MODULO II L’allarme-sviluppo nella riflessione del XX sec.
Crisi della soggettività e crisi dello sviluppo E’ Max Weber* tra i primi a notare le conseguenze per lo sviluppo di quella frizione irrisolta, presente in A. Smith, tra il fattore umano e il fattore extra-umano, che consegnava la dimensione soggettiva alle sue oggettivazioni, fino a renderla immemore della loro origine e dispersa in esse. In ciò Weber era certo stato influenzato dalla profezia di F. Nietzsche, che prevedeva, per il XX e il XXI secolo, l’avvento del nichilismo, cioè di quella patologia antropologica che, attaccando l’istanza di trascendenza dell’uomo, radice della soggettività, volge al nulla ogni possibile sviluppo. * Cercare su Wikipedia!
Origine soggettiva del Capitalismo Weber, riflettendo sul poderoso fenomeno del Capitalismo, ne rinveniva l’origine soggettiva, risalente all’iniziativa di «un giovane di una delle famiglie di imprenditori» tradizionali: «ad un certo momento» si era ridestato in lui un nuovo spirito, che «improvvisamente» aveva cominciato a disturbare la vita tradizionale e «assai comoda» dei padri, «senza che fosse intervenuto alcun mutamento fondamentale nella forma dell’organizzazione – passaggio all’impianto industriale chiuso o al telaio meccanico o simili».* *M. Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, tr. it. di P. Burresi, Sansoni, Firenze 1965, pp
Dinamiche oggettivanti del Capitalismo Il nuovo spirito capitalistico comportò l’avvio, in Occidente, di uno sviluppo incredibile, supportato da dinamiche di “razionalizzazione” (EPSC, pp ) parcellizzante e calcolante dei processi naturali, che non avevano uguali altrove. Del resto, lo spirito del capitalismo proprio in Occidente si era risvegliato e, cercando di realizzarsi, si era procurato i capitali come mezzi della sua azione - e non viceversa – (EPSC, p. 126), perché qui da tempo immemorabile si era avviato quel processo, preparatorio di esso e divenuto ora invincibilmente ineluttabile, che Weber denomina della “separazione delle sfere” (economica, politica, estetica, erotica, intellettuale).* * M. Weber, Considerazione intermedia, tr. it. di A. Ferrara, Armando, Roma 1995, pp
Il disincanto del mondo Ma, dopo secoli di impetuoso sviluppo socio-economico- culturale, dello slancio di quell’iniziativa individuale, resta ormai solo – osserva Weber nel il “disincanto del mondo” (Entzauberung der Welt). Si tratta di una condizione, socialmente diffusa e condivisa, che ci segnala la fine irrevocabile di quel passato, che era scaturito in modo “magico” - quando la nostra creatività era ancora in grado di avvertire l’incantesimo del mondo e farsene sollecitare - e perciò non è riproducibile con i poveri strumenti della razionalità calcolante, di cui ora disponiamo, dopo la devastazione antropologica che ci siamo inferti, consegnandoci all’esecuzione di dinamiche oggettive e oggettivanti, senza curarci del loro senso per noi.
L’allarme sviluppo di Max Weber Della ricca e viva razionalità con cui l’uomo animava, nel passato remoto, il suo rapporto con il mondo, traendone insieme l’incremento del proprio essere e l’ edificazione del mondo stesso, non resta nel XX secolo altro che la capacità di calcolare «che cosa dobbiamo fare se vogliamo padroneggiare la vita con la tecnica»*. Per soddisfare le esigenze spirituali Weber consiglia, infatti, di rifugiarsi nell’ambito dell’irrazionale e attingere da religioni e filosofie il dio cui, senza ragione ma per un irrefrenabile quanto inspiegabile necessità interiore, vogliamo assoggettarci per dare un senso almeno alla nostra esistenza individuale, mentre continuiamo ad attendere all’opera razionalizzatrice del nostro lavoro intellettuale e materiale, che spoglia sempre più il mondo del suo mistero e produce nelle persone scetticismo e disincanto.** *M. Weber, La scienza come professione, tr. it. di L. Volontè, Rusconi, Milano 1997, p ** Cfr.: Allegato V: D. Verducci, Etica e turismo per lo sviluppo. Note a: N. Tonini, Etica e turismo. La sfida possibile, San Paolo Editrice, Cinisello Balsamo, 2010.
