L’artista avverte l’esigenza di rappresentare il vero, il quotidiano.

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Transcript della presentazione:

L’artista avverte l’esigenza di rappresentare il vero, il quotidiano. IL REALISMO L’artista avverte l’esigenza di rappresentare il vero, il quotidiano.

I linguaggi del naturalismo Le caratteristiche fondamentali Il termine "naturalismo" deriva dalla filosofia e dalle scienze naturali, e nell'Ottocento viene usato con vari significati nel campo della letteratura e dell'arte, in seguito allo sviluppo della scienza e alla tendenza positivista a trasferire metodi e contenuti scientifici in ambito umanistico. Già nel Settecento con i termine "naturalista" veniva indicato il pittore che rifiutava i soggetti storico-mitologici, preferendo la rappresentazione della realtà naturale. Nella seconda metà dell'Ottocento il termine indica un atteggiamento artistico che si accosta alla realtà naturale in modo oggettivo e distaccato, cercando di analizzarla e di riprodurla in modo fedele, senza il filtro dell'immaginazione. // modello scientifico nella letteratura e nell'arte La fiducia nelle possibilità illimitate della scienza di conoscere in modo oggettivo la realtà è alla base delle estetiche realiste, naturaliste, veriste che caratterizzano la letteratura del secondo Ottocento. Il naturalismo si sviluppa in Francia e in Europa sia in connessione con eventi politico-sociali (i moti democratici del '48, l'emergere del proletariato, lo sviluppo industriale), sia in relazione a nuovi generi letterari e artistici, in particolare il romanzo, il dramma borghese, il quadro d'ambiente.

In Francia il Realismo si sviluppa come metodo scientifico per indagare la realtà spiegandone le contraddizioni e le miserie senza esserne però coinvolti emotivamente. Il primo (e unico) fine dell'artista, infatti sarà quello di annotare minuziosamente le caratteristiche del mondo che lo circonda astenendosi il più possibile da qualsiasi giudizio di tipo soggettivo. Principi fondamentali del realismo e del naturalismo: l'osservazione attenta e impersonale, il distacco scientifico, l'adesione fedele alla realtà. Nel campo delle arti figurative possiamo individuare due diversi momenti nello sviluppo dell'approccio naturalista alla realtà: una prima fase realista in cui il dato naturale è rappresentato in modo "oggettivo", cercando di restituirne un'immagine otticamente corretta, senza la mediazione dello sguardo dell’artista; una seconda fase in cui l'idea di un'arte che trae origine dall'osservazione diretta della realtà e le ricerche scientifiche contemporanee dedicate ai fenomeni ottici saranno poi alla base dello sviluppo del naturalismo in senso impressionista: il riferimento non è più all'immagine esatta che la realtà esterna offre, ma all'impressione che essa esercita sull’occhio di chi osserva.

IL REALISMO È una corrente letteraria e artistica che si forma in Francia intorno al 1825-1830 per poi diffondersi in Europa. I Realisti abbandonano i soggetti storici e letterari cari ai Romantici, per guardare alla realtà. Il massimo esponente è Courbet che dipinge la sua epoca senza alcuna idealizzazione. Anche i contadini, gli operai, i proletari sono considerati degni d'attenzione. All'Esposizione Universale di Parigi del 1855 alcuni quadri di Courbet vengono rifiutati perché giudicati scandalosi e rozzi dalla cultura ufficiale, accademica e neoclassica. Courbet allora fa costruire a sue spese, nelle vicinanze del padiglione dell'Esposizione, un baraccone di legno nel quale espone 40 dipinti; fa poi stampare un catalogo in cui si definisce «pittore realista». È l'atto ufficiale che sancisce la nascita del Realismo. LA FUNZIONE DELL'ARTE Le opere realiste sono una violenta denuncia dei sistemi politici e sociali del tempo.

La pittura -afferma Courbet nel 1861- è un’ arte essenzialmente concreta e può consistere solo nella rappresentazione delle cose reali ed esistenti. È un linguaggio interamente fisico, che ha per vocaboli tutti gli oggetti visibili; un oggetto astratto, invisibile, che non esiste, è estraneo all'ambito della pittura. Nonostante la dichiarata opposizione all’arte di inizio secolo, nelle parole di Courbet è evidente il debito nei confronti della pittura romantica, che già aveva rifiutato l'idealizzazione neoclassica e manifestalo la necessita di rappresentare la realtà esistente, anche nei suoi aspetti negativi. Il "brutto" è un elemento significativo e addirittura qualificante della produzione artistica realista, che non discrimina i soggetti in base alla loro maggiore o minore dignità. Il realismo è inteso da Courbet come "arte viva", che tende continuamente a uscire dai confini dell‘”artisticità" tradizionale per cercare un rapporto diretto con un pubblico nuovo, “popolate", diverso da quello dei Salon, che capisca senza scandalizzarsi il suo linguaggio programmaticamente "volgare". Il programma dei realisti esclude dunque soggetti mitologici, religiosi, di storia del passato e d'invenzione, per concentrarsi sulla realtà contemporanea, anche nei suoi aspetti più triviali.

