I processi nell’antica Roma Breve storia di un processo Cicerone contro Gaio Verre
Lo svolgimento dei processi nell’antica Roma ed i tipi di processi. I processi (iudicia)erano di due tipi, quello civile ,che aveva come oggetto colpe commesse a danno dei privati cittadini dove era stato leso lo ius civile e quello penale, che aveva come oggetto colpe commesse nei confronti dello Stato e dei beni pubblici. Le cause si discutevano nel foro o nelle basiliche quando c’era maltempo. A Roma, come anche in Grecia,non esisteva una figura paragonabile a quella del Pubblico Ministero, di colui cioè che chiede che sia fatta giustizia in nome dello Stato, ma era lo stesso querelante a sostenere l’accusa. Colui che sosteneva l’accusa si chiamava actor (dal lt. agere, trattare).Gli avvocati degli accusati si chiamavano patroni . Il processo penale si divideva in due parti: la prima parte era quella dell’istruttoria (cognitio), dove il giudice (in questo caso il pretore), in base alle accuse presentate dal querelante decideva se c’erano gli estremi per avviare il processo. I reati più comuni per i quali era imbastito un processo erano i seguenti: de ambitu (illegalità negli atti pubblici dovuti ai brogli elettorali), de pecuniis repetundis (concussione, ossia l’abuso da parte di un magistrato del suo potere per richiedere somme di denaro non dovute,dove l’espressione latina significa:”denaro da reclamare, da restituire”),de peculatu, ossia malversazione nella gestione di denaro pubblico (dal verbo latino peculari, che è formato sul sostantivo:”pecus” bestiame ed in origine significava”rubare il bestiame” e poi per estensione, “frodare lo Stato), de majestate(lesa maestà o tradimento nei confronti dello stato), de falso (falsa testimonianza), de vi (violenza), de sicariis et veneficiis( assassinio e avvelenamento). Il reato più grave era il crimen perduellionis, l’alto tradimento . Il processo vero e proprio, dopo la chiamata in causa delle due parti (accusa e difesa) e della costituzione della giuria di giudici, arrivava dunque in dibattimento. L’accusatore (actor) nell’oratio perpetua (discorso senza interruzione) esponeva tutti i capi d’accusa, a cui seguiva la difesa e l’altercatio, un vivace dibattito con domande e risposte sui singoli punti della questione. Seguiva quindi l’esame delle prove (probatio), dove si ascoltavano i testimoni e si valutavano gli indizi. Alla fine i giudici emettevano il verdetto di sentenza che era irrevocabile..
I generi dell’oratoria. Gli antichi trattatisti di retorica distinsero fondamentalmente tre generi di oratoria: 1 l’oratoria giudiziaria, dove le orazioni erano pronunciate per accusare o difendere gli imputati nei processi relativi a cause pubbliche o private. Le orazioni di accusa pronunciate da Cicerone sono indicate dalla preposizione” in” (“contro”) seguita dall’accusativo del nome dell’accusato; quelle di difesa invece, dalla preposizione “pro”(“a favore di”), seguita dall’ablativo del cliente difeso. 2 l’oratoria deliberativa, dove i discorsi si tenevano alla presenza di assemblee come il senato, o di altre assemblee deliberative,allo scopo di raccogliere il consenso in favore di un progetto o di una decisione politica. 3 l’oratoria epidittica o dimostrativa che riguardava orazioni di tipo celebrativo,commemorativo, pronunciate per tessere l’elogio di qualche personaggio vivente( panegirici) o per commemorare la memoria del defunto (laudationes), con scopi non pratici ma estetici , dove è presente l’abbellimento del discorso tramite l’uso delle figure retoriche.
La preparazione di un’orazione Le operazione da svolgere per preparare un’orazione erano cinque, corrispondenti alle cinque partizioni della retorica: 1) Inventio, la ricerca degli argomenti (in lt. “loci”)da svolgere. 2)Dispositio, la disposizione degli argomenti secondo un ordine espositivo.3) Elocutio,lo stile, ossia la scelta dei mezzi espressivi più idonei (le figure retoriche),per articolare il discorso adattandolo all’uditorio e alle circostanze .4) Memoria, le tecniche per memorizzare quanto è stato preparato ed .esporlo con disinvoltura.5) Actio, il modo con cui l’oratore deve “porgere” il discorso tramite l’intonazione della voce e la gestualità.
La struttura dell’orazione. Tutte le orazioni seguivano uno schema preciso che prevedeva le seguenti parti: exordium o proemium, in cui l’oratore cercava di suscitare l’attenzione dell’uditorio e di conquistarsi la simpatia dei giudici(captatio benevolentiae); expositio o narratio, dove l’oratore , servendosi di uno stile semplice e chiaro, esponeva i fatti inerenti la causa dibattuta, per convincere della bontà della sua tesi; confirmatio e confutatio, in cui l’oratore produceva argomentazione a favore della propria tesi e al tempo stesso confutava la tesi dell’avversario. Era questa la parte centrale e più vivace dell’orazione, dove lo stile subiva diverse variazioni, perché si passava dall’interrogatorio incalzante del teste, all’argomentazione serrata, dal richiamo alle norme giuridiche, all’appello ai valori morali; peroratio o conclusio, in cui l’oratore, ricorrendo ad uno stile concitato, ricco di pathos, svolgeva una sintesi degli argomenti trattati e si rivolgeva agli ascoltatori per coinvolgerli emotivamente ed assicurarsi in questo modo la vittoria.
