Rimettere la persona al centro:la qualità e l’innovazione gestionale (intervento del Prof. Ivo Colozzi, Università di Bologna)

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Rimettere la persona al centro:la qualità e l’innovazione gestionale (intervento del Prof. Ivo Colozzi, Università di Bologna)

Caratteristiche di una rete I legami giuridici e finanziari sono secondari o inesistenti I legami sono fondati innanzitutto sull’adesione a un progetto comune

Tipi di rete “in concatenazione” mirano all’ottimizzazione del rapporto qualità/prezzo del prodotto finale l’assistenza incrociata, che ha lo scopo di far penetrare le nuove idee e le nuove tecnologie in ciascuna delle imprese della rete, anche le più piccole, in modo che anche queste possano fornire garanzie massime di qualità (qualità totale).

“reti di sviluppo” finalizzate ad aiutare la crescita di territori rimasti un po’ ai margini dello sviluppo industriale sperimentato da altre regioni. Queste reti sono tipicamente “aperte” o “a spirale”, nel senso che hanno lo scopo di coinvolgere quanti più soggetti possibile e di farne nascere altri per cui non è possibile definire dal principio quello che produrrà la relazione.

La caratteristica comune di tutti i tipi di rete è che non sono gerarchiche, il che non vuol dire che non hanno una struttura interna ma che non sono basate sul codice del comando.

Tutte le reti sono create per portare avanti il progetto comune dei membri. Alla base di una rete vi è sempre un progetto e una forma di contratto d’adesione che avviene tra i membri e che può assumere una forma giuridica o non giuridica.

le strategie tradizionali di crescita delle imprese in occidente sono quantitative ed integrative (crescita dimensionale per incorporazione o acquisto)

La rete propone una strategia di crescita diversa, che non è integrativa e che inizialmente può non essere quantitativa perché come vettore dell’espansione privilegia la penetrazione della qualità nei suoi membri.

Nella rete ciò che conta veramente è lo sviluppo umano, da cui consegue anche lo sviluppo quantitativo delle imprese coinvolte se è vero, come spesso si dice retoricamente che “la risorsa fondamentale è la risorsa umana”.

Management direttivo Management di rete (cooperativo) Ciascuno per sé Tutti per tutti Sfiducia Fiducia Disprezzo Ascolto Egocentrismo Ambizione per il gruppo Razionalismo Pragmatismo Segreto Trasparenza Gusto del potere Gusto dell’animazione

Rete e qualità

Il concetto di qualità che si è associato a quello di rete è stato prevalentemente di tipo statistico e procedurale. Questa associazione è impropria e rischiosa.

Il rischio è rafforzato dal modo con cui si è sviluppato in Italia il dibattito sulla crisi e sulla riforma o rifondazione del welfare state.

La proposta che si è affermata sostiene la trasformazione della pubblica amministrazione in impresa pubblica.

L’ insieme di passi che l’ente pubblico dovrebbe compiere per assumere una connotazione aziendale e migliorare la propria performance istituzionale ripercorre pari pari la logica dei processi di misurazione della qualità nelle imprese industriali a rete e si basa sulla definizione di standard di performance.

Il problema che sollevo è il seguente: la logica di tipo quantitativo che sta alla base dell’utilizzo degli standard di performance è adeguata quando si devono valutare i risultati di servizi alla persona?

Gli studi più recenti rispondono a questa obiezione spostando il tiro dagli standard di output a quelli di outcome, inteso come l’esito di lungo periodo che l’utilizzo del servizio o dei servizi ha prodotto sullo stato di benessere dell’utente. Effettivamente si tratta di una pista di ricerca molto interessante che, però, lascia parecchi interrogativi aperti sulla linea quantitativista.

Io credo che si possa percorrere un’altra strada che ci è suggerita proprio dall’ analisi approfondita del modello di rete.

quali sono le caratteristiche che definiscono la specificità dei servizi alla persona? In che modo si distinguono dalle prestazioni dell’operaio o del fornaio?

La prima differenza riguarda la riproducibilità del servizio. La seconda differenza riguarda il tempo. La terza differenza riguarda il livello di coinvolgimento dell’operatore.

Queste differenze fanno sì che i dati numerici (medie, mode, indici, standard), ma anche quelli procedurali (su cui si basa la certificazione di qualità), espressione tipica della razionalità strumentale, siano uno strumento poco adatto a valutare la qualità dei servizi alla persona.

Produrre qualità nei servizi alla persona implica l’interagire di una pluralità di attori diversi, finalizzato a condividere orientamenti normativi e criteri di valutazione, senza produrre o richiedere l’”isomorfismo organizzativo”, cioè un processo di omologazione che annullando le differenze fra gli attori nega le ragioni stesse del mettersi in relazione.

In termini operativi ciò significa vedere l’ente locale non tanto o non principalmente come soggetto regolatore ma soprattutto come soggetto catalizzatore delle risorse della comunità. La differenza che c’è tra regolare e catalizzare è la stessa che c’è tra pianificazione per standard e community planning.

il community planning è un modo di pianificare che prevede il coinvolgimento attivo delle articolazioni operative della comunità, cioè le istituzioni pubbliche, il privato sociale, le imprese, in vista della costruzione di un progetto condiviso di benessere della comunità che valorizza gli apporti di tutti e le loro differenze.