Courbet, Gli spaccapietre; 1849; olio su tela, 159 x 259 cm; opera perduta. I temi preferiti del realismo sono iI lavoro delle classi umili, rappresentato senza le idealizzazioni della pittura romantica, e il paesaggio, dipinto all'aperto, nella fedeltà più assoluta al dato naturale. Jean François Millet, Le spigolatrici, 1857, olio su tela, Parigi, Museo d'Orsay Honoré Daumier , Il vagone di terza classe, 1862, tela, Ottava, National Gallery of Canada

Gustave Courbet (1819-1877) Diede il nome al movimento realista. L’avvento del Realismo fu determinato da tanti motivi, ma più degli altri influì la nuova filosofia positivistica, secondo la quale bisognava indagare la realtà basandosi unicamente sulla scienza sperimentale. Quest’arte fu utilizzata spesso per denunciare le condizioni terribili in cui versavano le classi sociali più povere, i contadini delle campagne e gli operai delle città, e quindi piacque molto ai teorici del socialismo, che proprio allora muoveva in Francia i suoi primi passi. Imitando la realtà delle cose Courbet mise in luce le contraddizioni di una società profondamente ingiusta.

Gustave Courbet, una delle figure più influenti dell'arte francese dell'Ottocento, fu il pioniere del Realismo, corrente che si opponeva all'arte convenzionale del Salon, e contribuì, con la sua pittura innovativa, a spianare la strada all'Impressionismo. Fautore della libertà creativa, sostenne l'autonomia dell'artista e incoraggiò lo sviluppo di mostre d'arte indipendenti. Courbet, che proveniva dalla regione del Giura nell'est della Francia, una zona agricola raffigurata spesso nei suoi dipinti, realizzò una serie di opere affascinanti nelle quali lo stile realistico adottato dall'artista sottolinea la durezza dell'esistenza dei contadini. Queste immagini forti turbarono i parigini, i quali sospettarono che contenessero messaggi rivoluzionari: paure che certo non si dissiparono in seguito al suo coinvolgimento in avvenimenti politici e alla disputa che si sviluppò con il governo. Nel 1871 Courbet prese parte alla Comune di Parigi, che portò al suo arresto e alla confisca dei suoi dipinti; fu poi esiliato in Svizzera dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.

dei quadri sono dunque presi dalla I soggetti dei quadri sono dunque presi dalla Realtà

Il quadro rappresenta la realtà così come essa appare ai nostri G. Courbet, La filatrice addormentata, 1853 Il quadro rappresenta la realtà così come essa appare ai nostri Occhi, senza alcun abbellimento. Guardate come è pesante l’abbandono al sonno di questa donna: il suo atteggiamento è completamente privo di grazia.

Courbet prese sempre i suoi soggetti dalla vita di tutti i giorni E spesso raffigurò la fatica quotidiana della gente umile. Spesso i borghesi del suo tempo giudicarono i suoi quadri Brutti e sgradevoli. Courbet pensava però che il mondo non è fatto solo di signore eleganti e graziose e di paesaggi incantevoli. La realtà è fatta anche di gente che lavora e che soffre. Il suo scopo è comunque solo quello di «fare dell'arte viva», esaltando in ogni modo I’eroismo della realtà».

G.Courbet, Gli Spaccapietre 1849 La povertà e l’umiltà della classe lavoratrice sono al centro di questo quadro. Il pittore francese è impegnato politicamente e fa della propria arte uno strumento di denuncia delle ingiustizie sociali, dello sfruttamento, della mancanza di speranze in un futuro migliore come è per l’anziano e il giovane spaccapietre del quadro. In entrambi i dipinti Courbet rappresenta un manovale intento a frantumare dei sassi, mentre in quello perduto di Dresda appare anche un giovane garzone, sulla sinistra, in atto di trasportare una pesante cesta di pietre già lavorate

Courbet viene accusato di cattivo gusto e di volgarità Courbet viene accusato di cattivo gusto e di volgarità. Fa scandalo anche la grandezza del dipinto: queste dimensioni erano usate solo per composizioni «importanti», storiche, religiose o mítologiche. Con quest'opera «democratica» e «rivoluzionaria» Courbet ha voluto dimostrare che ogni uomo, anche il più semplice, è un personaggio storico di cui è importante tramandare il ricordo. Gustave Courbet, Funerale a Ornans (1849). Olio su tela, 314 x 663 cm. Parigi., Museé d'Orsay.

