AEEG: come ti inganno i cittadini in una facile lezione

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AEEG: come ti inganno i cittadini in una facile lezione Tariffa truffa AEEG: come ti inganno i cittadini in una facile lezione

La legge Galli e il full recovery cost La tariffa deve assicurare la totale copertura dei costi collegati al servizio idrico. In altre parole, il gestore deve essere rimborsato di tutte le spese che sostiene per fornire l’acqua ai cittadini. Vale anche l’inverso? Il gestore può vedersi rimborsate cifre che non corrispondono a costi realmente sostenuti?

Cosa copriva la tariffa «La tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato ed è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’entità dei costi di gestione delle opere, dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento dell’Autorità d’ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio “chi inquina paga”. Tutte le quote della tariffa del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo». comma 1, dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 "Norme in materia ambientale"

Le componenti della tariffa secondo il metodo normalizzato Il “Metodo Normalizzato” fissava per legge il sistema univoco attraverso il quale si definivano i costi ammissibili e la loro metodologia di calcolo. Esso riconosceva: - i costi operativi - l'ammortamento dei capitali investiti - la remunerazione di quei capitali

tariffa ripartita tra gli utenti Il full recovery cost costi ammort remun tariffa ripartita tra gli utenti

L’alternativa del Forum Italiano Movimenti Acqua costi ammort remun riparto tra i cittadini riparto tra gli utenti Proposta di legge di iniziativa popolare - Art.9 comma3. “L'erogazione giornaliera per l’alimentazione e l’igiene umana, considerata diritto umano e quantitativo minimo vitale garantito è pari a 50 litri per persona. E’ gratuita e coperta dalla fiscalità generale”

La proposta di legge di iniziativa popolare

La remunerazione del capitale investito La remunerazione del capitale investito aveva come base di calcolo tutti gli investimenti, al netto dei contributi pubblici e del fondo ammortamenti (il cosiddetto capitale investito netto), realizzati ogni anno, inclusi quindi anche gli investimenti in corso di realizzazione (da concludere, conclusi ma non in esercizio), gli acconti sulle forniture e gli immobili non soggetti ad ammortamento come i terreni. Per calcolare la remunerazione relativa ad esempio alla tariffa 2012, occorreva prendere il valore degli investimenti netti previsti nel 2012 nel piano degli investimenti, escludere la quota di investimenti finanziati con contributi di qualunque origine ed applicare il 7% sul valore risultante.

Capitale investito e remunerazione capit inv 7 % r.c.i. Le aziende non si limitavano (come avrebbe prescritto la legge) a farsi rimborsare i costi effettivamente sostenuti ma si vedevano riconoscere una percentuale fissa sui capitali investiti, senza distinguere tra lavori fatti con capitali propri o presi a prestito. Bastava gestire l’azienda in modo da tenere il totale delle spese reali al di sotto del totale della remunerazione del capitale investito per realizzare un utile, potenzialmente molto ampio. Spesso non si procedeva alle verifiche periodiche dei dati, che avrebbero generato rimodulazioni della tariffa.

I quesiti referendari del 2011 costi ammort remun tariffa utenti "Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 "Norme in materia ambientale", limitatamente alla seguente parte: "dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito"?"

Ammissibilità dei quesiti del 2011 “[...] attraverso l’abrogazione parziale del comma 1 dell’art. 154, e, in particolare, mediante l’eliminazione del riferimento al criterio della «adeguatezza della remunerazione del capitale investito», si persegue, chiaramente, la finalità di rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua. [...] Invero, il quesito in questione risulta idoneo al fine perseguito, perché [...] coessenziale alla nozione di “rilevanza” economica del servizio è la copertura dei costi (sentenza n. 325 del 2010), non già la remunerazione del capitale.” (Sentenza Corte Costituzionale n. 26/2011). In tal modo la Corte Costituzionale ha chiaramente inteso affermare che la r.c.i. non si può qualificare come un costo, essendo una voce sganciata dai costi finanziari realmente sostenuti dal gestore, potendo questi ultimi essere coperti attraverso meccanismi diversi di riconoscimento degli stessi. In questo senso ha osservato che “la normativa residua, immediatamente applicabile (sentenza n. 32 del 1993), data proprio dall’art. 154 del d.lgs. n. 152 del 2006, non presenta elementi di contraddittorietà, persistendo la nozione di tariffa come corrispettivo, determinata in modo tale da assicurare «la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio “chi inquina paga””.

