Un giorno al museo Paolo Orsi 19 novembre 2015 Un giorno al museo Paolo Orsi
Paolo Orsi Pietro Paolo Giorgio Orsi nacque a Rovereto nel 17 ottobre 1859. Dopo gli studi presso l'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto, si trasferì a Vienna per seguire corsi di storia antica e archeologia. Continuò gli studi presso l'Università di Padova e si laureò a Roma. Durante le sue prime ricerche scoprì la zona preistorica del Colombo a Mori nel Trentino. .
Nel 1890 fu inviato a Siracusa, dove si dedicò allo studio della preistoria con attenzione alle sedi e alle origini dei Sicani, Siculi e Itali e ai centri dell'età del Bronzo Thapsos e di colonie greche. Scoprì templi, necropoli, mura, palazzi, monete e altro e riportò alla luce l'antica città Casmene. Nel 1907 ebbe l'incarico di organizzare la Soprintendenza della Calabria con sede a Reggio Calabria, e contribuì alla nascita del grande Museo Nazionale della Magna Grecia. Mantenne sempre il doppio incarico fino alla nomina di un Soprintendente per la Calabria nel 1924 e si concentrò nell'attività in Sicilia. Nello stesso anno venne nominato senatore del Regno di Italia. Restò anche dopo il pensionamento a lavorare a Siracusa per l'ordinamento del museo di Siracusa che oggi porta il suo nome. Scrisse oltre 300 lavori di fondamentale importanza per cui vinse il Gran Premio di Archeologia dell'Accademia dei Lincei.
Museo Paolo Orsi
Il museo regionale archeologico Paolo Orsi venne inaugurato nel 1886 nella sede di Piazza Duomo. Dal 1895 al 1934 venne diretto da Paolo Orsi. La successiva crescita dei reperti rese necessaria l'esigenza di un nuovo spazio. Il complesso di villa Landolina, inaugurato nel 1988, è composto da due piani espositivi di 9.000 m2 ed un seminterrato di 3.000 m2, dove è situato un auditorium. La forma della struttura museale ruota attorno ad un corpo centrale utilizzato come sala conferenze. L'illuminazione delle sale è ottenuta lasciando filtrare la luce solare direttamente dal tetto e dagli spazi laterali. L'allestimento è stato curato dall'archeologo Giuseppe Voza.
Il museo comprende reperti risalenti dalla preistoria fino all’età greca e romana, provenienti da scavi sparsi per la Sicilia.
Il museo è diviso in vari settori…
Il settore A è dedicato alla preistoria, con un'esposizione di rocce e fossili che testimoniano le varie forme di animali nel Quaternario (come gli elefanti nani) dai più importanti siti della Sicilia orientale. Essa è preceduta da una sezione in cui vengono mostrate le caratteristiche geologiche del Mediterraneo e della zona Iblea. In particolare sono presenti i manufatti di Stentinello, Castelluccio, Thapsos, Pantalica e svariati centri minori.
Portello tombale con motivo a rilievo interpretato come atto sessuale Esemplare di elefante nano (Elephas Palaeoxodon)
Pithoi di Thapsos Fibule ad arco, coltello e pugnale in bronzo.
Il settore B è dedicato alle colonie greche della Sicilia del periodo ionico e dorico ed è possibile identificare l'ubicazione delle colonie greche in Sicilia e le rispettive città di provenienza. È pure esposta una statua marmorea di Kouros acefala proveniente da Lentini datata agli inizi del V secolo a.C. È anche presente la kourotrophosossia, una statua femminile acefala che allatta due gemelli proveniente da Megara Hyblaea. Vi sono molti reperti della colonia dorica di Megara Hyblaea, statuette votive di Demetra e Kore, una Gorgone, la testa scolpita di Augusto proveniente da Centuripe. Vi sono inoltre le ricostruzioni dei templi di Athena e Olympeion.
Kourotrophos, dea in calcare che allatta due gemelli, da Megara Hyblaea. Avancorpo di ariete in bronzo, forse la terminazione di un timone di carro.
Corazza in bronzo Gorgone
Nel settore C sono esposti reperti delle sub-colonie di Siracusa: Akrai (664 a.C.),Kasmenai (644 a.C.), Camarina (598 a.C.) ed Eloro. Sono presenti anche altri reperti provenienti da altri centri della Sicilia come Gela ed Agrigento.
