Mariologia.

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Essa è costituita da tre parti.
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Maria Immacolata.
Transcript della presentazione:

Mariologia

Mariologia Maria - logia discorso su Maria

l’iconografo della Vergine L’evangelista Luca è chiamato l’iconografo della Vergine

IMMACOLATA CONCEZIONE TITOLI BIBLICI TITOLI DOGMATICI Argomenti aperti Mediatrice Corredentrice Ausiliatrice Avvocata BEATA TUTTASANTA SEMPRE VERGINE IMMACOLATA CONCEZIONE ASSUNTA VERGINE MARIA TITOLI POPOLARI MADRE DI DIO MADONNA

I. Fondamento biblico Anche per la mariologia vale la parola del concilio: La sacra teologia si basa come su un fondamento perenne, sulla parola di Dio scritta, insieme con la sacra tradizione, e in quella vigorosamente si consolida e ringiovanisce sempre, scrutando alla luce della fede ogni verità racchiusa nel mistero di Cristo (Dei Verbum, n. 24). Lo studio della Sacra Scrittura deve essere dunque come l'anima della mariologia (Congregazione per l'Educazione Cattolica, La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale, 1988, n. 24).

Nel Nuovo Testamento troviamo:   La vergine si chiamava Maria (Lc 1, 27). Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore (Theotokos) venga a me?» (Lc 1, 41-43) E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore (Lc 1, 45). perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata (Lc 1, 48). Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1, 28). Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).

II. La tradizione «La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa» (Dei Verbum, n. 10). Lo studio della tradizione è particolarmente fecondo per la qualità e la quantità del patrimonio mariano dei padri della Chiesa e delle diverse liturgie.

III. Il Magistero Attraverso il Concilio Vaticano II (cap. VIII della Lumen gentium) il Magistero della Chiesa indica la metodologia che bisogna seguire in mariologia. Maria viene inquadrata nell'ambito del mistero del Cristo e della Chiesa. In questo modo il concilio vuole: - mettere in evidenza che la Madre di Dio non è figura marginale nell'ambito della fede e nel panorama della teologia, poiché essa, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, «riunisce in sé in qualche modo e riverbera i massimi dati della fede»;

a) Maria nel mistero di Cristo Il concilio, illustrando la partecipazione di Maria alla storia della salvezza, espone soprattutto i molteplici rapporti che intercorrono tra la Vergine e il Cristo: «frutto più eccelso della redenzione»: Immacolata Concezione madre che, accogliendo con fede l'annuncio dell'angelo, concepì nel suo grembo verginale, per l'azione dello Spirito, il Figlio di Dio secondo la natura umana; lo diede alla luce, lo nutrì, lo custodì e lo educò. serva fedele, che consacrò totalmente se stessa alla persona e all'opera del Figlio, servendo al mistero della redenzione sotto di lui e con lui socia del Redentore: «con il concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col suo figlio morente sulla croce, ella ha cooperato in modo del tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità»

discepola che, durante la predicazione del Cristo, «raccolse le parole, con le quali il Figlio, esaltando il Regno al di sopra delle ragioni e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la parola di Dio (cf. Mc 3,35; Lc 11,27-28), come ella stessa fedelmente faceva (cf. Lc 2,19 e 51)». In luce cristologica sono da leggere anche i rapporti tra lo Spirito Santo e Maria: essa, «quasi plasmata e resa una nuova creatura» dallo Spirito e divenuta in modo particolare suo tempio, per la potenza dello stesso Spirito (cf. Lc 1,35), concepì nel suo grembo verginale e dette al mondo Gesù Cristo. Piena di fede nella promessa del Figlio (Lc 24,49), la Vergine costituisce una presenza orante in mezzo alla comunità dei discepoli: perseverando con loro nella concordia e nella supplica (At 1,14), implora «con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l'aveva già ricoperta nell'annunciazione»

per le sue virtù è modello della Chiesa, che a lei si ispira nell'esercizio della fede, della speranza, della carità e nell'attività apostolica con la sua molteplice intercessione continua ad ottenere per la Chiesa i doni della salvezza eterna. Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti. Per questo la beata Vergine è invocata nella chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice assunta in corpo e anima al cielo, è l'«immagine» escatologica e la «primizia» della Chiesa, che in lei «contempla con gioia... ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere» e in lei trova un «segno di sicura speranza e di consolazione».

