Il neorealismo F. Meneghetti 2013
Definizione Il termine viene usato a partire dal ’43 per caratterizzare un movimento che, alla fine del fascismo e della guerra, si stava affermando nel cinema e che avrebbe raggiunto forse il suo apice con il film “Roma città aperta” di Rossellini, con Anna Magnani protagonista, per passare poi anche alla letteratura. F. Meneghetti 2006
Il contesto storico Sullo sfondo un’Italia povera e contadina, negli anni1943-1945 Occupazione tedesca dell'Italia del nord Paese distrutto dai bombardamenti La resistenza partigiana La ricostruzione Alberto Vernier
Il neorealismo nel cinema Il cinema neorealista racconta storie che si svolgono nel dopoguerra fra le classi disagiate e lavoratrici, con lunghe riprese all'aperto, utilizzando attori non professionisti specie per i ruoli secondari. Registi come Rossellini, De Sica, Visconti, ispirati dal cinema-verità francese, intendono documentare “in presa diretta” la povertà, la ricostruzione o proporre vicende drammatiche ambientate in guerra o nella Resistenza, esaltata come una grande epopea popolare. Si tratta pertanto di un cinema di testimonianza, che rifiuta il genere commerciale anche in relazione alla povertà di mezzi. F. Meneghetti 2006
Il fenomeno cinematografico Critica contro film del ventennio (Telefoni bianchi) Dare voce all'Italia vera: attori non professionisti Scene della vita quotidiana di gente qualunque (dialetti) Denuncia su durezza della vita e su indifferenza dei governanti Alberto Vernier
Un cinema si rifa al verismo Visconti Ossessione (1943) La terra trema (1948) Rocco e i suoi fratelli (1960) Rossellini Roma, città aperta (1946) Paisà (1946]) Germania anno zero (1948) Stromboli (1950) De Sica Sciuscià (1946) Ladri di biciclette (1948) Umberto D. (1952) E’ evidente un richiamo allo stile, alle tematiche, ai soggetti prediletti dal verismo. Non a caso Visconti ripropone la vicenda dei Malavoglia nel film “La Terra trema”. F. Meneghetti 2006
Ossessione (L.Visconti 1943) Roma città aperta (1945) Paisà (R. Rossellini 1946) Riso amaro (G.Desantis 1949) Ladri di biciclette(V.De Sica 1948) Sciuscià (V. De Sica 1946) Alberto Vernier
Lo stile neorealista Per dare l’illusione della presa diretta con la realtà, il neo-realismo ricorre ad un montaggio che dissimula se stesso, per cui fabula ed intreccio tendono a coincidere. Inoltre il ricorso agli esterni, con le autentiche rovine della guerra, evita la sensazione di “falsità” che può nascere da ricostruzioni in studio. Infine nei dialoghi entra con forza la lingua viva, anche se dialettale o straniera, e ciò accentua il registro da documentario. F. Meneghetti 2006
Focus su Paisà REGIA: Roberto Rossellini INTERPRETI: Gar Moore; Maria Michi; Giulietta Masina; Carmela Sazio PRODUZIONE: Italia 1946. DURATA: 126'. L’opera, realizzata con pellicola scaduta, ottenne tre Nastri d'argento: musiche (di Renzo Rossellini), film e regia. Nel 1998, a cura di A. Aprà, è stata approntata un'edizione di 134 minuti, più vicina a quella originale che fu scorciata dallo stesso Rossellini. La fotografia in bianco e nero è di Otello Martelli (1902-2000). Alla sceneggiatura hanno contribuito Federico Fellini, Sergio Amidei, Vasco Pratolini. F. Meneghetti 2006
La trama di Paisà Il film si articola in sei episodi della Seconda guerra mondiale in Italia disposti lungo la linea del tempo (dallo sbarco in Sicilia del 1943, sino alla lotta partigiana sul delta del Po nell’aprile del ’45) Ciascuna vicenda di svolge in una parte diversa d’Italia, per cui, oltre ai due luoghi sopra indicati, troviamo Napoli, Roma, Firenze e per un convento dell'Emilia, in un percorso spaziale dal sud verso il nord. È certamente l’ affresco cinematografico più riuscito di un dramma collettivo, narrato con passione civile e sentimento epico. Documenti filmici originali si inseriscono con naturalezza nel racconto. F. Meneghetti 2006
