L’INFLAZIONE 1.

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L’INFLAZIONE 1

L’INFLAZIONE E’ UN AUMENTO DEL LIVELLO GENERALE DEI PREZZI DEI BENI E DEI SERVIZI. IL TASSO DI INFLAZIONE E’ LA VARIAZIONE PERCENTUALE DEL LIVELLO GENERALE DEI PREZZI IN UN DETERMINATO PERIODO DI TEMPO. 2

INFLAZIONE PURA E’ UN’IPOTESI TEORICA: TUTTI I PREZZI E I SALARI VARIANO NELLA MEDESIMA PERCENTUALE. L’INFLAZIONE POTREBBE ESSERE PERFETTAMENTE ANTICIPATA. LE CONSEGUENZE NEGATIVE CONNESSE AL FENOMENO POTREBBE ESSERE LIMITATE. IN REALTA’ GLI AUMENTI DEI PREZZI E DEI SALARI NON SONO OMOGENEI E PREVEDIBILI. 3

CONSEGUENZE NEGATIVE DELL’INFLAZIONE 4

L’INFLAZIONE PROVOCA UNA RIDUZIONE DEL POTERE D’ACQUISTO DELLA MONETA. 5

CHIE VIENE DANNEGGIATO DALL’INFLAZIONE? PENSIONATI SALARIATI POSSESSORI DI MONETA CREDITORI POSSESSORI DI TITOLI A REDDITO FISSO 6

INFLAZIONE E TASSI DI INTERESSE Chi presta denaro è interessato non tanto ai tassi di interesse nominali, quanto ai tassi di interesse reali. L’inflazione tende a produrre un incremento dei tassi di interesse nominali almeno dello stesso valore. Tuttavia, se l’inflazione è incerta, i creditori potrebbero cautelarsi, richiedendo un tasso di interesse ancora più elevato. 7

IL FISCAL DRAG Il fiscal drag o drenaggio fiscale è quel fenomeno che consiste nell'inasprimento dell’imposizione che si verifica quando, in presenza di un’imposta progressiva, aumentando il livello generale dei prezzi, i redditi monetari sono sospinti verso l'alto a causa dell'inflazione, venendo quindi colpiti da un'aliquota più elevata. Per recuperare la perdita del potere d’acquisto dovuta all’inflazione, spesso i redditi vengono collegati al tasso di inflazione (ad esempio se aumenta l’inflazione del 2 %, anche le retribuzioni aumentano del 2%). In questo modo il reddito disponibile o reale resta invariato. In presenza però di un’imposta progressiva (con aliquote quindi crescenti), il reddito ora verrà colpito da un’aliquota superiore. Il contribuente, dopo aver pagato l’imposta, avrà un reddito disponibile inferiore. 8

CONSEGUENZE POSITIVE DELL’INFLAZIONE 9

SIGNORAGGIO Se l’inflazione è modesta, è possibile per lo Stato finanziare un deficit di bilancio attraverso l’emissione di moneta oppure attraverso l’acquisto di titoli di Stato da parte della Banca centrale. Questo consente di finanziare il disavanzo senza ricorrere a nuovi tributi. Se l’emissione di moneta però è eccessiva c’è il rischio di causare inflazione da moneta. 10

EFFETTI POSITIVI PER LE IMPRESE In caso di inflazione e di salari monetari prefissati, i profitti delle imprese aumentano. Inoltre in caso di inflazione e di tassi di interesse nominali prefissati, il tasso di interesse reale può risultare molto basso. Questo potrebbe rendere convenienti gli investimenti (per esempio se il tasso nominale è pari al 2% e il tasso di inflazione è pari al 5%, il tasso di interesse reale è negativo ed è pari a 2%- 5% = -3%). 11