Peplophoros, proveniente da Camarina Cavaliere, forse acroterio, da Camarina
Statua votiva, proveniente da Grammichele Esta maschile, proveniente da Grammichele
Il settore D contiene i reperti di epoca ellenistico-romana Il settore D contiene i reperti di epoca ellenistico-romana. Al suo interno sono contenuti alcuni tra i reperti più celebri del museo: la Venere Landolina, una statua di Eracle in riposo e uno spazio dedicato ai culti di epoca ellenistica a Siracusa. Vi sono inoltre alcuni oggetti d'oreficeria e monete Siracusane, uno spazio per consentire il contatto con dei reperti ricostruiti e un plastico con l'ubicazione dei monumenti di Siracusa.
Rilievo votivo in calcare con rappresentazione di cavaliere eroizzato Vaso in pasta vitrea
Nel seminterrato è presente il medagliere dell'epoca antica aperto nel 2010, con preziosissime monete siracusane, gioielli e altre monete provenienti dalle aree limitrofe di epoche diverse. Nel 2014 è stata aperta un'apposita sala dedicata al Sarcofago di Adelfia e ai ritrovamenti delle catacombe di Siracusa.
Gli ori del British Museum Dopo oltre 3 secoli, abbiamo avuto il piacere di ammirare a Siracusa alcuni preziosi reperti custoditi dal British Museum di Londra. L’obiettivo dell’allestimento è duplice: far ritornare temporaneamente nel loro luogo d’origine “tesori” siciliani conservati nel museo londinese e, nel contempo, mostrarli accanto ad altri preziosi reperti provenienti dallo stesso contesto conservati al Paolo Orsi.
Tornano così, per la prima volta, i gioielli del ripostiglio di Avola, che saranno esposti accanto al piccolo gruzzolo di monete d’oro facenti parte del ripostiglio. Torna anche in Sicilia la coppa aurea con torelli di Sant’Angelo. Secondo gli studiosi moderni, questi reperti sarebbero stati realizzati da un orafo chiamato “Il maestro degli ori di Sant’Angelo Muxaro”. Sarà esposta assieme ai due anelli-sigillo d’oro, rinvenuti nelle necropoli del sito agrigentino nei primi decenni del Novecento e conservati nel museo siracusano perché legati alla figura di Paolo Orsi e alle ricerche da lui condotte a Sant’Angelo Muxaro. Fanno da corona all’esposizione altri “tesori” conservati da tempo tra le collezioni del museo: piccoli, ma interessanti ripostigli di monete d’oro e d’argento provenienti da Siracusa. Ritorna, infine, stabilmente in mostra in occasione di questo evento il servizio d’argento di Megara Hyblaea, rinvenuto nella colonia greca durante gli scavi francesi.
IL MONETIERE Al museo Paolo Orsi di Siracusa stanno finalmente esponendo una delle più belle collezioni di monete siciliane e, soprattutto, siracusane che vi sia in Italia. Il nuovo settore è stato inaugurato nel 2010 e ripropone l’esposizione storica del famoso Medagliere ideata negli anni Cinquanta da Luigi Bernabò Brea. Molte delle monete esposte appartengono alla collezione Gagliardi e documentano la monetazione della Sicilia greca dall’età arcaica a quella medievale, con particolare attenzione all’età greca
TANTE MONETE… Tetradramma, Decadramma, E tante altre…
TETRADRAMMA Il tetradramma era in uso nella Grecia arcaica intorno al 510 a.C. I tipi del tetradramma sono al dritto una quadriga (l'aristocrazia cittadina) e i gamoroi (coloro che si dividevano la terra), mentre al rovescio compare subito la testa della ninfa Aretusa (ΣΥΡΑΚΟΣΙΩΝ). Esempio di tetradramma
UN TETRADRAMMA CHE ABBIAMO VISTO… Il Tetradrammo di Camarina (V sec. a.C. ca.) Camarina inizia a coniare questa moneta durante il controllo di gela da parte di Ippocrate. Al dritto raffigura un elmo corinzio al centro di uno scudo, e al rovescio una palma nana con a fianco due schinieri; entrambi i tipi fanno perciò riferimento alla dominazione gelese del periodo. Nel 461 la moneta cambiò. Difatti al dritto vi è la quadriga, al rovescio Eracle con leontè, la pelle del leone nemeo con cui l'eroe viene spesso raffigurato. Un'altra serie presenta al dritto la personificazione del fiume Ipparis, al rovescio la ninfa Camarina su cigno. L'ultima coniazione risale al 405. Al dritto vi è Atena con elmo attico, al rovescio due ramoscelli d'ulivo. Come per altre città di Sicilia, Camarina finirà di coniare nel 405, quando verrà distrutta dai Cartaginesi.
