La società giudaica al tempo di Gesù

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Transcript della presentazione:

La società giudaica al tempo di Gesù

La Palestina al tempo di Gesù era abitata da poco più di mezzo milione di persone, distribuite in piccoli villaggi. Accanto alla gran parte di persone che vivevano in condizioni modeste, vi erano ricchi commercianti, proprietari terrieri, usurai e i cosiddetti “pubblicani”, ovvero gli esattori delle tasse per conto dei romani, che facevano di quest’attività una fonte di lucro personale.

Numerosi erano i poveri, i mendicanti, i malati, i portatori di handicap fisici e psichici che erano disprezzati ed emarginati in quanto ritenuti peccatori ed impuri. Il ruolo della donna era analogo a quello diffuso nell’oriente antico: non poteva partecipare alla vita pubblica né al culto, non andava a scuola e poteva sposarsi, in genere giovanissima, solo con il consenso paterno, rimanendo poi sotto l’autorità del marito.

Il matrimonio in genere avveniva un anno dopo il fidanzamento e comportava da parte del padre della sposa la consegna al marito di una somma di denaro in dote che, in caso di divorzio, poteva essere restituita. Una donna poteva chiedere il divorzio ma soltanto il marito poteva concederlo. Viceversa poteva essere ripudiata a discrezione del marito, per motivi anche irrilevanti. In casa la donna doveva macinare il grano, cucinare, fare il pane, lavare, tessere, prendersi cura dei bambini; inoltre doveva obbedienza al marito.

I gruppi religiosi e politici La società giudaica al tempo di Gesù era frammentata in gruppi religiosi che, pur accomunati dalla fede in JHWH, davano interpretazioni diverse della tradizione e della legge. Gesù ebbe spesso con alcuni di loro incontri e scontri. La frammentazione della popolazione in questi gruppi aveva anche un carattere politico.

In generale le classi più abbienti erano favorevoli al dominio romano, o quanto meno vi collaboravano. Fortemente antiromani erano invece i ceti più popolari, che della dominazione straniera maggiormente subivano le conseguenze sociali ed economiche.

Le sette giudaiche I farisei. Il nome significa “separati”. Erano laici appartenenti alla classe media: mercanti, artigiani, contadini. Il loro compito consisteva nel custodire la Legge e nell’interpretarla, adattandola a situazioni nuove. Credevano nella risurrezione dei morti e nel premio o castigo delle anime. Molto religiosi, curavano soprattutto gli aspetti formali del comportamento, che si traducevano in grande zelo nell’osservanza del Sabato, delle norme di purità e del pagamento delle imposte per il tempio. Ebbero con Gesù numerose discussioni, ma non gli furono totalmente ostili.

Norme di purità Sono le regole riportate nel libro del Levitico (11-16) che riguardavano l’alimentazione, la nascita, la vita sessuale, le malattie, la morte. Per gli ebrei “puro” era ciò che avvicinava a Dio, “impuro” quello che allontanava dal suo culto.

I sadducei. Questo gruppo sociale, religioso e politico era formato da ricche famiglie patrizie e sacerdotali che, per motivi economici, si adattavano alla dominazione romana. Erano conservatori sia nell’ambito religioso sia in quello politico, interpretavano la Legge alla lettera, rifiutando invece le tradizioni orali e le credenze del popolo, negavano la risurrezione dei morti e la sopravvivenza nell’aldilà. Molti dei membri del Sinedrio, tra cui il Sommo Sacerdote, appartenevano a questo gruppo.

Gli scribi. Erano gli “uomini del Libro”, gli specialisti e interpreti delle Sacre Scritture. Si preparavano a entrare nella corporazione attraverso un lungo ciclo di studi sotto la guida di un maestro. Erano incaricati di conservare la tradizione, di spiegare e applicare la Scrittura e poiché questa regolava tutti i settori della vita, non definivano solo questioni dottrinali, ma anche giuridiche. Godevano la stima della popolazione e molti di loro appartenevano al Sinedrio.

I sacerdoti. Sacerdoti e leviti (gli appartenenti alla tribù di Levi che avevano l’incarico di immolare gli animali offerti in sacrificio) erano i soli che potessero officiare nel Tempio. Divisi in gruppi, servivano nel Tempio per una settimana l’anno e durante le feste annuali. Potevano svolgere altri lavori ma non quelli agricoli e dovevano rispettare le regole di purità prescritte nella Bibbia. Usufruivano delle decime e delle offerte fatte al Tempio. Dopo il ritorno dall’esilio, scomparsa la monarchia, la figura del Sommo Sacerdote divenne particolarmente rilevante. Anche se prima Erode e poi i romani avevano limitato i suoi poteri, era sempre un personaggio ragguardevole posto a capo del Sinedrio. La sua funzione religiosa consisteva essenzialmente nel compiere l’espiazione dei peccati nella festa dello Yom Kippur.

Gli esseni. Gli appartenenti a questo gruppo costituivano la setta dei “puri”. Avevano abbandonato Gerusalemme e il Tempio, contaminati da comportamenti che loro giudicavano impuri, e si erano rifugiati nel deserto di Giuda, a ovest del Mar Morto, dove vivevano in povertà e in comunità, con uno stile di vita ascetico, attendendo il Messia e osservando scrupolosamente la Legge.

Gli zeloti. Erano i membri di una fazione politica fortemente antiromana e loro obiettivi erano la cacciata degli invasori romani e la costruzione del regno di Dio sulla terra, attraverso una rivoluzione violenta. Zelanti (questo significa il loro nome) nella difesa della Legge, incontrarono la simpatia del popolo e diffusero in tutto il paese la loro organizzazione clandestina, provocando attentati e sommosse. Tra i seguaci di Gesù c’erano anche simpatizzanti di questo gruppo. Al momento della rivolta antiromana del 68 d.C. gli zeloti riuscirono ad impadronirsi del potere a Gerusalemme; quando questa, nel 70 d.C., fu ripresa da Tito, e il Tempio venne distrutto, si ritirarono nella fortezza di Masada, sulla sponda occidentale del Mar Morto. Qui resistettero per tre anni, finché, piuttosto che essere costretti alla resa, si suicidarono in massa.

Gli erodiani. Erano i sostenitori della dinastia monarchica di Erode e in particolare, al tempo di Gesù di Erode Antipa.

I samaritani. Erano gli abitanti della regione di Samaria; essi ritenevano che il monte Garizim, situato nella loro regione, e non il Tempio di Gerusalemme fosse il luogo prescelto da Dio per i sacrifici; riconoscevano come libri sacri soltanto i primi cinque libri della Bibbia e attendevano la venuta la venuta di un nuovo Mosè. Spesso erano protagonisti di veri e propri scontri fisici con i giudei.

I proseliti. Molti erano i pagani che, affascinati dall’ebraismo, desideravano entrare a far parte del popolo ebraico. Erano chiamati proseliti, a loro era adibito un settore del Tempio e potevano partecipare alle grandi feste ebraiche. Erano tenuti all’osservanza del riposo del sabato.