EFFETTI POSITIVI PER I DEBITORI Se non si sono presi accorgimenti, come l’adeguamento del tasso di interesse al tasso di inflazione, e specialmente in caso di inflazione inattesa, in generale i creditori possono essere danneggiati dall’inflazione e i debitori, invece, sono avvantaggiati. Questo riguarda anche lo Stato in caso di emissione di titoli del debito pubblico. 12

LA MISURAZIONE DELL’INFLAZIONE 13

ISTAT - DUE TIPOLOGIE DI INDICI DEI PREZZI L’ISTAT E GLI INDICI DEI PREZZI ISTAT - DUE TIPOLOGIE DI INDICI DEI PREZZI INDICI DEI PREZZI ALLA PRODUZIONE (si considerano i prodotti dell’industria manifatturiera) INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO (si considerano i prezzi dei beni e dei servizi acquistati dalla famiglie) 14

VARIAZIONI DEGLI INDICI CALCOLATE DALL’ISTAT VARIAZIONE CONGIUNTURALE: variazione dell’indice rispetto al mese precedente VARIAZIONE TENDENZIALE: variazione dell’indice rispetto allo stesso mese dell’anno precedente 15

INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO Si considerano i prezzi dei beni e dei servizi acquistati dalla famiglie. Solo questo indice risponde all’obiettivo di misurare la variazione del potere d’acquisto della moneta. Tali indici fanno riferimento a panieri di beni e servizi e si articolano in tre indicatori differenti: indice nazionale per l’intera collettività (Nic) indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi) indice armonizzato per i Paesi dell’Unione europea (Ipca). 16

INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO L’indice Ipca utilizza un sistema di ponderazione armonizzato a livello europeo, tale da consentire un confronto omogeneo tra le variazioni dei prezzi a livello comunitario e la determinazione del tasso di inflazione medio europeo, che la BCE utilizza come parametro di riferimento per l’impostazione della politica monetaria. 17

TIPI DI INFLAZIONE E CAUSE 18

TIPI DI INFLAZIONE IN BASE ALLA CAUSA INFLAZIONE DA DOMANDA INFLAZIONE DA COSTI INFLAZIONE DA MONETA INFLAZIONE IMPORTATA 19

INFLAZIONE DA DOMANDA E INFLAZIONE DA MONETA L’INFLAZIONE DA DOMANDA E’ DETERMINATA DALLA CRESCITA DELLA DOMANDA AGGREGATA. RICORDIAMO CHE LA DOMANDA AGGREGATA E’ COSTITUITA DA TRE COMPONENTI: C (CONSUMI), I (INVESTIMENTI) E G (SPESA PUBBLICA). L’AUMENTO DELLA DOMANDA AGGREGATA PUO’ ESSERE DETERMINATO DA UNA POLITICA ECONOMICA ESPANSIVA. 20

INFLAZIONE DA DOMANDA E INFLAZIONE DA MONETA L’INCREMENTO DELLA SPESA PUBBLICA, LA RIDUZIONE DEI TRIBUTI O L’AUMENTO DELL’OFFERTA DI MONETA TENDONO A FAR CRESCERE IL LIVELLO DEL REDDITO E DELL’OCCUPAZIONE. L’AUMENTO DEI CONSUMI E DEI SALARI DETERMINANO UN AUMENTO DELLA DOMANDA, E QUINDI L’INFLAZIONE. IN CASO DI POLITICA MONETARIA ESPANSIVA, SI PARLA ANCHE DI INFLAZIONE DA MONETA. 21

L’INFLAZIONE DA DOMANDA NELLO SCHEMA DELL’OFFERTA AGGREGATA As E DELLA DOMANDA AGGREGATA Ad p B P1 A Ad’ P0 Ad Y0 Y1 Y 22

INFLAZIONE DA DOMANDA Un aumento della domanda aggregata Ad determina uno spostamento della curva verso destra e verso l’alto ( Ad’). L’equilibrio macroeconomico passa dal punto A al punto B, determinando un aumento del reddito di equilibrio, da Y0 a Y1, ma anche un aumento dei prezzi, da P0 a P1. 23