IV. La ricerca mariologica Fondata nella Sacra Scrittura Trova nella teologia dogmatica l’ambiente naturale in cui si sviluppa e nel quale, in modo interdisciplinare, si inserisce nelle diverse discussioni: sul peccato originale dogma della concezione immacolata dogmi della concezione verginale del Cristo e della divina maternità sull’incarnazione del Verbo il rapporto Spirito Santo-Maria nella formazione della Vergine e per la concezione di Cristo nella Pneumatologia le questioni sulla dottrina della cooperazione di Maria all’opera della salvezza sulla grazia e la libertà Maria è la massima espressione della libertà umana che collabora con Dio, è la donna pienamente realizzata sull’antropologia sull’escatologia dogma dell’assunzione e il futuro dell’umanità

Maria è Presenza viva nel culto liturgico della Chiesa, in cui la Vergine ha un posto del tutto singolare è esempio da seguire che conduce la spiritualità cristiana nella via della bellezza e della piena realizzazione della persona umana è una questione aperta e con nuove prospettive nel dialogo ecumenico ed interreligioso è presenza viva nella inculturazione della fede con varie espressioni della pietà e religiosità è una sfida alla fede e alla ragione con le sue molte apparizioni

Storia della Mariologia Il termine “mariologia” fu coniato all’inizio del 1600 da un teologo siciliano, Placido Nigido (1570-1640), nel libro Summa sacrae mariologiae (1602). L’opera viene oggi considerata il primo trattato di mariologia Francesco Suárez (1548-1617) che, dedicando 23 disputationes al mistero della Vergine nel volume Commentariorum ac disputationum in tertiam partem divi Thomae è considerato il fondatore della mariologia sistematica Prima di questi autori il discorso su Maria veniva inserito negli altri argomenti teologici, secondo le opportunità e le relazioni. Il discorso mariano si trovava nelle quaestiones, nei sermoni, nei mariali, che non possedevano la sistematicità e le caratteristiche proprie di un discorso organico e completo sull’intero mistero della Vergine come sarà dal 1600.

1° congresso mariano internazionale Dogma dell’Immacolata Concezione Evoluzione della mariologia 1000 1600 1854 1950 1900 Vangeli Vaticano II Primo Millennio medioevo 1° congresso mariano internazionale Trattato sistematico quaestiones mariali omiletica Dogma dell’Immacolata Concezione Dogma dell’assunta

Questa venne chiamata la “mariologia dei privilegi” La mariologia come “scienza autonoma” e “trattato a sé stante” dal XVII secolo arrivò, quasi indiscussa, sino al XX secolo, nel quale però si trovò coinvolta dai vari movimenti di rinnovamento che sorsero tra il 1920 e il 1962. Essa, soprattutto da dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, aveva avuto un momento di grande prosperità Dopo la proclamazione nel 1950 del dogma dell’Assunzione, Pio XII indisse per il 1954 il primo anno mariano con l’enciclica Fulgens corona (8 settembre 1953) Vi fu una notevole produzione mariologica: molti furono i trattati che nacquero in questo periodo, ma essi avevano una metodologia che manteneva separata la mariologia dalle altre scienze teologiche Questo favoriva un’immagine della Vergine sempre più ricca di onori ma sempre più astratta e lontana dalla vita terrena degli uomini Questa venne chiamata la “mariologia dei privilegi”

Il primo ‘900 fu ricco di eventi che fecero progredire il discorso mariano: dal 5 all’8 settembre 1900 a Lione si tenne il primo Congresso Mariano Internazionale con il quale iniziò ufficialmente il movimento assunzionista. Movimento nato nel 1863 dalla petizione, suggerita da sant’Antonio M. Claret (+1870), della regina di Spagna Isabella II a papa Pio IX. Nel 1863, il francescano Remigio Buselli (+1889) pubblicò l’opera La Vergine Maria vivente in corpo ed anima in cielo, con cui si aprivano gli studi che prepareranno il dogma. Dal 1925 prese il via il movimento della “mariologia scientifica” che approfondì la “mediazione mariana” vista nelle due dimensioni di “Maria associata all’opera del Figlio” e di “dispensatrice, subordinata a Cristo, dei frutti della Redenzione”. Contemporaneamente si sviluppò il movimento mediazionista, con a capo il card. Desiré Mercier (+1926), che mirava alla definizione del dogma della mediazione di Maria suscitando un vivo dibattito che si protrasse sino al Vaticano II