Il soggetto è un episodio quotidiano, insignificante: il funerale di un contadino in un piccolo paese di campagna, Ornans, dove nacque Courbet. Iconografia La tela ritrae con figure a grandezza naturale -secondo il formato consueto alla pittura di storia- un episodio di vita socio-familiare, ambientato nella provincia francese. Le persone sono reali: familiari, amici, abitanti del luogo (il sindaco, il parroco, il giudice, il notaio, i borghesi, i contadini). È raffigurato il funerale di una persona del suo paese natale. I personaggi sono ripartiti secondo tre nuclei: a sinistra il clero, a destra le donne con i fanciulli e al centro le figure a cui l'autore intendeva attribuire maggiore importanza. Proprio qui, in primo piano, c’è la fossa pronta a ricevere la bara e vicino un cane dal pelo bianco che crea contrasto con le donne dietro vestite di nero. I personaggi indossano abiti del tempo e hanno visi scavati, rugosi, privi di ogni abbellimento. I colori sono cupi e terrosi per rendere la drammaticità dell'episodio. L'espediente della fossa aperta costringe lo spettatore a partecipare all'evento. Connotazione: Courbet trasforma la rappresentazione del funerale in "manifesto della pittura realista”, suscitando l'indignazione della critica e scandalizzando il pubblico al Salon del 1851. La realtà è rappresentata senza interpretazioni personali. Composizione: Le figure, pur addensandosi in primo piano, risultano compresse e appiattite sullo sfondo. I colori dominanti sono molto scuri e contrastano con le macchie bianche dei drappi, dei mantelli e dei copricapi e con il rosso delle vesti dei notabili. Courbet ci mostra la scena con un'inquadratura quasi fotografica.

Le grandi dimensioni della tela alludono quasi provocatoriamente al gigantismo di molti dipinti accademici allora di moda, sempre affollati di personaggi storici o mitologici collocati all'interno di ricche ambientazioni classicheggianti Gustave Courbet, L’atelier del pittore (1849). Olio su tela, 395 x 598 cm. Parigi., Museé d'Orsay. Allegoria reale determinante un periodo di sette anni della mia vita artistica e morale

La verità, nuda accanto all’artista, osserva con tenerezza l’opera che egli sta ultimando Il bambino che osserva è l’allegoria della semplicità e dell’innocenza

SOGGETTO: Serie di personaggi inseriti in un atelier AUTORE: Gustave Courbet ( 1819-1877 ) TITOLO: L’atelier del pittore DATA: 1855 MATERIALE: tela (dimensioni 359x598 cm) TECNICA: olio LUOGO DI CONSERVAZIONE: Musée d’Orsay, Parigi ICONOGRAFIA: La scena è ambientata nel vasto studio di Courbet La composizione può essere divisa in 3 parti: una centrale e due laterali: A sinistra è rappresentata la classe sociale più povera (ubriaconi, prostitute, artisti di strada), quelli che l'artista stesso definisce «coloro che conducono un'esistenza banale, il popolo, la miseria, la povertà, la ricchezza, gli sfruttati, gli sfruttatori, le persone che vivono della morte altrui», ; a destra invece è rappresentata la borghesia, ovvero «la gente che mi aiuta e mi sostiene nella mia idea e partecipa alla mia azione», cioè gli ideali, i sogni e le allegorie. Al centro invece c’è il pittore Courbet intento a dipingere una tela paesaggistica mentre è osservato da una donna nuda, simbolo della Verità, e da un bambino che guarda incuriosito l’opera.

[a] Al centro Courbet rappresenta se stesso intento a dipingere un paesaggio di Ornans.

[b] A sinistra sono rappresentati quelli che vivono senza avere piena consapevolezza della propria condizione umana: fra essi un bracconiere (1) con i suoi cani, una prostituta (2), una popolana che allatta (3), un banchiere ebreo (4), un prete (5), un mendicante (6).

[c] A destra coloro che sostengono l’artista, simboli degli ideali, dei sogni e delle allegorie…

[d] tra queste la Poesia (impersonata da Charles Baudelaire, che legge seduto sul tavolo di destra, 7), l’Amore (8), la Filosofia (9), la Musica (10) e la Letteratura (11), alle quali Courbet ha prestato i volti di vari altri amici e conoscenti.

