APPUNTI DELLE LEZIONI Lezione 11 La ricchezza esiste solo per il beneficio dell'umanità. Essa non può essere misurata in modo adeguato in cantieri, e nemmeno.

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
Project Coordinator: Caterina Praticò
Advertisements

LE IMPRESE DELLARTIGIANATO ARTISTICO E TRADIZIONALE IN TOSCANA Osservatorio regionale toscano sullArtigianato Roma, 14 febbraio 2002 Regione Toscana -
SUBFORNITURA TOSCANA ON LINE Workshop - Firenze, 26 giugno 2002 Subfornitura: situazione e problemi aperti a cura di Riccardo Perugi.
Limpresa : prospettive di lettura Limpresa è un fenomeno complesso: è un insieme di attività e di processi svolti da una comunità di persone, ma anche.
La rete tra imprese è una forma organizzativa basata su due principi :
L MULTILINEARITA DELLO SVILUPPO e PROCESSI DI LUNGA DURATA slides lezione _____.
L MULTILINEARITA DELLO SVILUPPO e PROCESSI DI LUNGA DURATA slides lezione _____.
I DISTRETTI INDUSTRIALI
LA COSTRUZIONE DEL CAPITALE SOCIALE NELLE CAMPAGNE Capitolo 2 dal volume Campagne in sviluppo Capitale sociale e comunità rurali in Europa di Claudio Cecchi,
08/01/20141 Stage studenti ITIS Corni – Lezione Leconomia modenese: Alberto Rinaldi (
ECONOMIA DEL TERRITORIO anno accademico
introduzionenegrelli/impresa senza confini 11 Innovazione e qualità per competere nella società dellinformazione La tecnologia di generazione del sapere,
Economie locali e distretti industriali
Vantaggio competitivo e coesione sociale
Storia dello sviluppo locale Il modello distrettuale.
ACCORDI IN MATERIA DI RICERCA E SVILUPPO effetti positivi effetti negativi ridurre linutile duplicazione di costi permettere un fecondo scambio di idee.
Nuove tendenze nel lavoro
1 RICERCA, SVILUPPO TECNOLOGICO E ALTA FORMAZIONE I PUNTI DI FORZA 1. Presenza capillare delle università e degli enti pubblici di ricerca 2.
I sistemi locali del lavoro sono aggregazioni di comuni che identificano mercati del lavoro omogenei. Non ci sono vincoli amministrativi, quindi un sistema.
Lindustria Italiana Una breve sintesi Corso di Economia Applicata Facoltà di Economia Università di Torino Davide Vannoni.
Sociologia dell’ambiente e del territorio
Le imprese Corso di Economia Applicata Facoltà di Economia Università di Torino Davide Vannoni.
LE SPECIALIZZAZIONI E LE FILIERE PRODUTTIVE DELL'EMILIA-ROMAGNA Stefano Bianconi La struttura produttiva dellEmilia-Romagna Una lettura attraverso lArchivio.
Economie locali e filiera della nautica da diporto Livorno, 24 febbraio 2012 Riccardo Perugi Unioncamere Toscana - Ufficio Studi.
A cura di Marco Bianco Convegno AIRI/Tecnoprimi – Milano, 28 ottobre 2008.
Lucia Cusmano Università dellInsubria - Varese Innovazione e Territorio.
Industrializzazione diffusa e piccola impresa ( )
Gestione degli eventi e delle attività culturali
Economia e Organizzazione Aziendale - CdL Comunicazione Digitale (11)
PROSPETTIVA ECOLOGICA
LEZIONE 015 La scienza non esclude gli errori; anzi, talora sono proprio questi a portare alla verità. (Jules Verne) Anno Accademico
Fabrizio Bottini La dispersione urbana: costi collettivi e risposte della pianificazione (parte prima: descrizione del fenomeno)
Il modello di sviluppo industriale italiano: i distretti industriali Massimo Bagarani Isernia - 19 luglio 2013.
APPUNTI DELLE LEZIONI Lezione 03 Il lungo termine è una guida fallace per gli affari correnti: nel lungo termine saremo tutti morti. J. M. Keynes 1.