ed era stato contestato il criterio scientifico dei mariologi. Ma a mettere in crisi la mariologia sistematica furono i vari movimenti di riforma. Durante il Congresso Mariologico Internazionale di Lourdes (1954), erano emerse le due correnti della mariologia: “cristotipica” “ecclesiotipica” ed era stato contestato il criterio scientifico dei mariologi. I teologi criticavano l’eccesso cristotipico e l’isolamento dalla stessa teologia. Si accusava la mariologia preconciliare di due limiti sostanziali: 1) il primo per eccesso, perché si sottolineava troppo l’unione della Madre con il Figlio facendo di Maria quasi una replica di Cristo, una “concausa” del Salvatore che metteva così in pericolo il dogma dell’unico Mediatore; 2) il secondo per difetto, perché la mariologia scolastica non teneva conto delle correnti culturali contemporanee ed era poco sensibile alla dimensione ecumenica. I biblisti accusavano che il punto di partenza della ricerca mariologica non era la Sacra Scrittura ma il Magistero della Chiesa.

Il dibattito giunse al Concilio. La costituzione dogmatica Lumen gentium, al capitolo VIII, è il punto di arrivo di questo processo di rinnovamento. Questo documento è una sintesi delle due correnti e l’inizio di un nuovo modo di presentare il mistero di Maria in quello di Cristo e della Chiesa; è il punto di arrivo “critico-correttivo” di un certo modo di fare mariologia: la Vergine glorificata, esaltata sino all’eccesso, ora ritrova la sua dimensione biblica e teologale. Lo “scontro-incontro” tra mariologia e teologia, portò la scienza mariana ad un rinnovamento che la ricondusse al periodo antecedente al trattato sistematico, integrandola di nuovo, in modo interdisciplinare, nella teologia e nella vita della Chiesa A differenza dei manuali preconciliari l’investigazione mariologica non partirà più dal dogma ma della Parola di Dio, che diverrà il principio informatore di tutto. subito dopo il Concilio ilo metodo della mariologia venne analizzato nel Congresso Mariologico Internazionale di Santo Domingo (1965). Alla conclusione si trovò un’intesa tra mariologi e biblisti con la speranza di poter da quel momento giungere a sviluppare insieme un nuovo tipo di “teologia mariana”.

Il procedimento della teologia precedente al Vaticano II era quello di fondare i trattati teologici su principi astratti e speculativi. Prima si usava il metodo deduttivo, con il suo uso delle Scritture fatto per suffragare tesi già stabilite. Il Concilio propone il metodo storico-salvifico che parte dal dato biblico e studia la persona e il ruolo della Madre di Gesù nella storia della salvezza. In definitiva Maria viene letta in una prospettiva unitaria, in riferimento cioè, all’insieme dei dati della fede.

Nel passato si presentava Dio come l'unico vero protagonista della storia della salvezza e veniva accentuata la sua azione e il suo libero dono nel privilegiare Maria, che veniva esaltata al di sopra di tutte le creature per il privilegi che aveva ricevuto. Oggi la Vergine è presentata come espressione dell'umana collaborazione all'azione salvifica di Dio, diventandone il prototipo. Oggi si vuole approfondire la sua personalità umana, il suo cammino nell’obbedienza e nella fede, il suo “munus-ruolo” nella storia della salvezza. La sottolineatura della sua condizione creaturale consentito di riscoprire significati e valori che nella teologia precedente non erano stati presi in considerazione

Quale Maria?

del mistero di Cristo e della Chiesa A conclusione del terzo periodo conciliare, il 21 novembre 1964, Paolo VI affermò che: La conoscenza della vera dottrina cattolica su Maria costituirà sempre una chiave per l’esatta comprensione del mistero di Cristo e della Chiesa