DALLA RESIDENZIALITA’ ASSISTITA ALL’ AUTONOMIA ABITATIVA Paolo Marinari Responsabile UFSMA ZP AUSL 5 Pisa
ABITARE SUPPORTATO P. J. Carling (1993): è il primo a operare una sistematizzazione approfondita del modello di intervento per il raggiungimento degli esiti abitativi delle persone con disabilità psichiatrica, denominato ‘Abitare supportato’. Si pone in alternativa con il continuum residenziale, essendo caratterizzato da una graduale evoluzione dell’utente, che passa progressivamente da residenze con alta intensità riabilitativa e/o assistenziale ad appartamenti situati in normali condomini.
Quasi tutti gli utenti psichiatrici vivono con le proprie famiglie. Molto pochi sono i casi che sperimentano una soluzione abitativa alternativa. Molti necessiterebbero di un domicilio diverso da quello familiare, soprattutto quando la convivenza diventa difficile. Non solo per la presenza di disfunzioni, ma anche a causa del funzionamento in altre aree di vita.
La letteratura e l’esperienza dimostrano che sono spesso la discriminazione, la povertà, la mancanza di risorse abitative e di efficaci programmi riabilitativi a rendere impossibile sistemazioni di vita al di fuori del nucleo originario ed anche dalle strutture residenziali (Bachrach, Carling, Ciompi, Starace) Il ricorso alla ‘residenzialità protetta’ dovrebbe essere utilizzato per pochi e particolari casi e per periodi limitati e dovrebbe promuovere l’avvio di processi riabilitativi, agendo prevalentemente sulle resistenze al cambiamento.
Un’analisi critica della realtà delle SPR indica : - la permanenza degli utenti per tempi medio-lunghi (per alcuni ‘per sempre?’) - come l’intervento riabilitativo non rappresenti spesso l’intervento primario - una scarsa attenzione ad incrementare i processi di empowerment e di integrazione nella comunità - una modalità relazionale prevalentemente orientata a sviluppare dipendenza ed a stabilire rapporti pseudofamiliari compensativi di carenze affettive, ma spesso bloccanti qualunque movimento emancipativo
Molte ricerche (in USA) mostrano che la maggior parte dei disabili psichici (fino al 90%) vuole vivere in ambienti reali piuttosto che nelle comunità protette o nei reparti psichiatrici. Le caratteristiche di tale modello sono le seguenti : 1)- Supporto flessibile, disponibile 24 ore su 24, ma non stabilmente presente nella abitazione 2)- Utilizzo del gruppo dei pari per la risoluzione dei problemi concernenti la gestione della vita indipendente 3)- Interventi riabilitativi specifici finalizzati all’apprendimento delle abilità per la vita all’interno dell’appartamento 4)- Lavoro di rete formale ed informale
- Il modello di abitazione supportata è quello che riscuote maggior favore tra gli utenti, mentre le residenze psichiatriche protette sono la forma abitativa più sponsorizzata tra gli operatori (Tanzman e coll.). L’alloggio supportato risulta più efficace di altre forme tradizionali di residenzialità: - per le Amministrazioni : - minori costi di gestione rispetto a quelli sostenuti per le strutture residenziali - per gli Utenti : - decremento della frequenza e della intensità dei sintomi e dei tassi di ospedalizzazione - miglioramento del funzionamento socio-relazionale e della qualità della vita - migliore performance per acquisizione/recupero delle abilità per condurre una vita indipendente - incremento del livello di integrazione nella comunità
PRINCIPALI ASPETTI DELLA CONDIZIONE DESOCIALIZZANTE: - la sensazione di impotenza e di svilimento - la mancanza delle abilità fondamentali per ottenere ciò che si desidera - l’instabilità esistenziale - la difficoltà a prendere decisioni e a dirigere gli eventi - la condizione di dipendenza - il bisogno di appoggiarsi costantemente a qualcuno - l’incapacità di definire mete e di coltivare aspettative Possono venire ridimensionati dai programmi di abitare supportato
Vivendo in appartamenti autonomi nell’interno del tessuto urbano: - si hanno maggiori possibilità di entrare in contatto con gli altri e di sentirsi protagonisti nella vita collettiva - di ridurre la tendenza al ritiro, l’indifferenza e l’oppositorietà a favore di una maggiore apertura e reciprocità Possono anche maturare il desiderio di perseguire altri obiettivi importanti: - lavorare (inserimenti socio-terapeutici) - studiare (programmi di educazione supportata) - migliore gestione del tempo libero (interessi, aspirazioni) - intrattenere relazioni affettive con l’altro sesso >Verso un vero e proprio Progetto di vita autonomo e adulto
DIMENSIONI PRIMA DOPO Empowerment Dipendenza Maggiore capacità di dirigere la propria vita ImpotenzaAumentata fiducia in sé Integrazione nella Relazioni conflittualiRelazioni positive comunità e distaccate e reciprocanti AutoisolamentoInclusione sociale Accesso alleDesocializzazioneSvolgimento del ruolo di risorseAssenza diinquilino e sviluppo opportunità della motivazione a svolgere altri ruoli Aumento di opportunità
NATURA DEL SUPPORTO FORNITO : - flessibile - scelto o/e condiviso da chi lo deve ricevere - rispondente al principio del ‘fare con’ e non del ‘fare per’ - individualizzato, ma con particolare attenzione alle specifiche dinamiche del piccolo gruppo - costante, ma non eccessivo - tendente a favorire lo sviluppo della persona in un processo orientato al ‘recovery’, con utilizzazione di risorse e potenzialità proprie e dell’ambiente circostante, anche in presenza delle limitazioni imposte dalla malattia mentale
ABITARE SUPPORTATO UFSMA ASL 5 ZP Progetto ‘Appartamenti verso l’autonomia’ in stretta collaborazione con l’Associazione L’Alba di Pisa (lunga e collaudata esperienza, presenza dei facilitatori sociali, partecipazione ai gruppi di auto-aiuto, ad attività riabilitative ed a percorsi lavorativi; dispone di un protocollo d’intesa per la gestione del servizio, di un budget ad hoc della Salute Mentale e di uno specifico finanziamento regionale) Progetto Aziendale ‘Abitare supportato’ con specifico contributo della Regione Toscana (D.G.R. 1127/2014) (progetto recente consistente in un appartamento ubicato nel centro urbano gestito da personale ‘misto’ per 4 ospiti dimessi dal SPR Centro Basaglia di Pisa)