ECONOMIA DEL TERRITORIO anno accademico
Forum Economia e Sviluppo II° Incontro Ravenna, 11 giugno 2008.
L’evoluzione dei distretti industriali del Nord Est dagli anni ’70 ad oggi di Stefano Micelli Università Ca’ Foscari di Venezia Venice International.
Relazione di Giuseppe Capuano Responsabile Area Studi e Ricerche
Il Piano per la ricerca e l’innovazione: priorità e linee di azione
Itis Galilei di Roma - 9 novembre
1 L a P rovincia di L ucca C aratteristiche prevalenti e dinamiche significative del sistema economico.
1 ORGAMIZZAZIONE E GESTIONE DELLE RISORSE UMANE. 2 PRESENTAZIONE DEL CORSO L’Organizzazione aziendale La gestione delle persone.
La progettazione organizzativa
«ITALIA DELLA PICCOLA IMPRESA» I DISTRETTI INDUSTRIALI
APPUNTI DELLE LEZIONI Lezione 11 la difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie. John Maynard Keynes 1.
Organizzazione Aziendale
Lo scenario sociale contemporaneo
LEZIONE 025 Porto. Luogo dove le navi trovano riparo dalle tempeste e si espongono alla furia dei dazi doganali. Ambrose Bierce, 1911 Anno Accademico 2013.
LEZIONE N. 20 Porto: luogo dove le navi trovano riparo dalle tempeste e si espongono alla furia dei dazi doganali. Ambrose Bierce, 1911 Anno Accademico.
Mario Benassi Copyright
LA STRUTTURA DELLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE E LE IMPRESE
Strategia per la ricerca e l’innovazione per la smart specialisation Regione Marche Assessorato Attività produttive Ricerca e Innovazione.
Letterio Morales ComunImprese scarl Competence and flexibility of the workforce in Italy.
Modelli di direzione Processi decisionali Scelte di valore.
Organizzazione Aziendale
I sistemi locali del settore agroalimentare Anno Accademico 2001/2 di Cristina Brasili Dipartimento di Scienze Statistiche - Università degli Studi di.
L’interazione tra imprese e facilitatori di trasferimento tecnologico: elementi di forza e di debolezza Roberta Capello Politecnico di Milano Convegno.
Lezione 9 Globalizzazione e economia industriale Corso Analisi dei settori produttivi Dott.ssa Sandrine Labory.
Storia dello sviluppo locale Le istituzioni. Istituzioni = possono avere un ruolo importante a sostegno dello sviluppo locale. Istituzioni = possono avere.
1 FORMA-N è una combinazione di processi di coordinamento prevalentemente non gerarchici e di strutture organizzative basate sull’integrazione per linee.
La localizzazione delle imprese
Società di capitali e processi di ristrutturazione industriale Firenze, 7 luglio 2009 Riccardo Perugi Unioncamere Toscana - Ufficio Studi.
Distretti e Sviluppo Locale
1 Le Banche Popolari italiane Maggio Banche Popolari: consolidamento progressivo N° di Banche - di cui: Controllate 1994 : :7753 Oggi.
Il sistema azienda Istituti e aziende Il concetto di azienda
La struttura dimensionale delle imprese ( ) storia dell'impresa
Crisi fordista e nuova sociologia economica Prof. Emmanuele Pavolini.
Sviluppo, crescita delle imprese, benessere dei cittadini Guido Caselli, Direttore Area studi e ricerche Unioncamere Emilia-Romagna.
DISTRETTI INDUSTRIALI ITALIANI -1 MODELLO DI SVILUPPO RICONOSCIUTO A LIVELLO INTERNAZIONALE.
DINAMICHE COMPETITIVE E SVILUPPO DELLE IMPRESE COOPERATIVE DEI SERVIZI LOGISTICI IN TOSCANA Prof. Gaetano Aiello Università degli studi di Firenze Le imprese.
Transcript della presentazione:

