità grafiche e tecniche che progressivamente si riducono non impediscono quelle espressive anzi quasi le accentuano. Lo sfondo diventa nero ad indicare una solitudine che anche cure affettuose non riescono a colmare.
dell’Università di Harvard I suoi disegni sono stati presentati quest’anno al pubblico a cura del Centro per le Malattie Neurodegenerative dell’Università di Harvard Un anno prima della fine
William De Kooning
La sua pittura è infatti chiamata “action painting”. Grande pittore e leader dell’espressionismo astratto è artista dal tratto deciso, quasi violento. La sua pittura è infatti chiamata “action painting”. Inflessibile nel criticare i propri quadri, ne distrugge a decine, prima di esporli ..
Nel 1981 qualcosa cambia: il tratto si stempera, la grafica si ammorbidisce e l’artista comincia a dipingere sempre di più arrivando a completare un quadro a settimana. Qualche anno dopo viene diagnosticata la malattia
Sono quadri completamente diversi dai precedenti: le tele bianche, i colori pastello, le forme morbide, ampi spazi vuoti, sembrano indicare una nuova serenità. I critici rifiutano queste opere: “De Kooning non è più lui.”
Il pittore dell’inquietudine sembra in realtà giungere attraverso la malattia ad una leggerezza prima ricercata invano e che lo accompagnerà fino alla fine.
Chi segue la malattia attraverso una persona cara sa quanto sia difficile definire la consapevolezza del paziente, il perché di certi atteggiamenti, la causa di mutamenti improvvisi del comportamento. Le immagini presentate dimostrano che la diminuzione delle capacità cognitive non è sempre perdita di consapevolezza nè di emozioni e che il mondo interiore, la sensibilità, le paure, i desideri, sono conservati a lungo nonostante la malattia. Molti disturbi “comportamentali” dei pazienti sono dovuti a questo.
Ci indicano che, nonostante la malattia, il desiderio di comunicare non cessa, anche se il paziente può esprimersi solo con mezzi limitati. Per l’ artista il tramite è la propria arte, alla quale egli non rinuncia mai, vero “ponte” verso la realtà, di qualsiasi realtà si tratti.