Gli esiti referendari Gli esiti positivi dei due referendum del 2011 hanno comportato: - l’abolizione di ogni obbligo alla privatizzazione dei servizi pubblici locali - l’abolizione della remunerazione del capitale investito dalla tariffa. La tariffa, rimasta così azzoppata in quanto decurtata di un elemento, si sarebbe dovuta applicare da subito: i gestori avrebbero comunque potuto vedersi riconoscere le spese reali, come garantito dalla legge.

La reazione dei gestori ai referendum I gestori, dopo avere invano tentato di boicottare il referendum spingendo per il no e soprattutto per l’astensione, non si rassegnano alla sconfitta. Perché: - dietro la gestione idrica c’è un grandissimo business legato a sistemi di potere (anche e fortemente politici) - cedere sul servizio idrico significherebbe mettere a rischio le simili posizioni di rendita costruite in questi ultimi anni su altri servizi fondamentali. I gestori (e le multinazionali e multiutility che li innervano) hanno assoluto bisogno che non passi il principio del divieto di profitto sui servizi essenziali.

La risposta dei cittadini: l'obbedienza civile I gestori (con rarissime e lodevoli eccezioni) decidono dunque di violare deliberatamente la legge, mantenendo in uso le tariffe pre-referendum. I cittadini, appoggiati dai comitati, verificato l'indegno e illegale comportamento delle aziende si organizzano per far valere in prima persona l'esito del secondo quesito ed iniziano a pagare le bollette detraendo dal totale di ognuna la relativa quota di remunerazione. In questo modo essi obbediscono alla legge, da cui il nome della campagna, diffusa ormai in tutta Italia. Le aziende rispondono con intimazioni per morosità, ingiunzioni e distacchi di utenza.

La AEEG - Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas Il compito di definire la nuova tariffa viene conferito, con estremo ritardo, alla AEEG, scelta molto criticabile in generale e nello specifico. Questa a fine 2012 (un anno e mezzo dopo la chiusura delle urne) definisce un metodo tariffario transitorio. Come stabilito dalla sentenza di ammissibilità dei referendum, questa nuova modalità di calcolo dovrebbe escludere la possibilità per chiunque di realizzare un qualunque profitto sulla gestione dell’acqua. E' davvero così?

L'autorità "indipendente"

Il MTT come dovrebbe essere costi ammort remun metodo normalizzato dopo il referendum tariffa corretta costi ammort costi ammort costi fin

metodo tariffario transitorio (MTT) Il MTT com’è costi ammort FoNI metodo tariffario transitorio (MTT) oneri fin Il nuovo Metodo Tariffario Transitorio sostituisce alla voce remunerazione del capitale investito la voce “oneri finanziari”, ma costruita nello stesso modo. Non solo riafferma esattamente la stessa filosofia e metodologia del metodo normalizzato ma addirittura prescrive una componente in più, anch’essa probabilmente illegale.

La voce oneri finanziari Questa voce intende dichiaratamente andare a coprire due tipi di costi: - costi finanziari derivanti da investimenti e gestione - costi fiscali derivanti da investimenti e gestione. Ma la AEEG ritiene che: “tali costi non possano che essere basati … non su riconoscimenti a piè di lista … bensì su riferimenti standard”.

Lo svuotamento del referendum “[...] con riferimento agli anni 2012 e 2013, la differenza tra l’”adeguata remunerazione del capitale investito” prevista dal MTN, soppressa dal referendum, e i costi riconosciuti dall’attuale metodo transitorio (quantificabile in circa 0,6 punti percentuali) rappresenti il profitto non ammesso alla luce dei principi affermati dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 26 del 2011, che deve essere espunto dalle tariffa a vantaggio degli utenti finali”. 7,0% 6,4%

Calcolo degli oneri finanziari La formula di calcolo degli oneri finanziari è: • Km è il tasso di interesse di riferimento; • α è la componente a copertura della rischiosità; CIN è il capitale investito netto.