In tal caso politiche economiche espansive non sono giustificabili. In caso di piena occupazione, un aumento della domanda aggregata provoca solo un aumento dei prezzi, e quindi inflazione, senza alcun effetto sulla produzione. In tal caso politiche economiche espansive non sono giustificabili. 24

INFLAZIONE DA COSTI E INFLAZIONE IMPORTATA L’INFLAZIONE DA COSTI E’ DETERMINATA DA UN AUMENTO DEI COSTI DI PRODUZIONE DELLE IMPRESE, CHE PUO’ RIGUARDARE SIA IL COSTO DELLA MANODOPERA, CIOE’ IL SALARIO, SIA I COSTI DELLE MATERIE PRIME. NEL CASO DI MATERIE PRIME IMPORTATE, COME IL PETROLIO, SI PARLA ANCHE DI INFLAZIONE IMPORTATA). 25

INFLAZIONE DA COSTI NELLO SCHEMA Ad - As p B P1 A P0 Ad Y1 Y0 Y 26

INFLAZIONE DA COSTI NELLO SCHEMA Ad - As Un aumento dei costi di produzione determina uno spostamento della curva dell’offerta aggregata As verso l’alto in As’: l’equilibrio macroeconomico passa dal punto A al punto B, determinando un aumento del livello dei prezzi, da P0 a P1, e una riduzione del reddito di equilibrio, da Y0 a Y1. Questo porterà anche ad una riduzione dell’occupazione. 27

DILEMMI OCCUPAZIONE - INFLAZIONE Si vuole risolvere il problema dell’occupazione? Le politiche espansive, determinano un aumento della domanda aggregata, ma possono comportare un aumento dell’inflazione. Si vuole risolvere il problema dell’inflazione? Le politiche restrittive possono contribuire a ridurre l’inflazione, ma determinano una riduzione della domanda aggregata e una conseguente riduzione della produzione e dell’occupazione. 28

La curva di Phillips e il trade-off tra inflazione e disoccupazione Negli anni ‘50, l’economista Phillips, attraverso l’osservazione dei dati sull’economia inglese, scoprì che la variazione annua dei salari nominali era legata ad una relazione inversa al tasso di disoccupazione. Al diminuire del tasso di disoccupazione, i salari nominali tendono ad aumentare. Samuelson e Solow verificarono lo stesso fenomeno per l’economia statunitense e dimostrarono l’esistenza di una relazione inversa (trade-off) tra tasso di inflazione e tasso di disoccupazione  curva di Phillips. 29

La curva di Phillips e il trade-off tra inflazione e disoccupazione Se la disoccupazione è bassa, la variazione dei salari e dei prezzi è alta Tasso di inflazione Se la disoccupazione è alta, la variazione dei salari e dei prezzi è bassa Tasso di disoccupazione 30

La curva di Phillips e il trade-off tra inflazione e disoccupazione ALTA DISOCCUPAZIONE BASSO POTERE CONTRATTUALE DEI LAVORATORI BASSA CRESCITA SALARIALE BASSA INFLAZIONE 31

Il trade-off tra inflazione e disoccupazione Dilemma per le autorità di politica economica: bassi tassi di disoccupazione implicano l’accettazione di un’inflazione elevata, mentre la ricerca della stabilità dei prezzi richiede di sopportare un alto tasso di disoccupazione. 32

LA STAGFLAZIONE La relazione inversa tra inflazione e disoccupazione non è sempre stata dimostrata dai fatti. Negli anni ’70, ad esempio, si registrò un nuovo fenomeno che fu definito “stagflazione” (STAGnazione + inFLAZIONE): ad una situazione di stagnazione dell’economia, accompagnata da un alto tasso di disoccupazione, si aggiunse una spirale inflazionistica, determinata da un aumento del costo delle importazioni (aumentò il prezzo del petrolio). 33