Cicerone contro Gaio Verre Nell’anno 70 a. C. si celebrò a Roma uno dei processi più famosi della storia politica, destinato a consacrare Cicerone come principe del foro, quello contro l’ex pretore della Sicilia Gaio Verre, discendente da una ricca famiglia senatoria. Dal 73 al 71 a. C. Verre aveva governato , in qualità di pretore, la ricca provincia della Sicilia rendendosi colpevole di reati di ogni tipo(oltre a quello di concussione di cui fu formalmente incriminato ): estorsioni, vessazioni, furti, sacrilegi,(aveva depredato la Sicilia di preziose opere d’arte, giungendo a violare antichi luoghi di culto per asportare le statue più venerate dell’isola) La sua ingiusta, arbitraria, arrogante amministrazione durante la quale aveva spesso costretto con angherie e torture privati cittadini a pagare tributi superiori a quelli imposti da Roma,avevano letteralmente dissanguato i Siciliani, tanto da spingerli a chiedere a Cicerone di sostenere per loro, l’accusa contro Verre. I Siciliani , del resto ben conoscevano il giovane avvocato, che avevano avuto modo di apprezzare quando egli nel 75 aveva ricoperto la questura in Sicilia, segnalandosi per la sua onestà . Per sostenere l’accusa contro Verre, Cicerone compose sette orazioni, le Verrinae orationes,di cui soltanto le prime due furono effettivamente pronunciate. Di fronte alle prove schiaccianti raccolte da Cicerone ed esibite nell’udienza preliminare,Verre preferì lasciare la città di Roma e andare in esilio volontario a Marsiglia, ragione per cui il suo avvocato ,Quinto Ortensio Ortalo, rinunciò all’arringa di difesa. Il tribunale che emise il verdetto di condanna stabilì come risarcimento in favore dei Siciliani , la somma di 3 milioni di sesterzi, cifra di gran lunga inferiore rispetto ai 40 milioni di sesterzi chiesti all’inizio da Cicerone,
Il contesto storico Il contesto storico in cui si svolse il processo fu determinante per il suo esito finale. Nell’anno 70, dopo la morte di Silla, Pompeo e Crasso eletti consoli smantellarono i provvedimenti sillani favorevoli agli optimates (il partito dei conservatori che a Roma voleva mantenere i privilegi dei ceti aristocratici, opponendosi alle richieste dei democratici, i populares, che intendevano approvare riforme in favore delle classi disagiate, dei ceti imprenditoriali e degli alleati italici concedendo loro il diritto di cittadinanza). Le riforme varate dai due consoli restituirono i poteri ai tribuni della plebe e nelle giurie permanenti de repetundis, istituite per giudicare i magistrati alla fine del loro mandato, non sedevano più, come prima,i senatori, ben disposti ad assolvere i loro pari o ad emettere nei loro confronti pene lievi, ma i cavalieri, il ceto degli imprenditori, a cui Cicerone apparteneva.
Le cause della corruzione nell’antica Roma Il processo contro Verre, costituì per Cicerone l’occasione che questo provinciale, originario di Arpino,attendeva per dare la scalata alla carriera politica. Non era facile per un homo novus come lui,proveniente cioè da una famiglia priva di nobili natali, affacciarsi alla ribalta della scena politica, dominata dalle clientele,dalle reti di amicizia che costituivano la struttura portante della società romana. Assumendo il processo contro Verre, Cicerone si proponeva non tanto di mettere sotto processo il senato, quanto di combattere la corruzione, di difendere la res publica, offesa da politici indegni, corrotti come Verre. E del resto la corruzione a Roma faceva parte del sistema. Per un senatore, il governo di una provincia rappresentava il modo più sicuro per rifarsi delle forti spese sostenute durante la campagna elettorale. Sebbene per legge al magistrato venisse elargita una somma di denaro molto cospicua come rimborso-spese, l’ornatio,la possibilità di arricchimento che veniva dalle province era molto più grande.La forma di estorsione più efficace attuata da Verre consisteva nell’accordarsi sottobanco con gli appaltatori destinati a riscuotere la decima del grano (l’imposta a cui era soggetta la provincia di Sicilia). Il grano che avanzava , che cioè non era spedito a Roma,Verre lo vendeva realizzando ingenti profitti. Ma altri furono i mezzi escogitati da Verre per arricchirsi, come quello di esigere tangenti da coloro che intendevano essere eletti nelle amministrazioni locali. Verre inoltre usò il suo immenso potere (il governatore delle province aveva diritto di vita e di morte sui sudditi) per esigere con la violenza, con la tortura, forti somme di denaro. E questo fu certamente l’aspetto più riprovevole della sua amministrazione che non gli fu perdonato. Dai Siciliani.