Il cuore esiste in tutti gli animali sanguigni […] è chiaramente necessario che lo abbiano; poiché il sangue è fluido, è inoltre necessario che vi sia.

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Transcript della presentazione:

Il cuore esiste in tutti gli animali sanguigni […] è chiaramente necessario che lo abbiano; poiché il sangue è fluido, è inoltre necessario che vi sia un vaso per contenerlo e proprio per questo la natura sembra aver congegnato le vene. E’ necessario che vi sia un solo principio di queste ultime: laddove è possibile, infatti, un solo principio è meglio che molti. Il cuore è il principio delle vene. […] Anche la posizione del cuore indica che esso è sito in una regione che si conviene a un principio: è al centro, più verso l’alto che verso il basso e più avanti che indietro: la natura colloca ciò che è più nobile nelle parti più nobili, se non lo impedisce qualcosa di più importante.

Non è corretta la tesi di quanti affermano che il principio delle vene è nella testa: in primo luogo, essi stabiliscono una pluralità di principi dispersi; poi li pongono in un luogo freddo. […] Come si è detto, le vene si estendono attraverso gli altri visceri, ma nessuno attraversa il cuore: anche da ciò risulta manifesto che il cuore è parte e principio delle vene. Ed è quanto ci si deve aspettare: infatti la zona centrale del cuore è costituita da un corpo denso e cavo, e inoltre pieno di sangue, giacché proprio di qui si dipartono le vene; è cavo per poter raccogliere il sangue, denso per conservare il calore.

Nel cuore soltanto, tra tutti i visceri e tutte le parti del corpo, c’è sangue senza vene, mentre in ogni parte il sangue è sempre contenuto nelle vene E questo accade a ragione:. Il cuore stesso è infatti il principio o la fonte del sangue, cioè il suo primo ricettacolo. Tutto ciò è reso più chiaro dalle dissezioni e dalle ricerche embriologiche.

La filosofia naturale, pur essendo in un primo tempo la sola esercitata dai medici e tendendo anzi costoro tutti i loro sforzi a impadronirsene perfettamente, cominciò in seguito a decadere miseramente quando i medici, abbandonando ad altri la chirurgia, perdettero la conoscenza dell’anatomia. Mentre, infatti, i medici ritenevano che fosse di loro pertinenza solamente la cura delle affezioni interne stimarono che fosse sufficiente possedere cognizione dei visceri e trascurarono, come se non li riguardasse, la struttura delle ossa, dei muscoli, dei nervi, delle vene e delle arterie, che si ramificano per le ossa e i muscoli del corpo.

Oltre a ciò, poiché tutta la faccenda era affidata ai barbieri, non solo andò perduta per i medici la vera conoscenza dei visceri, ma anche in realtà venne meno completamente l’abilità settoria, proprio perché i medici non l’affrontavano e quelli a cui era affidata (barbieri) erano troppo ignoranti per capire gli scritti dei professori dell’arte settoria. […] Ho esposto ora in sette libri l’intera descrizione del corpo umano nello stesso ordine in cui sono solito trattarla in questa città e a Bologna in quel cenacolo di studiosi. E la ragione è questa: chi assiste alla sezione avrà un commento a ciò che gli è stato mostrato. […].

E non dovrebbero essere inutili, tuttavia, nemmeno a chi non possa assistervi di persona, poiché di ogni piccola parte del corpo umano vengono qui descritti abbastanza diffusamente numero, posizione, forma, grandezza, sostanza, connessione con le altre parti, utilità, funzione e moltissime altre qualità che, eseguendo la dissezione, noi siamo soliti porre in rilievo nella natura delle parti insieme con l’arte dissettoria su corpi morti e vivi. Essi contengono inoltre, aggiunte al contesto, le illustrazioni di tutte le parti così da mettere sotto gli occhi degli studiosi di medicina l’insieme delle opere della natura come se si trattasse di un corpo sezionato

In verità io sono tornato infinite volte con avuita attenzione a considerare l’effettiva quantità del sangue. Ho considerato la cosa a partire dalle vivisezioni; dalle arteriotomie; dall’osservazione della simmetria e della grandezza dei ventricoli del cuore e dei vasi che vi entrano e che se ne dipartono, giacché la natura che non crea nulla senza scopo, non senza ragione ha dato, proporzionalmente, tanta grandezza a questi vasi