APPUNTI DELLE LEZIONI Lezione 11 La ricchezza esiste solo per il beneficio dell'umanità. Essa non può essere misurata in modo adeguato in cantieri, e nemmeno come l'equivalente di tante once di oro, la sua vera misura sta solo nel contributo che apporta al benessere umano A. C. Pigou, 1925

I DISTRETTI INDUSTRIALI LA FASE MARSHALLIANA Il distretto industriale può essere definito come "un'entità socio-economica-territoriale caratterizzata dalla compresenza attiva, in un' area territoriale circoscritta, naturalisticamente e storicamente determinata, di una comunità di persone e di una popolazione di imprese industriali".

I DISTRETTI INDUSTRIALI LE PERSONE La comunità di persone ha come caratteristica principale il fatto di incorporare un sistema omogeneo di valori che "si esprime in termini di etica del lavoro e dell'attività, della famiglia, della reciprocità, del cambiamento che si risolve in un efficiente metabolismo sociale. LE IMPRESE La popolazione di imprese appartiene ad uno stesso settore industriale, in senso ampio, e ciascuna è specializzata in una o più fasi del processo produttivo tipico del distretto. CARATTERISTICA DEL PROCESSO PRODUTTIVO E LA POSSIBILITÀ DI SCOMPOSIZIONE SPAZIALE E TEMPORALE. CARATTERISTICA DEL PROCESSO PRODUTTIVO E LA POSSIBILITÀ DI SCOMPOSIZIONE SPAZIALE E TEMPORALE.

I DISTRETTI INDUSTRIALI : IDENTIFICAZIONE Lidentificazione si deve ad Alfred Marshall che coniò il concetto osservando alcune realtà in Gran Bretagna. MARSHALL INTUÌ CHE ESISTONO PIÙ ITINERARI VERSO LINDUSTRIALIZZAZIONE: - grandi imprese integrate verticalmente; - concentrazioni di piccole unità produttive, specializzate nelle diverse fasi di un unico processo produttivo stanziate in una certa località. La localizzazione si verifica in considerazione dell'esigenza dei produttori di essere vicini alle risorse naturali per cui essa è dovuta a condizioni fisiche (clima, risorse naturali, accesso al mare); nonché per la necessità di essere prossimi ai centri di smercio Ulteriore spiegazione si deve al livello della rendita urbana, che ha espulso dalle città le attività produttive spostandole dove la rendita è minore.

ALCUNE CONDIZIONI Per poter parlare e di distretto è necessario che la localizzazione permanga per un tempo lungo tale da generare importanti vantaggi: specializzazioni ereditarie, formazione di un certo numero di industrie sussidiarie, impiego di macchinari altamente specializzati, presenza di lavoro specializzato. Questi sono gli aspetti che costituiscono la sintesi dell'idea che Marshall concepì osservando i centri di Sheffield e Solingen in cui avvertì quella industrial atmosphere che rappresentava la differenza rispetto ai preesistenti centers of specialized skill. In tale idea si riassume la valenza che leconomista attribuiva al fattore umano che delinea la situazione in grado di infondere un dinamismo tale da far competere i distretti con le grandi imprese. Il fattore umano insediato sul territorio che viene riscoperto come valore sono le principali chiavi interpretative dei distretti.

IL PROBLEMA DELLE ECONOMIE MA CHE COSA SPIEGA QUESTA VIVACITÀ ? IL FATTO PIÙ RILEVANTE SEMBRA DOVERSI ASCRIVERE ALLA LOCALIZZAZIONE TEMPORALE CHE HA LIBERATO CONOSCENZE ED ENERGIE CHE HANNO CONSENTITO AL DISTRETTO DI RADICARSI COSEGUENDO: ECONOMIE ESTERNE Mentre le economie interne: dipendono dalle risorse delle singole imprese, dalla loro organizzazione e dall'efficienza della loro amministrazione. Le economie esterne dipendono dallo sviluppo generale dell'industria. Secondo Marshall esse operano indipendentemente dalla dimensione delle imprese esplicandosi nella forma di diffusione della conoscenza. Possono essere definite forze "interindustriali.

