Gli scambi di mercato. Il mercato come fine Scambio e mercato: un prima e un dopo anche se restano incrostazioni. Si tende a identificare il capitalismo.

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Gli scambi di mercato

Il mercato come fine Scambio e mercato: un prima e un dopo anche se restano incrostazioni. Si tende a identificare il capitalismo col libero mercato Si distingue più di un mercato Esistono differenze tra il mercato reale e quello ideale che vuole un equilibrio efficiente ed equo. In realtà il prezzo scaturisce, da una lotta, la concorrenza non è perfetta, esiste instabilità Nell’ottica liberista quanto più un’economia reale si avvicina al modello smithiano di mercato quanto più è efficiente Il modello teorico si basa su presupposti irrealistici e astratti, ma è percepito come un limite a cui tendere, lo sguardo è sulla coerenza Su questa idea estesa su scala globale nasce il sistema commerciale internazionale del periodo post-bellico Dal Gatt alla WTO ecc L’evidenza empirica dimostra altro, ma più in generale non esistono puntelli teorici che depongono sulla linearità della relazione che può essere ambivalente

La supposta perfetta correlazione tra marketness e efficienza di una economia è alla base di teorie e pratiche performative E’ rilevante il ruolo del FMI nato per finanziare la ricostruzione europea: si riteneva che per raggiungere la stabilità economica fosse necessaria una azione collettiva globale. In seguito è passato a coordinare aiuti su scala globale, ma subordinandoli alle indicazioni del Washington Consensus Si dimentica che, a partire dagli USA, il processo di sviluppo non è stato accompagnato dalla apertura dei mercati e strutture gracili possono soccombere a una eccessiva concorrenza All’interno del Fmi stanno d’altra parte ministri delle finanze e banchieri centrali legati alle rispettive comunità finanziarie Gli economisti possono plasmare il mercato?

La presunzione fatale Le ipotesi della scuola austriaca (Von Hayek) sono più realistiche: l’informazione è inevitabilmente imperfetta, ma molte teste indipendenti sono meglio di un solo centro coordinante Il messaggio è rafforzato dal collasso sovietico della fine del secolo scorso La pianificazione centralizzata, i cui obiettivi sono obbligatori e vincolanti ha presentato problemi evidenti : inizialmente l’industrializzazione è stata rapida ma sono sorti sprechi, inefficienze, rigidità

Il mercato non funziona sempre I fallimenti del mercato: beni pubblici, esternalità, selezione avversa (il caso del credito e delle assicurazioni) La concorrenza non è sempre perfetta: concentrazione accordi, antitrust (non risolve) La produzione di massa si abbina al consumo di massa. Le due cose conferiscono dinamismo all’economia Il mercato viene segmentato grazie ai marchi che creano nicchie di monopolio Il consumo di massa deve sostenere la produzione di massa Il credito al consumo e la finanza in deficit delle famiglie: in UK il rapporto debito/reddito famigliare è cresciuto dal 100% (inizio anni ‘90) al 150% (2006) Una nuova bomba? I prestiti sull’onore: gli studenti statunitensi sono indebitati per 1200 miliardi di $ (2014), la media è di $ a testa.

Conflitti e favole La teoria classica non coglie la presenza di alcuni conflitti interni al sistema tra cui quello tra debitori e creditori Gli interessi sono contrapposti I debitori preferiscono l’inflazione In questo senso uno scontro di una certa entità si consuma negli Stati Uniti della fine del XIXC secolo: la “croce d’oro” (il Gold Standard) sta penalizzando gravemente alcune categorie che chiedono la monetazione dell’argento La vicenda ispira una celebre favola

Conflitti Come detto altri conflitti sono connessi alle diseguaglianze istituzionali: gli industriali cercano di dequalificare il lavoro e i lavoratori di de-mercificarlo Dopo il 1945 (da Roosevelt/Truman a Attlee) l’impegno dei governi a favore della piena occupazione andava in questo senso Poi le cose sono cambiate: nel 2013 su 100 nuove assunzioni 68 erano a tempo determinato. Una impresa come Impregilo ha 700 addetti assunti a tempo indeterminato su Più in piccolo la Alstom di Savigliano (CN) lavora con 1150 persone di cui 600 precari. Dal 2008 non è più stato assunto nessuno a tempo indeterminato. La presenza di un esercito di riserva favorisce queste scelte.

Numero delle persone che trovano un nuovo lavoro rispetto al totale dei disoccupati (in %). Fonte: L’ESPRESSO, 3 APRILE 2014http://

Crisi Nel 1944 K. Polany riflette sul fatto che nelle moderne economie desembedded si innescano meccanismi autodistruttivi del mercato. Si innesca però un doppio movimento Alla fine del XX secolo si riteneva che l’evoluzione delle tecnologie informatiche le avrebbe scongiurate: la bolla dei titoli tecnologici come “bolla razionale”