Ho cominciato fra me e me a riflettere se mai potesse sussistere una sorta di moto circolare. E ho più tardi trovato che tale è in effetto il vero moto del sangue: che il sangue cioè, sotto l’azione del ventricolo sinistro vien spinto fuori da cuore e distribuito attraverso le arterie all’intero organismo ed a ciascuna parte – così come dalle pulsazioni del ventricolo destro esso viene spinto e distribuito ai polmoni attraverso la vena arteriosa; - e che daccapo, attraverso le vene, il sangue rifluisce entro la vena cava sino all’orecchietta destra – così come attraverso l’arteria denominata venosa esso rifluisce dai polmoni al ventricolo sinistro, nel modo che abbiamo più sopra indicato.

Ci sia dato chiamare “circolare” questo moto, allo stesso modo come Aristotele dice che aria e pioggia imitano il moto circolare dei corpi celesti. Di fatto, l’umida terra, riscaldata dal sole, sprigiona vapori; i vapori si sollevano e si condensano; condensati in pioggia precipitano e tornano così di nuovo, a bagnare la terra. Tale è, qui sulla terra, il ritmo stesso della vita e, parimenti, al moto circolare del sole, all’alterno ritmo che lo accosta e lo allontana dalla terra si collega la vicenda delle stagioni e dei climi.

Così, verosimilmente, può accadere entro l’organismo, per il moto del sangue. Ogni parte vien nutrita, riscaldata, vivificata dal sangue che affluisce più caldo, ricco di vita, di spiriti e, per così dire, atto ad alimentare. Entro le diverse parti dell’organismo, per contro, il sangue si raffredda, si condensa, si esaurisce. Da esse il sangue ritorna al suo principio, cioè al cuore, come alla fonte stessa della vita o al lare dell’organismo per riacquistare nel cuore intera la sua perfezione.

Il cuore può quindi ben esser designato come il principio della vita e il sole del microcosmo, come analogamente il Sole può ben esser designato il cuore del mondo

Suppongo che il corpo altro non sia se non una statua o macchina di terra che Dio forma espressamente per renderla più che possibile a noi somigliante: dimodoché, non solo le dà esteriormente il colorito e la forma di tutte le nostre membra, ma colloca nel suo interno tutti i pezzi richiesti perché possa camminare, mangiare, respirare, imitare, infine, tutte quelle nostre funzioni che si può immaginare procedano dalla nascita e dipendano soltanto dalla disposizione degli organi.

Vediamo orologi, fontane artificiali, mulini e altre macchine siffatte che, pur essendo opera di uomini, hanno tuttavia la forza di muoversi da sé in più modi; e in questa macchina, che suppongo fata dalle mani di Dio, non potrei – mi pare – supporre tanta varietà di movimenti e tanto artificio da impedirvi di pensare che possano essergliene attribuiti anche di più.

Vi prego […] di considerare che tutte le funzioni da me attribuite a questa macchina, digestione dei cibi, battito del cuore e delle arterie, nutrizione e crescita delle membra, respirazione, vegli e sonno; recezione della luce, dei suoni, degli odori, dei sapori, del calore e di altre simili qualità negli organi del senso comune e dell’immaginazione, ritenzione o impronta di tali idee nella memoria, movimenti interni degli appetiti e delle passioni; e infine movimenti esterni di tutte le membra […]:

vi prego, dico, di considerare che tutte queste funzioni derivano naturalmente, in questa macchina dalla sola disposizione dei suoi organi, né più ne meno di come i movimenti di un orologio o di un altro automa derivano da quella dei contrappesi e delle ruote; sicché, per spiegarle, non occorre concepire nella macchina alcun’altra anima vegetativa o sensitiva, né altro principio di movimento e di vita oltre al suo sangue e ai suoi spiriti agitati dal calore del fuoco che brucia continuamente nel suo cuore, e che non è di natura diversa da tutti i fuochi che si trovano nei corpi inanimati.