L’allarme sviluppo di E. Husserl Nel 1935, anche la voce di Edmund Husserl si leva ad ammonire che «mere scienze di fatti producono meri uomini di fatti».* Nelle conferenze di Praga e di Vienna, infatti, egli affronta la drammatica situazione antropologica, che ha fatto seguito all’andamento dissennato dei saperi e delle pratiche da essi derivanti, compresa l’economia politica, nell’Europa moderna, dove con leggerezza si è lasciato che le scienze cedessero alla tentazione autonomistica e all’illusione di poter procedere proficuamente, pur avendo reciso i legami con la comune radice filosofica, che tutte le aveva generate, coinvolgendole in un’unica ricerca di senso umano. * E. Husserl, La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, tr. it. di E. Filippini, Milano, Il Saggiatore, 1961, p. 33.
Il nichilismo in F. Nietzsche* «Ciò che racconto è la storia dei prossimi due secoli» e tale storia tratta dell’«insorgere del nichilismo» (die Heraufkunft des Nihilismus) (VdP, Prefazione, § 2, p. 3). «Cento segni», continua Nietzsche, annunciano che essa è un destino che va di necessità al suo compimento e se ora, nel 1887, il nichilismo è solo incipiente, ospite tra i più inquietanti ma ancora «davanti alla porta» (VdP, P. d. o., § 1, p. 7), in seguito esso sarà dispiegato e condurrà alla nientificazione dell’umano nella conoscenza e nell’azione, perché comporterà la completa svalutazione dei valori supremi, la totale mancanza di scopi, la assenza di risposte alla domanda: «a che fine?» (wozu) (VdP, I, § 2, p. 9), la mancanza di senso e il senso dell’invano (VdP, I, §11, p. 11).** ** F. Nietzsche, La volontà di potenza, tr. it. di A. Treves e P. Kobau, Bompiani, Milano * Cercare su Wikipedia!
L’allarme sviluppo in F. Nietzsche «Tutta la nostra cultura europea – osserva Nietzsche - si muove già da gran tempo con un tormento e una tensione che cresce di decennio in decennio, come se tendesse a una catastrofe: inquieta, violenta, impetuosa: come una corrente (Strom) che vuol giungere alla fine (ans Ende), che non riflette più (besinnt), che ha paura di riflettere (besinnen)» (VdP, Prefazione, § 2, p. 3). Quanto si sta producendo è, d’altro canto, ineluttabile secondo Nietzsche: si tratta infatti della conseguenza logica dell’«interpretazione del valore fin qui accordato all’esistenza» e dunque rappresenta l’effetto finale di cause che già da tempo hanno esercitato la loro azione e consolidato i loro risultati (VdP, I, 1, p. 9).
Riattivare lo sviluppo umano secondo Nietzsche Nietzsche, proprio mentre avverte di essere assediato dal nulla e di avere «il nichilismo dietro di sé, sotto di sé, fuori di sé»(VdP, Prefazione, § 4, p. 4), scopre di essere il detentore di un fattore che, per saper cogliere il nulla, si manifesta potente antagonista di esso e forse capace non solo di fronteggiarlo ma anche di attraversarlo. Nietzsche si dichiara infatti pronto a instaurare un «contromovimento», rispetto a quello richiesto da quanto finora è stato considerato principio e compito ed è convinto che «in un qualche futuro [tale contromovimento] risolverà quel nichilismo compiuto», proprio per il fatto che esso «lo presuppone, logicamente e psicologicamente» e perciò «assolutamente non può venire se non dopo il nichilismo e dal nichilismo» (La volontà di potenza, “Prefazione”, § 4, p. 4).
Tornare in se stessi per riattivare lo sviluppo (Nietzsche) Ciò che Nietzsche cava da dentro di sé come antagonista efficace al nulla, e ne è capace perché «sinora non ha fatto altro [che questo,] riflettere (zu besinnen)» (VdP, Prefazione, § 3, p. 4), è appunto l’esercizio della facoltà di «riflettere» (besinnen) ovvero del pensiero nella sua radicale attitudine a cogliere l’essere e operarne il ri-orientamento di senso. Esattamente ciò che la cultura europea nel suo tempo e nel nostro ha avuto paura di esercitare in pienezza, ma di cui invece c’è estremo bisogno e anzi rappresenta l’unica possibilità per la ripresa dello sviluppo umano ed economico, dopo l’oggettivizzazione estrema che abbiamo subito anche nell’espressione delle nostre energie evolutive.
Riattivare lo sviluppo Ipotizza Nietzsche che per riattivare lo sviluppo: «Ogni caratteristica fondamentale, che è alla base di ogni avvenimento, e che in ogni accadimento si esprime, dovrebbe, se fosse sentita da un individuo come propria caratteristica fondamentale, spingere questo individuo ad approvare trionfalmente ogni attimo dell’esistenza in generale. L’importante sarebbe appunto sentire con piacere dentro di sé questa caratteristica fondamentalmente come buona e pregevole».* * F. Nietzsche, Il nichilismo europeo. Frammento di Lenzerheide, Adelphi, Milano 2006, § 8, p. 15