Perché Paisà? “Paisà” , compaesano, è il termine con cui le truppe alleate, tra le quali ci sono anche figli di italiani del sud emigrati negli USA, si rivolgono alla popolazione civile. In realtà in ciascuno dei sei episodi si svolge una storia di amore o di amicizia che vede da una parte un alleato, inglese o americano, come nel celebre episodio di Napoli, e dall’altra degli italiani. Per rispettare la verità linguistica, Rossellini ha scelto di non doppiare il film, mantenendo gli idiomi originali. F. Meneghetti 2006
La fine del neorealismo Ultimo film n. Umberto D. di De Sica (1952). La società del boom economico rifiuta il ricordo della miseria. Venir meno dei finanziamento ai registi neorealisti, considerati disfattisti, per ragioni politiche. La lezione del neorealismo verrà ripresa, in modo satirico, dalla “commedia all'Italiana” e dal cinema d'autore di Fellini, Pasolini, Antonioni Alberto Vernier
Fortuna del neorealismo A partire dalla presentazione, nel 1946, alla prima edizione del Festival di Cannes di Roma città aperta, il nuovo cinema italiano conobbe un successo internazionale senza precedenti e divenne una pietra miliare per tutti gli amanti del cinema. Quella che fu subito chiamata la "scuola italiana" divenne un punto di riferimento obbligatorio per definire i nuovi sviluppi dell'estetica del film, come in passato lo erano stati l'espressionismo tedesco o la "scuola sovietica" negli anni venti. F. Meneghetti 2006
Il neorealismo in letteratura: la definizione di Italo Calvino “L’essere usciti da un’esperienza – guerra, guerra civile – che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un’immediatezza di comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico: si era faccia a faccia, alla pari, carichi di storie da raccontare, ognuno aveva la sua”. Pertanto, il neorealismo in letteratura nasce da un’urgenza espressiva che si spiega con il carattere straordinario delle esperienze vissute. Non c’è una scuola, non c’è una poetica definita, ma una sorta di afflato comune, che trae ispirazione dal cinema e che porta a narrare storie attuali e personaggi popolari, con forte caratterizzazione regionale (come aveva fatto il verismo). F. Meneghetti 2006
Gli input letterari recenti Se gli scrittori si orientarono a scrivere con immediatezza e oggettività, ciò si deve a diversi fattori: l’esempio della letteratura americana, scoperta grazie a “Solaria” e ad autori quali Pavese e Vittorini l’esempio della narrativa realistica degli anni ’30 il ruolo della rivista “Il Politecnico”, che si batte contro una letteratura consolatoria, a favore dell’impegno civile la riscoperta dell’opera di Gramsci, che aveva sottolineato, negativamente, il carattere élitario della tradizione italiana, auspicando invece una letteratura nazional-popolare come quella francese Il dibattito politico-culturale, con la cifra dell’antifascismo. F. Meneghetti 2006
In sintesi: Input più recenti: Premesse + lontane: verismo, realismo anni’30 Input più recenti: “Solaria” e il mito della letteratura americana Cesare Pavese ed Elio Vittorini L’esperienza antifascista della Resistenza La scoperta di Gramsci (Quaderni) “Politecnico” di Vittorini Il cinema neorealista Il bisogno di raccontare le straordinarie storie vissute in guerra. Alberto Vernier
Il ruolo di Pavese e Vittorini I due autori, qui ritratti insieme, possono essere definiti ispiratori del neorealismo, o, meglio ancora, ambigui maestri: - da un lato hanno incoraggiato una scrittura dialogata, vicina al parlato, protesa a raccontare la vita quotidiana, sensibile a tematiche resistenziali e di impegno civile. - d’altra parte entrambi, con modi diversi, hanno oltrepassato il realismo con una scrittura lirica o fortemente segnata dalla soggettività. Il che significa che è IMPROPRIO definirli neorealisti. F. Meneghetti 2006
