SCULTURA Lorenzo di Cione Ghiberti Filippo Brunelleschi

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Transcript della presentazione:

SCULTURA Lorenzo di Cione Ghiberti Filippo Brunelleschi Donato di Niccolò di Betto Bardi detto Donatello Nel 1401 l'Arte dei Mercanti, una delle più ricche e potenti di Firenze, decide di bandire un concorso per la realizzazione della seconda porta (Porta Nord) del Battistero di San Giovanni a Firenze. Il tema consisteva nel realizzare una formella in bronzo dorato raffigurante la scena biblica del Sacrificio di Isacco

Nel 1401 l'Arte dei Mercanti, una delle più ricche e potenti di Firenze, decide di bandire un concorso per la realizzazione della seconda porta (Porta Nord) del Battistero di San Giovanni a Firenze. Il tema consisteva nel realizzare una formella in bronzo dorato raffigurante la scena biblica del Sacrificio di Isacco

è perfettamente inscrivibile nella figura di un quadrato, il gruppo dei personaggi di sinistra (disposto nella parte bassa della formella), controbilancia perfetta-mente quello di destra (raccolto, al contrario, nella parte alta), secondo una tradizione di equilibrio e compostezza di sicura ispirazione classica. Dai loro gesti armoniosi e lenti, però, non traspare la drammaticità del momento. L'angelo che si materializza dal nulla costituisce una presenza puramente simbolica.

Alla figura angelica fanno riscontro, nel lobo diametralmente opposto, uno sperone roccioso e un asino che bruca l'erba, quasi a sottolineare la contrapposizione fra la dimensione terrena (la roccia e l'animale) e quella divina (l'angelo e il cielo)

la scena è racchiusa nel perimetro di un triangolo isoscele orientato verso l'alto si anima di accenti più drammatici. Isacco cerca di svincolarsi dalla presa del padre che gli si avventa contro. Questa volta l'intervento dell'angelo è tutt’ altro che simbolico: è rappresentato nell'atto di bloccare fisicamente il braccio di Abramo affer-randolo con una mano. Divino e umano, in altre parole, entrano drammaticamente in contatto, con un intervento assolutamente deciso e risolutore.

DONATELLO Formatosi nella bottega del Ghiberti, lavorò nel primo ventennio del Quattrocento per le Arti di Firenze che commissionarono a diversi artisti la decorarzione dei tabernacoli esterni della Chiesa di Orsanmichele. Con lui la scultura raggiunge risultati irripetibili non solo perché è stato il primo a sapersi riallacciare alla tradizione scultorea greco-romana, ma anche perché per primo ha saputo superarla, infondendo ai suoi personaggi un’umanità e un’introspezione psicologica che rimarranno uniche nella storia dell’arte. Lavorò per sessant’anni e sperimentò tutte le tecniche: tuttotondo, bassorilievo, stiacciato e tutti i materiali (marmo, bronzo, terracotta, legno) Lo stiacciato è una tecnica scultorea che permette di realizzare un rilievo con variazioni minime (talvolta si parla di millimetri) rispetto al fondo. Può essere realizzato sia in rilievo che incavato. Per fornire all'osservatore un'illusione di profondità, lo spessore diminuisce in modo graduale dal primo piano allo sfondo. Questa tecnica è per alcuni aspetti più simile ad un'immagine che alla forma della scultura e quindi si rivela adatta all'applicazione della prospettiva.

Donatello, San Giorgio, 1416-17, Firenze, Museo del Bargello San Giorgio ci appare solido e ben piantato al suolo, con le gambe leggermente divaricate e il grande scudo a forma di rombo che funge da ulteriore punto d'appoggio. Alla fermezza fìsica, poi, fa adeguato riscontro la fermezza morale. Fermezza fisica e morale Donatello, San Giorgio, 1416-17, Firenze, Museo del Bargello

Nel basamento della statua Donatello realizza anche un bassorilievo con San Giorgio e la principessa. In esso l'artista mostra di aver già acquisito la piena padronanza delle tecniche brunelleschiane della rappresentazione prospettica.

O La linea d'orizzonte è posta all'altezza della testa della principessa e il punto di fuga centrale sulla mediana minore, in corrispondenza del dorso del Santo ca­valiere.

San Giorgio, al centro della scena, sta trafiggendo il drago, simbolo del peccato e della barbarie, ed è rappresentato in modo molto verosimile, nel pieno della lotta. Il suo mantello si agita al vento e con il piede sinistro egli stringe a pancia del cavallo. Sulla destra la principessa osserva il furioso combattimento a mani giunte Donatello, San Giorgio, 1416-17, Firenze, Museo del Bargello, part. della predella

Si trovano agli opposti la principessa inserita in una prospettiva rinascimentale (simbolo di classicità e razionalità) e il drago con alle spalle il suo antro (simbolo di rozzezza e primitività). Qui lo stiacciato crea effetti di chiaroscuro simili allapittura oltre all’applicazione delle regole della prospettiva geometrica.

Tra i Profeti del campanile del Duomo di Firenze (Museo dell'Opera del Duomo) spiccano Geremia (1427-35) e Abacuc. Qui luce e ombra sembrano impigliarsi tra le pesanti pieghe del mantello, come se la stoffa avesse una rigidità innaturale, quasi metallica. Questo contribuisce a dare alle figure un'imponenza e una dignità che non si erano più viste in una scultura almeno dal periodo ellenistico-romano. Egli si ispira a un modello reale. I volti sono dei veri e propri ritratti e ricordano la ritrattistica romana. È lontano sia dal gotico che dall’arte classica .