Prima truffa: i costi finanziari Ancora una volta non si parla di costi reali (i costi finanziari dovrebbero essere una voce del conto economico del bilancio d’impresa), ma si calcola una percentuale fissa sul capitale investito. Il trucco permette al gestore di incassare molto di più del rimborso delle somme effettivamente prese a prestito da istituti di credito. Il riconoscimento dei cosiddetti oneri finanziari e fiscali avviene con un meccanismo di calcolo che sostanzialmente ripropone la precedente remunerazione del capitale investito abrogata con il referendum del giugno 2011 e, quindi, si configura come un’aperta e deliberata violazione del suo esito.

I rischi da coprire - rischio regolatorio, legato alla difformità della regolazione locale; - rischio finanziario, legato alla diffidenza degli operatori finanziari; - rischio pianificazione, la cui potestà è in capo alle AATO; - rischio investimenti, legato alle autorizzazioni rilasciate dagli EE.LL.; - rischio socio-ambientale, legato al difficile rapporto con il contesto territoriale e la PA; - rischio morosità, legato alla natura essenziale del servizio; - rischio ambientale, legato alla concessione di autorizzazioni allo scarico; - rischio responsabilità penale, legata alla normativa ambientale e sanitaria; - rischio gestione delle emergenze idriche. (DCO 290/2012 punto 3.47)

Seconda truffa: i rischi teorici Anche per questo secondo elemento non si parla di costi realmente sostenuti, ma di una percentuale fissa sul capitale investito. Sono costi effettivi? No, sono rischi Sono presentati a consuntivo? No, a forfait Se non si verificano si restituiscono? No Si accantonano una tantum? No, ogni anno

Imprenditoria parassitaria L’abbattimento totale di ogni possibile rischio d’impresa rivela inoltre la reale natura dei gestori dei servizi fondamentali oggi in Italia: ben lungi dall’essere — come molti gestori soprattutto privati amano definirsi — la “punta di diamante” dell’odierna imprenditoria, si tratta di una imprenditoria parassitaria e truffaldina che vive sfruttando la condizione di monopolio naturale di vigenza dei servizi fondamentali.

Il FoNI - Fondo Nuovi Investimenti costi ammort FoNI metodo tariffario transitorio (MTT) oneri fin Serve dichiaratamente alla “costituzione di un fondo presso il gestore” da utilizzare “esclusivamente al finanziamento dei nuovi investimenti nel territorio servito o a politiche di compensazione della spesa per le categorie di utenti domestici in condizioni di disagio economico“.

Terza truffa: il FoNI pagato due volte 1) una delle tre componenti di calcolo fa riferimento a quote di ammortamento di contributi ricevuti a fondo perduto (somme che i cittadini hanno già pagato tramite la fiscalità generale); 2) se questi fondi sono destinati alla realizzazione di interventi si creano problemi giuridici pesanti in rapporto alla disciplina del “full cost recovery”; 3) in generale il FoNI si pone in contrasto stridente anche con sentenze della Corte Costituzionale; 4) viene lasciato nelle mani dei gestori.

Retroattività illegale e incoerenza La retroattività delle tariffe è proibita in Italia, come affermato da numerose sentenze al riguardo. La AEEG ha chiesto un parere ufficiale al Consiglio di Stato e questo ha stabilito (parere 267 del 25/01/2013) che la remunerazione del capitale investito riscossa per il periodo luglio-dicembre 2011 va restituita agli utenti. E' evidente e logico che lo stesso deve valere per ogni periodo successivo, sino all’adozione di un provvedimento che adempia agli esiti referendari e muti la tariffa espungendo ogni possibile margine di illecito guadagno da parte del gestore.

I ricorsi, le adozioni Contro il Metodo Tariffario Transitorio sono stati presentati due ricorsi, uno dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua insieme alla Federconsumatori e l’altro dal Comune di Aprilia. In queste settimane molte amministrazioni locali si stanno rifiutando di adottare il MTT per queste validissime ragioni. Ciò non comporta alcuna sanzione automatica.

Fa’ la cosa giusta 1) restituire la remunerazione del capitale investito; 2) elaborare una nuova tariffa normalizzata che escluda realmente ogni margine di lucro; 3) stabilire una quota di sopravvivenza idrica coperta tramite la fiscalità generale; 4) svincolare gli investimenti del servizio idrico dal patto di stabilità; 5) riportare la Cassa Depositi e Prestiti al suo ruolo. Grazie a tutti gli attivisti acqua d’Italia e al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua per i preziosissimi approfondimenti e per l’aiuto costante.