Vittorini: “Uomini e no” Con “Uomini e no”, del ’45, Vittorini, che ha già scritto il suo capolavoro, “Conversazioni in Sicilia” (un racconto a ritroso nello spazio e nel tempo, fino a pervenire al mito), scrive il suo romanzo della Resistenza. Al racconto vero e proprio – che si snoda in uno stile asciutto, molto dialogato, con caratteristiche replicazioni quasi alla Hemingway – si alternano però dei testi in corsivo di commento e di riflessione, fortemente soggettivi e pertanto al di là di un rigoroso realismo. In una Milano occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, una città per certi versi attonita ma, per altri, ancora vibrante di sdegno e capace di reagire, l’autore racconta le vicende di un gruppo di partigiani imbastendo una riflessione sul senso profondo della dignità dell’uomo e della vita. F. Meneghetti 2006
Pavese: “Paesi tuoi” Uscito nel ’41, il romanzo nella trama richiama certe novelle di Verga. Ma la campagna che fa da sfondo agli eventi è trasfigurata in senso “barbarico”: si perde così uno schietto realismo. Berto, appena uscito dal carcere, segue al paese il suo compagno di cella, Talino, che in passato ha incendiato la cascina di un “rivale” che aveva corteggiato la sorella. In un eccesso di gelosia incestuosa e un impeto incontenibile di violenza, spingono Talino all'orrendo omicidio della sorella: le infila un tridente nel collo, facendola morire. Paesi tuoi è considerato il romanzo di Pavese in cui le influenze americane sono più sensibili; si veda il mito della natura selvaggia. Lo stile si caratterizza per la predominanza dei dialoghi e dei toni gergali o dialettali del parlato e per una prosa scarna ed essenziale. F. Meneghetti 2006
“La casa in Collina” E’ un romanzo breve che racconta sullo sfondo la Resistenza, e in primo piano la storia di Corrado, un professore torinese che, pur con sensi di colpa verso gli amici che si sono buttati nella causa, ne rimane estraneo. Anche in questo romanzo, più vicino cronologicamente (è del ’48) e tematicamente al neorealismo, non si può parlare di una scrittura oggettiva e corale. Il punto di vista narrante è focalizzato e coincide con quello del protagonista (nel quale si rispecchia l’autore): fuggito dalla grande città, che rappresenta la dimensione dell’impegno (spesso associato alla solitudine), egli trova un rifugio nella campagna, simbolo (questa volta più positivo di quanto non fosse in “Paesi tuoi”) di infanzia, dolci memorie e gradita irresponsabilità. F. Meneghetti 2006
I più famosi romanzi neorealisti Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny, ’68 Primo Levi, Se questo è un uomo, ’47 Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve, ’53 Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, ‘47 Carlo Levi, Cristo si è fermato ad Eboli, ‘45 Vasco Pratolini; da Il quartiere, ’45 a Metello, ’55 Renata Viganò, L’Agnese va a morire, ’49 Alberto Moravia, La ciociara, ‘57 F. Meneghetti 2006
Oggi: il neo-neorealismo Il cinema italiano ed internazionale, mentre le majors si trovano in crisi economica, stanno riscoprendo il cinema d'impegno. Film Gomorra e Il Divo sono la punta dell'iceberg di un fermento culturale che investe anche il mondo letterario (N. Ammaniti, C. Lucarelli, Wu Ming) e teatrale (M. Paolini e A. Celestini). Alberto Vernier
L'uomo che verrà di G. Diritti Il film verte sulla strage di Marzabotto, avvenuta tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944, e narra la vicenda dal punto di vista di una bambina, figlia di contadini del Monte Sole (BO). Alcuni personaggi sono realmente esistiti (come il partigiano Lupo). Il film riporta la vicenda con stile distaccato, documentaristico, usando il dialetto locale; molti personaggi sono attori non professionisti. Anno 2009 Sceneggiatura di Giorgio Diritti, Tania Pedroni e Giovanni Galvanotto Alberto Vernier
Fonti Wikipedia: Neorealismo e Cinema Neorealista Italica (enciclopedia Rai International): Momenti del cinema italiano: Neorealismo http://www.italica.rai.it/cinema/neorealismo/ C’è del nuovo nei film, a teatro e nei libri, è davvero arrivato il neo-neorealismo? Di Massimo Vecchi http://www.retididedalus.it/Archivi/2008/estate/LIBROSFERA/mix.htm Neo-neorealismo di Matteo Persivale 21/07/09 Corriere della Sera Il divo Gomorra...di Elisabetta Povoledo 9/7/08 The New York Times “L'uomo che verrà” di Paolo Mereghetti 20/01/10 Corriere della Sera Alberto Vernier