LA CONOSCENZA Altro aspetto importante del distretto marshalliano è rappresentato dalla sua più intrinseca qualità di essere un meccanismo propulsore della "education", della conoscenza, della circolazione delle informazioni e delle idee. MARSHALL SCRIVE CHE I SEGRETI SONO NELLARIA The mysteries of the trade become no mysteries; but are as it were in the air and the children learn many of them incosciously

LINNOVAZIONE Il distretto, attraverso linclinazione e la spontaneità con cui si sviluppano i rapporti interpersonali costituisce il miglior humus per l innovazione ed il progresso. L'esperienza stratificata e il conseguente aumento della conoscenza fanno del distretto il luogo in cui si realizzano con più prontezza le risposte ai cambiamenti. MOTORE D INNOVAZIONE

LA COOPERAZIONE E LA CONOSCENZA Nellambito del distretto le diverse imprese si specializzano in particolari fasi di un unico processo produttivo da cui deriva che ogni fase, pur separata, non è isolata dal contesto del processo produttivo ma è funzionale alle altre svolte da altre imprese. Da ciò necessariamente discende che il distretto è non solo fortemente competitivo ma è anche e principalmente cooperativo dove le parti interagisco e/o cooperano attraverso un processo di interscambio.

I DISTRETTI ITALIANI Il fenomeno, anche se non recente, si è incrementato nellultimo ventennio con una presenza accentuata nel nord e nel centro. Accanto ai fattori che hanno determinato il sorgere dei distretti se ne possono annoverare altri: 1. Ruolo delle città; 2. Azione di decentramento delle grandi fabbriche; 3. Presenza di scuole specializzate 3. Presenza di scuole specializzate.

IL PERCORSO LEGISLATIVO La prima legge italiana è la n.317 del 05/10/1991 (Interventi per lo sviluppo della piccola e media impresa) Lindividuazione delle aree distrettuali è demandata alle regioni che devono fare riferimento ai criteri fissati da un decreto del INDICE DI INDUSTRIALIZZAZIONE MANIFATTURIERA rappresentato dalla quota di addetti dellindustria sul totale delle attività economiche del territorio che deve superare il 30% DENSITÀ IMPRENDITORIALE rapporto tra le unità manifatturiere e la popolazione residente che deve essere superiore allindice nazionale SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA rapporto tra n. di addetti occupati in una certa attività e il totale addetti al settore manifatturiero dellarea PESO OCCUPAZIONALE LOCALE n. degli occupati superiore del 30% del totale degli occupati manifatturieri INCIDENZA DELLA PICCOLA IMPRESA n. addetti alle piccole imprese superiore al 50% del totale degli addetti del settore.

Segue PERCORSO LEGISLATIVO CON LEGGE 11/05/1999 IN MATERIA DI ATTIVITÀ PRODUTTIVE I DISTRETTI VENGONO DEFINITI: SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI, CARATTERIZZATI DA UN ELEVATA CONCENTRAZIONE DI IMPRESE INDUSTRIALI NONCHÉ DALLA SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA DI SISTEMI DI IMPRESE I SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI SONO: contesti produttivi omogenei caratterizzati da una elevata concentrazione di imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni e da una peculiare organizzazione interna

CARATTERISTICHE AGGIUNTIVE Il distretto industriale può essere considerato Il distretto industriale può essere considerato un complesso produttivo il cui coordinamento tra le diverse fasi e il controllo del loro regolare funzionamento, non sono effettuati secondo regole prefissate e/o con meccanismi gerarchici ma sono invece affidati ad un combinazione del gioco automatico del mercato con un sistema di sanzioni sociali irrogate dalla comunità (G. Becattini) Dalla lettura dei vari autori è possibile sintetizzare:

Segue CARATTERISTICHE AGGIUNTIVE 1. Ruolo decisivo del rapporto con il mercato che riconosce le caratterizzazioni stilistiche delle lavorazioni del distretto. 2. Presenza di cooperazione e concorrenza sotto la tutela di istituzioni locali ch le equilibrano in funzione dellinnovazione. 3. Costanti innovazioni dal basso e conseguente adattamento della realtà distrettuale a queste con impiego flessibile di una tecnologia sempre più produttiva. 4. Elevata mobilità orizzontale e verticale del lavoro. 5. Clima tipico per cui si generano degli stati danimo fra gli imprenditori fondati sulla costante emulazione dei colleghi, ribadendo la funzione di autoregolazione sul piano produttivo.