DECADRAMMA Euainetos (IV sec. a.C.) era un medaglista greco famoso per la sua produzione di decadrammi di Siracusa con la testa di Aretusa che sono considerati da tempo tra i capolavori della numismatica antica. Il decadramma di Euainetos sembra essere stato più ammirato di qualsiasi altra moneta nell'antichità, eccetto per il tetradramma di Kimon con la testa di Aretusa di fronte; entrambi i dritti furono spesso copiati nelle altre zecche. Esempio di decadramma
MA CHI E’ KIMON? Kimon (IV sec. a.C.) era un medaglista greco antico. Fa parte del ristretto numero di incisori di conii dell'antichità di cui si conosce il nome, tramandato dalla firma sulle monete. A differenza di Euainetos , Kimon ha lavorato esclusivamente per le monete di Siracusa. Decadramma di Kimon
ALTRE MONETE CHE VEDREMO… Decadramma di Siracusa 390 a.C. Tetradramma di Kimon 410 a.C
E TANTO ALTRO… Il percorso espositivo si completa con una ricca raccolta di denari romani e con ragguardevoli tesoretti di età tardo-romana e bizantina di varie provenienze. Notevole è pure la monetazione di età medievale, tra cui si segnalano gli augustali aurei di Federico II. L’esposizione si chiude con monete di secoli successivi, che vanno dall’età greca fino al XIX secolo.
Teatro Greco - Siracusa
Struttura iniziale L’orchestra era delimitata da un grande euripo (un canale scoperto) oltre il quale vi era l’inizio dei gradini. La parte scenica è ormai quasi del tutto scomparsa e restano visibili solo alcuni tagli realizzati nella roccia. Durante questo periodo, sotto l’orchestra vi era un passaggio che permetteva agli attori di scomparire o apparire, e vi era anche un solco per il sipario. La terrazza, che si trova al di sopra del tetto del teatro, è formata da un grande portico e una grotta all’interno della quale si trovava una vasca dove si depositava l’acqua di un antico acquedotto che serviva l’intero teatro. Questo insieme veniva chiamato «Santuario delle Muse»
Storia Il Teatro greco di Siracusa è stato costruito nella prima metà del V secolo a. C. Fu ricostruito nel III secolo a.C. e ritrasformato in epoca romana. È situato all’interno del Parco archeologico della Neapolis.
Inizialmente, questo teatro, era composto da tre gradinate disposte a forma di trapezio, poi tra il 238 e il 215 a.C. venne ricostruito a forma di ferro di cavallo, tipica della cultura ellenica. E contava 67 gradini scavati nella roccia, e 9 settori. Con l’arrivo dei romani ci furono notevoli modifiche. La cavea venne modificata in forma semicircolare e furono realizzati dei corridoi che portavano all’edificio scenico. Anche la scena fu ripristinata e fu costruita una nuova fossa per il sipario.
Dopo i romani il teatro venne abbandonato Nel 1526 subì gravi saccheggi da parte degli spagnoli che utilizzarono i grossi massi di pietra per costruire le fortificazioni intorno all’isola di Ortigia. Dal 1914 l’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) inaugurò le rappresentazioni annuali di opere greche che continuano tutt’oggi.
L’anfiteatro romano
L'Anfiteatro romano di Siracusa è una delle realizzazioni edilizie più rappresentative della prima età imperiale romana. Il suo orientamento segue probabilmente quello dell'impianto urbanistico realizzato in età tardoclassica. Tra l'arco augusteo e l'anfiteatro vi era una fontana monumentale, alimentata da una grande cisterna. È in gran parte scavato nella roccia e per la costruzione della parte nord orientale si è sfruttato il pendio della balza rocciosa della quale erano state ricavate la cavea del teatro greco.
Quasi nulla resta invece della parte superiore, costruita Quasi nulla resta invece della parte superiore, costruita. L'anfiteatro, riportato alla luce nel 1839 dal duca di Serradifalco ha dimensioni monumentali. L'arena era dotata, al centro, di un ampio vano rettangolare, originariamente coperto, collegato attraverso un passaggio sotterraneo con l'estremità meridionale del monumento: si tratta di opere sotterranee necessarie per i macchinari utilizzati durante gli spettacoli. Intorno all'arena la cavea è distinta da un alto podio, dietro il quale corre un corridoio coperto con varchi per l'accesso all'arena dei gladiatori e delle belve. Al di sopra sono ricavati i primi gradini, riservati a personaggi di rango. Le iscrizioni incise sui blocchi del parapetto.
A quote più alte vi sono altri due ambulacri coperti a volta , mentre un terzo ambulacro si svolgeva a coronamento del monumento, ed era provvisto di un portico forse colonnato. Dagli ambulacri anulari una serie di passaggi radiali consentiva l'accesso alle gradinate dei vari settori della cavea. Dall'anfiteatro inoltre provengono quattro frammenti in calcare pertinenti ad una grande iscrizione monumentale che secondo Gentili doveva, verosimilmente, coronare l'ingresso maggiore a sud .