Esempio di naturalismo integrale cioè piena adesione al “vero naturale”, come appare ai nostri occhi e non all’idea astratta che di esso si fa l’artista Nella forte espressività c’è tutta la grandezza della nuova concezione artistica di Donatello. I lineamenti contratti e quasi disarmonici, infatti, non vogliono nascondere i segni di una vita di miserie e di sofferenza. La bellezza nuova dell'uomo donatelliano, dunque, non sta tanto nell'aspetto esteriore, che può essere anche sgraziato e dimesso, quanto, piuttosto, nella grandezza d'animo e nella dignità morale. Donatello, Il profeta Abacuc, 1427-36, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo

L'artista qui pone ogni cura sia nella rappresentazione prospettica, sia nella composizione dei personaggi. Il racconto assume aspetti di drammatico realismo e l'allegro banchetto sfociato in turpe delitto diventa un atto di accusa che Donatello lancia contro la crudeltà e l'insensatezza degli uomini. Donatello, Il banchetto di Erode, 1425-1427, Formella del fonte battesimale, Battistero di Siena Donatello, San Giorgio, 1416-17, Firenze, Museo del Bargello, part. della predella

[a] In primo piano un servo inginocchiato offre a Erode la testa tagliata di San Giovanni Battista.

[b] Il sovrano è rappresentato nell’atto di ritrarsi, con le palme delle mani aperte.

[c] Anche gli altri partecipanti al banchetto si ritraggono creando un vuoto al centro della composizione.

[d] Questo, insieme alla fuga prospettica del pavimento e degli oggetti posti sulla tavola imbandita, crea un senso di profondità e di realismo mai visti in un bassorilievo.

[e] Il succedersi degli archi dello sfondo e l’impiego di un secondo punto di fuga danno ulteriore profondità alla scena.

[f] Al di là degli archi è rappresentato il momento in cui il servitore mostra la testa del Battista a Erodiade e a una sua ancella.

Con tale invenzione Donatello definisce con la lontananza nello spazio quello che è anche lontano nel tempo (cioè avvenuto prima) e, viceversa, vicino nello spazio (in primo piano) ciò che è vicino nel tem­po (quindi avvenuto dopo).

Nel David in bronzo (Museo del Bargello), partendo da uno spunto classico (questa è la prima statua dopo oltre un millennio che raffiguri un nudo virile) Donatello conferisce al suo personaggio un'espressione di naturale pensosità in vivace contrasto con l'innaturale postura del corpo, attinta dalla statuaria di derivazione policletea.

Tutto il peso del giovane corpo grava sulla gamba destra, imponendo un corrispondente abbassamento del bacino a sinistra. In opposizione a questo la spalla sinistra è lievemente rialzata mentre la mano destra impugna una lunga spada e il piede sinistro poggia, in segno di vittoria sulla testa del nemico La luce è impiegata come strumento di modellazione delle masse e, scivolando dolcemente sulle membra adolescenti del David, finisce per addensarsi ai suoi piedi ove crea ombre profonde sulla testa di Golia

La razionalità dell’intelletto vince la forza bruta del gigante David è visto come un simbolo del suo tempo, non come un cavaliere medievale né un eroe classico

Monumento celebrativo in onore del capitano di ventura Erasmo da Narni (1370-1443), soprannominato Gattamelata che, combattendo al servizio di Venezia, ne estese i possedimenti in terraferma fino alla Lombardia. Esso si ispira direttamente alla statuaria romana e, in modo particolare, al Marco Aurelio del quale imita anche la collocazione. Monumento equestre al Gattamelata a Padova

Egli volge la testa verso la propria sinistra, al pari del cavallo Egli volge la testa verso la propria sinistra, al pari del cavallo. La mano sinistra regge saldamente le redini, mentre la destra impugna il bastone del comando il che risulta orientato in modo tale da proseguire nella direzione della retta ideale passante per lo spadone che gli pende dal fianco.

In pratica, se immaginiamo il cavallo e il cavaliere su un piano, il bastone e la spada descrivono un'unica retta che taglia diagonalmente la composizione, contraddicendone lo sviluppo secondo le tre fasce orizzontali corrispondenti alle zampe del cavallo, al suo corpo e al busto del cavaliere

I tratti severi del volto, le ampie stempiature della fronte, lo sguardo risoluto, ma mai sprezzante, ne fanno uno dei ritratti più naturali e psicologicamente profondi del Quattrocento

Dopo il medioevo, in cui il cavaliere era nascosto nella sua armatura di parata, qui torna ad essere uomo

La Maddalena in legno policromo, per il Battistero. La Maddalena, rappresentata dopo il digiuno nel deserto, appare non solo consumata nel fisico ma anche dilaniata nell'animo. Il volto ossuto e sofferente, le mani dalle dita lunghe e nodose, il corpo mortificato da un'informe cascata di capelli che la ricopre come un lungo saio, i piedi scheletrici modellati sul terreno come delle vecchie radici, esprimono tutta la grandezza interiore della prostituta convertita a una vita santificata dalla penitenza. Negli ultimi anni Donatello matura una concezione artistica che va al di là degli ideali rinascimentali, diventando spesso incomprensibile per gli intellettuali del tempo. Abolisce ogni riferimento alla statuaria classica e concentra le proprie energie nella direzione di una profonda e partecipata analisi psicologica del personaggio

Profonda analisi psicologica.