[e] La Verità sta al fianco dell’artista, nuda, in atto di osservare con tenerezza e partecipazione l’opera che egli sta ultimando.

[f] Di fronte un bimbetto dai vestiti laceri guarda incuriosito, simbolo della verità semplice e innocente, oltre che nuda.

Connotazione È un’allegoria della vita dell'artista La scena è ambientata nel vasto studio di Courbet, dove s'incontrano i letterati e gli artisti, amici e sostenitori del realismo, insieme a una folla il cui significato simbolico è tuttora oggetto di ipotesi. L'atelier del pittore, «allegoria reale che fissa una fase di sette anni della mia vita artistica e morale», è incentrato sull'autoritratto di Courbet intento a dipingere un paesaggio, osservato attentamente da un bambino che sembra uscito dal paesaggio stesso, e da una modella nuda che stringe al petto uno scenografico drappo bianco. Dietro la tela, in penombra, appaiono un manichino in posa innaturale, interpretato alternativamente come un Cristo o un san Sebastiano trafitto, simbolo della disprezzata arte accademica, e un teschio appoggiato su una copia del giornale parigino “Journal des débats". Lo studio è affollato da una serie di personaggi appartenenti ai più diversi tipi umani e sociali, schierati simmetricamente e divisi in esponenti del mondo artistico-culturale. sulla destra della tela, e lavoratori appartenenti a varie categorie, sulla sinistra. Tra i personaggi della sinistra del dipinto possiamo notare un bracconiere (simbolo del romanticismo superato), una donna che allatta un bimbo (simbolo della miseria), un ebreo, una prostituta e una figura crocifissa. Mentre nella parte destra c’è una coppia di collezionisti ed esperti d’arte, il poeta Baudelaire intento nella lettura, l’anarchico Proudhon e un bimbo che disegna (simbolo dell’approccio ingenuo verso l’arte senza le convenzioni delle accademie).

La realtà sociale Seduto in primo piano a sinistra, un bracconiere con il suo cane fissa lo sguardo su un cappello piumato, una mandola e un pugnale gettati a terra, simboli di un romanticismo superato; di fronte a lui, un'irlandese che allatta il suo bambino rappresenta la Miseria, alludendo alla grave crisi economica che aveva colpito l'Irlanda alla metà del XIX secolo; all'estrema sinistra appare un rabbino mentre sul fondo un mercante offre una stoffa a un benestante seduto, che rappresenterebbe il nonno viticultore di Courbet; più indietro appaiono un pagliaccio con cappello a due punte e un prete cattolico, uno sterratore e un falciatore, un operaio con le braccia incrociate, un becchino e una prostituta.

... e quella intellettuale A destra, presso una vetrata che lascia filtrare la luce, vi sono gli amici e i protettori dell'artista: si riconoscono Baudelaire e che legge seduto su un tavolo, una coppia di eleganti collezionisti in visita allo studio e un bambino che disegna sdraiato sul pavimento simbolo dell'approccio ingenuo e non condizionato da convenzioni scolastiche al problema della figurazione.

Seduto su uno sgabello, lo scrittore Champfleury segue con attenzione il pennello di Courbet e in fondo appare il filosofo anarchico Proudhon, che ebbe influenza sul pensiero rivoluzionario dell'artista. Il dipinto ricapitola gli interessi e i principi, artistici e morali, di Courbet, che «ancor più democratico e repubblicano e in una parola partigiano di ogni rivoluzione, e sopra d'ogni cosa realista», si fregia del titolo di «pittore socialista».

COMPOSIZIONE LUCE: la luce è frontale ed illumina solo il centro della composizione, lasciando nel buio le zone più esterne. In generale, quindi, è misteriosa, cupa e scura in opposizione al drappo bianco tenuto in mano dalla donna nuda al centro della rappresentazione. Un’altra sorgente di luce è costituita da una "porta" all’estremità destra della composizione COLORE: i colori sono prettamente scuri, ad eccezione delle tonalità utilizzate per rappresentare la donna–Verità e la tela paesaggistica. LINEA: le linee sono curve e movimentate, mentre sono dolci, morbide e sinuose per quanto riguarda il corpo nudo di donna al centro del dipinto. VOLUME: i personaggi sulla destra e sulla sinistra della rappresentazione sembrano voler formare un semicerchio intorno al pittore che sta dipingendo una tela paesaggistica al centro della composizione PROSPETTIVA: è data dalla disposizione in semicerchio dei personaggi ai lati della tela.